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Ambiente

Trovato un ecosistema preistorico fossile in Valtellina

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Orme di anfibi e rettili, ma anche piante, semi, impronte di pelle e persino gocce di pioggia: è un vero e proprio ecosistema fossilizzato su lastre di arenaria, quello scoperto nel Parco delle Orobie Valtellinesi in provincia di Sondrio. Riportato alla luce dallo scioglimento di neve e ghiaccio causato dal cambiamento climatico, conserva tracce di vita risalenti a 280 milioni di anni fa. I primi reperti, recuperati pochi giorni fa a 3.000 metri di quota con una spettacolare operazione supportata da un elicottero, sono stati mostrati per la prima volta al Museo di Storia Naturale di Milano.

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Ambiente

Copernicus: 2024 l’anno più caldo, sforerà limite 1,5 gradi

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Il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato, e la temperatura media globale sarà più di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali, probabilmente più di 1,55 gradi. Lo scrive in un comunicato il servizio meteo della Ue, Copernicus.

“L’anomalia media della temperatura globale per i primi 10 mesi del 2024, da gennaio ad ottobre – scrive Copernicus -, è stata di 0,71 gradi superiore rispetto alla media 1991-2020: è la più alta mai registrata per questo periodo, e di 0,16 gradi più alta dello stesso periodo del 2023”.

Secondo il servizio meteo della Ue, “è ora virtualmente certo che il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato. L’anomalia della temperatura media per il resto del 2024 dovrebbe crollare quasi a zero perché il 2024 non risulti l’anno più caldo”. Inoltre, prosegue Copernicus, “dato che il 2023 è stato 1,48 gradi sopra il livello pre-industriale, è virtualmente certo che la temperatura globale annuale per il 2024 sarà di più di 1,5 gradi sopra il livello pre-industriale, ed è probabile che sarà superiore di più di 1,55 gradi”.

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Ambiente

Una Cicogna nera salvata e liberata in provincia di Caserta

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In un’epoca in cui le storie a lieto fine sembrano sempre più rare, ecco un racconto che riempie il cuore di speranza e orgoglio, come confermato dai responsabili dell’ASL di Napoli. Questa vicenda proviene dalla provincia di Caserta, dove è stata ritrovata una giovane cicogna nera, una specie migratrice e rara in Europa, gravemente ferita da arma da fuoco. La cicogna, una femmina di appena un anno, appartiene alla specie Ciconia nigra, considerata a rischio di estinzione, rendendo il suo ritrovamento e il suo recupero ancora più significativi.

Appena individuata, la cicogna è stata trasportata d’urgenza presso il Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) “Federico II”, parte del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali. Questo centro, in collaborazione con l’ASL Napoli 1 Centro, svolge un ruolo cruciale per il recupero e la tutela della fauna selvatica, fornendo soccorso a esemplari in difficoltà. In questo caso, la storia è stata resa ancora più speciale dal supporto del Gruppo Carabinieri Forestale di Caserta, che ha affiancato il CRAS per gli aspetti giuridici della vicenda.

Il percorso di recupero della cicogna è stato lungo e complesso: le cure intensive, seguite da una delicata fase di riabilitazione, hanno richiesto dedizione, professionalità e pazienza. Dopo settimane di lavoro instancabile, finalmente l’esemplare è stato ritenuto pronto per essere reintrodotto nel suo habitat naturale.

A fine luglio, la cicogna nera è stata reintrodotta in natura. La fase di rilascio è avvenuta con un approccio controllato e graduale, durante il quale l’esemplare è stato monitorato attentamente dal personale veterinario dell’ASL Napoli 1 Centro e del CRAS “Federico II”. La fase di reimmissione è stata gestita in collaborazione con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che ha supervisionato l’operazione e fornito supporto per il monitoraggio GPS

La cicogna nera è anche parte di un progetto europeo di inanellamento e monitoraggio satellitare tramite GPS, che permette di seguire gli spostamenti degli esemplari nel loro percorso migratorio dalla Polonia al Mediterraneo, fino all’Africa sub-sahariana. Al momento del rilascio, il personale autorizzato dell’ISPRA ha applicato un dispositivo GPS all’animale, permettendo così un monitoraggio a distanza per seguirne i movimenti e registrare eventuali spostamenti migratori.

Grazie ai dati trasmessi dal GPS, si è potuto constatare che la cicogna ha raggiunto un pieno recupero, confermato dai suoi spostamenti di medio raggio in una delle rare aree italiane che ospitano la specie. La presenza di giovani esemplari in questa zona del Sud Italia rappresenta un segno di speranza per la conservazione della Ciconia nigra, una specie che da tempo affronta gravi minacce alla sopravvivenza.

La storia di questa cicogna nera ferita e salvata è una testimonianza dell’impegno dei professionisti che lavorano nei centri di recupero animali, che ogni giorno si dedicano alla cura e alla protezione della fauna selvatica. Salvare una vita così fragile e restituirla alla natura rappresenta una vittoria per tutti coloro che, come il personale del CRAS “Federico II” e dell’ASL Napoli 1 Centro, si dedicano con passione a tutelare l’ambiente.

Non si può che emozionarsi di fronte alla visione di questa giovane cicogna, finalmente libera di tornare a volare nel suo habitat, libera di vivere la sua vita lì dove la natura l’ha destinata. Questo esempio di rinascita e speranza è un promemoria prezioso di quanto sia importante proteggere e rispettare le creature che condividono con noi questo pianeta.

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Clima, per i danni 38mila miliardi di dollari all’anno

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Il riscaldamento globale (la foto imagoeconomica in evidenza) costerà 38.000 miliardi di dollari all’anno nei prossimi 25 anni, sotto forma di danni da siccità, incendi ed eventi meteo estremi. Ma le emissioni da combustibili fossili che provocano il riscaldamento non scendono, nonostante gli impegni solenni di politici e imprenditori. Nel 2023 sono salite dell’1,1% rispetto all’anno precedente. I conti sul cambiamento climatico li ha fatti l’Istituto tedesco per la ricerca sull’impatto climatico di Potsdam, in una ricerca pubblicata nei mesi scorsi sulla rivista Nature.

Lo studio valuta le perdite annue all’interno di una forchetta fra i 19.000 e i 59.000 miliardi di dollari, con un valore medio di 38.000 miliardi. Per arrivare a questi dati, i ricercatori tedeschi hanno analizzato come il cambiamento climatico abbia danneggiato l’economia in più di 1.600 regioni nei 40 anni passati. Poi hanno usato questi dati per costruire un modello che permetta di calcolare i danni futuri.

Questi potranno provenire da siccità, eventi meteo estremi, incendi, che impattano sui raccolti agricoli, la produttività del lavoro e le infrastrutture. E che hanno costi altissimi. Soltanto nel 2023, secondo i conti del colosso assicurativo Swiss Re, 142 catastrofi naturali hanno provocato 76mila vittime, 108 miliardi di danni di perdite assicurate e 280 miliardi di danni totali. Altri 120 miliardi soltando nei primi 6 mesi di quest’anno. Fenomeni che dal 1994 ad oggi aumentano ad un ritmo compreso tra il 5% e il 7% ogni anno, con sempre più record negativi.

Ed infatti, tornando alla ricerca tedesca, l’economia mondiale è avviata a una riduzione di reddito del 19% nei prossimi 25 anni. Ma in mancanza di provvedimenti adeguati, la perdita potrebbe salire al 60% al 2100. Il problema è che il mondo non sta prendendo provvedimenti adeguati. Le emissioni globali di Co2, il principale gas serra, nel 2023 sono aumentate dell’1,1% rispetto rispetto al 2022. Usa ed Europa hanno tagliato le loro emissioni, rispettivamente del 7,4% e del 3%, ma Cina e India le hanno aumentate, dell’8,3% e del 4%.

Ed in alcuni casi hanno contribuito anche i paesi più ricchi che hanno spostato alcune produzioni inquinanti in quelli emergenti. “C’è la tendenza a sottovalutare i rischi economici e finanziari del cambiamento climatico – commenta Batrice Moro, analista del think tank italiano per il clima Ecco -. Sono rischi fisici, di danni da siccità ed eventi meteo, e rischi di transizione, ad esempio per investimenti nelle fonti fossili che rovinano l’immagine o vengono bloccati dalle autorità. Se non investiamo nella mitigazione, questi rischi aumentano. Ma questa consapevolezza non è ancora entrata nella visione a lungo termine dei mercati finanziari”.

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