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Putin dona un leone, due orsi e altri animali a Kim Jong-un

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Il presidente russo Vladimir Putin ha regalato alla Corea del Nord decine di animali per uno zoo di Pyongyang, ha annunciato la Russia, in un’ulteriore dimostrazione del riavvicinamento tra i due Paesi alleati contro l’Occidente e nel conflitto in Ucraina.

“Un leone africano, due orsi bruni, due yak domestici, cinque cacatua bianchi, 25 fagiani di varie specie e 40 anatre mandarine sono stati trasferiti dallo zoo di Mosca a quello di Pyongyang”, ha dichiarato il Ministero delle risorse naturali russo. Il ministro Alexander Kozlov, che si è recato in Corea del Nord, ha sottolineato che si tratta di un “regalo di Vladimir Putin”.

Il ministero ha pubblicato un video che mostra gli animali, racchiusi in casse di legno, mentre vengono scaricati da un aereo cargo. Il video mostra anche la leonessa nella sua nuova gabbia di vetro e cemento allo zoo di Pyongyang. Vladimir Putin ha recentemente regalato 24 cavalli di razza al leader nordcoreano Kim Jong Un, che ha contraccambiato con il dono di alcuni cani.

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Zelensky, se gli Usa tagliano gli aiuti l’Ucraina perderà

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L’Ucraina “perderà” la sua guerra contro la Russia se gli Stati Uniti taglieranno i finanziamenti militari a Kiev, ha detto Volodymyr Zelensky a Fox News. “Se loro tagliano, penso che noi perderemo”, ha affermato il presidente ucraino in un’intervista alla rete tv americana.

“Combatteremo. Abbiamo la nostra produzione, ma non è sufficiente per prevalere. E penso che non sia sufficiente per sopravvivere”, ha continuato Zelensky. Il presidente Usa eletto Donald Trump è uno scettico dichiarato dei miliardi che l’amministrazione di Joe Biden ha dato all’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa nel 2022. Il tycoon ha ripetutamente promesso di porre fine rapidamente alla guerra, ma non ha fornito dettagli su come lo farebbe. “L’unità” tra Ucraina e Stati Uniti è “la cosa più importante”, ha aggiunto Zelensky alla Fox.

Trump potrebbe influenzare Vladimir Putin a porre fine alla guerra “perché è molto più forte” del presidente russo, ha assicurato il leader ucraino. Lo zar “può essere disposto a porre fine a questa guerra, ma dipende ancor di più dagli Stati Uniti d’America: Putin è più debole” degli Usa, ha detto Zelensky.

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Mosca, la ‘linea rossa’ con Washington non è più in uso

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La linea rossa Washington-Mosca di telecomunicazione diretta tra le due potenze non è al momento in uso, ha detto all’agenzia di stampa Tass il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov. Alla domanda se questo ‘telefono’ creato sulla scia della crisi missilistica cubana del 1962 rimanesse attivo fino ad oggi, Peskov ha risposto: “No, ora abbiamo uno speciale canale di comunicazione protetto per i due presidenti” americano e russo, con “anche un formato videoconferenza”. Il funzionario del Cremlino ha specificato che ultimamente non ci sono stati contatti tramite questa nuova linea di comunicazione tra Stati Uniti e Russia.

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Arrestati agenti al G20, volevano avvelenare Lula

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La polizia federale brasiliana ha arrestato un generale dell’esercito, tre militari e un agente federale, accusati di aver preparato un piano, tra il novembre e il dicembre del 2022, per uccidere avvelenandoli il presidente Luiz Inacio Lula da Silva e il suo vice Geraldo Alckmin, prima del loro insediamento, avvenuto nel gennaio del 2023. Due di questi sono stati catturati a Rio de Janeiro, dove secondo gli inquirenti avrebbero addirittura fatto parte del servizio di sicurezza del G20. Notizia però smentita dall’esercito. Il generale arrestato è Mário Fernandes, ex segretario esecutivo della presidenza della Repubblica del governo dell’ultraconservatore Jair Bolsonaro.

Gli altri militari appartenevano al corpo dei cosiddetti ‘kids pretos’, le forze speciali, che contano solo 2500 membri, addestrate per fare attività di guerriglia e antiterrorismo. Il gruppo – secondo le indagini – avrebbe anche pianificato di uccidere il giudice della Corte suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, il magistrato che più di ogni altro ha messo sulla graticola Bolsonaro e i suoi sostenitori. Un documento sequestrato durante l’operazione e intitolato “pugnale verde-giallo” rivela che per gli attentati, che sarebbero dovuti avvenire durante un evento pubblico, si sarebbero dovute usare armi, bombe e veleno. Inoltre, secondo il piano, con la morte di Lula e degli altri due obiettivi, i militari avrebbero creato un gabinetto di crisi guidato dai generali Augusto Heleno, allora a capo del gabinetto di sicurezza Istituzionale e Walter Braga Netto, ex ministro della Difesa. Secondo le ricostruzioni, il piano dell’attentato sarebbe stato anche fotocopiato dal generale Fernandes all’interno di un ufficio del palazzo presidenziale di Planalto, ma Bolsonaro – almeno per il momento – non è coinvolto.

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