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Effetto LabLaw, Stefanel vuole licenziare 52 dipendenti della sede di Treviso. La Cgil si rivolge a Di Maio che…

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Stefanel ha comunicato alle organizzazioni sindacali di aver individuato nella sede centrale di Ponte di Piave un pacchetto di personale in esubero corrispondente a 52 lavoratori su 76 addetti (sei hanno già accettato il trasferimento a Milano), corrispondenti al 63% del personale. Lo rende noto la Filctem Cgil di Treviso, precisando che il piano dell’azienda, appreso nel corso di un incontro con i legali della società (LabLaw), è da ritenersi “da rigettare in toto”. I lavoratori di Ponte di Piave, quasi tutti impiegati, hanno dato mandato alle Rsu di amministrare un pacchetto di 20 ore di sciopero, in attesa di incontrare il Ministro per lo sviluppo economico Luigi Di Maio il prossimo 1 febbraio, a Roma. Nel frattempo la riduzione di orario di lavoro è già stata introdotta. Le maestranze osservano un giorno la settimana di cassa integrazione straordinaria mentre, negli altri giorni, si praticano turni di sei ore. Nei giorni scorsi Stefanel aveva informato i sindacati italiani di aver definito un piano di riorganizzazione che prevede l’adozione della Cigs per 244 addetti su un totale di 253 dipendenti in Italia. Lo studio legale LabLaw è specializzato in questo tipo di consulenze. Sono legali molto decisi (usano ogni arma) e tra loro ce n’è qualcuno che peraltro ha spesso usato l’arma dell’insulto personale sui social contro il ministro del Lavoro Luigi Di Maio. La Cgil è avvisata. Il gioco è duro..

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Economia

Sì alle nozze Ita-Lufthansa, il Mef firma l’accordo

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L’ennesima giornata frenetica per definire gli ultimi dettagli. E poi l’accordo che sancisce il tanto sospirato ‘sì’ alle nozze tra Ita e Lufthansa. Dopo un weekend di trattative serrate, il Mef e il colosso dei cieli tedesco hanno siglato all’ultimo minuto utile l’intesa sul piano finale inviato poi a stretto giro a Bruxelles rispettando la scadenza fissata per le 23:59.

Dopo la lite esplosa all’inizio della settimana scorsa per la richiesta di Francoforte di uno sconto sul prezzo che aveva fatto infuriare il Tesoro – non intenzionato a cedere a “ricatti” e a “svendere” la newco – i tedeschi hanno rinunciato alla corsa al ribasso. “Le condizioni economiche previste” nel contratto dell’alleanza italo-tedesca siglato nel luglio 2023 “non hanno subito variazioni”, ha precisato il Mef in una nota diffondendo l’atteso annuncio. Adesso si aspetta “con fiducia” l’approvazione definitiva della Commissione europea per procedere al closing. Un giudizio finale positivo che l’antitrust europeo è pronto a emettere senza ulteriori colpi di scena.

L’ultimo round di negoziati è ruotato intorno alla seconda tranche dell’investimento complessivo da 829 milioni di euro che il colosso tedesco guidato dall’inflessibile ceo Carsten Spohr è chiamato a versare per assumere il controllo della compagnia tricolore sorta dalle ceneri di Alitalia. Il Mef e Lufthansa nelle ultime ore hanno cercato di ripristinare la fiducia persa nei giorni scorsi: incassato il secco no italiano alla richiesta di uno sconto, i tedeschi hanno invertito la rotta per salvare un accordo strategico.

Dapprima, riducendo le sue pretese sul prezzo e chiedendo, secondo fonti qualificate, un ribasso di meno di dieci milioni. E poi, stando alle ultime indicazioni trapelate, rinunciando a dilazionare l’acquisto del 49% di Ita (la seconda rata dell’investimento) come ipotizzato in questi giorni e alla clausola di aggiustamento del prezzo. A ricucire lo strappo è stata la squadra del direttore generale del Dipartimento dell’Economia al ministero e capo delle partecipate, Marcello Sala. Poco dopo le 23 il plico degli impegni (i cosiddetti remedies) per la tutela dell’equilibrio dei cieli è arrivato sul tavolo dell’antitrust Ue.

Tra i documenti sono presenti come preannunciato anche i contratti firmati dai vettori rivali per garantire la concorrenza nei segmenti di mercato ritenuti critici. L’identikit delle concorrenti corrisponde ai nomi di easyJet per l’hub di Milano-Linate e le dieci rotte di corto raggio tra l’Italia e l’Europa centrale (con destinazione Germania, Belgio, Svizzera e Austria) e Air France e Iag (casa madre di British Airways e Iberia) per i lunghi collegamenti transoceanici tra Fiumicino e Washington, San Francisco e Toronto. Tutte soluzioni viste di buon occhio dall’Ue che, con tutta probabilità, darà il suo via libera finale entro la fine del mese.

Anche in questi giorni turbolenti a Bruxelles si è sempre continuato a predicare fiducia: il prezzo di cessione della newco non aveva infatti alcuna rilevanza agli occhi dei tecnici dell’antitrust, concentrati soltanto sul rispetto degli impegni messi a punto nell’assai ardua intesa politica raggiunta con Roma e Francoforte il 3 luglio. Ora i tecnici della squadra antitrust di Margrethe Vestager si prenderanno qualche giorno per valutare il pacchetto e concedere, entro la fine di novembre, un via libera finale destinato a rappresentare uno degli ultimi atti dell’era Vestager. Subito dopo, sarà il tempo del closing con l’ingresso di Lufthansa nel board di Ita: tutto, aveva già preannunciato nelle settimane scorse Spohr, lascia presagire che l’alleanza spiccherà il volo “all’inizio del 2025”.

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Missione per salvare la metro C, c’è impegno bipartisan

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La missione per salvare la metro C (foto Imagoeconomica in evidenza) è quasi compiuta. Dopo il rischio di un aumento di tempi e costi per il tagli ai finanziamenti il sindaco Gualtieri oggi si dice fiducioso: “vedo le condizioni per salvare l’opera”, sottolinea dopo avere avuto contatti col governo.

“Penso di avere una nota di ottimismo – ha aggiunto – ho interloquito col governo, con le forze di opposizione e di maggioranza, ho visto che ci sono emendamenti bipartisan per recuperare risorse per la metro C, emendamenti del Pd, di FdI e FI, e ringrazio i parlamentari e la presidente del Consiglio”, dice il sindaco di Roma pur ammettendo la cautela del caso: “sono ottimista, ma prudente finché non vedo la Gazzetta Ufficiale”. Gualtieri ha ribadito quali conseguenze avrebbe il taglio dei fondi, ovvero un interruzione del progetto, un aumento conseguente dei costi e anche un accavallamento dei cantieri che paralizzerebbe un settore della città.

“Sarebbe inattuabile – aveva detto Gualtieri- perché non solo costringerebbe a fare una nuova gara per la T1 aumentando i tempi, ma determinerebbe anche l’aumento di 50 milioni dei costi della tratta T2” con le previste stazioni di Chiesa Nuova, San Pietro, Ottaviano e infine piazzale Clodio. “Ci si fermerebbe a piazzale Clodio e sarebbe dannosissimo – spiega Gualtieri – quando invece si deve arrivare all’Auditorium e alla Farnesina”, ovvero la tratta T1 che rischia di saltare col definanziamento di 425 milioni.

“Paradossalmente finendo a Clodio costerebbe di più. Poi noi vogliamo partire con due talpe, una da Venezia e una da Farnesina, dove c’è un terreno Ama che non da fastidio a nessuno. Fare tutto questo a piazza Mazzini, a Prati, avrebbe terremotato un quartiere e sarebbe stata una assurdità”, conclude il sindaco. Gualtieri ha sottolineato il lavoro portato avanti dall’opposizione parlamentare per salvare la Metro C, con “gli emendamenti del Pd”, e ha ricordato quelli di Fdi e di Fi ma non quelli della Lega rivendicati dalla deputata Simonetta Matone.

“Omette di dare il giusto riconoscimento al ministro delle Infrastrutture Salvini, si vanta di avere una interlocuzione diretta con il presidente del Consiglio e ringrazia per gli emendamenti FdI e FI -dice Matone- Peccato che ometta di ricordare che l’ emendamento per il rifinanziamento della metro C sia a prima firma della sottoscritta, fino a prova contraria deputato della Lega”.

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Economia

Blitz per Commissione sul Ponte, quasi tutti di Fdi

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Sulla Commissione per la Valutazione d’impatto ambientale che dovrà dare il parere sul progetto per il Ponte dello Stretto di Messina “c’è stato un vergognoso blitz da parte del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin”. A denunciarlo è il leader di Avs Angelo Bonelli che contesta all’ esponente del Governo di aver nominato 12 nuovi componenti della Commissione “che sono quasi tutti politici” e “quasi tutti in quota FdI”.

Tra loro, spiega Bonelli, ci sono “l’ex candidata sindaca di Perugia, Margherita Scoccia, il vicesindaco di Pisa, Raffaele Latrofa, il consigliere comunale di Albano, Roberto Cuccioletta, ed Elena Lovati, ‘già capo segreteria di Garavaglia e dell’assessore della Lega Caparini”.

Ma nel decreto di nomina, firmato dal ministro il 19 settembre e pubblicato ora ufficialmente sul sito del ministero, compare anche il nome di “Luisiana Malfatti, avvocato e consigliere comunale a Grantorto, nel Padovano, relatrice nel Convegno: ‘Separazione e divorzio: aspetti civilistici, penalistici e ricadute psicologiche sui figli'”.

“La Commissione VIA – osserva Bonelli – ha un ruolo importante per la valutazione di opere strategiche e infrastrutture ad alto impatto ambientale come il Ponte sullo Stretto di Messina. Perché mettere esponenti di partito?”. Il governo “non è nuovo a blitz del genere. Nella Commissione che dovrebbe riformare il Codice per l’ambiente sono stati inseriti ex candidati di destra non eletti”, dice il leader Verde che, dopo aver annunciato un’interrogazione parlamentare sul ‘blitz’, chiede, tra l’altro, come “faranno questi 12 a pronunciarsi su un progetto di migliaia di pagine entro 24 ore”.

“Questo non è amichettismo – incalzano in una nota congiunta i parlamentari M5S delle Commissioni Ambiente e Lavori Pubblici di Camera e Senato – ma tragico cabaret”. Il Ponte sullo Stretto, aggiungono, è un’opera che “si mangia 15 miliardi” e “non è accettabile” che “la Commissione che dovrà giudicare gli aggiornamenti di una documentazione tanto fallace sia composta da un’accolita di ex sindaci o consiglieri comunali vicini a Giorgia Meloni”. Ed è proprio a lei che il M5S chiede di “metterci la faccia” venendo a rispondere “in Parlamento su “questo blitz”.

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