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Cronache

Calabria, fermati due presunti scafisti sudanesi

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Avevano tentato di nascondersi in mezzo al gruppo di migranti unitamente ai quali erano appena sbarcati sulle coste di guarda Galati, frazione di Brancaleone, Reggio Calabria. Ma è stato vano: i due scafisti sono stati sottoposti a fermo.

I Carabinieri della Compagnia di Bianco (RC) infatti, nella notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre, all’esito di approfonditi accertamenti, hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto i due cittadini di nazionalità sudanese – di cui uno sedicente minorenne – ritenuti responsabili di aver materialmente traghettato, dalle coste della Libia fino in Italia a bordo di un natante a motore, un gruppo di 14 immigrati clandestini bengalesi, sbarcati autonomamente nel pomeriggio di giovedì 31 ottobre sulla spiaggia di Galati, nel Comune di Brancaleone (RC). E’ stata proprio la pronta segnalazione al 112 di alcuni residenti – che nel frangente avevano notato l’imbarcazione in fase di approdo – che ha consentito ai Carabinieri della locale Compagnia di intervenire immediatamente a pochi attimi dallo sbarco dei migranti, tra i quali tentavano di nascondersi anche i due scafisti. Quest’ultimi, sottoposti a perquisizione sul posto, sono stati trovati in possesso di strumentazione g.p.s. per la navigazione nonché telefoni cellulari e satellitari, circostanza questa che, unitamente agli approfondimenti investigativi svolti nelle successive ore, hanno consentito di raccogliere sufficienti elementi indiziari per procedere al loro fermo e traduzione presso gli istituti di detenzione competenti. Le indagini, coordinate dalla Procura di Locri (RC) e da quella presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, versano ancora nella fase preliminare e, come previsto dalla legge, gli indagati sono da considerarsi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

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Dalla mafia 4.0 all’antimafia 4.0: la Fondazione Caponnetto celebra 25 anni di impegno

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In un momento molto particolare del nostro Paese in cui convivono numerose forme mafiose italiane e straniere che investono e trafficano in droga, in un momento in cui il tesorone delle mafie italiane da quando sono nate è pari a tremila miliardi di euro, in un momento in cui la Cybersicurezza è a rischio, la lotta alla mafia deve tenersi al passo adeguando la propria capacità di analisi al fine di migliorare il contrasto.
In particolare oggi è necessario monitorare sempre di più le evoluzioni della criminalità di strada che possono trasformarsi in narcomafiose. Bisogna poi tenere alta l’attenzione sulle gang giovanili e sulle armi che usano.
Non si deve dimenticare il riciclaggio del denaro sporco ed i mezzi per trasferire l soldi all’estero tramite vere e proprie banca alternative. È necessario prestare pure la massima attenzione alo sfruttamento dei lavoratori che avviene in primis, ma non solo, ad opera di gruppi cinesi che non vogliono la sindacalizzazione degli operai.
In Italia nell’ultimo anno la Fondazione Caponnetto ha seguito l’ottimo lavoro della Procura di Milano diretta da Marcello Viola che ha portato avanti la tesi della confederazione tra clan mafiosi diversi, toccato gli interessi dei clan nelle curve ultras, messo in amministrazione giudiziaria una banca ed infine sta facendo luce sui cosiddetti “spioni” di alto livello. Nel loro lavoro c’è una sintesi, una sorta di brogliaccio di quello a cui deve prestare attenzione una antimafia sociale moderna, che mi piace definire 4.0, che deve essere in grado di analizzare accuratamente i fenomeni mafiosi.
La mafia e la criminalità cambia e chi la combatte deve cambiare velocemente. Di questo si parlerà durante il venticiquennale dei vertici antimafia della Fondazione Antonino Caponnetto il 30 novembre si terrà il 34° vertice dal titolo:
“Dalla mafia 4.0 alla antimafia 4.0”.
Si terrà alle ore 15 presso la sala capitolare del convento di Santo Spirito a Firenze.

* L’autore, Salvatore Calleri, è presidente della Fondazione Caponnetto

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Quindicenne si impicca: sorella, non si è ammazzata

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“Mia sorella non si è ammazzata. Era troppo intelligente. E non si sarebbe mai fatta trovare in quel modo dai miei che amava”: la sorella smentisce che la 15enne trovata impiccata alla corda dell’altalena due giorni fa a Piazza Armeria (En), si sia tolta la vita. Intervistata dal giornalista di Ore 14, la trasmissione in onda dal lunedì al venerdì su Rai due, la giovane che vive al nord e che è arrivata ieri in Sicilia dopo la tragica notizia, tra le lacrime nega che la adolescente fosse depressa. Sul fatto la Procura di Enna ha aperto un’indagine per istigazione al suicidio. Tra le ipotesi anche quella del suicidio come reazione disperata a un video intimo che la vedeva protagonista che sarebbe stato diffuso o di cui sarebbe stata minacciata la diffusione.

“So di foto fatte a mia sorella e mandate, ma non di immagini fatte da lei. Non si vergognava dei miei e sapeva come affrontare le cose. Non si è ammazzata”, commenta. “Era bravissima a scuola, aveva tutti otto. Se fosse stata depressa il suo rendimento sarebbe calato”, dice la donna. La 15enne il giorno della sua morte aveva avuto una violenta lite a scuola con una coetanea. “Stava per dirne i motivi a mia madre, poi è arrivato mio padre e si è interrotta”, racconta aggiungendo: “le ragazzine la odiavano”.

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Venerdì nero per bus e metro, sciopero di 24 ore

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In arrivo un venerdì nero per chi dovrà spostarsi in città con i mezzi pubblici domani. Scatterà ad inizio servizio, alle 5.30, lo sciopero nazionale di 24 ore di bus, metro e tram, con prestazioni ridotte nelle fasce di garanzia, ossia con l’utilizzo solo del 30% del personale viaggiante. Era dal 2005 che non si programmava uno sciopero senza fasce di garanzia.

Dalle 10.30 è prevista anche una manifestazione davanti al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture a Porta Pia a cui parteciperanno i leader della Cgil, Maurizio Landini, e della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Sullo sciopero “abbiamo chiesto buonsenso e che vengano garantite alcune fasce protette per chi deve andare a fare una visita medica, in ufficio, ad accudire un disabile”, ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.

“Il diritto allo sciopero, per carità di Dio, è sacrosanto” ma “nel settore dei trasporti ultimamente sono molto più frequenti che non in passato”, ha sottolineato il ministro. Lo stop è stato proclamato dalla Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna “per il rinnovo del contratto nazionale, per la carenza di risorse, per la mancanza di politiche di programmazione, per la riforma del settore e per la salute e sicurezza sul lavoro”.

Sono assicurati i “servizi assolutamente indispensabili” per la generalità degli utenti come collegamenti con porti e aeroporti nonché quelli specializzati di “particolare rilevanza sociale” quali trasporto dei disabili e scuola bus per materne e elementari, spiegano i sindacati. In vista dell’agitazione il Garante degli scioperi era sceso in campo chiarendo che anche in assenza di fasce di garanzia, devono essere comunque “garantiti servizi minimi” di trasporto.

Le fasce orarie sono decise a livello locale e così, ad esempio, a Milano saranno garantite le metro e alcune linee di superficie solo da inizio servizio alle 8:45 e dalle 15 alle 18; a Roma garantite sia le linee A e B della metro sia alcune linee di superficie da inizio servizio fino alle 8:30 e dalle 17 alle 20; a Napoliservizio limitato di bus nelle fasce oraria dalle 6.30 fino alle 9.30 e dalle 17 fino alle 20. È coinvolto nello sciopero anche il personale di Ferrovie del Sud Est, dalla mezzanotte alle 23:59.

Quello di domani sarà il decimo sciopero nazionale nel trasporto pubblico locale indetto da inizio anno dai sindacati di categoria, “praticamente uno al mese”, mentre se si analizzano le proteste indette a livello locale dalle varie sigle sindacali del comparto che hanno incrociato le braccia da un minimo di 4 ore a un massimo di 24 ore, il numero di scioperi da gennaio a oggi sale a 44, con “una media di più di 4 serrate al mese”, denuncia il Codacons.

“L’assenza di fasce di garanzia rende lo sciopero di domani abnorme, coinvolgendo un numero enorme di utenti”, afferma il presidente Carlo Rienzi. “Non contestiamo le ragioni dei lavoratori ma le modalità di attuazione della protesta appaiono più che mai eccessive, perché incideranno direttamente sulla libertà di circolazione dei cittadini, diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione, di fatto limitando o impedendo gli spostamenti”, spiega il presidente del Codacons. “Il continuo ricorso allo strumento dello sciopero da parte dei sindacati finisce per rendere i cittadini ostaggi delle organizzazioni dei lavoratori”, sottolinea Rienzi.

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