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Economia

Piaggio Aero, mille lavoratori in cigs a maggio in un’azienda strategica in campo della difesa dell’Italia

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Svolta choc per i dipendenti di Piaggio Aerospace, con la richiesta di cassa integrazione straordinaria per un migliaio di dipendenti da maggio. L’annuncio è arrivato dal commissario straordinario del gruppo aerospaziale Vincenzo Nicastro in un incontro con i sindacati all’Unione Industriali Savona. “L’azienda per alcuni settori è ferma – ha raccontato -. Dobbiamo fare i conti con la cassa che si estingue sempre di più e con la mancanza di ordini”. Gli stipendi di aprile sono garantiti, poi si vedrà, ha chiarito. La procedura riguarda in totale 1.027 lavoratori: 797 nello stabilimento a Villanova d’Albenga (Savona), 217 a Genova e 13 a Roma. “In considerazione dei carichi di lavoro”, ha sottolineato Nicastro, “la cassa avra’ auspicabilmente un impatto decisamente contenuto”, anche in base “all’andamento degli ordini che ci auspichiamo tornino a crescere nel prossimo futuro”. Nel mattino dalla ministra della Difesa Elisabetta Trenta e’ pero’ arrivato un messaggio importante su Piaggio. Il ministero, ha chiarito, “continua a supportare la creazione delle condizioni idonee ad una soluzione più duratura possibile, che possa contemperare al meglio le esigenze operative dello Strumento militare e il valore strategico dell’azienda”. Per la ministra cio’ avverra’ anche “con l’attuazione di un programma di rinnovamento della flotta di velivoli P180 gia’ disponibile presso le Forze Armate”, gli aerei da trasporto executive della Piaggio. Quanto al drone militare P1HH sono in corso approfondimenti per “ricercare ulteriori sinergie che permettano il proseguimento del programma nel più ampio interesse nazionale”, ha detto Trenta, anche se sono venute meno “alcune fondamentali condizioni abilitanti”. Per Nicastro si tratta di un intervento “piu’ che confortante”.

“Lavoreremo nei prossimi giorni assieme allo stesso ministero e alle forze armate interessate – ha detto – affinche’ un tale impegno si concretizzi in tempi brevi”. Le parole di Trenta sono pero’ state lette con grande preoccupazione dai lavoratori, che vi hanno letto una frenata ai finanziamenti per la certificazione del drone. Dopo i molti rinvii delle scorse settimane e la doccia fredda in giornata della cigs, si sono immediatamente spostati in Prefettura a Savona. Lunedi’ 8 aprile, e’ stato deciso qui, ci sara’ un nuovo sciopero con manifestazione a Genova, se non sara’ arrivata una convocazione dal Governo. “E’ fondamentale sbloccare le commesse e gli investimenti su P180 e P1HH in tempi brevissimi – hanno detto i sindacati -. Investimenti che erano stati promessi e annunciati piu’ volte dal Governo che invece e’ stato smentito dai fatti, e che continua a perdere tempo prezioso tra discussioni interne e continui cambi di strategia. Per questo non riteniamo sufficiente le dichiarazioni di intenti sia del ministro che del commissario ma pretendiamo di avere atti concreti, commesse vere sul tavolo, in tempi brevissimi”. Sull’industria savonese intanto incombe anche la vertenza Bombardier Transportation a Vado Ligure. I sindacati hanno chiesto un incontro urgente al gruppo dopo la ripresa del confronto con il management nazionale e il riaggiornamento del tavolo al Mise. Senza risposte, hanno fatto sapere, venerdi’ 12 e venerdi’ 19 ci sara’ sciopero.

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La Bce taglia ancora, lo spread ai minimi da tre anni

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La Banca centrale europea taglia i tassi di un altro quarto di punto, allentando il costo del denaro per la terza volta dall’inizio della fase espansiva avviata a giugno e facendo scendere lo spread ai minimi dal 2021. Ma nonostante una crescita più debole del previsto “l’area euro non va verso una recessione e siamo diretti verso un atterraggio morbido”, assicura la presidente Christine Lagarde. E così la Bce non s’impegna sulle mosse future. Intanto i mercati festeggiano, e già prima dell’annuncio lo spread Btp-Bund in apertura era ai minimi da novembre 2021, arrivando fino a 119 punti base. L’euro continua la discesa iniziata a fine settembre, toccando 1,0812 dollari, e anche le Borse corrono con Milano sopra 35.000 a +1,09%. A far decidere all’unanimità i governatori, riuniti ‘fuori porta’ nei pressi di Lubiana, in Slovenia, sono i “rischi al ribasso” sulle prospettive di crescita, ha spiegato Lagarde.

Un quadro economico in peggioramento, con gli ultimi indici Pmi “tutti nella stessa direzione” e con l’aggravante di rischi derivanti dalle guerre in Ucraina e Medio Oriente, della volatilità dei prezzi energetici, della crisi economica in Cina. I banchieri centrali hanno così portato il tasso sui depositi al 3,25%, quello sui prestiti principali al 3,40% e quello sui prestiti marginali al 3,65% dopo un’inflazione nell’area euro che “a sorpresa” – ha detto Lagarde – a settembre è scesa all’1,7%, sotto l’obiettivo Bce di medio termine del 2%. I prezzi dovrebbero tornare a salire temporaneamente, ma secondo indiscrezioni nelle loro aspettative ci sarebbe ora una stabilizzazione intorno al 2% nella prima metà del 2025 anziché alla fine dell’anno. Quello di oggi è il primo taglio ‘consecutivo’ (i precedenti erano arrivati a giugno e poi settembre) nell’attuale fase di riduzione dei tassi che, fino a qualche settimane fa, ci si aspettava procedesse con cadenza trimestrale. Non torna – invece – la ‘forward guidance’ con cui la Bce fino a qualche anno fa orientava le aspettative sul corso futuro dei tassi d’interesse. La Bce “continuerà a seguire un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione” è la frase ribadita da Lagarde.

Sul dopo “vedremo” – si lascia sfuggire la presidente durante la conferenza stampa – “non abbiamo ancora ‘spezzato il collo’ all’inflazione, ma ci stiamo arrivando”. A frenare sulla forward guidance è la volontà della Bce di cautelarsi dai rischi che rimangono, con i prezzi che depurati da energia e settore alimentare viaggiano ancora al 2,7%. Una cautela che tiene conto anche della volatilità dei prezzi energetici, delle incertezze sulle prossime mosse della Fed e dei timori tedeschi: il presidente dell’istituto Ifo Clemens Fuest saluta con favore il taglio di oggi, ma “ci sono anche rischi al rialzo per l’inflazione, specie nei servizi. E’ giusto non impegnarsi ad ulteriori tagli”.

Gli investitori ragionano sul ‘dopo’ e si aspettano nuovi tagli già dalla prossima riunione del 12 dicembre. Fonti della Bce interpellate dalla Bloomberg lo danno come altamente probabile. “A meno di sorprese, il taglio di dicembre è quasi scontato. Il mercato, però ha iniziato a prezzare un taglio da 25 punti base ad ogni riunione fino a giugno; uno scenario a nostro avviso eccessivo visto che le pressioni inflattive potrebbero risultare più forti delle attese a inizio 2025”, commentano gli economisti di Mps. Sul ritmo e i tempi delle prossime decisioni avranno un peso le nuove proiezioni di crescita e inflazione al 2027, che la Bce pubblicherà a dicembre e che rifletteranno il peggioramento dell’economia. In particolare quella tedesca, probabilmente in recessione con importanti ramificazioni in altri Paesi fra cui l’Italia.

E arrivano le reazioni della politica, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani che scrive su X “bene la decisione della Bce di tagliare i tassi di interesse. Andiamo avanti con coraggio. E bene lo spread che scende a 120 punti. I mercati approvano la nostra manovra di bilancio”. Seguito dal presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri: “era la direzione di marcia che il ministro degli Esteri e Segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, aveva pubblicamente e più volte auspicato e sollecitato”.

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Slitta collocamento di Poste, titolo fa record in Borsa

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Slitta a data da destinarsi la seconda offerta di azioni, pari al 14%, di Poste Italiane, originariamente prevista per il 21 ottobre. “Poste Italiane comunica di aver avviato, congiuntamente al Mef, il procedimento presso la Consob per l’approvazione del prospetto relativo all’offerta di azioni da parte dello stesso Mef, a seguito dell’approvazione del Dpcm del 17 settembre scorso”. Ma “tale procedimento è stato temporaneamente interrotto in pendenza delle decisioni e delle valutazioni in corso riguardo alle modalità e ai tempi dell’offerta”, ha spiegato il gruppo, guidato da Matteo Del Fante.

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha subito rassicurato: “Nessun problema. Ci sono piccole cose tecniche, ma le mettiamo a posto”, ha detto ai cronisti, entrando nell’Aula di Palazzo Madama per il question time. Sulla notizia della sospensione del collocamento, il titolo di Poste fa un boom in Borsa, chiudendo al massimo storico di 13,375 euro, in rialzo del 3%, con un picco durante la seduta a 13,455 euro. In un anno il valore delle azioni di Poste Italiane è aumentato di circa il 35%. Secondo le indiscrezioni la vendita della seconda tranche di azioni di Poste dovrebbe avvenire nella seconda metà del mese prossimo, dopo il cda del 6 novembre per l’approvazione dei risultati dei primi 9 mesi.

La premier, Giorgia Meloni, ha spiegato alla Camera qualche giorno fa che il governo ragiona “della cessione di una quota abbastanza minoritaria, dedicata esclusivamente ai retailer, i piccoli risparmiatori italiani e ai dipendenti di Poste”. Infatti “Poste in ogni caso deve rimanere nelle mani degli italiani, non intendiamo svendere niente dei gioielli di famiglia”, ha sottolineato la Presidente del Consiglio. L’operazione dovrebbe portare circa 2,5 miliardi nelle casse dello Stato, che manterrà il controllo, tra Mef e Cdp, con una quota che non scenderà sotto il 50%. Per il collocamento il Mef si affiderà ai consulenti Ubs Europe per la parte finanziaria e a White & Case Europe Llp per la parte legale, così come prevede il Dpcm per l’alienazione di una quota della partecipazione di Poste Italiane. Mentre il Gruppo non avrà un proprio advisor, come confermato da Del Fante.

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Stellantis: l’ira dei cassintegrati davanti a Mirafiori

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La pioggia battente non ferma la rabbia delle tute blu delle carrozzerie di Mirafiori. “Non ci piangiamo addosso, pretendiamo un futuro”, gridano davanti alla storica palazzina di corso Agnelli. Da settimane non lavorano e ancora per un lungo periodo saranno in cassa integrazione. La loro protesta arriva alla vigilia dello sciopero generale nazionale con una manifestazione a Roma in piazza del Popolo all’insegna dello slogan “Cambiamo marcia: acceleriamo verso un futuro più giusto”. Era dal 1994 che Fiom, Fim e Uilm non manifestavano insieme con uno sciopero unitario nel settore. Con i lavoratori, in arrivo nella capitale da tutta Italia, è prevista anche la partecipazione dei leader dei partiti dell’opposizione: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Carlo Calenda. Sono attese delegazioni di sindacati europei e mondiali. Anche Fismic Confsal, Uglm e Associazione Quadri, che hanno partecipato alla manifestazione a Mirafiori, saranno in molte piazze d’Italia – Torino, Bari, Potenza, Napoli, Avellino, Cassino e Termoli – con lo slogan “L’Automotive merita di più”.

Al presidio di Mirafiori hanno partecipato anche i cassintegrati della Lear e di altre aziende dell’indotto. “La mobilitazione dei lavoratori di Stellantis è partita proprio da Torino il 12 aprile con il primo sciopero unitario per chiedere il rilancio dell’auto” hanno ricordato i sindacati torinesi. Con i lavoratori si schiera il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. “Siamo al fianco del governo che, con il tavolo di confronto aperto con l’azienda, è impegnato nell’ottenere impegni precisi per salvaguardare e rilanciare un comparto strategico per l’Italia e per i nostri territori e dei lavoratori quando chiedono certezze sugli investimenti e impegni concreti per rilanciare la produzione e tutelare i posti di lavoro in Italia, in Piemonte e a Torino”, afferma il governatore.

Tutto questo in un contesto molto negativo per il settore dell’auto. L’agenzia Moody’s nel suo ultimo report ha abbassato l’outlook per l’intera industria automobilistica globale da stabile a negativo. Calano le aspettative di vendita per Europa e Stati Uniti, ma anche per la Cina. Le previsioni di crescita per il 2024 secondo le stime di Moody’s si fermano a un +0,4% contro l’1,6% stimato in precedenza e anche nel 2025 si prevede una crescita moderata dei volumi. “In Italia solo un veicolo immatricolato su 20 è full electric. La situazione di mercato è triste” spiega Motus-E, l’associazione italiana degli operatori industriali, filiera automotive e mondo accademico che punta allo sviluppo della mobilità elettrica in Italia.

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