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Economia

‘Impresa sostenibile’, vince una pmi napoletana 3dr Additive Manufacturing

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La pmi napoletana 3dr Additive Manufacturing ha ricevuto il premio “Impresa Sostenibile” durante il “Forum Sostenibilità”, organizzato dal Sole 24 Ore in collaborazione con la Santa Sede. L’azienda ha vinto nella categoria “sostenibilità digitale” che comprende l’insieme di tutte le innovazioni e tecnologie IT sviluppate e implementate per generare impatti e ricadute positive per migliorare l’ambiente, l’economia e la società in generale.

Il premio è stato assegnato “per la ricerca, lo sviluppo e la produzione di protesi su misura (e stampate in 3D) attraverso un processo digitale ed ecosostenibile che elimina l’uso di calchi fisici in gesso o in poliuretano, riducendo la produzione di rifiuti speciali; la scansione digitale del paziente permette di raggiungere anche persone in aree remote, realizzando i dispositivi a distanza”. Il premio “Impresa Sostenibile” è stato creato dal Sole 24 Ore, con il Patrocinio della Pontificia Accademia per la Vita, in collaborazione con la Piccola Industria di Confindustria e con Zest come Ambassador, per raccogliere, raccontare e valorizzare le storie delle imprese che per rispondere alle sfide di questo momento storico hanno intrapreso progetti di crescita e sviluppo in grado di garantire un corretto impiego delle risorse economiche, ambientali e umane.

Progetti che offrono risultati durevoli nel tempo, che soddisfano i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli delle generazioni future. Il premio è stato assegnato a 16 aziende sulle 251 che hanno presentato la candidatura, e comprende 5 categorie: “Sostenibilità ambientale”, “Sostenibilità digitale”, “Sostenibilità sociale”, “Sostenibilità economica” e “Sostenibilità inclusiva – Design for All” introdotta quest’anno per valorizzare progetti che mettono al centro l’inclusività e l’accessibilità. La giuria presieduta da Fabio Tamburini, direttore del Sole 24 Ore, di Radio 24 e di Radiocor, è stata composta da Edoardo Garrone, presidente Gruppo 24 Ore, Marina Brogi, docente dell’Università La Sapienza, Teresa Caradonna, vicepresidente Esg e valore sostenibile di Piccola industria Confindustria, Monsignor Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la vita, Monsignor Dario Edoardo Viganò, Vicecancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle scienze sociali, e Andrea Notarnicola, Global Inclusion – art. 3, Thomas Errera, Segretario della giuria.

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Economia

Quasi 4,8 milioni pensionati con meno di 1.000 euro

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Sono quasi 4,8 milioni i pensionati che possono contare su redditi da pensione inferiori a mille euro al mese, quasi tre su dieci: l’Osservatorio Inps sulle prestazioni pensionistiche e i beneficiari nel 2023 segnala che tra questi quasi 1,7 milioni hanno assegni inferiori a 500 euro, un livello nettamente al di sotto della soglia di povertà. Il Rapporto si concentra sulle singole prestazioni e sul reddito complessivo da pensione e non sugli altri eventuali altri redditi dei pensionati ma la fotografia ci racconta quanto sia ampia la fascia di coloro che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. I pensionati che prendono oltre 2mila euro al mese comunque sono il 38,4% del totale ma assorbono il 60% della spesa.

La spesa nel complesso dell’anno ha superato i 347 miliardi di euro con un aumento del 7,7% rispetto al 2022, crescita legata soprattutto al recupero dell’inflazione. Le pensioni rimangono quindi un grande capitolo di spesa per lo Stato. I dati confermano il divario tra uomini e donne nei redditi da pensione sulla scia di quello che accade nel mercato del lavoro con i maschi che possono contare su carriere più lunghe e retribuzioni più alte oltre a tassi di occupazione medi più elevati. Se l’importo medio annuo dei redditi percepiti in Italia è di 21.382 euro nel 2023 l’assegno medio da pensione incassato dagli uomini è superiore a quello delle donne del 35% con 24.671 euro contro 18.291.

Con l’aumento dell’occupazione femminile questo divario dovrebbe ridursi e diminuire la fascia delle donne che possono contare solo su pensioni assistenziali e di reversibilità. Nel 2023 le donne con pensioni inferiori a 1.000 euro al mese sono oltre tre milioni, oltre una pensionata su tre, e tra queste quasi un milione (959.986) può contare su prestazioni da pensione per meno di 500 euro al mese , l’11,5% del totale. L’intervento del governo sulle pensioni minime riguarda solo i trattamenti previdenziali, ovvero basati sul versamento dei contributi, e non quelle assistenziali, legate alle condizioni economiche disagiate, come ad esempio l’assegno sociale, o a invalidità non legate all’attività lavorativa.

Dovrebbero essere coinvolte nel passaggio tra i 614,77 euro al mese ai 617,92 euro circa 1,8 milioni di assegni. Un intervento definito dal leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte una “beffa” e da altre parte dell’opposizione una “elemosina” che non recupera neanche il potere d’acquisto perso con l’inflazione. Per gli assegni pensionistici i più sostanziosi, quelli superiori a 5mila euro lordi al mese, percepiti da poco più di 400mila persone, basati nella grande maggioranza di casi su un alto numero di anni di contributi e retribuzioni elevate, si spende più che per i 4,8 milioni di pensionati con i redditi più bassi, circa 34,4 miliardi a fronte di 33,5. Le prestazioni pensionistiche nel complesso sono 22.919.888, per la grande maggioranza Ivs (Invalidità vecchiaia e superstiti), pari a 17.752.596. Le indennitarie sono 627.143 e quelle assistenziali 4.540.149.

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Economia

Ammontano a 5.072 i notai in Italia, 3.079 uomini e 1.993 donne

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L’ultima fotografia del Notariato in Italia vede in servizio 5.072 professionisti, di cui 3.079 uomini e 1.993 donne. Sono dati forniti a margine dei lavori del 60° congresso nazionale della categoria, in corso a Roma. Stanno, però, per entrare in esercizio, avendo vinto il concorso, “circa 290 nuovi notai”.

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Economia

Eni, a Kkr il 25% di Enilive per 2,93 miliardi

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Eni ha chiuso la trattativa per la cessione di una quota di Enilive con l’ingresso del fondo americano Kkr che ne ha rilevato il 25% per 2,938 miliardi. “Rappresenta un nuovo e importante passo avanti nella nostra strategia di business legata alla transizione energetica”, commenta Claudio Descalzi (nella foto in evidenza di Imagoeconomia), l’a.d. dell’Eni che compie così un passo atteso nel “percorso molto largo” – come lo aveva definito nei mesi scorsi – che per il polo del gruppo oltre all’ingresso di un partner per la mobilità green punta come approdo finale alla quotazione in Borsa, come anche per Plenitude. Si guarda così alle condizioni di mercato per il collocamento, probabilmente nel 2025.

L’accordo con Kkr è per Eni “uno sviluppo significativo del modello satellitare” impostato dalla società con l’obiettivo di creare le condizioni per una crescita indipendente dei suoi business a elevato potenziale. E’ una operazione che, inoltre, “ottimizza la struttura del capitale di Eni, riducendone la posizione finanziaria netta e mantenendo in capo a Eni il consolidamento e il controllo di Enilive”. Intanto Eni, come aveva preannunciato con il piano strategico 2024-2027, ha messo a punto il piano di trasformazione e rilancio del business della chimica, anche in una ottica di decarbonizzazione. Sarà implementato entro il 2029. Prevede circa 2 miliardi di investimenti e un taglio in termini di emissioni di circa 1 milione di tonnellate di CO2, circa il 40% delle emissioni di Versalis in Italia, con nuovi impianti industriali mentre cesseranno le attività gli impianti cracking a Brindisi e Priolo e del polietilene a Ragusa.

Eni punta così ad un rilancio della profittabilità e dei livelli occupazionali per Versalis, nella chimica, contrastando così “le inevitabili conseguenze negative che la crisi strutturale e consolidata del settore a livello europeo avrebbe in questo ambito”. Con il supporto di Kkr, Enilive “è – rileva Claudio Descalzi – nelle condizioni di valorizzare i propri ambiziosi piani di crescita e proseguirà nell’offerta di soluzioni reali e scalabili, legate alla transizione energetica. Enilive, insieme a Plenitude, è fondamentale per il nostro impegno nel fornire soluzioni energetiche decarbonizzate e ridurre progressivamente le emissioni generate dall’uso finale dei nostri prodotti”. Sia Enilive che Plenitude, evidenzia l’a.d. di Eni, “hanno incontrato un grande interesse da parte di partner internazionali di primo piano e conseguito valutazioni di mercato importanti, e questo significa che c’è apprezzamento per come stiamo affrontando la transizione energetica.

E crediamo che per affrontarla con successo questa sia la strada giusta: creare dei business low o zero carbon che rispondano a una domanda reale ed esistente di prodotti energetici e crescano in modo autonomo, in ragione del successo dei loro modelli e dei loro prodotti”. Kkr rileva il 25% di Enilive (la società di Eni dedicata a bioraffinazione, produzione di biometano, soluzioni di smart mobility come il car sharing Enjoy, dalle colonnine elettriche a idrogeno e biocarburanti nelle Enilive Station, ai servizi di ristorazione) in parte con la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato per 500 milioni e con l’acquisto di azioni Enilive da Eni per 2,438 miliardi, corrispondente ad una valutazione post-money del 100% pari a 11,75 miliardi. Prima del completamento nell’operazione Eni effettuerà un aumento di capitale da 500 milioni per azzerare la posizione finanziaria netta. “Siamo pronti – commenta Alberto Signori, partner del team ‘european infrastructure’ di Kkr- a sostenere Enilive nell’accelerare il proprio impatto nella decarbonizzazione dei trasporti e ad espandersi a livello internazionale”.

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