Nella ‘road map’ in 21 punti consegnata da papa Francesco ai partecipanti al summit in Vaticano sulla protezione dei minori, viene detto al punto 5: “Informare le autorita’ civili e le autorita’ ecclesiastiche superiori nel rispetto delle norme civili e canoniche”. E quello dell’obbligo di denuncia alle autorita’ civili da parte dei vescovi, nel caso vengano a conoscenza di abusi sessuali su minori – al di la’ di quanto previsto al fine dei processi canonici presso la Santa Sede -, resta ancora uno dei punti non definiti: con la conseguenze che certe Conferenze episcopali lo prevedono e altre no. Tra queste ultime anche la Cei, che negli anni passati giustificava tale mancata previsione col fatto che “il vescovo non e’ un pubblico ufficiale”, per quanto sia ora allo studio l’introduzione di quest’obbligo nelle nuove linee-guida. C’e’ chi, pero’, tra i partecipanti all’Incontro in Vaticano, mostra sicurezza. “Si arrivera’ all’obbligo di denuncia. Noi vogliamo la Chiesa come Gesu’ la vuole. Se c’e’ del male nella Chiesa, la gente ha l’obbligo di informare l’autorita’ competente: vogliamo finirla col nascondere le cose”, dice, intercettato dai giornalisti all’uscita dei lavori, mons. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo del Lussemburgo e presidente della Comece (Commissione delle conferenze episcopali della Comunita’ Europea). Si puo’ arrivare alla decisione che anche i vescovi vengano spretati? “Si’, se colpevoli, bisogna farlo”. Nel corso del briefing sui lavori, poi, uno dei maggiori esperti della Santa Sede sulla lotta agli abusi, l’arcivescovo di Malta mons. Charles J. Scicluna, segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della fede e presidente del Collegio per l’esame dei ricorsi, interpellato sull’argomento premette che “l’obbligo della denuncia dipende dalle leggi dello Stato”, per poi aggiungere che “se l’abuso nasce in un contesto di Chiesa, abbiamo l’obbligo di denunciarlo, e cosi’ facciamo”. “Noi maltesi – aggiunge – in ogni caso abbiamo l’obbligo di farlo, c’e’ un’obbligatorieta’ che abbiamo sempre, e questa e’ imposta dalle leggi dello Stato. D’altronde, le indicazioni del 2011 date dalla Congregazione per la Dottrina della fede erano di rispettare la legge dello Stato per quanto riguarda quest’obbligo, indicazione che va seguita sempre”. Da parte sua, il cardinale di Boston Sean O’Malley, strenuo combattente anti-abusi, risanatore della diocesi Usa messa in ginocchio dal ‘caso Spotlight’ e presidente della Pontificia Commissione per la protezione dei minori, aggiunge che “negli Stati Uniti ci siamo impegnati a denunciare sempre. Abbiamo 50 Stati e 50 leggi diverse, ma abbiamo anche l’obbligo morale a condividere le nostre informazioni con le autorita’ civili”. “D’altronde – dice ancora O’Malley -, la crisi terribile vissuta negli Stati Uniti sulla questione della pedofilia c’e’ stata perche’ per molto tempo si e’ omesso di denunciare i casi di abusi sessuali sui minori da parte del clero. C’e’ quindi un obbligo morale a cui non ci si puo’ sottrarre”