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Salute

Tachipirina e antidiabetici i medicinali più venduti in farmacia

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Tachipirina (nella foto imagoeconomica in evidenza) e farmaci antidiabete sono i medicinali più venduti nelle farmacie, che registrano un mercato in crescita con 428 milioni di confezioni vendute nel terzo trimestre 2024 (+3,2%) per un valore di 4,4 miliardi di euro (5,6%). E’ quanto emerge da un’analisi di Pharma Data Factory (Pdf) sulla base del 95% di farmacie monitorate e una rilevazione dei consumi reali di farmaci in Italia. Analizzando i primi 10 farmaci per sell-out a valori nel III trimestre 2024, al primo posto, come nelle precedenti rilevazioni, l’analgesico Tachipirina (69 milioni di euro contro 60,5 mln, +15%), seguito dall’antibiotico Augmentin (29 contro 32 mln, +10%), il vitaminico Dibase (31,4 contro 30,6 mln, -2,6%).

Al quarto posto l’antidiabetico orale Rybelsus (semaglutide, che promuove anche la perdita di peso, 29 mln contro 15, un aumento record dell’88%); seguono Enterogermina fermenti lattici (25 contro 27 mln, +8%), l’antiasma Foster (24 contro 25, +4%), Daflon antivaricosi (20,9 contro 24,6 +18%), l’anti-ansia Xanax (stabile a 23 mln di euro), Normix antibiotico intestinale (stabile a 22 mln) e Cardioaspirina (stabile a 21 mln). I due farmaci dalle performance più estreme sono stati dunque l’antidiabetico orale Rybelsus insieme a un altro antidiabetico orale cresciuto del 447% nella sua performance a valori, Trajenta (Linagliptin), che da 3,6 mln di euro di vendite nel III trimestre 2023 è passato a 20 milioni nel luglio-settembre 2024.

“Prosegue la crescita costante del mercato dei farmaci in farmacia – commenta Giorgio Cenciarelli, Ceo di Pdf – e continua anche la performance positiva delle terapie orali contro il diabete di tipo 2, con aumenti a valori in alcuni casi a tripla cifra. Il trend della nostra classifica alterna quindi ora prodotti ‘storici’ e brand molto conosciuti a terapie innovative contro le malattie croniche che hanno un peso molto significativo nel nostro Paese. Dalla farmacia passano dunque prodotti con una storia e un andamento ormai stabili, come anche nuovi farmaci per i quali il farmacista funge utilmente da supporto al paziente nella compliance alla terapia”.

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Podio quasi tutto italiano per le migliori protesi di gamba

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Le protesi di arto inferiore italiane trionfano al Cybathlon 2024, la competizione internazionale organizzata dal Politecnico Federale di Zurigo, nella quale aziende e centri di ricerca di tutto il mondo si sfidano a colpi di innovazioni tecnologiche. Il podio è quasi tutto italiano: sul primo gradino si colloca la protesi caratterizzata da ginocchio e caviglia bionici chiamata Omnia, sviluppata dal laboratorio congiunto Rehab Technologies di Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e Inail con il coordinamento di Matteo Laffranchi, mentre il secondo posto è stato vinto dal piede artificiale SoftFoot Pro, che si è aggiudicato anche il premio della giuria, messo a punto dall’Iit di Genova in collaborazione con l’Università di Pisa, sotto la guida di Antonio Bicchi.

La gara ha visto sfidarsi 67 team internazionali su percorsi a tempo progettati per testare i migliori dispositivi. Per la categoria delle protesi di gamba, hanno gareggiato 13 squadre provenienti, oltre che dall’Italia, da India, Belgio, Cile, Polonia, Taiwan, Svizzera, Sud Africa, Islanda e Regno Unito. Sia Andrea Modica, l’atleta che ha partecipato con Omnia, che Flavio Gaggero con SoftFoot Pro, sono riusciti a portare a termine 9 attività su 10 previste dal tracciato.

Siamo molto felici di questa vittoria, al Cybathlon abbiamo potuto dare una prima dimostrazione di come la protesi Omnia permetta alta versatilità e funzionalità anche in contesti difficili”, dichiara Laffranchi. “Il risultato raggiunto è una grande soddisfazione – aggiunge Emanuele Gruppioni, direttore tecnico area ricerca del Centro Protesi Inail – che evidenzia come questa sinergia sia in grado di promuovere un rapido sviluppo di alta tecnologia al servizio delle persone”.

La caratteristica principale di Omnia, che possiede due protesi motorizzate per il ginocchio e per la caviglia, è l’interazione tra questi due sistemi, che possono scambiarsi informazioni ottenute tramite i sensori integrati e regolare i parametri di conseguenza, per un funzionamento ottimale durante lo svolgimento delle diverse attività. La protesi, infatti, garantisce la fluidità dei movimenti, consentendo di camminare anche in pendenza, di salire e scendere gradini, di alzarsi o sedersi su una sedia, dando anche più comfort e stabilità. Il piede artificiale SoftFoot Pro, invece, è caratterizzato da un design unico a livello internazionale, in grado di deformarsi e adattarsi autonomamente agli ostacoli e ai diversi tipi di superficie, migliorando la naturalezza del passo e la stabilità anche su superfici non perfettamente lisce. “La nostra tecnologia innovativa riproduce le caratteristiche essenziali del piede umano”, commenta Manuel Catalano, team leader di SoftFoot Pro: “Siamo orgogliosi di esserci aggiudicati il secondo posto alla gara”.

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Sono 11 i migliori ospedali italiani, 1 solo al sud

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Persiste il divario tra le strutture ospedaliere del Nord e del Sud Italia. Si trovano quasi tutti al Centro-Nord, e solo uno nel Meridione, gli undici migliori ospedali italiani. Ma Calabria e Sicilia, per anni maglia nera, “fanno un balzo in avanti” nell’assistenza ai pazienti. A fornire il quadro è il Programma nazionale esiti, il report con cui annualmente l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) monitora le performance di ospedali pubblici e privati. L’obiettivo, premette Domenico Mantoan, direttore generale Agenas, “non è dare premi o penalità ma spingere verso il miglioramento dell’assistenza”. Sono otto le aree cliniche analizzate (ma pochi ospedali le presentano tutte): cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, nefrologia, gravidanza e parto, osteomuscolare.

Le strutture considerate top sono state valutate in almeno quattro aree, risultando ‘verdi’ in tutte. Sul podio ci sono due ospedali pubblici, il Careggi di Firenze e l’ospedale Umberto I Lancisi di Ancona, e uno privato l’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Mi) che si conferma tra i migliori per il terzo anno. A seguirli ci sono: l’ospedale Maggiore di Lodi, la casa di cura Mater Domini a Castellanza (Va), l’ospedale Borgo Roma di Verona, il presidio sanitario Gradenigo a Torino, l’Humanitas Gavazzeni di Bergamo, la casa di cura Villa Serena di Città Sant’Angelo (Pe), l’ospedale Bellaria di Bologna e la Casa di cure Orestano a Palermo. In pratica ben quattro sono in Lombardia e uno rispettivamente in Toscana, Marche, Veneto, Piemonte, Abruzzo, Emilia-Romagna e Sicilia. Per loro la sfida non finisce qui.

“È un risultato fondamentale per i pazienti e per le persone che lavorano con noi, ma ora – commenta il direttore generale del Careggi, Daniela Matarrese, che ha ritirato il premio Agenas al Cnel – bisogna mantenere lo standard raggiunto”. “Abbiamo eccellenze al Nord e iniziano a esserci eccellenze anche al Sud. Ci sono ospedali che non funzionano al Nord e altri che non funzionano al Sud. Quindi sta diminuendo il divario”, precisa Mantoan.

“La grande sorpresa – ha precisato – è la Calabria che è stata per anni maglia nera: ha fatto notevoli balzi in avanti”. Un’altra regione che mostra progressi è la Sicilia: “l’impegno sta dando i suoi risultati”. A rivelarlo sono i numeri: ad esempio, per l’operazione in caso di frattura del femore in pazienti sopra i 65 anni, nella classifica delle 14 migliori strutture, ce ne sono tre della Sicilia che hanno garantito, per tre anni consecutivi, la prestazione entro 48 ore ad almeno il 75% dei pazienti: l’ospedale san Giovanni di Dio di Agrigento, l’ospedale di Trigona a Noto e il Guzzardi a Vittoria.

Mentre l’ospedale di Paola, in provincia di Cosenza, è tra quelli che vedono un miglioramento, nel 2023, rispetto alla tempestività dell’intervento chirurgico per questa frattura. L’angioplastica coronarica con impianto di Stent eseguita entro 90 minuti dall’arrivo in ospedale, mostra valori positivi negli ultimi tre anni in 35 strutture, tra cui un ospedale della Calabria, il Mater Domini di Catanzaro, e cinque in Sicilia: San Giovanni di Dio e il Giovanni Paolo II di Agrigento, il Barone Romeo a Patti (Messina), il Sant’Antonio Abate di Trapani e il Civico di Palermo.

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Salute

Uno spot per non dimenticarsi del vaccino contro l’influenza

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I lacci alle scarpette? Cuciti. La macchina fotografica? Presa. Gli occhiali? Pure. E il nodo alla cravatta? Allacciato. I fiori? Fatto. In procinto di accompagnare la nipotina ad un saggio di danza, i loro nonni si vedono rivolgere dalla figlia un’ultima domanda: ‘Un momento: e la cosa più importante?’ Fatto’, è la risposta, accompagnata dal gesto della nonna che scopre la spalla dove è visibile un cerotto. La cosa più importante, infatti, è il vaccino contro l’influenza, che – da solo o assieme a quello contro il Covid – è al centro di uno spot del ministero della Salute visibile sul sito del dicastero, in rotazione sulle Reti Rai. Per non dimenticarsi di un gesto che può salvare la vita.

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