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Sinner incoronato, è il re del tennis nel 2024

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Non poteva esserci un luogo migliore delle Atp Finals di Torino per incoronare Jannik Sinner come re del tennis mondiale nel 2024. L’investitura ha avuto come scenario la Inalpi Arena, sede del ‘torneo dei maestri’. Il tennista altoatesino è stato premiato per aver chiuso l’anno al numero 1 del ranking: succede nell’albo d’oro a Nole Djokovic e Carlos Alcaraz. Un anno che ha dominato, con la vittoria di due slam (Australian Open e Us Open) e di tre Atp Masters 1000. A consegnargli il prestigioso riconoscimento è stato Boris Becker, indimenticato campione degli anni ’80 e ’90. “Non c’è posto più bello per festeggiare questo trofeo. Torino è sempre stata importante per me, festeggiare con tutti voi è davvero speciale” ha detto un emozionato Sinner, aggiungendo: “Questo è un club molto molto esclusivo, ne fanno parte solo 29 persone. Quando ero giovane non pensavo di arrivare a questo punto, ma piano piano e con tanto lavoro ci sono arrivato”.

Domani l’azzurro sfiderà lo statunitense Taylor Fritz, numero 5 del ranking mondiale, reduce dal convincente successo su Daniil Medvedev. L’ultima volta che i due si sono affrontati è stato l’8 settembre scorso alla finale degli Us Open: nell’occasione finì con un largo successo dell’altoatesino, 6-3, 6-4, 7-5 in due ore e 15 minuti di gioco. Sinner ha preparato il match con la solita, maniacale, attenzione: due ore di allenamento tra campo e palestra (Fritz ha preferito conservare le energie e ha svolto una sessione più leggera, di circa un’ora).

Allo Sporting di Torino, sotto gli occhi attenti di Simone Vagnozzi e Darren Cahill, l’azzurro nel pomeriggio ha svolto una sessione completa: prima un’ora con lo sparring partner e poi un’ora con il team. Esercizi sulle diagonali, sulle volée, sugli smash, sui servizi e sulle risposte. Hanno studiato la strategia migliore per affrontare Fritz. E’ scattato l’applauso quando Jannik ha cambiato il campo e si è piazzato sotto la tribuna. Sugli spalti dalla parte opposta i familiari – mamma, papà, fratello e zio – hanno seguito l’allenamento. Una pallina dietro l’altra, colpi piatti alternati a colpi ‘arrotati’. Sinner “sul pezzo”, Vagnozzi non ha avuto bisogno di stimolarlo. Solo a metà allenamento il team si è fermato per qualche minuto e in panchina l’atmosfera si è sciolta.

Ormai è tutto pronto per l’ennesima sfida di un anno esaltante. Domani alle 20.30 l’atmosfera sarà bollente all’Inalpi Arena, sempre gremita in questi giorni. Ed è proprio sull’entusiasmo della piazza che si punta per avere la conferma di Torino come sede della prestigiosa manifestazione anche per il quinquennio 2026-2030. Nell’ambiente sportivo si dà per scontato che le Nitto Atp Finals resteranno in Italia: per la destinazione sono in ballo Torino e Milano – anche con un possibile ticket – con quest’ultima preferita da alcuni sponsor. La decisione si conoscerà solo domenica prossima, il giorno della finale. A livello sportivo è inutile fare pronostici per ora, le soprese sono dietro l’angolo: dopo la sconfitta di Medvedev con Fritz è arrivata anche quella di Alcaraz con Ruud. Troppo falloso lo spagnolo (frenato da un’indisposizione), che ha perso in due set 6-1, 7-5.

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Esteri

Gaetz alla Giustizia, il ministro vendicatore di Trump

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Donald Trump affida il Dipartimento di Giustizia a un fedelissimo, il deputato della Florida Matt Gaetz. “E’ un legale talentuoso e tenace”: metterà fine all’uso della “giustizia come arma e proteggerà i nostri confini”, ha annunciato il presidente-eletto sul suo social Truth. Trumpiano di ferro, fervente anti-abortista e cresciuto nella casa in cui e’ stato girato il film ‘The Truman Show’, Gaetz ha orchestrato lo scorso anno il siluramento dell’ex speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy, ‘colpevole’ – a suo avviso – di aver raggiunto un accordo con i democratici per evitare uno shutdown del governo.

Con la nomina a sorpresa, Trump occupa una casella cruciale nella sua amministrazione, quella che gli ha creato problemi durante il suo primo mandato e che lo ha ‘perseguitato’ una volta uscito dalla Casa Bianca. Nei suoi primi quattro anni alla Casa Bianca il presidente-eletto ha avuto rapporti molto tesi con i sui ministri della giustizia Jeff Sessions e Bill Barr, accusati di essere un ostacolo.

Dopo la sconfitta del 2020 Trump si è sentito invece perseguitato dal dipartimento di giustizia dell’amministrazione Biden, che ha nominato il procuratore speciale Jack Smith per indagare sul tycoon. Inchieste dalle quali sono scaturite due incriminazioni, una per il 6 gennaio e l’altra per le carte segrete a Mar-a-Lago. Con il fedelissimo Gaetz Trump punta, come ha promesso, a cambiare radicalmente il dipartimento di Giustizia e, probabilmente, a ‘vendicarsi’ sui suoi nemici dei torti subiti.

Il deputato della Florida è stato accanto al presidente-eletto nei suoi momenti più bui degli impeachment e delle incriminazioni e, prima che uscisse dalla Casa Bianca nel 2020, pensò anche di chiedergli la grazia preventiva per una indagine nei suoi confronti per rapporti sessuali a pagamento con varie donne e con minorenni, per l’assunzione di droghe e per l’aver ricevuto regali in cambio di favori. Accuse che ha sempre negato e che alla fine sono state archiviate per la “scarsa affidabilità dei testimoni”.

Lo scorso giugno però la commissione etica della Camera ha deciso di riaprire alcuni filoni dell’indagine per ulteriori provvedimenti. Una mossa che, con i repubblicani che controllano l’intero Congresso e Gaetz nominato alla Giustizia, probabilmente non andrà lontano.

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Esteri

Biden riceve Trump: non abbandonare l’Ucraina a Putin

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Un incontro nella tradizione americana, eppure straordinario. Joe Biden ha ricevuto Donald Trump alla Casa Bianca dopo mesi, anni perfino, di attacchi reciproci senza esclusione di colpi perché ha voluto rassicurare il popolo degli Stati Uniti che ci sarà una transizione pacifica. Un gesto in totale contrapposizione con il caos, la violenza e i morti che il tycoon si è lasciato alle spalle dopo la sconfitta nel 2020. Sorridenti e rilassati, i due ex avversari seduti davanti al caminetto acceso dello Studio Ovale si sono scambiati una cordiale stretta di mano e parole gentili. Toni e atmosfere completamente diversi dal loro ultimo incontro diretto, il dibattito televisivo dello scorso giugno che ha segnato la fine della corsa di Biden. “Bentornato presidente eletto Donald”, ha esordito il commander-in-chief che quattro anni fa non ha ricevuto la stessa cortesia dal Trump uscente.

“La politica è dura, spesso non è un mondo piacevole. Ma oggi è una bella giornata e sono grato per questa transizione così tranquilla”, ha risposto The Donald, promettendo che il passaggio di potere sarà “il più liscio possibile” e ringraziando ancora una volta il presidente per l’invito “molto apprezzato”. I due leader sono poi stati tempestati dalle domande dei giornalisti presenti alle quali però non hanno risposto, rimanendo seduti sulle rispettive poltrone: Biden sorridente, Trump più concentrato. A parte i convenevoli e il forte valore simbolico, il colloquio di circa due ore è stato per lo più incentrato su uno dei tempi più a cuore dell’anziano commander-in-chief in uscita: la guerra in Ucraina. Mentre lo speaker della Camera Mike Johnson ha già avvertito che non saranno più inviati soldi a Kiev e Trump sta pensando di nominare un inviato “per la pace”, Biden ha chiarito al suo successore che aiutare le forze di Volodymyr Zelensky “è necessario per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e la stabilità dell’Europa” e, in ultima analisi, per contenere la Cina, mantenendo l’equilibrio nell’Indo-pacifico.

Anche la first lady Jill ha voluto salutare il tycoon per consegnargli una lettera scritta a mano di congratulazioni per Melania, un altro schiaffo morale dei Biden ai Trump dopo che l’ex first lady ha snobbato l’invito per il tè con una scusa piuttosto banale. Prima del colloquio alla Casa Bianca il presidente eletto ha incontrato all’hotel Hyatt di Washington i deputati repubblicani, accompagnato dall’ormai onnipresente Elon Musk. Il tycoon ha dato il suo endorsement a Johnson per un secondo mandato da speaker, visto che il Grand old party ha mantenuto il controllo della House, e ha ringraziato i suoi per la vittoria in tutti i sette Stati in bilico: “Non potevamo fare meglio di così”. Trump, accolto in trionfo, ha anche scherzato su un suo eventuale terzo mandato, vietato dalla Costituzione: “Non credo che lo farò, a meno che non ci inventiamo qualcosa…”, ha ironizzato.

Intanto, il Senato ha eletto il suo leader, non Rick Scott che era stato pubblicamente appoggiato da Musk e dal movimento Maga, ma John Thune, vice dell’uscente Mitch McConnell, in passato spesso critico nei confronti di Trump. La vittoria del senatore del South Dakota potrebbe essere il segnale che la Camera Alta di Capitol Hill vuole mantenere il suo potere e mettere un argine allo tsunami guidato dal patron di Tesla. Con la sua nomina al Dipartimento per l’efficienza governativa assieme a Vivek Ramaswamy, infatti, – ‘il progetto Manhattan’ dei nostri tempi’, nelle parole del tycoon – il milionario avrà un ruolo sempre più ingombrante nella nuova amministrazione. Nelle ultime ore Trump ha riempito altre caselle cruciali della sua squadra.

Intanto il fondamentale dipartimento di Giustizia a capo del quale il presidente eletto ha messo uno dei suoi alleati più fedeli il controverso Matt Gaetz che dovrà svolgere la missione di vendicatore nei confronti dei tanti procedimenti che hanno colpito il tycoon. La nomina più inaspettata è stata quella del veterano ed ex anchor di Fox news Pete Hegseth, alla guida del Pentagono, poi ha confermato le voci che davano il senatore della Florida Marco Rubio come segretario di Stato, Kristi Noem segretaria alla Sicurezza interna, Mike Waltz consigliere per la sicurezza nazionale, John Ratcliffe alla Cia e Tulsi Gabbard, ex deputata democratica diventata sostenitrice di Trump come direttrice dell’intelligence nazionale. Questi si vanno ad unire al chief of staff Susan Wiles, lo zar per i confini Thomas Homan, l’ambasciatrice all’Onu Elise Stefanik, il direttore dell’agenzia per l’Ambiente Lee Zeldin.

Dan Scavino tornerà alla Casa Bianca come assistente del presidente e vice capo di gabinetto. Stephen Miller tornerà alla West Wing come assistente del presidente, vice capo di gabinetto e consigliere per la sicurezza interna. L’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee è stato designato nuovo ambasciatore in Israele, mentre l’inviato speciale per il Medio Oriente sarà il magnate dell’immobiliare Steven C. Witkoff. Per il Tesoro quelle dell’hedge fund manager Scott Bessent, uno dei maggiori racimolatori di fondi per il tycoon e suo ex consigliere economico.

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Economia

Mef cede 15% di Mps, il Banco prenota il terzo polo

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Il terzo collocamento di azioni Mps da parte del Mef dà il via alle prove generali per la nascita del terzo polo bancario. Alla vendita delle azioni partecipano infatti, con un blitz a sorpresa, Banco Bpm e Anima che si assicurano un ruolo di primo piano nell’azionariato di Siena, con una quota aggregata pari al 9% del capitale. A cui si aggiunge, con il 3,5% anche il gruppo Caltagirone, azionista sia della banca che dell’asset manager. Ma andiamo con ordine. Alla chiusura del mercato il Tesoro fa sapere di aver avviato il collocamento di 88,2 milioni di azioni del Monte, pari a una quota di circa il 7% del capitale. Poco più tardi il collocamento si chiude con la vendita del 15% del capitale per effetto, fa sapere il Mef di una domanda “pari a oltre il doppio dell’ammontare iniziale”.

Per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (nella foto Imagoeconomica in evidenza), il bottino è ricco. Incamera 1,1 miliardi dopo aver venduto le azioni, contesissime, del Monte a premio del 5% rispetto alla chiusura di Borsa. Il saldo dei tre collocamenti effettuati, sale a di 2,7 miliardi e in portafoglio resta ancora una quota dell’11,7% che in Borsa vale circa 800 milioni. Ma la vera sorpresa arriva quando si scopre che ad acquistare sono state Banco Bpm e Anima, l’asset manager di cui il gruppo guidato da Giuseppe Castagna è primo azionista con il 22% del capitale e su cui ha lanciato un’Opa per salire al 100%. Castagna compra il 5% per circa 530 milioni di euro, Anima, che ha già in portafoglio l’1% di Mps, il 3% per 219 milioni. Insieme fa il 9% del capitale, che fanno del polo Banco-Anima il secondo azionista di Mps dopo il Tesoro.

Come se non bastasse in serata emerge che anche Francesco Gaetano Caltagirone, azionista sia di Anima con il 3,5% che del Banco con una quota più piccola, ha comprato il 3,5% del Monte. Il gruppo guidato da Castagna, che da oltre un anno spergiura di non aver alcun interesse in Mps, motiva la mossa a sorpresa con l’opa su Anima. L’acquisizione, spiega il infatti il Banco, “si inserisce nel contesto più ampio dell’offerta pubblica di acquisto” sull’asset manager “ed è coerente con la strategia del gruppo di rafforzamento delle proprie fabbriche prodotto”. “Mps è infatti il primo distributore di prodotti del gruppo Anima, dopo Banco Bpm, e rappresenta un partner strategico per la crescita futura di Anima e delle sue controllate”. Castagna assicura di non avere intenzione di chiedere alla Bce l’autorizzazione a “superare la soglia del 10%” e di restare “focalizzato sugli obiettivi del piano 2023/26, confermando la propria strategia stand alone”.

Dal canto sua Anima, spiega il suo ad Alessandro Melzi d’Eril, “ha come priorità il rafforzamento delle relazioni strategiche” con i suoi partner e quella con Mps “è fonte di grande soddisfazione per i traguardi raggiunti” negli ultimi 15 anni e di entusiasmo per le prospettive di crescita futura”. Dopo aver partecipato all’aumento del 2022 “non poteva esserci occasione migliore di questo collocamento azionario per esprimere il nostro apprezzamento per la banca e ampliare gli orizzonti di una proficua collaborazione”. Grande soddisfazione in Via XX Settembre, dove l’operazione è stata curata dal dipartimento guidato da Marcello Sala.

“Abbiamo portato a termine un’azione importante come avevamo annunciato nelle sedi istituzionali prevedendo la realizzazione di un’operazione di politica bancaria e finanziaria italiana volta a rafforzare l’azionariato di un player importante nel mercato del credito in modo serio e riservato come da sempre dichiarato in questi due anni di governo”, ha commentato il ministro Giancarlo Giorgetti. Che incassa un doppio risultato: da un lato rispettando gli impegni con l’Europa per la privatizzazione della banca, dall’altro incamerando risorse preziose per gli interventi di finanza pubblica, dopo essersi visto ripagare con gli interessi gli 1,6 miliardi versati nel 2022. La cessione arriva in un momento in cui le azioni di Siena viaggiano ai massimi in Borsa, complice anche una trimestrale che ha portato l’utile dei primi nove mesi a sfiorare gli 1,6 miliardi. Hsbc ha avviato la copertura del titolo con giudizio ‘buy’ e target price di 7,2 euro, con un potenziale ‘upside’ del 34%. Banco Bpm stima che il suo investimento “genererà un rendimento annuo del 14% circa sotto forma di dividendi, con un impatto positivo sull’utile per azione pari a circa il 2,5%”.

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