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Cronache

Si fingevano carabinieri per entrare in case e negozi e rapinare i malcapitati: sono stati arrestati dai loro “colleghi”. Quelli veri

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Indossavano la divisa da Carabiniere o la maschera di Anonymous per compiere rapine in case e negozi. Ma stavolta i rapinatori finti carabinieri sono stati arrestati da quelli veri che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli nei confronti di 6 persone per rapina, detenzione e porto abusivo d’arma da fuoco, sequestro di persona e detenzione illegale di segni distintivi in uso ai corpi di Polizia.

Nello scorso settembre una violenta rapina in un’abitazione del centro di Napoli ha fatto scattare le indagini. Un malvivente travestito da carabiniere ha simulato un controllo in un’abitazione, e appena è riuscito ad entrare nel cortile ha dato il via libera ai suoi complici, tutti incappucciati e con una maschera di Anonymous sul volto. Uno di loro ha puntato più volte una pistola alla tempia del proprietario dell’abitazione e l’hanno costretta a consegnare tutto quello che c’era di valore in casa: soldi, gioielli, orologi, argenteria. Poi sono scappati perché stavano arrivando i carabinieri, quelli veri che hanno esaminato numerosi video di telecamere di sorveglianza nella zona ed hanno identificato i presunti responsabili ed i mezzi utilizzati per la rapina.

Gli investigatori dell’Arma hanno ricondotto alla banda anche altre rapine: in una abitazione del quartiere Arenaccia e in una sala scommesse di via Santa Maria a Cubito nel corso della quale avevano sottratto 5.000 euro. Anche in quest’ultima i malviventi si erano presentati come Carabinieri, simulando una perquisizione domiciliare dopo aver parcheggiato la loro auto, con un lampeggiante blu sul tetto, sotto l’abitazione della vittima Anche in questo caso, mentre due di loro bloccavano i presenti sotto la minaccia di due pistole, gli altri rovistavano nell’appartamento riuscendo ad appropriandosi di 3.000 euro, alcuni orologi Rolex e gioielli. Il malcapitato ha realizzato di essere stato rapinato da finti militari solo quando ha visto arrivare in casa quelli veri. Le indagini vanno avanti perché gli inquirenti ritengono che gli arrestati abbiano commesso altre rapine con le stesse modalità.

 

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Neonati uccisi, misura cautelare per la madre indagata

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I carabinieri stanno eseguendo una misura cautelare nei confronti di Chiara, la 22enne accusata di aver ucciso due neonati, a distanza di un anno, dopo averli partoriti nella sua casa di Vignale di Traversetolo. La Procura di Parma farà una conferenza stampa alle 11 per i dettagli.

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Estorsioni nel Napoletano, quattro arresti dei carabinieri

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Per conto del clan Mallardo imponevano le estorsioni agli imprenditori dell’hinterland a nord di Napoli per consentire loro di continuare a svolgere la propria attività lavorativa. Quattro persone sono state arrestate dai carabinieri della Compagnia di Giugliano al termine di indagini coordinate dalla Dda partenopea.

Il gip del Tribunale di Napoli contesta, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso nonché di tentate estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Si tratta di Giovanni Di Cicco, 62 anni, di Vincenzo Strino, che a breve compirà 57 anni, di Sabatino Cimmino, 44 anni, e di Antonio Russo, 55 anni. Le estorsioni sarebbero state tentate il 3 e il 26 settembre 2018 ai danni di imprese che stavano lavorando in località Varcaturo di Giugliano in Campania, in provincia di Napoli.

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Scoperti a Torino tre falsi dentisti e sequestrati quattro studi

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L’operazione, denominata ‘Sorriso amaro’, ha portato la guardia di finanza di Torino, coordinata dalla Procura, alla scoperta di tre falsi dentisti che gestivano quattro studi odontoiatrici nel capoluogo piemontese. I falsi professionisti erano privi di titolo di studio e non erano in possesso di autorizzazioni per l’esercizio della professione medica. Le indagini, svolte dai finanzieri del 1° Nucleo Operativo Metropolitano, reparto guidato dal capitano Elisa Viterale, avevano già consentito, nello scorso aprile, di individuare e chiudere tre studi dentistici, che erano stati aperti in diversi quartieri del capoluogo piemontese, dove operavano gli indagati in collaborazione tra loro.

Grazie tariffe vantaggiose, erano riusciti a garantirsi competitività e attrattiva sul mercato. Uno degli indagati, nonostante il primo sequestro, aveva mantenuto i suoi clienti e riorganizzato l’attività sotto forma di società di capitali a lui intestata. Una sorta di clinica poliambulatoriale dotata di un direttore sanitario ma proseguendo, di fatto e autonomamente, il solo illecito esercizio della professione odontoiatrica.

L’inchiesta ha consentito di appurare che le prestazioni odontoiatriche svolte erano avvallate dal rilascio di certificati medici recanti prescrizioni terapeutiche e di medicinali, corredate del timbro di un inconsapevole professionista iscritto presso l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino, totalmente estraneo ai fatti. Secondo gli investigatori l’illecita attività, a partite dal 2023, ha portato all’incasso di circa un milione di euro.

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