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Economia

Calano i tassi di interesse per mutui e prestiti: un sollievo per le famiglie e imprese italiane

Dopo una lunga fase di rialzi, i tassi di interesse sui mutui, prestiti personali e credito al consumo in Italia stanno finalmente diminuendo, con effetti positivi per l’accesso al credito e il mercato immobiliare. Analisi delle dinamiche bancarie e le previsioni per il futuro.

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Tassi di interesse in calo: un segnale positivo per le famiglie

Nel mese di ottobre 2024, il tasso medio sulle nuove operazioni per l’acquisto di abitazioni è sceso al 3,28%, rispetto al 3,31% di settembre e al 4,42% di dicembre 2023, come riportato dall’ABI (Associazione Bancaria Italiana). Questo calo segue una tendenza iniziata a ottobre 2023, quando i tassi di mercato hanno iniziato a diminuire a seguito delle riduzioni dei tassi da parte della Banca Centrale Europea (BCE). Un cambiamento che, seppur graduale, si riflette positivamente sui tassi di finanziamento per le famiglie.

“Il calo dei tassi sui mutui è un segno di sollievo per le famiglie italiane, che per anni hanno affrontato il peso di tassi elevati e oneri finanziari crescenti”, ha sottolineato Gianfranco Torriero, vice direttore generale dell’ABI. La diminuzione dei tassi potrebbe portare a una ripresa del mercato immobiliare, favorendo nuovamente l’accesso al credito.

Il credito al consumo e l’andamento dei prestiti personali

Anche se i tassi sui mutui hanno registrato un abbassamento significativo, il credito al consumo ha continuato a registrare una crescita sostenuta. Dal 6,9% di luglio 2022, il tasso ha toccato l’8,7% a settembre 2024, con picchi superiori al 9% durante l’anno. Questa crescita è legata a una maggiore cautela da parte delle banche, che hanno percepito un aumento del rischio di insolvenza tra le famiglie, complicate da un contesto di inflazione elevata e aumenti dei costi di vita.

I prestiti personali, d’altro canto, hanno visto un picco del 7,2% a agosto 2023, per poi scendere al 5,6% a settembre 2024. Questo riflette un andamento altalenante dei tassi, che però suggerisce una lieve discesa delle condizioni di credito, dopo una fase di incertezze.

Mutui: un miglioramento delle condizioni di accesso al credito

Il settore dei mutui ha avuto un andamento relativamente stabile, ma è possibile intravedere una leggera ripresa grazie alla diminuzione dei tassi di interesse. A novembre 2023, il tasso d’interesse sui mutui ha toccato un massimo del 4,3%, mentre nel 2024 è sceso al 3,2% a settembre. Questo miglioramento, se dovesse continuare, potrebbe alleviare la pressione sulle famiglie che hanno visto aumentare notevolmente le loro rate mensili, favorendo di conseguenza nuovi acquisti immobiliari.

La riduzione dei tassi: previsioni per il 2024

Le banche italiane sono in una posizione di maggiore solidità, grazie ai profitti record registrati negli ultimi anni. Secondo Unimpresa, i profitti bancari potrebbero raggiungere 50,2 miliardi di euro nel 2024, con un incremento significativo rispetto agli anni precedenti. La solidità patrimoniale delle banche, unita alla diminuzione dei tassi di interesse, rende più facile l’accesso al credito per le famiglie italiane, stimolando i consumi e gli investimenti.

“Con tassi più bassi, le banche potrebbero favorire la ripresa dei mutui e dei prestiti personali, rinvigorendo l’economia reale e migliorando la capacità di indebitamento delle famiglie”, commenta Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa.

Credito alle famiglie: un panorama in evoluzione

Il credito alle famiglie italiane ha registrato una diminuzione complessiva da 678 miliardi di euro a 665 miliardi di euro tra luglio 2022 e settembre 2024, con una contrazione del 1,96%. La riduzione è stata compensata, in parte, dall’aumento del credito al consumo. Tuttavia, la contrazione dei prestiti personali e la stabilità nei mutui suggeriscono un mercato del credito più selettivo, ma in via di miglioramento grazie alla continua discesa dei tassi di interesse.

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Attesa vertenze Fedrigoni, Beko Europe ed Electrolux

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Fine 2024 all’insegna delle forti preoccupazioni a livello lavorativo ed occupazionale per Fabriano e il comprensorio. Fedrigoni, Beko Europe ed Electrolux, sono le vertenze attive che potrebbero assestare ulteriori colpi a un territorio che dal fallimento della Antonio Merloni Spa in poi continua ad avere continue emorragie occupazionali: circa 3.700 i disoccupati, ad oggi. Ad allarmare, anche per la tempistica, la vertenza Fedrigoni. L’azienda ha annunciato il 3 ottobre scorso di voler procedere alla chiusura della società Giano srl, attiva nel ramo delle carte d’ufficio, a fine 2024, con il conseguente licenziamento collettivo di 195 dipendenti diretti, a cui si aggiungerebbero circa 50 dell’indotto.

Aperta l’ultima fase di concertazione tra Fedrigoni, sindacati e Regione Marche al tavolo tecnico aperto al ministero delle Imprese e del made in italy. Se non si dovesse trovare un accordo, il 18 dicembre prossimo i licenziamenti collettivi diventerebbero effettivi. L’azienda, irremovibile sulla chiusura di Giano a fine 2024, ha proposto un piano di mitigazione dell’impatto occupazionale con prepensionamenti, ricollocazioni e creazioni di nuovi posti di lavoro a Fabriano, che abbasserebbe il numero degli esuberi di circa 130 unità. I sindacati di categoria e le Istituzioni (Regione e Comune di Fabriano) giudicano “insufficiente” e “poco sostenibile” il piano.

Il Mimit ha chiesto alla Fedrigoni di posticipare di un anno la chiusura di Giano per sondare l’interesse di acquirenti privati e del Poligrafico dello Stato. La Beko Europe e i sindacati di categoria sono invece attesi da un nuovo summit al Mimit il 20 novembre prossimo alle 15:30, dopo che nel precedente la newco, controllata al 75% dai turchi di Arcelik e al 25% dalla Whirlpool, ha evidenziato come l’attuale presenza nei settori del lavaggio e della refrigerazione sarà ulteriormente valutata per evitare altre perdite di cassa, mentre il sito di Carinaro, in provincia di Caserta, sarà mantenuto come Centro di Eccellenza per la distribuzione dei ricambi e le attività di ricondizionamento degli elettrodomestici. In Italia si punta poi a fare il centro di eccellenza per la cottura. In altre parole, per le Marche, il sito di Comunanza (Ascoli Piceno) potrebbe essere a rischio. Mentre l’hub a Melano di Fabriano, sembra al momento in una posizione più sicura. Sempre a Fabriano, però, vi è il centro impiegatizio e i colletti bianchi, invece, potrebbero essere oggetto di ulteriori scossoni. Fiom-Fim-Uilm hanno proclamato 4 ore di sciopero da svolgere in giorni diversi a livello territoriale, in attesa del summit ministeriale nel quale si attendono la presentazione del Piano industriale.

“L’azienda deve presentare il piano industriale”, dichiara Pierpaolo Pullini, della segreteria provinciale della Fiom e responsabile per il distretto economico produttivo di Fabriano. Sembra invece essere rientrata la vertenza Electrolux. Da lunedì 21 ottobre scorso sono partiti i contratti di solidarietà nel sito di Cerreto D’Esi. Coinvolti 106 lavoratori su circa 185 dipendenti complessivi. Per un anno, le tute blu oggetto dell’ammortizzatore sociale, lavoreranno 6 ore giornaliere per turno, invece delle attuali 8 con un taglio del 25% dello stipendio, nonostante l’integrazione statale. “Attraverso questo accordo si sono evitati, al momento, 18 esuberi”, conferma Pullini. “Adesso risulta fondamentale che l’azienda mantenga gli impegni degli investimenti per rilanciare la fabbrica di Cerreto D’Esi: 2,4 milioni di euro, soprattutto in nuovi prodotti come da strategia aziendale, per poter garantire di essere in grado di conquistare quote di mercato e clienti, sia in questo momento di contrazione che nella fase in cui ci sarà una ripresa delle vendite”, conclude Pullini.

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Lo spread scende sotto i 120 punti, ai minimi da un mese

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Il differenziale tra Btp e Bund decennali tedeschi torna sotto quota 120 punti per la prima volta dallo scorso 18 ottobre, quando era sceso a 117,5 punti. Per trovare valori più bassi occorre tornare indietro di oltre 2 anni. Il 2 febbraio del 2021 lo spread raggiunse un minimo di 90,68 punti, per poi salire a 122 punti il 17 maggio e ridiscendere a 97 punti il 23 settembre di quell’anno. Nei giorni successivi risalì sopra i 100 punti, per balzare a 131,6 punti l’1 novembre di quell’anno. Da allora il dato non è mai più sceso sotto i 120 punti fino allo scorso 18 ottobre. In calo di 0,7 punti il rendimento annuo italiano al 3,53%, mentre ne guadagna 1,4 al 2,35% quello tedesco.

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Multa Ue da 800 milioni per il Marketplace di Facebook

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Schiaffo dell’Ue a Meta da quasi 800 milioni di euro. La Commissione europea ha multato la società madre di Facebook per aver violato le norme sulla concorrenza. L’accusa è duplice: secondo Palazzo Berlaymont, il gruppo californiano ha abusato della propria posizione dominante sui social network per avvantaggiare Facebook Marketplace, la popolare piattaforma per acquistare e vendere beni di seconda mano. “Tutti gli utenti di Facebook hanno automaticamente accesso a Facebook Marketplace e vi sono regolarmente esposti, che lo vogliano o meno”, è il ragionamento della Commissione, secondo cui i concorrenti di Facebook Marketplace rischiano in questo modo di essere “estromessi dal mercato” se non sono in grado di eguagliare questo “vantaggio sostanziale”.

Non solo. Secondo l’Antitrust europea, Meta ha anche imposto delle condizioni commerciali inique ad altri fornitori di servizi di annunci online classificati che pubblicizzano sulle sue piattaforme, in particolare su Facebook e Instagram. Pratica questa che consente a Meta di usare i dati relativi agli annunci generati da altri inserzionisti a esclusivo vantaggio di Marketplace. La vice presidente della Commissione, Margrethe Vestager, ha quindi intimato di “porre fine a questa condotta” considerata “illegale ai sensi delle norme antitrust dell’Ue”.

La multa, del valore di 797,72 milioni di euro, è stata determinata tenendo conto della durata e della gravità dell’infrazione, nonché del fatturato di Facebook Marketplace, cui si riferiscono le infrazioni, e del fatturato totale di Meta. Si tratta della settima multa più grande comminata dall’Ue per pratiche anti-concorrenziali, in una classifica in cui spiccano Google, Apple e Intel. A stretto giro è arrivata la replica di Meta, nel mirino di Bruxelles anche per le sue regole sull’uso dei dati personali per la pubblicità mirata. “La decisione ignora – secondo il colosso social di Mark Zuckerberg – le realtà del mercato e servirà solo a proteggere i marketplace storici dalla concorrenza”. Palazzo Berlaymont, ha aggiunto Meta, non ha fornito “alcuna prova di un danno competitivo per i rivali o di un danno per i consumatori”. Per questo motivo, pur impegnandosi a lavorare “in modo rapido e costruttivo” a “una soluzione che affronti i punti sollevati”, il gigante tech ha annunciato di voler ricorrere contro la decisione della Commissione.

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