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Cronache

Cyber stalking ai danni della ex, ai domiciliari 25enne

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La Polizia di Stato ha posto agli arresti domiciliari con l’obbligo del braccialetto elettronico un cittadino romano di 25 anni, gravemente indiziato del compimento di numerosi atti persecutori, commessi anche attraverso strumenti informatici, nei confronti di una giovane con cui aveva intrattenuto una relazione affettiva, terminata nel maggio scorso. La persecuzione era cominciata quando la donna aveva deciso di mettere fine al rapporto ed era culminata in un’aggressione nella notte tra l’11 e il 12 ottobre, avvenuta in occasione di un incontro chiarificatore richiesto dall’uomo. All’ennesimo rifiuto di riprendere la relazione, l’uomo aveva iniziato a minacciarla e insultarla per poi sottrarle lo smartphone.

In possesso del dispositivo, l’uomo aveva effettuato l’accesso ai profili social della vittima pubblicando una serie di post e screenshots di conversazioni private. Aveva, inoltre, creato ulteriori profili social, postando una foto intima della ragazza, sottratta dalla galleria privata, con commenti ingiuriosi. L’indagato, inoltre, aveva continuato a telefonare incessantemente alla donna e ai suoi familiari, soprattutto in orari notturni, utilizzando utenze telefoniche non a lui intestate. L’inchiesta era partita dalla querela della donna. presentata a ottobre al Commissariato di Spinaceto e dalla successiva integrazione presentata pochi giorni fa alla Polizia Postale di Roma.

Le perquisizioni svolte in urgenza, hanno consentito agli investigatori specializzati di riscontrare sul telefono dell’indagato, la presenza delle utenze telefoniche e degli account social utilizzati per la pubblicazione dei numerosi post offensivi e ingiuriosi, nonché i profili social creati ad hoc dall’indagato. In considerazione dei precedenti specifici dell’uomo, anche per fatti analoghi già denunciati dalla stessa vittima in precedenza e della gravità dei fatti contestati, gli investigatori hanno proceduto all’arresto in flagranza differita, secondo la nuova modifica normativa al “Codice Rosso”, per il reato di atti persecutori

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“Il quadro fu rubato e taroccato”, chiusa l’inchiesta su Sgarbi

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E’ stata chiusa l’inchiesta della procura di Macerata sulla vicenda del quadro del pittore del Seicento senese Rutilio Manetti, che vede indagato l’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Lo scrive il Fatto quotidiano ,secondo cui Sgarbi sarebbe ora imputato per riciclaggio, autoriciclaggio e contraffazione di opere d’arte e rischierebbe per questo una condanna da 4 a 12 anni di carcere.

A dare il via all’indagine giudiziaria è stata proprio un’inchiesta giornalista del Fatto e di Report sulla tela rubata nel 2013 da un castello di Buriasco e che poi sarebbe riapparsa del tutto identica nove anni dopo a Lucca nella Mostra ” I pittori della luce”curata da Sgarbi , come opera di sua proprietà”, salvo il dettaglio di una torcia in alto a sinistra. Secondo il Fatto nelle conclusioni dei pm sarebbe stata decisiva la perizia sul quadro fatta eseguire dalla procura sulla tela che Sgarbi sostiene aver trovato così com’è nella soffitta della sua villa in provincia di Viterbo.

Perizia che avrebbe concluso che il dipinto in possesso del critico e da gennaio sotto sequestro “sia lo stesso provento di furto e oggetto di denuncia il 14 febbraio 2013” . E a carico di Sgarbi peserebbe anche la confessione di quello che il quotidiano definisce il “pittore-falsario” Pasquale Frongia, che con gli inquirenti avrebbe ammesso:” la torcia nell’originale non c’era, fu lui a chiedermi di aggiungerla”.

E’ sempre il caso di ricordare a chi ci legge che chiunque è da considerarsi innocente sino a sentenza definitiva perchè nel nostro Paese vige il principio di innocenza e non quello di colpevolezza. La colpevolezza la accertano i giudici e una sentenza è definitiva quando viene pronunciata in ultima istanza dalla Cassazione.

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Elena Cecchettin, non sarò in aula, da 11 mesi ho incubi

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“Oggi e lunedì 28 ottobre non sarò presente in aula. Non per disinteresse, ma per prendermi cura di me stessa. Sono più di 11 mesi che continuo ad avere incubi, 11 mesi che il mio sonno è inesistente o irrequieto. La mia salute mentale e soprattutto quella fisica ne hanno risentito. Ho perso il conto delle visite mediche che ho dovuto fare nell’ultimo anno”. Lo scrive oggi Elena Cecchettin, in una storia su Instagram, a proposito dell’udienza che vede oggi Filippo Turetta in aula a Venezia. “Seguirò a distanza anche tramite i miei legali, tuttavia non parteciperò”, aggiunge.

“Sarebbe per me una fonte di stress enorme – prosegue il messaggio di Elena – e dovrei rivivere nuovamente tutto quello che ho provato a novembre dell’anno scorso. Semplicemente non ne sono in grado. Voglio condividere questo, perché penso sia giusto proteggersi quando ne abbiamo bisogno. Sono umana, e come tutti non sono invincibile”. Elena Cecchettin esprime infine “massima solidarietà alle persone che in questi mesi ci sono state vicine e si sono occupate di Giulia, grazie per prendervi cura anche di lei. Grazie a Gabriella, Nicodemo, Stefano e Francesco (i legali della famiglia, ndr), e tutte le altre persone del team”.

Nella foto in evidenza Giulia Cecchettin, la ragazza assassinata

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Cronache

Polemica sull’estinzione del processo per mancato pagamento del contributo unificato: l’Uncc alza la voce

L’Unione Nazionale delle Camere Civili (Uncc) si oppone alla proposta di legge che prevede l’estinzione del processo in caso di mancato o inesatto pagamento del contributo unificato, sollevando dubbi sulla costituzionalità della norma.

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Secondo l’Uncc, che rappresenta gli avvocati civilisti italiani, l’introduzione di una norma che possa bloccare l’accesso alla giustizia per ragioni fiscali è inaccettabile. L’articolo 24 della Costituzione italiana stabilisce il diritto di agire in giudizio senza condizioni fiscali. “La giustizia ai cittadini deve essere garantita, non venduta,” sottolinea la nota diffusa dall’Uncc.

Il principio è chiaro: i diritti dei cittadini e la tutela garantita dallo Stato non dovrebbero essere subordinati a obblighi fiscali, i quali, pur restando legittimi e necessari, hanno già un proprio ambito di regolamentazione nel sistema tributario.

La questione del contributo unificato: le obiezioni dei civilisti

La proposta, infatti, è ritenuta irragionevole dall’Uncc per il suo impatto sul diritto di difesa, che potrebbe essere compromesso per mancati pagamenti che gravano sui cittadini e non sui legali che li rappresentano. L’associazione evidenzia che il recupero di tasse e imposte può essere eseguito tramite mezzi coattivi, previsti per ogni tipo di debito tributario, senza interferire con il diritto del cittadino a un processo.

Difesa e accessibilità: il ruolo dell’avvocato e la tutela dei cittadini

L’Uncc segnala, inoltre, come sia il cittadino, e non l’avvocato, a essere direttamente responsabile dell’eventuale mancato pagamento del contributo unificato, salvo casi di illecito rilevante. Gli avvocati sostengono i diritti di difesa anche quando il cliente non può permettersi di pagare l’intero saldo, e una norma di questo tipo minerebbe ulteriormente la protezione dei più vulnerabili.

Conclusione: una giustizia per tutti, non subordinata a vincoli fiscali

La proposta di subordinare l’accesso alla giustizia a un pagamento fiscale rappresenta, secondo l’Uncc, un colpo ai diritti costituzionali e al ruolo dello Stato come garante della giustizia. Con questa ferma opposizione, l’Uncc mira a preservare l’accessibilità della giustizia per tutti i cittadini italiani, senza condizioni dettate da vincoli fiscali.

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