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Bufera sul Campidoglio, arrestato De Vito del M5s

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Il presidente dell’assemblea capitolina in manette per corruzione: secondo le accuse avrebbe sfruttato il suo ruolo in cambio di tangenti per favorire la realizzazione dei progetti di tre costruttori eccellenti nella capitale Parnasi, Toti, Statuto. Al centro della nuova tempesta giudiziaria che si e’ abbattuta sul Comune di Roma c’e’ Marcello De Vito, presidente dell’Aula Giulio Cesare e pentastellato ortodosso della prima ora. Ma l’esponente M5s e’ ormai gia’ fuori dal Movimento.

A decretare la sua espulsione e’ stato lo stesso Luigi Di Maio, poco dopo aver appreso la notizia: “E’ vergognoso, moralmente basso e rappresenta un insulto a ognuno di noi”, sostiene il vicepremier, che in questa scelta ottiene il plauso del premier Conte e a cui si aggiungono con gli stessi toni il ministro Bonafede e Virginia Raggi. “Chi ha sbagliato non avra’ alcuno sconto da parte di questa amministrazione”, tuona la sindaca, che ha gia’ indicato il vicepresidente dell’assemblea Enrico Stefa’no, come sostituto di De Vito. E ora nel Pd c’e’ chi torna ad invocare le dimissioni di Virginia Raggi dopo l’ennesima bufera, mentre la Lega parla di “brutto colpo per Roma”. Oltre all’esponente grillino, e’ finito in carcere anche l’avvocato Camillo Mezzacapo, collaboratore di De Vito e da lui indicato come destinatario di incarichi professionali, ovvero consulenze che per la Procura sono tangenti mascherate.

Per l’architetto Fortunato Pititto, legato al gruppo imprenditoriale della famiglia Statuto, e Gianluca Bardelli, sono stati invece disposti i domiciliari. Tutti arresti avvenuti nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta sullo stadio della Roma, ma che non riguardano l’iter per l’impianto che dovrebbe sorgere a Tor di Valle ma tre progetti strategici urbanistici per i quali si erano tentate anche pressioni sull’assessorato: l’ex stazione di Trastevere, la zona della vecchia Fiera e la riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali in zona Ostiense. L’intermediatore delle operazioni corruttive sarebbe l’avvocato Mezzacapo, che secondo l’accusa avrebbero interagito con Marcello De Vito per ottenere provvedimenti favorevoli alla realizzazione degli importanti progetti immobiliari da parte di imprenditori come Luca Parnasi, gia’ pesantemente coinvolto nell’inchiesta giudiziaria sullo stadio della Roma, e i fratelli Claudio e Pierluigi Toti, oltre all’imprenditore Giuseppe Statuto. Un giro di mazzette da quasi 400mila euro, tra soldi erogati e promessi, elargiti dagli imprenditori sotto forma di consulenze alla societa’ Mdl srl, che secondo il Gip era diventata una sorta di “cassaforte” nata per custodire i profitti raccolti illecitamente da Marcello De Vito e l’amico Mezzacapo.

Per quest’ultimo – si legge dalle intercettazioni contenute nell’ordinanza – si trattava di sfruttare ancora per due anni una “congiunzione astrale” paragonabile all’allineamento della cometa di Halley. Lo stesso De Vito sarebbe stato impaziente di dividere il bottino dei soldi erogati dai costruttori, “Va bene, ma distribuiamoceli questi”, diceva intercettato. Mezzacapo pero’, cauto e circospetto, lo invitava alla calma: “adesso non mi far toccare niente, lasciali li’…quando tu finisci il mandato”. Per finirlo “ci restano due anni Marce'”, diceva Mezzacapo mentre si godeva la “congiunzione astrale” e “la cometa di Halley”. Oggi pero’ la stella di De Vito in Campidoglio e’ tramontata.

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Omicidio Cecchettin, il papà: io penso a Giulia, a Turetta nulla da dire

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“Non c’è giorno in cui non pensi alla mia Giulia e a tutto quello che ho perso con lei. Se vedessi Filippo ? Il danno ormai lo ha fatto. Non avrei nulla da dirgli”. Sono come pietre, pur se espresse col solito tono pacato, le parole di Gino Cecchettin nel giorno in cui, con l’inizio del processo a Filippo Turetta, gli è toccato un’altra volta mostrare in pubblico un dolore che non può diminuire.. Elegante, con la spilletta della Fondazione per Giulia attaccata al rever del vestito blu, Cecchettin si è concesso alla ressa di giornalisti e fotografi al termine della prima udienza ‘tecnica’, che ha aperto il processo in Corte d’Assise a Venezia.

I fratelli di Giulia, Elena e Davide, non sono venuti: “stamattina a casa non ho parlato del processo, ho salutato tutti come ogni giorno e sono venuto qui” ha spiegato Gino. “Oggi – ha aggiunto è un giorno di grande dolore, come tutti gli altri del resto”. Nelle dichiarazioni di Cecchettin non c’è mai stata la parole vendetta: “sono sicuro che il Giudice, il collegio, sapranno ben giudicare quanto è successo, con la pena giusta che sarà stabilita dalla giuria”. E non gli interessa, “se sarà un processo veloce o lungo, anche se per me è uno stillicidio, non sto assolutamente bene: ogni giorno penso a Giulia”. T

uretta non si è visto in aula, come aveva anticipato il suo difensore, per evitare almeno all’inizio la spettacolarizzazione mediatica. Un’ assenza che lascia indifferente il papà di Giulia: “è a sua discrezione venire o meno al processo, non sta a me giudicare” risponde. Ma quando gli chiedono se ha “paura” di poter incrociare in aula una prossima volta gli occhi di Filippo Turetta, Gino Cecchettin è gelido: “Perchè dovrei aver paura ? A Filippo non avrei niente da dire”.

Cecchettin non ha voluto anticipare se parteciperà personalmente alle prossime udienze. In aula oggi non c’erano naturalmente nemmeno i genitori di Filippo. Nicola Turetta ed Elisabetta Martini, che da quando il figlio è in carcere hanno eretto un muro con il mondo esterno. Anche per i Cecchettin il rapporto con loro pare un capitolo, se non chiuso, perlomeno sospeso: “I Turetta – dice ancora Gino – non li sento da tempo. Non c’è rancore, tutti abbiamo le nostre colpe. Se mi scrivono io rispondo sempre. L’ultima volta li ho sentiti risale a molto tempo fa, quando sono uscite le indiscrezioni sull’interrogatorio di Filippo in carcere”. “Ora – conclude – porto avanti la battaglia che ha iniziato mia figlia Elena con la Fondazione che si basa sui valori di Giulia”.

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Incidente mortale a Frattamaggiore: un giovane perde la vita, un altro in gravi condizioni

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Tragico incidente stradale a Frattamaggiore: nella notte, i carabinieri della sezione radiomobile della compagnia di Caivano sono intervenuti in via Roma, a Frattamaggiore, per un grave incidente stradale che ha causato la morte di un giovane di 17 anni e il ferimento grave di un 16enne. L’incidente è avvenuto intorno alle 02:30, quando una jeep Avenger, guidata da un 20enne, si è scontrata con uno scooter su cui viaggiavano i due ragazzi.

Le dinamiche precise dell’incidente sono ancora in corso di accertamento da parte delle autorità. Subito dopo l’impatto, il 17enne è stato trasportato d’urgenza in codice rosso presso l’ospedale di Frattamaggiore, dove è purtroppo deceduto a causa delle gravi ferite riportate. Il 16enne, suo compagno di viaggio, si trova attualmente in terapia intensiva, in pericolo di vita.

Su disposizione dell’Autorità giudiziaria, la salma del giovane deceduto è stata sequestrata per l’esecuzione dell’esame autoptico, mentre i mezzi coinvolti nel tragico impatto sono stati anch’essi sequestrati per ulteriori indagini.

La comunità è sotto shock per quanto accaduto, mentre le forze dell’ordine continuano a lavorare per ricostruire i dettagli di questo tragico evento.

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Palazzina crollata a Saviano: recuperato anche il corpo dell’anziana

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Sale a quattro vittime il bilancio finale del crollo di un palazzina a Saviano, in provincia di Napoli. Questa notte i vigili del fuoco hanno recuperato anche il corpo dell’ultima vittima, la donna anziana nonna dei bimbi coinvolti nell’incidente, ultima dei dispersi del crollo. E’ terminato così l’intervento di soccorso da parte dei vigili del fuoco.

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