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Economia

Bonus edilizi 2024: corsa contro il tempo per ottenere le agevolazioni in scadenza

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Con l’avvicinarsi del 31 dicembre 2024, è una corsa contro il tempo per usufruire dei bonus edilizi in scadenza. Tra questi, troviamo l’aumento dal 36% al 50% del bonus casa Irpef, il sismabonus, l’ecobonus, il bonus mobili e il bonus giardini. Queste agevolazioni riguardano sia i privati cittadini sia le imprese edili, che devono completare i lavori o eseguire i pagamenti entro questa data per poter accedere ai vantaggi fiscali.

Le scadenze chiave

Sebbene per il bonus casa e il bonus mobili sia previsto un probabile rinvio, altre agevolazioni come la detrazione del 75% per l’eliminazione delle barriere architettoniche e il superbonus (che si ridurrà dal 70% al 65% nel 2025) scadranno alla fine del 2025.

Pagamenti e competenza

Le imprese dovranno applicare il metodo della competenza per poter beneficiare delle agevolazioni, assicurandosi che i lavori siano completati o che gli stati di avanzamento lavori (Sal) siano certificati entro la fine dell’anno. Le persone fisiche, invece, potranno accedere alle detrazioni se effettueranno i bonifici parlanti entro il 31 dicembre 2024, anche se i lavori si concluderanno successivamente.

Adempimenti necessari

Per accedere alle agevolazioni fiscali, è fondamentale rispettare alcuni adempimenti, come il Durc contributivo, il Durc di congruità della manodopera, la notifica preliminare alla Asl e l’indicazione nei contratti del Ccnl edile. Inoltre, per il sismabonus e l’ecobonus, sono richieste specifiche asseverazioni tecniche e comunicazioni all’Enea.

Rischi di sanzioni

In caso di mancato rispetto delle scadenze o di incompleta documentazione, vi è il rischio di incorrere in sanzioni che possono arrivare fino al 25% (30% per le violazioni commesse fino al 31 agosto 2024) più gli interessi. Pertanto, è cruciale pianificare attentamente i lavori e i pagamenti per non perdere i benefici previsti dai bonus edilizi.

Bonus 50%

Il quadro degli sconti per la casa nel 2025 si sta componendo in questi giorni. Il bonus ristrutturazioni sarà confermato anche il prossimo anno, ma solo per le prime case. Per le seconde resterà al 36 per cento.

Bonus mobili Anche il bonus mobili sarà prorogato per il prossimo anno. A differenza del bonus ristrutturazioni, però, il rinvio non prevede modifiche alle regole attuali. In sostanza, lo sconto sarà ancora del 50% per arredi e grandi elettrodomestici, sia per la prima che per la seconda casa.

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Si tratta sui balneari, Ue in contatto con Roma

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Contatti in corso tra Bruxelles e Roma per sciogliere il nodo dei balneari. Gli emendamenti alla riforma approvata a settembre dal Consiglio dei ministri dopo una lunga interlocuzione con la Commissione Ue e nei prossimi giorni all’esame della Camera sono in queste ore al vaglio di squadre tecniche impegnate ad esaminare la compatibilità delle proposte di modifica al diritto Ue e per le ultime valutazioni. Fermo restando che Bruxelles valuta il decreto alla luce dell’intesa comune raggiunta con Roma oltre un mese fa e presta particolare attenzione alla sua attuazione e al completamento delle gare entro i tempi concordati. Il dossier è stato riaperto nei giorni scorsi dalla maggioranza che, nel corso dell’esame parlamentare del dl infrazioni, ha proposto qualche correzione sul fronte indennizzi.

FdI, Lega e Forza Italia hanno presentato una sessantina di emendamenti al primo articolo del testo sul quale le commissioni Giustizia e Finanze della Camera inizieranno a votare da martedì. Gli emendamenti riguardano in particolare le norme sugli indennizzi da riconoscere ai concessionari uscenti, sull’assegnazione degli arenili antistanti gli hotel e delle concessioni ad associazioni sportive dilettantistiche e dei rinnovi di tutte le concessioni esistenti entro i tempi concordati. L’esito delle interlocuzioni con l’Ue sarebbe atteso a breve.

Ci sarebbe ottimismo, secondo fonti parlamentari, sull’ipotesi di ampliare dal 20% al 50% la quota dell’indennizzo riconosciuto dal concessionario subentrante entro il termine indicato nel bando, con il rilascio di una fideiussione a copertura della rimanente somma. Nella partita si inserisce anche la battaglia in corso per escludere dalla Bolkestein i circoli sportivi dilettantistici, a partire da quelli sulle rive dei fiumi, a Roma ma non solo.

Sul tema circola un certo ottimismo, anche perché in prima linea c’è il ministro dello Sport Andrea Abodi, che chiede equilibrio: “Mi domando come possiamo accettare che vengano ricompresi nei limiti delineati dalla Bolkestein anche soggetti che appartengono a una categoria che è fondamentale nello sviluppo delle attività sportive per la loro natura storica e culturale”, dice. “Bisogna essere fermi nella posizione, con il rispetto dovuto nei confronti della commissione, ma è bene che la commissione sappia – aggiunge – che siamo pronti ad andare avanti perché il Parlamento è pronto a recepire le nostre sollecitazioni”.

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Economia

In piazza per salvare l’auto. Urso, ‘convoco Stellantis’

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Fermare il declino dell’auto, difendendo tutti i posti di lavoro e rilanciando la produzione. A partire da Stellantis. I sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm scendono in piazza a Roma insieme, con uno sciopero unitario del settore che non si vedeva da 30 anni. Con loro i leader di Cgil Cisl e Uil e anche dell’opposizione: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Carlo Calenda. Pressoché univoca la richiesta al governo di aprire un tavolo a palazzo Chigi con l’azienda. E in concomitanza con la manifestazione, la prima risposta arriva dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che si dice pronto a convocare Stellantis. Il pressing però resta alto, insieme alla rabbia. “Noi siamo per il rispetto delle istituzioni. Ma la piazza dice una cosa precisa: è ora che si negozi a palazzo Chigi”, è la replica dal palco del leader della Fiom, Michele De Palma.

Dal corteo e da piazza del Popolo gli operai arrivati a Roma da tutta Italia – dai siti del gruppo ex Fiat e non solo, da Torino, Pomigliano, Termoli, Melfi, dalla Bosh di Bari, dalla Marelli di Bologna – dicono basta alla cassa integrazione, chiedono un futuro certo e un piano industriale adeguato. Sono 20mila in piazza nella capitale, secondo gli stessi sindacati. E proprio i comuni che ospitano gli stabilimenti Stellantis scendono in prima linea: l’auto è un settore “strategico e noi siamo pronti a fare la nostra parte”, assicurano con la richiesta di convocazione ai tavoli di crisi del settore. In diverse piazze anche Fismic Confsal, Uglm e Associazione Quadri con lo slogan “L’automotive merita di più”. Al fianco dei lavoratori l’opposizione. Tra saluti e strette di mano, restano i timori. “C’è molta preoccupazione sul futuro” dell’automotive, rimarca la segretaria del Pd, Elly Schlein, sostenendo che Stellantis “ha delle responsabilità storiche” verso il Paese.

Il presidente del M5s, Giuseppe Conte, ribadisce l’impegno del Movimento a sostenere “la battaglia operaia” su Stellantis. Rilancia la necessità di un incontro a palazzo Chigi e di “farlo subito, perché il prossimo anno avremmo un disastro industriale annunciato” il leader di Azione, Carlo Calenda. Da Avs, per Nicola Fratoianni è l’ora “di finirla con Stellantis che batte cassa” e basta alla strategia “del mordi e fuggi”, aggiunge Angelo Bonelli. Dalle opposizioni, dopo l’audizione dell’ad Carlos Tavares, c’è la richiesta di ascoltare in Parlamento anche il presidente John Elkann. Fim Fiom Uilm parlano di “grandissima adesione” allo sciopero, sotto lo slogan “Cambiamo marcia”. Secondo l’azienda, la percentuale media di adesione è complessivamente dell’8,8%, senza interruzione delle attività. Per i sindacati, l’automotive è “al collasso”. Secondo le loro stime, i posti a rischio sono 70mila in tutto il settore dell’automotive, che conta circa 320mila lavoratori. “La situazione sta precipitando”, avverte il segretario generale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano, “i volumi stanno crollando, non faremo neanche 500mila veicoli nel Paese, cosa che non avveniva dal 1956”. Altro che un milione di auto. L’obiettivo sostenuto da Urso che “chiede a Stellantis di scommettere sul nostro Paese. Noi saremo al loro fianco – assicura – per farlo al meglio”.

Tutti gli stabilimenti del gruppo sono interessati dalla cassa integrazione. “Ma noi vogliamo produrre auto e non cig”, dice il numero uno della Uilm, Rocco Palombella, assicurando che “non ci rassegniamo. E senza risposte non ci fermeremo”. Si rivolgono direttamente all’ad Carlos Tavares. “Noi non siamo rancorosi, siamo incazzati”, dice De Palma, “l’unico taglio di cui Stellantis ha bisogno è quello del suo stipendio”. Chiede “coerenza e rispetto” degli impegni il leader della Cisl, Luigi Sbarra. Le prospettive “non sono chiare. E noi non vogliamo stare a guardare”, ripete il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Bisogna “fare presto”, insiste il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Una questione, quella dell’automotive, su cui la linea tra i tre è univoca. Non sulla manovra, su cui i fronti – Cgil e Uil da una parte e Cisl dall’altra – sembrano vicini ad una nuova divisione.

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Economia

PagoPa, ormai digitali quasi il 60% dei nostri pagamenti

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La pubblica amministrazione italiana accelera sul digitale, con quasi sei pagamenti su dieci che avvengono attraverso un canale diverso da quello fisico. A certificarlo sono i numeri di PagoPa, il portale nazionale dei pagamenti a favore della pubblica amministrazione. “Abbiamo contribuito all’accompagnamento degli utenti verso il digitale. La dimostrazione sta nel fatto che oggi il 59% dei pagamenti PagoPa è digitale”, spiega Maurizio Fatarella, direttore generale di PagoPa, a Comolake. “Un 59% fatto di pagamenti direttamente sul canale online e pagamenti fatti con carta presso sportelli fisici”, aggiunge Fatarella secondo cui “il contante è ampiamente superato”. Fatarella ricorda poi come dalla nascita della piattaforma, PagoPa ha gestito 1,4 miliardi di transazioni per un controvalore di 280 miliardi di euro.

“Il 2023 è stato chiuso con 386 milioni di transazioni processate e il 2024 chiuderà su cifra vicina ai 400 milioni per un controvalore di circa 90 miliardi”, aggiunge il dg. E la necessità di una Pa più snella a livello burocratico, oltre che più digitale, è sollecitata anche dal ministro per la Pa Paolo Zangrillo: “Abbiamo la necessità – aggiunge – di una pubblica amministrazione che vada più veloce e soprattutto che sia capace di cogliere le tante opportunità che l’innovazione tecnologica oggi ci offre”, spiega. Anche il ricambio generazionale, secondo Zangrillo, può supportare l’accelerazione sul fronte del digitale nella Pa: “Oggi l’età media della pubblica amministrazione è di 49 anni e questo è conseguenza anche del blocco del turnover che abbiamo avuto tra il 2009 e il 2020. Dobbiamo scendere”, precisa il ministro. Sulla tecnologia l’Italia può comunque vantare grandi passi in avanti.

“L’Italia in questi 18 mesi è balzata ben al di sopra della media europea del famigerato Desi per quanto riguarda praticamente tutte le misure della digitalizzazione e dello sviluppo tecnologico”, dice Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione. “Era importante far capire all’Europa che il paradigma è cambiato”, ma ora occorre “comprendere che dovremo essere bravi a continuare a camminare dopo il 2026 con le nostre forze e sulle nostre gambe, senza più l’ausilio del Pnrr”. Un ulteriore volano di crescita nella Pa sarà l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Per Mario Nobile, direttore generale di AgID, è una partita che l’Italia può giocare al pari degli altri Paesi europei, anche se “dobbiamo accelerare rispetto alle applicazioni concrete. Questo vale sia per la pubblica amministrazione che per le imprese”.

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