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Cronache

Truffe agli anziani a Reggio Calabria: scoperta rete criminale che operava tra il 2021 e il 2024

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Reggio Calabria è stata scossa da un inquietante intrigo criminale, orchestrato da una rete di truffatori che ha preso di mira i cittadini più vulnerabili: gli anziani. Un’operazione dei Carabinieri della Stazione di Reggio Calabria Principale ha finalmente svelato questo oscuro complotto, portando alla denuncia di 18 individui, di età compresa tra i 20 e i 60 anni, accusati di truffa, uso di atti falsi e sostituzione di persona.

Inganno e danno economico: il meccanismo della truffa

Tra il 2021 e il 2024, questo gruppo ha orchestrato un piano astuto e sistematico, estendendosi su un ampio territorio che abbraccia Reggio Calabria e la sua provincia. La loro strategia si fondava sull’illusione e sull’inganno, infliggendo danni economici e ferite psicologiche difficili da rimarginare alle vittime. Si stima che il danno subito da una rinomata azienda internazionale produttrice di elettrodomestici ammonti a circa 50.000 euro.

Denunce e indagini: il coraggio di una vittima svela il sistema criminale

La storia ha preso avvio quando una donna, accorgendosi di un contratto di finanziamento a suo nome per un acquisto mai effettuato del valore di 3.500 euro, ha deciso di rivolgersi ai Carabinieri. Questa denuncia ha acceso la miccia di un’indagine approfondita, svelando un modus operandi consolidato e ben congegnato.

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Processo Clan Di Lauro, mano dura della Procura per Tony Colombo e Tina Rispoli

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Mano pesante della pubblica accusa al termine del processo che vede al centro Vincenzo Di Lauro, erede della dinastia criminale del padre Paolo Di Lauro, e il cantante neomelodico Antonino “Tony” Colombo insieme alla moglie Immacolata “Tina” Rispoli. La Procura di Napoli ha chiesto per Di Lauro una condanna a venti anni di reclusione per il suo coinvolgimento in attività di stampo camorristico, mentre per Tony Colombo e Tina Rispoli, vedova del boss Gaetano Marino, sono stati chiesti nove anni di reclusione ciascuno. Le richieste di condanne segnano una risposta severa da parte della Procura di Napoli, rappresentata dal pm Lucio Giugliano e dai colleghi Maurizio De Marco e Giuliano Caputo.

Le accuse: Tra affari sospetti e collegamenti camorristici

Al centro dell’inchiesta, le presunte relazioni di affari e legami sospetti con esponenti della criminalità organizzata. Le prove raccolte, basate su intercettazioni e attività di sorveglianza, rivelerebbero legami tra la coppia Colombo-Rispoli e figure vicine a clan camorristici, incluso lo stesso Di Lauro. Gli inquirenti sostengono che i due siano coinvolti in un sistema di attività economiche opache, incluse la pubblicità di un brand di abbigliamento e la gestione di un capannone industriale, usati per ripulire denaro di origine illecita.

Il brand “Corleone” e la bevanda energetica “99 mm”: simboli evocativi di criminalità

Tra le accuse c’è anche l’uso di marchi controversi come “Corleone” e “99 mm”, ritenuti evocativi dell’universo criminale. Questi prodotti, insieme ad altre attività imprenditoriali come palestre, sale scommesse e supermercati, rappresentano per gli inquirenti il veicolo di investimenti di denaro proveniente da attività illecite e collegamenti con famiglie di narcotrafficanti.

Le difese e il contesto processuale

Difesi dai penalisti Andrea Imperato e Sergio Cola per Tina Rispoli e Sergio Cola e Alfredo Sorge per Tony Colombo, i coniugi hanno negato ogni coinvolgimento con la camorra. Colombo, in particolare, ha difeso la sua carriera di artista e imprenditore, affermando di essere lontano da ogni attività criminosa, puntando invece a una carriera nello spettacolo.

Le altre richieste di condanne

Oltre ai coniugi Colombo-Rispoli e Di Lauro, altre figure implicate nel processo e le richieste di condanne a pene significative:

  • Umberto Lamonica: 16 anni e 8 mesi
  • Diego Leone: 16 anni
  • Raffaele Rispoli: 20 anni
  • Daniele Volpicelli: 8 anni
  • Raffaele Natale: 14 anni
  • Marco Minichini: 6 anni e 8 mesi
  • Alessandro e Gennaro Nocera: 12 anni ciascuno

Con la sentenza di primo grado ormai vicina, gli avvocati di parte preparano le loro difese finali, mentre Colombo e Rispoli restano in carcere da più di un anno.

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Dossier su larga scala, inchiesta della Dda Milano: coinvolta una società di investigazione

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La presunta “attività di dossieraggio su larga scala” commissionata da grandi imprese, studi professionali e legali e da altri “clienti”, scoperta nell’indagine della Dda di Milano e della Dna, avrebbe avuto al centro la società di investigazioni e analisi dei rischi Equalize srl, di cui il socio di maggioranza è Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano (totalmente estranea all’inchiesta). Pazzali risulta indagato nell’indagine che ha portato anche a perquisizioni.

Da quanto si è saputo, anche attraverso la società di investigazione, la presunta associazione per delinquere composta da hacker e appartenenti alle forze dell’ordine avrebbe prelevato dalle banche dati strategiche informazioni su conti correnti, precedenti penali ed altro, evadendo la richiesta dei “clienti” interessati a condizionare le attività di loro “concorrenti”. Equalize, stando alle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, avrebbe fornito ‘servizi’ anche in uno scenario di “faide”, stando a quanto riferito, e di rivalità tra famiglie dell’imprenditoria. Sarebbero stati scaricati dai terminali, poi, sempre per finalità di “condizionamento”, anche dati di esponenti politici. In alcuni casi, infine, le informazioni riservate sarebbero state girate ai media, e quindi rendendole pubbliche, con lo scopo di fare pressioni.

– Da quanto si è saputo, l’ex poliziotto agli arresti domiciliari è Carmine Gallo, coinvolto nell’inchiesta in quanto amministratore delegato della società Equalize. Gallo per anni ha indagato sui grossi casi di criminalità organizzata e nelle indagini di sequestri di persona a scopo di estorsione come quello di Alessandra Sgarella.

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Giudice di pace aggredito in udienza per un documento falso

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Consegna al giudice un documento di riconoscimento falso ma il magistrato se ne accorge e lui, per cercare di far sparire le prove, tenta di strapparglielo di mano causando la distorsione di un dito: è successo oggi pomeriggio, nell’ufficio del giudice di pace di Ponticelli, a Napoli. La magistrata, una donna di 61 anni, è stata costretta a sospendere l’udienza: dopo essere andata a farsi medicare la distorsione (i sanitari l’hanno giudicato guaribile in dieci giorni), si è recata nella vicina stazione dei carabinieri per denunciare l’aggressione.

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