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Economia

Cresce il peso delle multinazionali estere in Italia

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Le multinazionali controllate da una capogruppo con sede all’estero hanno un peso sempre più determinante sulla crescita economica dell’Italia. Sono un piccolo gruppo, rappresentano infatti solo una quota dello 0,4% delle società registrate in Italia, ma la loro capacità produttiva e finanziaria aumenta ogni anno con crescite a due cifre, rendendo il loro peso strategico sull’economia italiana sempre più determinante. Sfogliando l’ultimo rapporto Istat su “Struttura e competitività delle imprese multinazionali” emergono numeri importanti. Nel 2022 il fatturato delle multinazionali estere con divisioni in Italia è stato complessivamente di 908 miliardi di euro con una crescita del 26,9% rispetto al 2021.

In crescita anche il valore aggiunto realizzato che, a 173.000 euro, segna una crescita sul 2021 del 13,4%. Con questi numeri, pur rappresentando solo lo 0,4% delle società con residenza in Italia, le multinazionale estere producono il 21,0% del fatturato dell’Italia e realizzano il 17,4% del nostro Pil. Da sottolineare anche la quota di spesa da loro destinata in Ricerca e Sviluppo, il suo ammontare nel 2022 è arrivato a 6 miliardi (+4,9% sul 2021) e da solo ha rappresentato il 37,6% della spesa complessiva fatta in R&S da tutte le imprese residenti in Italia.

Nel 2022 le multinazionali controllate dall’estero hanno raggiunto il numero di 18.434 (nel 2004, data ‘di inizio delle serie storiche, erano 13.915) e sono aumentate del 4,5% sul 2021; in aumento anche il numero delle persone da loro occupate (+5,8%) che nel 2022 hanno raggiunto 1,7 milioni di addetti. Più della metà di queste multinazionali (56,3%) ha la sede principale in un Paese Ue, ma analizzando il dettaglio si scopre che la parte del leone la fanno gli Stati Uniti (2.603 imprese, quasi 351 mila addetti), la Francia con (2.435 imprese, quasi 322 mila addetti) e la Germania (2860 imprese, oltre 222 mila addetti). Le multinazionali controllate dall’estero danno anche un contributo significativo all’interscambio commerciale italiano.

Infatti, queste imprese realizzano il 35,1% delle esportazioni nazionali di merci (+0,9% rispetto al 2021) e attivano il 49,5% delle importazioni (+2,6%). In euro le loro esportazioni delle hanno raggiunto, sempre nel 2022, quasi 200 miliardi di euro (+22,9% rispetto al 2021) e le importazioni quasi 253 miliardi (+23,4%). I settori nei quali si riscontra la maggiore presenza delle multinazionali estere (misurata come quota di valore aggiunto sul totale del settore) sono nella fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (47,9% del valore aggiunto del settore), nella fabbricazione di prodotti farmaceutici (44,4%) e nella fabbricazione di prodotti chimici (38,6%).

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Economia

Mef cede 15% di Mps, il Banco prenota il terzo polo

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Il terzo collocamento di azioni Mps da parte del Mef dà il via alle prove generali per la nascita del terzo polo bancario. Alla vendita delle azioni partecipano infatti, con un blitz a sorpresa, Banco Bpm e Anima che si assicurano un ruolo di primo piano nell’azionariato di Siena, con una quota aggregata pari al 9% del capitale. A cui si aggiunge, con il 3,5% anche il gruppo Caltagirone, azionista sia della banca che dell’asset manager. Ma andiamo con ordine. Alla chiusura del mercato il Tesoro fa sapere di aver avviato il collocamento di 88,2 milioni di azioni del Monte, pari a una quota di circa il 7% del capitale. Poco più tardi il collocamento si chiude con la vendita del 15% del capitale per effetto, fa sapere il Mef di una domanda “pari a oltre il doppio dell’ammontare iniziale”.

Per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (nella foto Imagoeconomica in evidenza), il bottino è ricco. Incamera 1,1 miliardi dopo aver venduto le azioni, contesissime, del Monte a premio del 5% rispetto alla chiusura di Borsa. Il saldo dei tre collocamenti effettuati, sale a di 2,7 miliardi e in portafoglio resta ancora una quota dell’11,7% che in Borsa vale circa 800 milioni. Ma la vera sorpresa arriva quando si scopre che ad acquistare sono state Banco Bpm e Anima, l’asset manager di cui il gruppo guidato da Giuseppe Castagna è primo azionista con il 22% del capitale e su cui ha lanciato un’Opa per salire al 100%. Castagna compra il 5% per circa 530 milioni di euro, Anima, che ha già in portafoglio l’1% di Mps, il 3% per 219 milioni. Insieme fa il 9% del capitale, che fanno del polo Banco-Anima il secondo azionista di Mps dopo il Tesoro.

Come se non bastasse in serata emerge che anche Francesco Gaetano Caltagirone, azionista sia di Anima con il 3,5% che del Banco con una quota più piccola, ha comprato il 3,5% del Monte. Il gruppo guidato da Castagna, che da oltre un anno spergiura di non aver alcun interesse in Mps, motiva la mossa a sorpresa con l’opa su Anima. L’acquisizione, spiega il infatti il Banco, “si inserisce nel contesto più ampio dell’offerta pubblica di acquisto” sull’asset manager “ed è coerente con la strategia del gruppo di rafforzamento delle proprie fabbriche prodotto”. “Mps è infatti il primo distributore di prodotti del gruppo Anima, dopo Banco Bpm, e rappresenta un partner strategico per la crescita futura di Anima e delle sue controllate”. Castagna assicura di non avere intenzione di chiedere alla Bce l’autorizzazione a “superare la soglia del 10%” e di restare “focalizzato sugli obiettivi del piano 2023/26, confermando la propria strategia stand alone”.

Dal canto sua Anima, spiega il suo ad Alessandro Melzi d’Eril, “ha come priorità il rafforzamento delle relazioni strategiche” con i suoi partner e quella con Mps “è fonte di grande soddisfazione per i traguardi raggiunti” negli ultimi 15 anni e di entusiasmo per le prospettive di crescita futura”. Dopo aver partecipato all’aumento del 2022 “non poteva esserci occasione migliore di questo collocamento azionario per esprimere il nostro apprezzamento per la banca e ampliare gli orizzonti di una proficua collaborazione”. Grande soddisfazione in Via XX Settembre, dove l’operazione è stata curata dal dipartimento guidato da Marcello Sala.

“Abbiamo portato a termine un’azione importante come avevamo annunciato nelle sedi istituzionali prevedendo la realizzazione di un’operazione di politica bancaria e finanziaria italiana volta a rafforzare l’azionariato di un player importante nel mercato del credito in modo serio e riservato come da sempre dichiarato in questi due anni di governo”, ha commentato il ministro Giancarlo Giorgetti. Che incassa un doppio risultato: da un lato rispettando gli impegni con l’Europa per la privatizzazione della banca, dall’altro incamerando risorse preziose per gli interventi di finanza pubblica, dopo essersi visto ripagare con gli interessi gli 1,6 miliardi versati nel 2022. La cessione arriva in un momento in cui le azioni di Siena viaggiano ai massimi in Borsa, complice anche una trimestrale che ha portato l’utile dei primi nove mesi a sfiorare gli 1,6 miliardi. Hsbc ha avviato la copertura del titolo con giudizio ‘buy’ e target price di 7,2 euro, con un potenziale ‘upside’ del 34%. Banco Bpm stima che il suo investimento “genererà un rendimento annuo del 14% circa sotto forma di dividendi, con un impatto positivo sull’utile per azione pari a circa il 2,5%”.

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Economia

Turchia: siamo stati invitati a essere partner dei Brics

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Il ministro turco del Commercio, Omer Bolat, ha affermato che la Turchia ha ricevuto l’invito per diventare un “membro partner” dei Brics, l’organizzazione delle economie emergenti di cui fanno parte come membri a pieno titolo Russia, Cina, Brasile, India, Sudafrica, Iran, Egitto, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti. Lo riferisce Yeni Safak. Nei mesi scorsi Ankara aveva manifestato l’interesse per entrare nel gruppo e il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, aveva dichiarato che la Turchia era determinata a “migliorare il dialogo” con i Brics, durante il vertice dell’organizzazione in Russia a fine ottobre.

“Per quanto riguarda lo status della Turchia legato all’adesione, alla Turchia è stata offerta l’adesione associata. Questo è il periodo di transizione dei Brics. L’ingresso nei Brics porterà un vantaggio significativo alla Turchia in termini di cooperazione con tutte le piattaforme più importanti del mondo”, ha aggiunto Polat, durante un’intervista a TvNet, il canale televisivo del quotidiano turco Yeni Safak.

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Economia

In Italia reddito famiglie cresce doppio della media Ocse

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– Il reddito reale delle famiglie cresce in Italia più della media Ocse nel secondo trimestre del 2024. In media – si legge in un comunicato – nei Paesi dell’organizzazione è aumentato dello 0,4%, in deciso rallentamento rispetto all’1,3% del trimestre precedente e rispetto a un Pil reale pro capite cresciuto nello stesso periodo dello 0,3%. Dei 15 paesi per i quali sono disponibili dati, 8 hanno registrato un aumento, mentre 7 hanno registrato una diminuzione. Tra le economie del G7, il reddito reale delle famiglie pro capite è cresciuto nella maggior parte dei paesi, ma si è contratto in Canada e Germania. Il Regno Unito e l’Italia hanno registrato gli aumenti più alti, rileva l’Ocse, rispettivamente 1,1% e 1,0%, invariati rispetto al trimestre precedente.

Gli Stati Uniti hanno registrato un aumento del reddito reale delle famiglie pro capite nel secondo trimestre 2024 (0,4%), in calo rispetto all’1,2% del primo trimestre, principalmente a causa della ridotta crescita della retribuzione dei dipendenti e dei pagamenti delle prestazioni sociali governative. Anche la Francia ha registrato un aumento (0,3%), in calo rispetto allo 0,5% del primo trimestre 2024, mentre il Canada ha registrato un calo (-0,2%), poiché il Pil reale pro capite è diminuito per il quinto trimestre consecutivo.

Anche la Germania ha registrato diminuzioni sia del reddito reale delle famiglie pro capite (-0,2%) che del Pil reale pro capite (-0,3%), il primo riflettendo in parte la debole crescita della retribuzione dei dipendenti e dei redditi da capitale, combinata con l’aumento delle imposte sul reddito e sul patrimonio. Tra gli altri Paesi dell’Ocse, il Portogallo ha registrato il maggiore aumento del reddito reale delle famiglie pro capite nel 2° trimestre 2024 (2,1%), trainato principalmente dalla retribuzione dei dipendenti; tra il quarto trimestre 2021 e il secondo trimestre 2024, la retribuzione dei dipendenti in Portogallo è cresciuta del 23% in termini reali, superando quella delle economie del G7. I Paesi Bassi hanno registrato la maggiore contrazione (-2,3%) del reddito reale delle famiglie pro capite, principalmente a causa di un calo dei redditi da capitale in coincidenza con un aumento delle imposte sul reddito e sulla ricchezza, sebbene il Pil reale pro capite sia aumentato (0,9%).

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