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Cronache

Catturato a Medellin Luigi Belvedere, broker della droga legato ai clan camorristici dei Casalesi

Dopo anni di latitanza, è stato catturato a Medellin, Colombia, Luigi Belvedere, inserito nella lista dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno italiano. Condannato in via definitiva per traffico internazionale di stupefacenti, Belvedere operava come intermediario tra i cartelli colombiani e il clan camorristico dei Casalesi, accumulando una pena di quasi 19 anni.

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Luigi Belvedere era latitante dal dicembre 2020, ricercato per il ruolo di intermediario tra i cartelli della droga colombiani e il clan dei Casalesi, una delle organizzazioni più potenti della camorra campana. La condanna definitiva di Belvedere riguarda traffico internazionale di stupefacenti, con una pena di 18 anni, 9 mesi e 20 giorni di reclusione.

Le indagini, coordinate dalla Procura distrettuale di Napoli e condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta, insieme alla Sisco di Napoli e allo Sco, hanno portato alla luce la complessa rete di traffici illeciti gestiti da Belvedere, con supporto operativo di Europol e della Dcsa (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga). Durante le indagini è emersa anche una foto di Belvedere in visita alla tomba di Pablo Escobar, simbolo storico del narcotraffico colombiano.

La cattura a Medellin e le operazioni investigative

La cattura è avvenuta a Medellin, nell’ambito di una collaborazione internazionale che ha visto la presenza diretta di investigatori della Polizia di Stato italiana in missione in Colombia. Fondamentale è stata l’analisi dei dati estrapolati da un noto sistema di messaggistica, che, grazie alla collaborazione con Europol, ha permesso di confermare la posizione di Belvedere e il suo coinvolgimento nella logistica della droga tra Sud America ed Europa.

Un’operazione internazionale per fermare il narcotraffico

Questa operazione segna un importante colpo per il narcotraffico internazionale e rappresenta un esempio di come la cooperazione tra organismi investigativi internazionali possa avere un impatto rilevante su reti criminali ben radicate e attive su scala globale.

Conclusione: un arresto che colpisce la camorra e rafforza la lotta al narcotraffico

La cattura di Luigi Belvedere rappresenta una vittoria nella lotta al traffico internazionale di droga e colpisce direttamente le strutture della camorra. Mentre Belvedere sarà chiamato a scontare la sua pena in Italia, l’arresto sottolinea la determinazione delle autorità internazionali nell’interrompere le vie della droga tra il Sud America e l’Europa.

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“Il quadro fu rubato e taroccato”, chiusa l’inchiesta su Sgarbi

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E’ stata chiusa l’inchiesta della procura di Macerata sulla vicenda del quadro del pittore del Seicento senese Rutilio Manetti, che vede indagato l’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Lo scrive il Fatto quotidiano ,secondo cui Sgarbi sarebbe ora imputato per riciclaggio, autoriciclaggio e contraffazione di opere d’arte e rischierebbe per questo una condanna da 4 a 12 anni di carcere.

A dare il via all’indagine giudiziaria è stata proprio un’inchiesta giornalista del Fatto e di Report sulla tela rubata nel 2013 da un castello di Buriasco e che poi sarebbe riapparsa del tutto identica nove anni dopo a Lucca nella Mostra ” I pittori della luce”curata da Sgarbi , come opera di sua proprietà”, salvo il dettaglio di una torcia in alto a sinistra. Secondo il Fatto nelle conclusioni dei pm sarebbe stata decisiva la perizia sul quadro fatta eseguire dalla procura sulla tela che Sgarbi sostiene aver trovato così com’è nella soffitta della sua villa in provincia di Viterbo.

Perizia che avrebbe concluso che il dipinto in possesso del critico e da gennaio sotto sequestro “sia lo stesso provento di furto e oggetto di denuncia il 14 febbraio 2013” . E a carico di Sgarbi peserebbe anche la confessione di quello che il quotidiano definisce il “pittore-falsario” Pasquale Frongia, che con gli inquirenti avrebbe ammesso:” la torcia nell’originale non c’era, fu lui a chiedermi di aggiungerla”.

E’ sempre il caso di ricordare a chi ci legge che chiunque è da considerarsi innocente sino a sentenza definitiva perchè nel nostro Paese vige il principio di innocenza e non quello di colpevolezza. La colpevolezza la accertano i giudici e una sentenza è definitiva quando viene pronunciata in ultima istanza dalla Cassazione.

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Elena Cecchettin, non sarò in aula, da 11 mesi ho incubi

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“Oggi e lunedì 28 ottobre non sarò presente in aula. Non per disinteresse, ma per prendermi cura di me stessa. Sono più di 11 mesi che continuo ad avere incubi, 11 mesi che il mio sonno è inesistente o irrequieto. La mia salute mentale e soprattutto quella fisica ne hanno risentito. Ho perso il conto delle visite mediche che ho dovuto fare nell’ultimo anno”. Lo scrive oggi Elena Cecchettin, in una storia su Instagram, a proposito dell’udienza che vede oggi Filippo Turetta in aula a Venezia. “Seguirò a distanza anche tramite i miei legali, tuttavia non parteciperò”, aggiunge.

“Sarebbe per me una fonte di stress enorme – prosegue il messaggio di Elena – e dovrei rivivere nuovamente tutto quello che ho provato a novembre dell’anno scorso. Semplicemente non ne sono in grado. Voglio condividere questo, perché penso sia giusto proteggersi quando ne abbiamo bisogno. Sono umana, e come tutti non sono invincibile”. Elena Cecchettin esprime infine “massima solidarietà alle persone che in questi mesi ci sono state vicine e si sono occupate di Giulia, grazie per prendervi cura anche di lei. Grazie a Gabriella, Nicodemo, Stefano e Francesco (i legali della famiglia, ndr), e tutte le altre persone del team”.

Nella foto in evidenza Giulia Cecchettin, la ragazza assassinata

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Cronache

Polemica sull’estinzione del processo per mancato pagamento del contributo unificato: l’Uncc alza la voce

L’Unione Nazionale delle Camere Civili (Uncc) si oppone alla proposta di legge che prevede l’estinzione del processo in caso di mancato o inesatto pagamento del contributo unificato, sollevando dubbi sulla costituzionalità della norma.

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Secondo l’Uncc, che rappresenta gli avvocati civilisti italiani, l’introduzione di una norma che possa bloccare l’accesso alla giustizia per ragioni fiscali è inaccettabile. L’articolo 24 della Costituzione italiana stabilisce il diritto di agire in giudizio senza condizioni fiscali. “La giustizia ai cittadini deve essere garantita, non venduta,” sottolinea la nota diffusa dall’Uncc.

Il principio è chiaro: i diritti dei cittadini e la tutela garantita dallo Stato non dovrebbero essere subordinati a obblighi fiscali, i quali, pur restando legittimi e necessari, hanno già un proprio ambito di regolamentazione nel sistema tributario.

La questione del contributo unificato: le obiezioni dei civilisti

La proposta, infatti, è ritenuta irragionevole dall’Uncc per il suo impatto sul diritto di difesa, che potrebbe essere compromesso per mancati pagamenti che gravano sui cittadini e non sui legali che li rappresentano. L’associazione evidenzia che il recupero di tasse e imposte può essere eseguito tramite mezzi coattivi, previsti per ogni tipo di debito tributario, senza interferire con il diritto del cittadino a un processo.

Difesa e accessibilità: il ruolo dell’avvocato e la tutela dei cittadini

L’Uncc segnala, inoltre, come sia il cittadino, e non l’avvocato, a essere direttamente responsabile dell’eventuale mancato pagamento del contributo unificato, salvo casi di illecito rilevante. Gli avvocati sostengono i diritti di difesa anche quando il cliente non può permettersi di pagare l’intero saldo, e una norma di questo tipo minerebbe ulteriormente la protezione dei più vulnerabili.

Conclusione: una giustizia per tutti, non subordinata a vincoli fiscali

La proposta di subordinare l’accesso alla giustizia a un pagamento fiscale rappresenta, secondo l’Uncc, un colpo ai diritti costituzionali e al ruolo dello Stato come garante della giustizia. Con questa ferma opposizione, l’Uncc mira a preservare l’accessibilità della giustizia per tutti i cittadini italiani, senza condizioni dettate da vincoli fiscali.

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