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Cronache

Gli regalano funghi, li mangia e muore nel Lodigiano

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Un uomo di 68 anni, Giorgio Mascherpa, è morto per avvelenamento da funghi a Borghetto Lodigiano (Lodi) il 19 ottobre scorso. La notizia si è appresa oggi. L’uomo aveva cenato con dei funghi, presumibilmente della specie amanite phalloides, che risulta gli fossero stati regalati. Per la moglie, che si è fatta visitare subito dopo il malore del marito, i medici non hanno evidenziato sintomi significativi. Per l’uomo, invece, a poche ora dall’assunzione, i sanitari dell’ospedale Maggiore di Lodi, visto anche l’aggravarsi veloce delle condizioni di salute, hanno disposto quasi immediatamente il trasferimento al Policlinico di Milano. Qui è stato ipotizzato il trapianto di fegato, ma l’uomo è morto prima che fosse possibile organizzare l’operazione.

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Cronache

Tragedia a Fontanarosa: bambina di 10 anni travolta da un cancello scorrevole

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Una giornata che avrebbe dovuto essere di festa si è trasformata in una tragedia per la piccola Francesca D’Arienzo, 10 anni, di Fontanarosa, in provincia di Avellino. Dopo aver partecipato all’inaugurazione della biblioteca comunale, nel tardo pomeriggio è stata vittima di un drammatico incidente: è stata travolta da un pesante cancello scorrevole nel cortile di casa.

L’incidente e i soccorsi

Intorno alle 18, mentre si trovava fuori dall’abitazione, Francesca è stata colpita dall’imponente cancello in ferro, che per ragioni ancora da chiarire è uscito dal binario, schiacciandola. I genitori, presenti al momento dell’incidente, hanno immediatamente soccorso la bambina, mentre i sanitari del 118 sono intervenuti prontamente, riconoscendo subito la gravità della situazione e richiedendo l’intervento di un’eliambulanza.

L’elicottero, decollato da Napoli, è atterrato al vicino campo sportivo di Fontanarosa, ma purtroppo tutti i tentativi del personale medico di salvare la bambina sono stati vani: Francesca è deceduta a bordo dell’ambulanza, prima di poter essere trasportata in ospedale. La salma è ora a disposizione dell’autorità giudiziaria per ulteriori accertamenti.

Le indagini dei carabinieri

L’incidente ha destato un forte sgomento nella comunità di Fontanarosa, che resta in attesa di chiarimenti sulle cause della tragedia. Sul posto sono intervenuti i carabinieri dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Mirabella Eclano, insieme ai colleghi della Stazione di Fontanarosa. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire la dinamica: non è ancora chiaro se il cancello fosse in fase di apertura o di chiusura, né se Francesca si trovasse a giocare nelle vicinanze. Si tratta di un cancello manuale, senza meccanismi automatici, il che rende ancora più complessa la ricostruzione dei fatti.

Il dolore della comunità e il cordoglio del sindaco

La comunità di Fontanarosa è profondamente colpita da questa tragedia. Francesca, descritta come una bambina solare e piena di vita, era benvoluta da tutti. Il sindaco Giuseppe Pescatore, commosso, ha espresso il cordoglio dell’intera comunità: «Una bimba bellissima, solare, piena di gioia e di vita. Non ci sono parole quando accadono simili disgrazie. Siamo tutti disorientati. A nome dell’intera comunità esprimo vicinanza e cordoglio alla famiglia D’Arienzo».

Un tragico precedente in Irpinia

Questo episodio drammatico arriva pochi mesi dopo un’altra tragedia che ha scosso l’Irpinia. A giugno, a Montemarano, un bambino di 7 anni, Domenico Galluccio, perse la vita schiacciato da una lastra di ferro caduta da un’impalcatura. Anche allora, come nel caso di Francesca, un momento di attesa e spensieratezza si era trasformato in una tragedia inimmaginabile.

Fontanarosa e le sue famiglie ora piangono Francesca, stringendosi intorno ai genitori, Gerardo e Maria Beatrice, per cercare di trovare conforto in questo momento di profondo dolore.

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Cronache

13enne morta, indagato il fidanzato per omicidio

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Non aveva ancora compiuto 14 anni e la sua breve vita è finita una mattina di fine ottobre, volando dal balconcino condominiale del palazzo dove abitava, una caduta di otto metri che non le ha lasciato scampo. Era insieme al suo fidanzato, di un anno più grande e in tanti dicevano prima e continuano a dire, dopo la tragedia, che era un rapporto complesso. La sorella maggiore grida la sua rabbia sui social e parla di femminicidio, di una relazione malata, di un ragazzo ossessionato. La madre piange. Lui è stato sentito a lungo ieri dai carabinieri e dai magistrati, ma infine rilasciato a tarda sera. E’ indagato però, a piede libero, per omicidio volontario: ha ricevuto un avviso di garanzia in vista dell’autopsia che lunedì mattina sarà conferita dalla Procura per i minorenni di Bologna.

La storia che arriva da Piacenza apre un altro abisso di dolore per due famiglie, con protagonisti giovanissimi e con tanti dettagli ancora da chiarire, interrogativi senza risposta, investigatori al lavoro da ieri mattina per ricostruire i fili della vicenda. Tutto è successo nelle ore in cui Filippo Turetta, da un’aula di tribunale a Venezia, raccontava come aveva ucciso Giulia Cecchettin. Su Piacenza la Procura per i minorenni, titolare del caso, ancora non si sbilancia. In una nota il procuratore capo Giuseppe Di Giorgio conferma che non sono stati assunti provvedimenti restrittivi: “Al momento non è ancora possibile esprimersi sulla natura accidentale o volontaria della caduta, né se la stessa sia stata procurata da terzi”. Sarà conferito l’incarico per gli esami medico legali, spiega il procuratore e sono in corso “serrate indagini” per ricostruire l’accaduto “attraverso accertamenti tecnici sui luoghi e sulle cose sequestrate, tra cui il cellulare della ragazza e l’audizione di persone informate sui fatti”.

Tra le persone sentite ci sarebbe anche la madre della ragazza, che avrebbe confermato il rapporto conflittuale tra la figlia, che vive con lei e la sorella maggiore, e il ragazzo. Ieri mattina la 13enne non è andata a scuola. Ma è salita sul balcone con il giovane, non è chiaro il motivo. Un altro aspetto che dovrà essere verificato è se la ragazza si fosse confidata con altri, per esempio con i servizi sociali che seguivano il nucleo, in merito ai problemi che aveva con il giovane. Per quello che la sorella, in uno sfogo sui social, definisce un rapporto ossessivo. La giovane, 22 anni, non ha dubbi: “L’ha buttata giù lui, non era pazza, né depressa, è stata l’ennesima vittima di violenza”. E ancora: “Era ossessionato da lei, ha provato in tutti i modi a liberarsi di questo reietto”, aggiunge, pubblicando gli screenshot di alcuni scambi via chat con la sorellina dove questa diceva: “Mi viene sotto casa, mi viene sotto scuola”.

Il ragazzo, per quello che si è potuto apprendere, nell’interrogatorio avrebbe parlato di un suicidio da parte della fidanzata. E’ possibile che una volta raccolti ulteriori elementi venga nuovamente sentito dagli inquirenti. Che continuano il loro lavoro, dopo aver fatto sopralluoghi e audizioni per “chiarire la dinamica e i movimenti della minore nelle ore precedenti alla caduta nonché a valutare l’eventuale coinvolgimento di coetanei”, come spiegato dal procuratore Di Giorgio. Sembra che non ci fossero telecamere a riprendere il terrazzo del volo fatale che lascia sgomenta una città. Ieri le compagne di scuola, dopo aver saputo quello che era successo, sono corse nella strada dove la 13enne viveva, hanno portato palloncini bianchi.

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Cronache

Turetta forse non più in aula, sentenza a dicembre

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Aveva pensato di “rapirla, per stare con lei, e dopo qualche tempo toglierle la vita”, ma ha anche aggiunto che “nella mia testa quel pensiero, fino all’ultimo, non era definitivo”. Davanti ai giudici dell’Assise, ieri, Filippo Turetta ha ondeggiato continuamente fra queste due figure: quella dell’assassino che aveva premeditato ogni cosa – ciò che gli contesta la Procura – e quella di chi vuole “ammettere tutte le colpe”, ma nello stesso tempo non voleva “che quello fosse l’epilogo”. Sarà la Corte d’Assise a decidere se questo sia stato solo un estremo tentativo di allontanare da sè la premeditazione. E quella di ieri potrebbe essere stata l’unica volta di Turetta in aula.

La sentenza è attesa il 3 dicembre. Certo, il memoriale di 80 pagine scritto durante i lunghi mesi del carcere non pare aver derubricato l’immagine del killer impietoso che ha massacrato l’ex fidanzata con 75 coltellate. Di fronte alle incongruenze contestate dal pm, Andrea Petroni, su quanto aveva verbalizzato nell’interrogatorio del 25 novembre, e quanto scritto nel memoriale, Filippo ha ammesso di aver “detto una serie di bugie”. Negli 80 fogli scritti quasi tutti in corsivo ha provato a spiegarne il perchè: temeva che i suoi genitori non avrebbero più voluto vederlo dopo l’arresto in Germania e quello che era emerso sull’omicidio. Ma loro, Nicola ed Elisabetta, il 3 dicembre erano andati a trovarlo in carcere a Verona. “Erano ovviamente scossi e scioccati emotivamente – scrive – Non riuscivano ad accettare la cosa, e questo senza che pensassero che potesse esserci una sorta di premeditazione”.

Temeva insomma, che scoprire anche la premeditazione li avrebbe allontanati per sempre da lui. In ogni caso, per l’accusa, sarebbe bastata la “lista delle cose da fare – lo scotch, il badile, i sacchi neri, le manette – a togliere ogni dubbio su quali erano le intenzioni di Filippo. Una lista – cancellata e ritrovata nel suo telefonino – compilata il 7 novembre 2023, quattro giorni prima dell’assassinio di Giulia. “Era una lista per sfogarmi, mi tranquillizzava” ha risposto ieri in aula, sostenendo che non era un piano da attuare in un momento preciso. Turetta potrebbe non ripresentarsi più in aula. Il suo esame si è concluso ieri; l’udienza già programma per il proseguo dell’ interrogatorio, lunedì 28 ottobre, è stata annullata. “In astratto, dal punto di vista processuale, non è più necessario” ha spiegato il suo difensore, il prof Giovanni Caruso. Per la sentenza, si vedrà. Caruso ha detto di prevedere “una commisurazione della pena della giusta severità”, anche se, ha osservato, “che i processi per reati come i femminicidi vengano definiti con l’ergastolo è abbastanza frequente.

E’ una possibilità”. Il faccia a faccia con i giudici, ieri, era una condotta che il legale aveva stabilito con Turetta, una condizione per garantire il proseguimento della sua difesa. Così come l’idea del memoriale. Ieri, ha aggiunto Caruso, “è’ stato un adempimento molto duro, sofferto per tutti Ma era un passaggio doveroso, che andava fatto e su cui ho insistito”. Diversa, naturalmente, la valutazione degli avvocati delle parti civili. L’avvocato Stefano Tigani, che rappresenta Gino Cecchettin, ha detto che “l’udienza di ieri ha certificato in tutto le imputazioni e le aggravanti. L’imputato ha peraltro mentito sin dall’inizio, e persino il memoriale, che nelle sue intenzioni dichiarate doveva essere un atto di trasparenza, è imbarazzante così come lo è stato il suo esame”. “Turetta – ha concluso – non merita alcuna attenuante, non ci sono i presupposti. Non c’è pentimento, non c’è presa di distanza dall’ illecito. Non c’è rispetto per la vittima e la famiglia. Nulla di nulla”.

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