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Lazio preoccupata, Dia si ammala di malaria in Senegal

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Preoccupazione per la Lazio: Boulaye Dia colpito dalla malaria durante il ritiro in Senegal

Un’improvvisa notizia scuote la Lazio e i suoi tifosi: Boulaye Dia, attaccante senegalese, ha contratto la malaria mentre si trovava nel suo Paese d’origine. Il calciatore era stato convocato per rappresentare la nazionale senegalese negli impegni di novembre, ma un malore ha interrotto i suoi piani.

La Federazione senegalese ha comunicato ufficialmente l’assenza di Dia dalla partita contro il Burkina Faso, spiegando che il giocatore ha manifestato i primi sintomi proprio il giorno della partenza per Bamako. “Ha avuto un attacco di malaria il giorno della partenza per Bamako, motivo per cui è rimasto a Dakar per continuare le cure” recita la nota diffusa dalla federazione.

Attualmente, Boulaye Dia si trova sotto trattamento a Dakar, e le sue condizioni sono costantemente monitorate dal personale medico. La malaria è una malattia infettiva potenzialmente grave, ma se trattata in modo tempestivo, le possibilità di recupero sono buone.

La Lazio, che conta su Dia per il suo contributo offensivo, segue con apprensione l’evolversi della situazione. Il club capitolino, in attesa di aggiornamenti più dettagliati, resta fiducioso riguardo al pieno recupero dell’attaccante. Nei prossimi giorni saranno essenziali ulteriori controlli per valutare l’eventuale miglioramento delle sue condizioni di salute.

La notizia di Dia è un richiamo alla fragilità e alla complessità degli impegni internazionali per i calciatori, che non solo affrontano sfide sportive ma sono anche esposti a rischi sanitari nei diversi Paesi del mondo.

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Roma

Roma: ecco Ranieri ‘torno a casa, non posso sbagliare’

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Claudio Ranieri ha cominciato nella Roma da calciatore e nella Roma chiuderà prima da allenatore e poi da dirigente. Il destino ha voluto che fosse così perché lo scorso anno aveva deciso di lasciare il calcio. “Ed ero convinto della mia scelta – spiega -. Sarei rientrato solo nella Roma o nel Cagliari se fosse servito”. Così è stato. A lui, dunque, il compito di risollevare i giallorossi e la conferenza stampa d’esordio ha già messo in luce il suo nuovo ruolo da tecnico-manager, perché contestualmente aiuterà i Friedkin nella ricerca del prossimo allenatore e a fine stagione rimarrà dirigente della società. Nell’ora passata davanti ai giornalisti si è fatto carico dei silenzi dei Friedkin e dei problemi della Roma, ha risposto a tutto, spesso intervenendo anche al posto del diesse Ghisolfi, sedutogli vicino.

Diretto, conciso, perché il tempo a disposizione non è tanto. “Qui sono tornato alla casa madre – dice -. Ma io non ho tempo di fare errori”. Il calendario d’altronde parla chiaro: alla ripresa ci saranno Napoli, Tottenham e Atalanta, per questo ai tifosi ha chiesto di non fischiare la squadra. “Giocare in casa così è la cosa più difficile che esista – il messaggio di Ranieri -. Voglio una squadra e un pubblico coesi. Siamo tutti una famiglia: calciatori, allenatore, società, dipendenti”.

Promesse non ne fa, se non quella di dare tutto e di far tornare a casa i tifosi orgogliosi a prescindere dal risultato. Si mette a scudo dei suoi giocatori, mettendoli comunque di fronte alle loro responsabilità: “Qui si deve dare il 120%, perché l’80 non basta. E non accetto che si vada al lavoro con il viso preoccupato. Siamo persone super fortunate perché ci siamo scelti il mestiere, per questo dobbiamo venire qui con il sorriso e dare tutto in campo”. Insomma, parla in faccia a chiunque e dice quello che pensa, così come ha fatto con la proprietà nel blitz londinese per definire l’accordo. “Se mi hanno chiamato è perché hanno capito i propri errori e lo hanno fatto per riportare in alto la Roma, mi è stata data carta bianca – racconta -. Dan Friedkin mi ha lasciato a bocca aperta per il bene che vuole a questo club ed è scioccato per l’aver speso tanto e non aver ottenuto i risultati che voleva. Per questo io sarò l’uomo vicino alla proprietà, ma si farà tutto insieme perché per il presidente non esiste una visione piramidale della società, bensì collegiale”.

Poi la precisazione su Dybala alla domanda se veramente i Friedkin gli avessero chiesto di non farlo giocare per non far scattare il rinnovo automatico del contratto. “E’ stata la prima cosa di cui abbiamo discusso e gli ho detto che io avrei fatto come mi pare. Non mi interessano le clausole, scelgo chi voglio e gli sta bene sennò non sarei qui”. E’ ancora presto, invece, per parlare di mercato, così come dei possibili ritorni di Francesco Totti (“non sono chiuso ad alcuna soluzione) e Daniele De Rossi (“oggi è un discorso non ancora affrontato). “Intanto fatemi vedere la squadra – dice intervenendo ancora al posto di Ghisolfi al quale era sto chiesto se a gennaio sarebbero stati fatti acquisti -. Ci sono dei giovani validi che vanno inseriti in una situazione compatta, poi si faranno delle valutazioni e se ci saranno delle opportunità sono certo che le mie richieste saranno soddisfatte”.

La priorità va al campo e oggi Ranieri non sa ancora quale modulo utilizzerà, ma ridendo promette di non schierare più Angelino tra i tre centrali e su Hummels anche appare chiaro: “Perché non dovrebbe giocare?”. Al resto ci penserà il tempo.

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11 club A contrari, ricorso su statuto Figc in stand by

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La Lega Serie A mette in standby l’ipotesi di ricorso contro lo statuto Figc. Le undici lettere inviate da altrettanti club per schierarsi contrari all’ipotesi di impugnare il testo del nuovo statuto, approvato dall’assemblea federale lo scorso 4 novembre, hanno portato l’assemblea della Lega andata in scena in serata in videoconferenza a lanciare la palla in tribuna: prima infatti si attenderà la decisione del Coni, che è chiamato a breve ad esprimersi e approvare o meno il nuovo statuto federale proposto dal presidente Figc Gabriele Gravina e approvato appunto in assemblea due settimane fa. Motivo per cui in Lega non si è arrivati al voto, anche se le posizioni tra le società sono chiare.

Gli undici club che hanno inviato la lettera contro il ricorso (Atalanta, Bologna, Como, Fiorentina, Inter, Juventus, Monza, Parma, Roma, Udinese e Venezia) sono sostanzialmente le stesse che il 4 novembre si sono astenute in assemblea federale, creando una prima spaccatura nella massima serie visto le otto che invece avevano votato contro. Ma soprattutto oggi hanno deciso di inviare un messaggio chiaro: l’eventuale ricorso non sarà a nome dell’intera Lega Serie A, visto che serve la maggioranza per deliberare l’impugnazione. Resta l’ipotesi che un singolo club si muova da solo contro la Figc, ma per ora non se ne è parlato in Lega.

In assemblea invece si è discusso, anche tra club, sulle rispettive posizioni, con esposizioni da parte dei singoli dirigenti in una riunione in cui non sono mancati toni anche accesi verso le undici società che hanno inviato la lettera (“come fa ad andarvi bene il nuovo statuto se non hanno accolto le nostre proposte?”, il senso delle discussioni). Ora si attenderà l’approvazione da parte del Coni, come ente ultimo previsto dalle norme, del nuovo statuto federale, per poi capire se ci sarà ancora la volontà di proseguire sull’ipotesi del ricorso.

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Atp Finals, Medvedev: Sinner vincerà ancora per tanti anni

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“Penso che Jannik (Sinner ndr) si meriti il successo. È un bel numero 1 al mondo, vince molti tornei ed è molto giovane. Ha 23 anni, ha forse 13, 14 anni davanti a sé in cui può giocare e vincere”. Così, nella conferenza stampa post match, Daniil Medvedev, dopo la sconfitta che lo ha estromesso dalle Atp Finals.

“Jannik gioca bene – aggiunge – ed è in un momento di piena fiducia. A malapena manca un tiro e colpisce forte. È difficile interpretarlo. Ti mette sotto pressione e in un certo senso non l’ho affrontato abbastanza bene. Ho sbagliato alcuni colpi in alcuni momenti importanti. Non è facile batterlo, molte persone ci provano, molte persone falliscono”, osserva Medvedev sottolinendo che “c’è uno che lo fa un po’ più volte degli altri, ed è Carlos (Alcaraz ndr). Sì – conclude- è un avversario molto, molto forte”.

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