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Cecchettin invita Valditara a confronto ‘dati alla mano’

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Il ministro Giuseppe Valditara rimane il protagonista, suo malgrado, del dibattito politico sulla violenza contro le donne. Ma rispetto agli ultimi due giorni si registrano aperture e precisazioni. Gino Cecchettin, padre di Giulia uccisa un anno fa dall’ex fidanzato, ha espresso il desiderio di confrontarsi con il titolare del dicastero dell’Istruzione e la premier Meloni “numeri alla mano” sul patriarcato dopo le parole di Valditara che lo negavano, “come fenomeno giuridico”, e sulla relazione tra immigrazione illegale e violenze di genere.

“La violenza va combattuta senza fare propaganda”, ha aggiunto. Valditara ha raccolto l’invito, perchè “lo scopo comune è combattere ogni forma di violenza” e precisando di non avere mai detto che “il femminicidio è colpa degli immigrati”. Ma la diversità di posizioni all’interno del Governo oggi si è manifestata con la presa di posizione della ministra alla Famiglia e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella: “Penso che il patriarcato esista. Esistono anche nuove forme, però certamente nel mondo occidentale le vecchie forme sostanzialmente si stanno slabbrando, sono in decadenza, resistono in altre culture e in altri Paesi”.

Dello stesso avviso anche la presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio Martina Semenzato: “Sì il patriarcato ha ancora delle radici ma per fortuna le lotte al femminile lo hanno destrutturato” aggiungendo che “i dati ci dicono ad oggi che i femminicidi riguardano uomini italiani. Però va fatta una riflessione profonda: sono in aumento i reati culturalmente e religiosamente orientati”. Sollecitato a commentare le parole di Valditara, il ministro delle Esteri Antonio Tajani risponde: “Io ho il mio linguaggio, altri hanno il loro linguaggio”. Chi difende Valditara è il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli: è stato sottoposto ad un “linciaggio inaccettabile” sottolinea per poi aggiungere: “l’unico patriarcato che esiste è quello islamico”.

Ieri era stata la Meloni a fornire un aiuto al ministro dell’Istruzione e di questo la segretaria del Pd Elly Schlein si è detta sorpresa ed ha definito “grave” che la maggioranza abbia deciso di rinviare il voto sul tema della violenza di genere al 25 novembre. E proprio quando tutti vogliono mettere sul tavolo numeri e dati del fenomeno, complice non il dibattito ma l’avvicinarsi del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, dai dati del Dipartimento di Pubblica sicurezza relativi al 2023, risulta che dei 5.832 autori di violenze sessuali in Italia 2.524 sono stranieri, quindi la minoranza, ovvero il 43% del totale.

Diminuisce la quota degli stranieri responsabili di atti persecutori, 3.332 su 18.043 totali pari al 18,5%, e autori di maltrattamenti contro familiari o conviventi, 7.824 stranieri su 27.659 pari al 28%. Sono invece in maggioranza stranieri, 25 su 33, i segnalati per costrizione o induzione al matrimonio. Di contro dal report diffuso dall’Istat emerge che le donne si sentono più a rischio degli uomini: il 38% teme gli stupri, il 19% non esce la sera e a sentirsi più insicure sono le ragazze tra i 14 e i 24 anni.

Valditara è stato anche il bersaglio di alcune scritte apparse sulle mura esterne del ministero: “Valditara dimetti. Valditara fai schifo non puoi patriarcare per sempre” ed ancora “104 morti di stato non è l’immigrazione ma la vostra educazione”. Scritte che per la premier Meloni sono un gesto “vile e inaccettabile”, mentre per la ministra alle Famiglia e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella “non si può brandire l’educazione al rispetto come slogan per poi contraddirla nei fatti. A Valditara la mia solidarietà”.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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