Collegati con noi

Cronache

Operai Blutec di Termini Imerese, la protesta continua

Pubblicato

del

Dopo due giorni di sit-in e occupazione simbolica del municipio coinvolgendo anche una decina di sindaci del comprensorio di Termini Imerese, gli operai della Blutec spostano la protesta davanti alla fabbrica. Da lunedì ci sarà un gazebo permanente di fronte ai cancelli, con le bandiere e gli striscioni di Fim Fiom e Uilm che stanno governando la mobilitazione scattata per rivendicare la proroga, per il 2019, della cassa integrazione e di quella in deroga per mille lavoratori (564 diretti e 300 indotto) come prevede un accordo ministeriale del 7 gennaio scorso, l’estensione delle tutele sociali a 62 operai rimasti scoperti e il rilancio definitivo dello stabilimento accusando l’azienda di non avere mantenuto gli impegni assunti e sollecitando il ministro per lo Sviluppo Luigi Di Maio a convocare un tavolo di confronto per dare una sterzata alla vertenza. Per i sindacati proprio il mancato rispetto della road map da parte di Blutec avrebbe bloccato la firma del decreto per il finanziamento della cassa.

Ma in una nota, Blutec cerca di rassicurare i lavoratori: “Ad oggi non ci risulta alcun rilievo ufficiale al nostro piano di reindustrializzazione del sito di Termini Imerese, sul quale stiamo continuando a lavorare con il massimo impegno”. E aggiunge: “Siamo in attesa che vengano completati i passaggi burocratici noti a tutti. Ancora una volta l’azienda conferma il suo impegno su Termini Imerese, che rimane sito di primaria importanza nella strategia industriale di sviluppo del nostro gruppo per i prossimi anni”. Ai lavoratori che attendono notizie della Cig stamani si sono uniti nel sit-in in municipio gli operai riassorbiti dall’azienda, in totale 130 persone. Due le ore di sciopero scattate in due blocchi: dalle 10 alle 12 e dalle 11 alle 13. All’assemblea sindacale, all’interno dell’aaula consiliare, hanno partecipato alcuni amministratori, tra cui i sindaci di Cefalu’, Cerda, Montemaggiore, Trabia, Caccamo, Termini Imerese. Il 15 febbraio gli amministratori terranno una seduta aperta del consiglio comunale di Termini Imerese nel quadro delle iniziative a sostegno dei lavoratori della Blutec e dell’indotto; in programma una protesta a Roma se dal ministero del Lavoro e da quello dello Sviluppo economico non arriveranno risposte. Sulla vertenza piomba anche la politica. “Invece di dichiarare guerra alla Francia, Di Maio potrebbe occuparsi delle numerose crisi in Italia a partire da quella della Blutec di Termini Imerese”, dice il deputato di Sinistra Italiana/LeU Erasmo Palazzotto. E il parlamentare del Pd, Carmelo Miceli, aggiunge: “Di Maio si vergogni per il modo in cui sta trattando la Sicilia e la vertenza Blutec”.

Advertisement

Cronache

Sequestrati ristorante e sushi-bar del boss nel Napoletano

Pubblicato

del

Hanno un valore commerciale pari a 600mila euro i due ristoranti riconducibili a Francesco Ferrara, elemento di spicco del clan Ferrara-Cacciapuoti, arrestato lo scorso anno e attualmente detenuto a Vicenza, sequestrati a Villaricca, in provincia di Napoli, dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli. I finanzieri hanno notificato un decreto emesso dal gip di Napoli su richiesta della Dda (pm Maria Sepe e Simona Rossi) nell’ambito di indagini che hanno già consentito di contestare a Ferrara, già rinviato a giudizio, il reato di associazione mafiosa.

I ristoranti i questione si chiamano “Pacos novantapuntoventi” (che ha una media di 400 coperti a sera nel weekend e circa 120 nei restanti giorni della settimana) e il ristorante di cucina giapponese “1Q84”. Ad eseguire gli accertamenti patrimoniali sono stati gli investigatori del Gico secondo i quali le società che gestiscono ristorante, sushi-bar e pizzeria, intestate a prestanome, sarebbero state acquistate con i proventi delle attività illecite del clan.

Le quote, i complessi aziendali e i patrimoni sociali delle imprese sono stati sequestrati e affidati ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale. Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla procura antimafia partenopea il clan Ferrara-Cacciapuoti è un gruppo malavitoso “bicefalo”: la famiglia Ferrara è ritenuta la frangia “a vocazione spiccatamente imprenditoriale, in particolare nel settore dell’edilizia, della ristorazione, degli idrocarburi e della commercializzazione di generi alimentari”.

Continua a leggere

Cronache

Orsa, treno Circum si guasta e passeggeri picchiano capotreno

Pubblicato

del

Il capotreno ed il macchinista di un treno della Circumvesuviana sono stati aggrediti ieri pomeriggio dai passeggeri che in seguito ad un guasto sono stati costretti a scendere dal mezzo e a camminare lungo i binari. E’ quanto rende noto il sindacato Or.s.a che annuncia per domani quattro ore di sciopero. “Ieri alle ore 17:30 circa il treno 1166, partito da Sorrento alle ore 16:38, si è bloccato dopo la fermata di Villa Regina, sulla tratta Pompei scavi-Torre Annunziata della linea ferroviaria Napoli-Sorrento – spiega il sindacato – Premesso che questo treno aveva già, prima della partenza da Sorrento, dei problemi tecnici seri ad uno dei due elettrotreni in composizione ed è partito solo perché il funzionario preposto alle manutenzioni, da Napoli, ha garantito al capotreno ed al macchinista che, con la metà dei motori funzionanti, non avrebbero avuto grossi problemi. Ovviamente sulla tratta dove c’era il maggiore stress per la “macchina”, anche un altro motore ha ceduto ed il convoglio è rimasto bloccato in piena linea”.

“Non staremo a raccontare le scene di panico e la penosa, ennesima, ‘processione’ dei viaggiatori a piedi sui binari, i social ne sono pieni. Stavolta però è successo qualcosa molto più pericoloso ed allarmante che vogliamo denunciare – aggiunge – Il capotreno ed il macchinista sono stati aggrediti e colpiti con calci e pugni da chi scendeva dal treno per allontanarsi sui binari. Solo il capotreno ha deciso di ricorrere alle cure ospedaliere, mentre il macchinista ha rinunciato, benché tra i due avesse avuto la peggio. Il treno è stato anche vandalizzato. Nulla è stato fatto, nessuna iniziativa è stata messa in campo dall’azienda, ed allora per protestare contro quanto è accaduto ieri con quella vile aggressione ai nostri colleghi, per portare all’attenzione di tutti abbiamo proclamato 4 ore di sciopero per domani 23.10.2024 dalle 8.20 alle 12.20”.

Continua a leggere

Cronache

Voto di scambio e clan, anche pressioni su vigile urbano solerte

Pubblicato

del

“Si rivolse a me con toni irriguardosi e alterati, invitandomi ad andare a fare le contravvenzioni da un’altra parte e non dare fastidio alle persone che stavano lavorando”. Figurano anche “anomale pressioni esercitate dal sindaco e dal vicesindaco” nei confronti di un vigile urbano “troppo solerte” negli atti dell’inchiesta dei carabinieri di Torre Annunziata e della Dda di Napoli sul voto di scambio politico-mafioso a Poggiomarino (Salerno) che ieri hanno portato ai domiciliari il sindaco Maurizio Falanga, il suo vice, Luigi Belcuore e l’imprenditore-faccendiere Franco Carillo, per gli inquirenti punto di contatto tra la politica e la camorra.

Il vigile troppo scrupoloso, nell’ottobre del 2022, sarebbe stato preso “in malo modo” da Falanga e da Belcuore durante i lavori di scavo per la metanizzazione, uno degli appalti finiti sotto la lente di ingrandimento della Dda: in sostanza il pubblico ufficiale, recatosi sul posto dove erano in corso le attività, rimase insospettivo dal fatto che per ripristinare il manto si stava asfaltando tutta la strada (150 metri di lunghezza e 6 di larghezza) invece che solo lo scavo laterale, “come invece era prassi”. Va sottolineato che nella strada in questione, peraltro, abitava un parente del vice sindaco. Il vice sindaco e assessore erano anche interessati alla gestione dei rifiuti a Poggiomarino che la precedente amministrazione, secondo quanto emerso da altre indagini, assicurava “previo pagamento di una tangente da 300mila euro”. A capo del clan che, sempre secondo gli investigatori, teneva sotto controllo l’amministrazione, era Rosario Giugliano, poi diventato collaboratore di giustizia, su cui pendeva un cumulo di pena pari a 227 anni, 7 mesi e 28 giorni di reclusione ma che, grazie alla cosiddetta dissociazione dalla vita mafiosa pregressa, ha ottenuto una condanna a 30 anni.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto