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L’ex comandante della Forestale Marta Santoro va in carcere, è stata condannata in Cassazione per concussione

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Una condanna definitiva per l’ex comandante della Forestale di Foce Sele, Marta Santoro. I giudici della Corte di Cassazione hanno confermato la sentenza, emessa lo scorso anno dalla Corte di appello di Salerno, a sei anni e sei mesi. Ora si attende la notifica dell’atto e per l’imputata (difesa dagli avvocati Michele Sarno e Paola Balducci) si apriranno le porte del carcere. Tredici le ipotesi di concussione, tentata o consumata, rimaste in piedi a suo carico: in primo grado, al termine del rito abbreviato celebrato davanti al gup Donatella Mancini, per quattro capi d’imputazione infatti venne assolta e condannata ad otto anni e quattro mesi per gli altri tredici. Condanna che venne ridotta, lo scorso anno, in Appello (i giudici confermarono i capi d’imputazione ma ricalcolarono la pena riducendola di un anno ed otto mesi) e ora resa definitiva dalla sentenza della Suprema Corte che ha emesso il verdetto definitivo nella tarda serata di mercoledì.

Questo quanto stabilito dalla sentenza di primo grado

Erano in tutto 17 i capi d’accusa contestati alla Santoro, condannata dal giudice Donatella Mancini del Tribunale di Salerno a 8 anni e 4 mesi di reclusione perché ritenuta colpevole dei seguenti reati: concussione per induzione (art. 319 quater c.p.) nei casi relativi a Bruno Chiacchiaro e figli, Vincenzo Cerrato e Carmine Ruggiero; concussione per costrizione (art. 317) negli episodi riguardanti Carmine Tambasco, Armando Iuliano, Antonio Corrado, Giovanni Marandino, Antonio Adinolfi, Gaetano Bruno, Luigi Mainardi e Antonella Verrone; tentata concussione ai danni di Filippo Gregorio; corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio ai danni di Giuseppe Mandetta; istigazione alla corruzione ai danni di Marcello Paparello; tentata violenza privata aggravata dalla qualità di pubblico ufficiale nei riguardi di Alfonso e Roberto Baviera.
La stessa Santoro, invece, è stata assolta per quanto concerne i reati contestati ai danni di Marco Imbriaco e Gerardo Motta.

 Nel dispositivo di sentenza, il gup Donatella Mancini ha condannato la Santoro al risarcimento dei danni e delle spese processuali nei confronti delle seguenti parti civili: Ministero Politiche Agricole, Luigi Mainardi e Antonella Verrone, Antonio Adinolfi, Claudio Tambasco, Antonio e Raffaele Chiacchiaro, Antonio Corrado, Armando Iuliano, Alfonso e Roberto Baviera.

Nel dispositivo di sentenza, il gup Donatella Mancini ha assegnato le seguenti provvisionali immediatamente esecutive: 70.000 euro al Ministero dell’Agricoltura – Corpo Forestale dello Stato, 40.000 euro a Luigi Mainardi, 20.000 euro ai fratelli Antonio e Raffaele Chiacchiaro (in solido), 5.000 euro a Claudio Tambasco. Si tratta di somme che, una volta depositata la sentenza con relative motivazioni, le parti interessate potranno subito esigere dalla Santoro, senza attendere che la pena passi in giudicato. La riduzione della pena, l’assoluzione per alcuni capi di imputazione sono frutto della eccellente difesa dispiegata dagli avvocati Sarno e Balducci.

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Saverio Amato, il bagnino di Venezia punito per aver salvato una turista tedesca

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A Venezia, una turista tedesca di settant’anni ha rischiato la vita mentre faceva il bagno, colta da un malore improvviso. A salvarla è stato il bagnino Saverio Amato, che, dalla sua torretta di sorveglianza, si è tuffato immediatamente in acqua per soccorrerla e riportarla in salvo. Una scena che potrebbe sembrare ordinaria, se non fosse che l’eroico gesto di Amato è stato seguito da una sanzione di 1.032 euro, quasi tutto il suo stipendio mensile. La colpa? Non aver segnalato tempestivamente l’incidente alla Capitaneria di porto, nonostante avesse avvisato il 118.

Questa vicenda rappresenta perfettamente la figura dell’Eroe Multabile: una persona che compie un gesto esemplare, ma che, per una ragione burocratica, si ritrova punita invece che premiata. Tre estati fa, lo stesso Saverio Amato aveva salvato altri bagnanti e in quell’occasione ricevette una lettera d’encomio. Questa volta, però, ha ricevuto solo una multa. Ironico, se non fosse amaro.

L’episodio solleva una riflessione più ampia sulla nostra società, in cui il rispetto rigido delle norme burocratiche sembra prevalere su ogni altro principio, anche quando questo porta a punire chi si comporta con altruismo e senso del dovere. Come sosteneva Leo Longanesi, forse sulla bandiera italiana bisognerebbe aggiungere la frase «Tengo famiglia» e, oggi, anche «e penso ai fatti miei». Perché chiunque decida di fare di più, di prendersi una responsabilità che esula dai propri compiti strettamente regolamentati, rischia di trovarsi invischiato in lungaggini legali o, peggio, sanzionato.

Saverio Amato, con il suo gesto istintivo di salvare una vita, ha agito con coraggio e prontezza. Eppure, il suo intervento ha scatenato una reazione che lo ha trasformato da eroe a multato. Si spera che almeno la turista tedesca, riconoscente, decida di farsi carico della sanzione, ma la questione di fondo resta: in una società dove chi si assume una responsabilità viene punito, non c’è da sorprendersi se il lamento e lo scaricabarile rimangono le uniche azioni che non vengono mai sanzionate.

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Camorra: il pentimento shock di Luisa De Stefano, la boss del rione Pazzigno

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È un vero colpo di scena quello che emerge dalle aule di giustizia napoletane: Luisa De Stefano, leader indiscussa del gruppo camorristico delle “pazzignane”, ha deciso di collaborare con la giustizia dopo otto anni di detenzione. La notizia, riportata oggi dal Corriere del Mezzogiorno, getta nuova luce sulle dinamiche criminali di San Giovanni a Teduccio, rione di Napoli Est, dove il gotha della camorra era solito emettere le sue sentenze di morte.

Il nome di Luisa De Stefano è stato associato a crimini. Siamo in un quartiere dove sono stati commessi due omicidi di spicco  nel 2016: quello di Francesco Esposito, affiliato al gruppo Piezzo, e di Raffaele Cepparulo, scissionista del rione Sanità. Quest’ultimo agguato, avvenuto in un circolo ricreativo di via Cleopatra, costò la vita anche all’innocente Ciro Colonna, appena 19enne. De Stefano, durante una serie di udienze, ha ammesso le proprie responsabilità e ha iniziato a fornire dettagli preziosi sul ruolo del suo gruppo e dei clan rivali.

Secondo le prime dichiarazioni della neo pentita, le riunioni per decidere le sorti delle vittime avvenivano su una scala condominiale, fuori dall’abitazione di Ciro Rinaldi, storico capo dell’omonimo clan. Luisa De Stefano, tuttavia, poteva permettersi il lusso di dare del tu ai capi della malavita e di partecipare attivamente alle decisioni di vita e di morte.

Il suo pentimento, consumato in due udienze consecutive, potrebbe rappresentare un duro colpo per il cartello criminale di Napoli Est e segnare un’importante svolta nelle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia.

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Sos Impresa, duro colpo al clan Mallardo

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“Si è conclusa – sottolinea in una nota SOS Impresa – con l’arresto di quattro persone una nuova e importante operazione antiracket condotta dai carabinieri di Giugliano. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa nei confronti di questi soggetti, ha colpito ancora una volta il clan Mallardo, un’organizzazione camorristica che opera sul territorio di Giugliano e nelle zone limitrofe. Le accuse riguardano reati di associazione di tipo mafioso e tentate estorsioni aggravate dal metodo mafioso, finalizzate a sostenere le attività del clan Mallardo. Gli imprenditori locali, vittime di estorsioni, sono stati costretti a pagare per poter continuare a svolgere in sicurezza la loro attività lavorativa. Questo intervento arriva in seguito a un’operazione simile del 18 settembre, che aveva portato all’arresto di altre due persone legate allo stesso clan”. “SOS Impresa, impegnata da anni nella lotta contro il racket e l’usura, esprime il suo profondo sostegno e apprezzamento per l’azione delle forze dell’ordine e della Procura della Repubblica diretta dal dott. Nicola Gratteri.

Questi successi rappresentano un segnale chiaro e potente della presenza dello Stato nella difesa della legalità e nella protezione dei cittadini onesti da minacce e soprusi”, si evidenzia ancora. Luigi Cuomo, presidente di SOS Impresa, dice: “Voglio esprimere il nostro più profondo ringraziamento ai carabinieri di Giugliano e alla magistratura per questa operazione. Hanno inflitto un nuovo colpo al clan Mallardo, confermando che lo Stato non abbassa la guardia. Agli imprenditori e alle vittime di estorsione dico: non siete soli. SOS Impresa è al vostro fianco. Denunciare è il primo passo per liberarsi dal giogo della criminalità organizzata. Noi vi offriamo tutto il supporto legale e morale necessario, accompagnandovi in ogni fase del percorso, compresa l’assistenza nell’accesso al Fondo di Solidarietà per le Vittime. È uno strumento essenziale per ottenere il ristoro dei danni subiti e per riprendere la vostra vita e attività economica con dignità e serenità.”

“Concludiamo ribadendo l’importanza della collaborazione con le forze dell’ordine e le istituzioni, invitando gli imprenditori e i cittadini a non cedere alla paura. La strada della denuncia è quella che porta alla libertà e alla giustizia”, è scritto infine nella nota.

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