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Gaetano Manfredi eletto presidente di ANCI: la guida dei Comuni italiani

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Durante il Consiglio nazionale dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) tenutosi a Torino, il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, è stato eletto presidente dell’ANCI all’unanimità. Un riconoscimento significativo che sottolinea il ruolo di Manfredi come figura chiave per la rappresentanza e il coordinamento dei comuni italiani.

Marco Fioravanti presidente del Consiglio nazionale ANCI

Nella stessa occasione, il sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti, è stato eletto, sempre con voto unanime, presidente del Consiglio nazionale di ANCI. Entrambi i risultati evidenziano una forte coesione istituzionale all’interno dell’associazione.

Il ruolo dell’ANCI

L’ANCI rappresenta i comuni italiani, promuovendo il dialogo tra gli enti locali e le istituzioni centrali. Sotto la guida di Gaetano Manfredi, già ex ministro dell’Università e della Ricerca e attuale sindaco di Napoli, si prevede un’attenzione particolare a temi fondamentali come:

  • Sviluppo urbano sostenibile.
  • Digitalizzazione dei servizi pubblici.
  • Collaborazione intercomunale.

Manfredi avrà il compito di rappresentare le istanze di quasi 8.000 comuni italiani, lavorando per rafforzare il ruolo degli enti locali nel sistema istituzionale del Paese.

Una leadership condivisa

L’elezione all’unanimità di entrambi i presidenti conferma un clima di collaborazione e unità tra i rappresentanti dei comuni italiani, essenziale per affrontare le sfide attuali che riguardano le città, dai fondi del PNRR alle politiche di sostenibilità.

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Politica

In cda Rai nomina di Chiocci e Ad di Rai Pubblicità

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Mentre in Vigilanza continua lo stallo sull’elezione del presidente della tv pubblica, in cda Rai arrivano le prime nomine della nuova gestione targata Giampaolo Rossi. All’ordine del giorno della seduta in programma domani c’è la conferma alla guida del Tg1 di Gian Marco Chiocci, chiamato lo scorso anno a Saxa Rubra mentre era al timone dell’Adnkronos. Il suo contratto era legato all’incarico del precedente amministratore delegato con una scadenza fissata al sessantesimo giorno successivo alla fine del mandato di quest’ultimo. La formula del nuovo accordo dovrebbe essere analoga. Si tratta della prima nomina ad una testata dopo il rinnovo del cda, in attesa del pacchetto che dovrebbe riguardare il Tg3, dopo l’uscita di Mario Orfeo in direzione Repubblica, oltre a Tgr, Rainews, Rai Sport. Domani in consiglio è prevista anche la nomina dell’amministratore delegato di Rai Pubblicità dopo le dimissioni annunciate da Gian Paolo Tagliavia a partire dall’inizio del 2025.

Al suo posto dovrebbe essere indicato Luca Poggi, in Rai Pubblicità dal 2018 e attuale direttore Centri Media della concessionaria a diretto riporto dell’Ad. All’esame del cda anche la presa dell’atto dei palinsesti inverno-primavera e l’affidamento dei lavori di bonifica e l’ammodernamento della sede di Viale Mazzini, che dovrebbero partire nella seconda metà del 2025 quando i dipendenti si saranno trasferiti in un edificio a Roma Sud, in via Alessandro Severo, dove dovrebbero rimanere per un paio d’anni. Nuova fumata nera, intanto, in Commissione di Vigilanza, convocata questa mattina per la votazione del presidente Rai.

La maggioranza ha disertato la seduta, proseguendo così il muro contro muro con l’opposizione che aveva a sua volta annunciato la volontà di non partecipare al voto per protesta contro la scelta della coalizione di governo di puntare, senza alcun confronto, su Simona Agnes, nome indicato da Forza Italia. “Succedono due cose gravi – ha sottolineato il capogruppo del Pd in Vigilanza Stefano Graziano -: la prima è un ricatto politico dentro la maggioranza, perché dopo due mesi non ci sono le nomine dei vertici delle testate e dei generi e non c’è una discussione vera sulla situazione aziendale; l’altra è un ricatto verso l’opposizione. Cioè si dice: se non votate il candidato che vogliamo noi non facciamo funzionare la commissione. C’è una differenza però: se la minoranza fa l’Aventino dà un segnale politico, se la maggioranza va sul Colle Oppio si blocca il processo democratico”.

“La sinistra continua a girare la frittata – ha replicato il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri -. Sono loro che boicottano la vita della Rai e la funzionalità della Vigilanza. Pretendendo di trasformare la minoranza in maggioranza. Chiedono convocazioni che poi disertano e vorrebbero che la maggioranza facesse da convitato di pietra. Noi siamo seri e responsabili e assistiamo con tristezza a questo festival della bugia”. Un nuovo tentativo di votazione è previsto mercoledì 27 novembre alle 8.30.

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Politica

Elezioni Regionali 2025: sei Regioni al voto e il bilancio delle amministrazioni

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Con la recente tornata elettorale, il bilancio politico delle Regioni italiane vede dodici amministrazioni guidate dal centrodestra, sei dal centrosinistra e due autonomie speciali con governi autonomisti. Nel 2025, sei Regioni saranno chiamate al voto, un appuntamento cruciale che potrebbe ridisegnare la mappa politica del Paese.


Le Regioni governate dal centrodestra

Attualmente, il centrodestra governa in dodici Regioni, tra cui le più popolose come Lombardia e Veneto, rispettivamente guidate da Attilio Fontana e Luca Zaia, e in territori come Friuli Venezia Giulia, sotto la guida di Massimiliano Fedriga, e Liguria, con Marco Bucci alla presidenza. Ecco l’elenco completo delle Regioni guidate dal centrodestra:

  • Piemonte – Alberto Cirio
  • Basilicata – Vito Bardi
  • Abruzzo – Marco Marsilio
  • Molise – Francesco Roberti
  • Friuli Venezia Giulia – Massimiliano Fedriga
  • Lombardia – Attilio Fontana
  • Lazio – Francesco Rocca
  • Sicilia – Renato Schifani
  • Calabria – Roberto Occhiuto
  • Liguria – Marco Bucci
  • Marche – Francesco Acquaroli
  • Veneto – Luca Zaia

Il centrosinistra e le sue roccaforti

Il centrosinistra mantiene il controllo di sei Regioni, tra cui la Campania, guidata da Vincenzo De Luca, e la Puglia, con Michele Emiliano. Altre roccaforti includono la Toscana con Eugenio Giani e l’Emilia Romagna, dove governa Michele De Pascale. L’elenco completo delle Regioni amministrate dal centrosinistra è:

  • Campania – Vincenzo De Luca
  • Toscana – Eugenio Giani
  • Puglia – Michele Emiliano
  • Umbria – Stefania Proietti
  • Emilia Romagna – Michele De Pascale
  • Sardegna – Alessandra Todde

Autonomisti e Province speciali

In Valle d’Aosta, il governo è affidato a una coalizione autonomista di centro-sinistra, guidata da Renzo Testolin (Union Valdôtaine), mentre nella Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher guida una coalizione tra Südtiroler Volkspartei e centrodestra. La Provincia di Trento, invece, è governata da Maurizio Fugatti della Lega.


Regioni al voto nel 2025

Le elezioni regionali del 2025 coinvolgeranno sei territori:

  • Campania (centrosinistra, Vincenzo De Luca)
  • Puglia (centrosinistra, Michele Emiliano)
  • Toscana (centrosinistra, Eugenio Giani)
  • Valle d’Aosta (autonomisti e centrosinistra, Renzo Testolin)
  • Veneto (centrodestra, Luca Zaia)
  • Marche (centrodestra, Francesco Acquaroli)

Le date ufficiali non sono ancora state stabilite. Tuttavia, è possibile che venga organizzato un election day in autunno, anche se la Valle d’Aosta potrebbe decidere in autonomia, come previsto dalla sua legislazione speciale.


Uno sguardo al futuro politico regionale

Le prossime elezioni potrebbero rappresentare un punto di svolta per entrambe le coalizioni. Il centrosinistra è chiamato a difendere i suoi bastioni storici come Campania, Puglia e Toscana, mentre il centrodestra cercherà di consolidare il controllo in Regioni come Veneto e Marche.


Conclusione

Il panorama politico delle Regioni italiane resta dinamico, con equilibri in bilico e una competizione serrata all’orizzonte. Le elezioni regionali del 2025 saranno un banco di prova fondamentale per misurare la forza delle coalizioni e il gradimento degli elettori a livello locale.

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I presidenti di Regione e l’anno social: il report di Arcadia premia De Luca, Zaia e Fontana

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Da Facebook a Instagram, passando per X (ex Twitter) e TikTok, il mondo social dei presidenti di Regione è stato analizzato nel report annuale di Arcadia, che evidenzia trend, performance e strategie comunicative dei leader regionali italiani. A primeggiare nella classifica di engagement è la governatrice della Sardegna, Alessandra Todde, che conquista il pubblico su Facebook e Instagram grazie a un coinvolgimento di alto livello.


I leader social: chi spicca per follower e attività

  • Alessandra Todde è la regina dell’engagement sui social, con un primato sia su Facebook che su Instagram. La sua capacità di interazione con i follower la pone al vertice della classifica.
  • Luca Zaia, presidente del Veneto, si distingue per la sua prolifica attività sui social, dimostrandosi uno dei leader più presenti e attivi sulle piattaforme.
  • Vincenzo De Luca, governatore della Campania, registra il maggiore incremento di follower in un anno, consolidando la sua popolarità online.

Attilio Fontana: il più apprezzato dagli utenti

Nella classifica del sentiment, che analizza il gradimento degli utenti, il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, si conferma il più apprezzato per il secondo anno consecutivo. Con un 78% di mood positivo, Fontana incassa il sostegno più alto tra i governatori italiani, consolidando un rapporto di fiducia con il pubblico.


Autonomia differenziata: un tema che spinge l’engagement

Il tema dell’autonomia differenziata ha contribuito a incrementare la visibilità social di alcuni presidenti. Tra i più attivi nella discussione troviamo:

  • Vincenzo De Luca (Campania) e Luca Zaia (Veneto), protagonisti di accesi dibattiti sul tema.
  • Roberto Occhiuto (Calabria) e Renato Schifani (Sicilia), che si sono distinti con interventi frequenti e diretti sulle piattaforme.

Questi governatori hanno sfruttato i social per amplificare il dibattito, attirando interazioni e commenti significativi.


TikTok: una presenza ancora limitata

Nonostante la crescente popolarità di TikTok, solo nove presidenti di Regione hanno un account attivo sulla piattaforma. La preferenza continua a essere rivolta verso i social più tradizionali, come Facebook e Instagram, che rimangono centrali per la comunicazione politica.

Il report di Arcadia evidenzia come i presidenti di Regione utilizzino i social media per rafforzare la propria immagine e connettersi con i cittadini. Tuttavia, la presenza su piattaforme emergenti come TikTok rimane ancora marginale, segno che il processo di innovazione digitale è in evoluzione. Tra engagement, sentiment positivo e temi caldi come l’autonomia differenziata, il panorama social dei leader regionali si conferma dinamico e strategico.

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