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Il Napoli di Conte è forte e cinico, vittoria anche a Empoli e primato solitario in Serie A

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Vittoria sofferta per il Napoli di Antonio Conte, che grazie al rigore di Kvaratskhelia batte per 1-0 un Empoli corsaro e propositivo per larghi tratti di partita. Torna dunque a guardare tutti dall’alto l’undici partenopeo che, dopo la vittoria – sempre per 1-0 – della Juventus sulla Lazio e il momentaneo aggancio in classifica da parte dei bianconeri, riconquista la vetta solitaria a 19 punti. Buon avvio dell’Empoli, che spaventa il Napoli con una doppia occasione: la prima, sulla volee di Esposito, la seconda, con la conclusione mancina di Pezzella sul cross dalla destra di Gyasi, entrambe disinnescate in tuffo da Caprile. Col passare dei minuti non cresce a dovere la pressione degli azzurri, con l’Empoli che con qualità e ritmo continua ad impensierire gli avversari con gamba ed iniziative pericolose.

Ridotta ai minimi termini la presenza offensiva degli uomini di Conte, che arriva all’intervallo con qualche problema di troppo in mezzo al campo, viste le efficaci contromisure adottate da D’Aversa per bloccare Gilmour e specialmente Anguissa in fase di costruzione. Ad inizio ripresa, però, i partenopei appaiono gli stessi del primo tempo, con Conte che al 59′ inserisce Simeone per Lukaku – oltre ad Olivera per Spinazzola -, e sull’azione seguente un’iniziativa di Di Lorenzo proprio alla ricerca dell’argentino genera il calcio di rigore per il Napoli: dal dischetto va Kvaratskhelia che è lucidissimo nello spiazzare Vasquez e portare avanti i suoi. Inerzia della gara quasi del tutto ribaltata e impatto del gol rilevante sull’atteggiamento dei giocatori del Napoli, che entrano in gestione di un Empoli non più così brillante. D’Aversa proverà dunque a smuovere il suo schieramento con diversi cambi offensivi, ma senza trovare la via della rete e arrendendosi così al primo stop casalingo del suo campionato.

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Inter: vittoria e infortuni, all’Olimpico basta Lautaro per battere la Roma

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L’Inter espugna l’Olimpico battendo la Roma 1-0 con il gol di Lautaro Martinez nella ripresa, eppure Simone Inzaghi sorride solo a metà. Perché se da una parte, a sette giorni dalla sfida con la Juventus, i nerazzurri volano al secondo posto in classifica, restando in scia del Napoli primo, dall’altra devono continuare a fare i conti con gli infortuni. E non a caso aveva parlato il presidente dell’Inter, Giuseppe Marotta, nel pre-partita, denunciando un calendario sportivo troppo fitto di impegni e la necessità di dover avviare un tavolo che coinvolga tutte le parti interessate per ripensare il palinsesto calcistico che negli ultimi anni è cresciuto esponenzialmente nel suo numero di partite.

Solo nella prima mezz’ora, infatti, Inzaghi è costretto a due cambi forzati: dopo 12 minuti esce Calhanoglu per una contrattura all’adduttore della coscia destra e poco dopo tocca ad Acerbi per lo stesso problema, ma al flessore della coscia sinistra. Nelle prossime ore ci saranno gli accertamenti per escludere lesioni, ma nel frattempo cresce l’ansia in casa Inter perché mercoledì ci sarà la Champions League in trasferta contro lo Young Boys, mentre domenica a San Siro arriverà la Juventus. In campo, intanto, si rivede anche Barella, assente dal derby del 22 settembre, mentre tra le fila romaniste torna Dybala al fianco di Pellegrini e dietro a Dovbyk. Ma la sfortuna nerazzurra, almeno nei primi 45 minuti di gioco, non si limita agli infortuni, perché il vantaggio non arriva prima per una grande parata di Svilar su Thuram e poi per una traversa colpita da Mkhitaryan.

Nel frattempo prosegue la protesta dei tifosi romanisti e se a inizio gara la Curva Sud resta deserta, mostrando solo uno striscione di dissenso (“Quindici minuti di assenza perché siamo schifati da questa dirigenza”), poi fa il suo ingresso nello stadio e la polemica non si spegne. “Friedkin la vostra assenza è talmente palese che a parlare avete mandato un francese (Ghisolfi, ndr)”, è l’altro striscione comparso in Sud. Il primo tempo, però, finisce 0-0 e solo al 41′ la Roma si affaccia nella trequarti avversaria con un tiro pericoloso fa fuori area di Pellegrini, parato da Sommer che poco prima, sempre sul capitano giallorosso, aveva rischiato il pasticcio lasciandosi sfuggire un cross finito sul palo.

Nella ripresa i ventidue in campo sono gli stessi con l’inerzia della partita che sembra spostarsi verso la Roma. Juric cambia Koné per Pisilli, ma nel momento migliore dei giallorossi arriva l’errore di Zalewski che innesca il contropiede dell’Inter, conclusosi con il gol di Lautaro Martinez. Juric cambia l’esterno polacco poco dopo con lo stadio che fischia nel momento della sostituzione (e la stessa sorte toccherà a Cristante più tardi). Al suo posto Baldanzi e in contemporanea Inzaghi si gioca l’ultimo slot di cambi inserendo Bisseck, Dumfries e Correa, per Bastoni, Darmian e Lautaro. L’Inter gestisce e al triplice fischio esulta, con la Roma che, nonostante la mole di gioco prodotta, non tira verso la porta di Sommer. A fine gara arrivano altri fischi per la squadra giallorossa, ma i tifosi romanisti se la prendono anche con le istituzioni del mondo del calcio. “Arbitri, Federcalcio e Lega Serie A, nonostante i vostri torti la Roma mai si arrenderà”, l’ultimo striscione che cala il sipario su una sconfitta che apre una crisi senza fine e rilancia, dall’altra parte, l’Inter verso la corsa per lo scudetto.

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F1: Doppietta Ferrari a Austin, Leclerc davanti a Sainz

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Doppietta Ferrari sul circuito di Austin. Charles Leclerc ha vinto il GP degli Stati Uniti di Formula 1, davanti al compagno di scuderia Carlos Sainz. Terzo è giunto Max Verstappen.

– In realtà é stato Lando Norris a tagliare per terzo il traguardo, ma ha dovuto scontare 5 secondi di penalità inflittagli per una scorrettezza commessa nel sorpasso su Verstappen, alla curca 12 del 52/o giro. Il britannico della McLaren è così retrocesso al quarto posto, davanti al compagno di scuderia Oscar Piastri. Sesto è giunto George Russell con la Mercedes, settima la Red Bull di Perez. Hulkenberg, Lawson e Colapinto hann o chiuso la Top-10

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Il Napoli allunga in vetta, ma le big inseguono

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Il Napoli ha imparato in fretta la lezione di Conte: anche quando non brilla sa soffrire e viene a capo dell’insidiosa trasferta di Empoli con un rigore di Kvara, contestato dai toscani, e fortifica la sua fuga, in attesa degli scontri diretti. E’ un vantaggio ampio e meritato, ma dietro le grandi si liberano dei freni e inseguono convinte: la Juve procede a -3, il Milan è a -5, Atalanta e Fiorentina raggiungono la Lazio e l’Udinese a -6. Troppi modesti gli avversari delle ultime due: i bergamaschi passano a Venezia con un gol per tempo, i viola strapazzano il Lecce 6-0 con le doppiette di Cataldi e Colpani. In rimonta, e dopo una gara con cinque gol, il Cagliari fa un poderoso passo avanti in zona salvezza mentre il Torino incassa il terzo ko di fila.

Il Lecce resta in dieci per l’espulsione di Gallo sul 2-0 e poi crolla. Il rosso condiziona l’ottavo turno: se la Juve aveva approfittato dell’estromissione di Romagnoli per battere la Lazio, il Milan ha resistito spavaldo un’ora in inferiorità numerica per l’espulsione di Rejnders contro l’Udinese, che si rammarica per due gol annullati dal var. Per Fonseca, che tiene il punto lasciando fuori Leao, è una vittoria che vale quasi quanto quella del derby. Molto interessante la gara di Empoli, che conferma la qualità dei padroni di casa e fa presagire che questo potrebbe essere l’anno di riscatto totale del Napoli. I toscani nel primo tempo mettono sotto i partenopei.

Pezzella spinge a sinistra, Anjorin al centro, Fazzini imperversa su tutto il fronte d’attacco, Esposito impegna spesso Caprile. Il Napoli alza la trincea con Buongiorno e Rrhamani, ma nella ripresa Politano e Simeone (al posto di un inconcludente Lukaku) aumentano i ritmi e, su un errore difensivo, c’è un contrasto Anjorin-Politano che Abisso considera rigore. Kvara trasforma con freddezza. Il Napoli poi gestisce e vince una gara basilare che non piace del tutto all’esigente Conte, sotto gli occhi attenti del ct Spalletti. Piace molto invece a Palladino, in tribuna per squalifica, il trionfo della Fiorentina a Lecce, che conferma i progressi della squadra. Cataldi, elaborato il lutto per l’addio alla Lazio, comanda a centrocampo e segna una splendida doppietta. Colpani si sblocca con un uno-due molto atteso, completano la goleada Beltran e Parisi, anche se l’ottimismo si stempera per lo stop di Gudmundsson, che potrebbe essere lungo, e anche per quello di Kean.

Netto il successo dell’Atalanta a Venezia che conferma di avere una difesa approssimativa e un attacco evanescente. Sblocca Pasalic, poi Retegui inventa un cucchiaio delizioso che conferma la crescita dell’attaccante, capocannoniere con otto reti e titolare in nazionale. Lookman colpisce una traversa, poi nella ripresa i veneti spingono con Oristanio, ma non basta. In coda proseguono gli affanni di Venezia e Lecce, con le posizioni di Di Francesco e Gotti (alla quarta sconfitta consecutiva) che appaiono a rischio. Si sfila invece il Cagliari, che agguanta il Bologna a 9 punti grazie al successo sul Torino. La gara si infiamma nella ripresa, sull’1-1. Linetty trova una conclusione potente che fa sognare i granata, ma i sardi ribaltano il risultato in 4′ con un colpo di testa di Palomino e un tiro di Piccoli deviato da Coco.

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