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Cronache

Morte di Carmen Coppola: la famiglia chiede chiarezza sull’intervento di riduzione dello stomaco

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Carmen Coppola, 42 anni, madre di tre figli e residente a Giugliano, è deceduta martedì scorso presso la clinica Pineta Grande di Castel Volturno, quattro mesi dopo essersi sottoposta a un intervento di riduzione dello stomaco. La famiglia, sconvolta dall’accaduto, ha sporto denuncia alla Procura di Santa Maria Capua Vetere chiedendo chiarezza su quanto accaduto.

Il percorso medico di Carmen Coppola

Lo scorso 20 giugno, Carmen si era sottoposta a un intervento di chirurgia bariatrica, noto come sleeve, presso l’ospedale San Giuliano di Giugliano. Nei giorni successivi all’operazione, era stata sottoposta a un secondo intervento e poi dimessa. Secondo quanto riportato dai familiari, il decorso post-operatorio sembrava essere regolare, ma Carmen aveva iniziato a soffrire di frequenti svenimenti e malesseri che hanno preoccupato la famiglia.

Negli ultimi giorni, durante una nuova visita con il chirurgo, sarebbe stata rilevata la presenza di una fistola, una complicazione infiammatoria probabilmente aggravata da un’infezione. Per questo motivo, era stato suggerito un trasferimento presso la clinica Pineta Grande, specializzata in chirurgia bariatrica. Tuttavia, Carmen è arrivata in condizioni critiche, e nonostante un intervento chirurgico d’urgenza, è deceduta dopo 12 ore di terapia intensiva.

L’autopsia e l’indagine giudiziaria

Ora, l’autorità giudiziaria è chiamata a fare chiarezza sui quattro mesi trascorsi dal primo intervento e sulle possibili responsabilità sanitarie. L’autopsia, che verrà eseguita nei prossimi giorni, dovrebbe fornire le prime risposte sulle cause del decesso di Carmen e sulla possibile correlazione con l’intervento chirurgico a cui era stata sottoposta.

La morte di Carmen Coppola solleva interrogativi su eventuali negligenze sanitarie e complicazioni post-operatorie. L’indagine della Procura dovrà fare luce su quanto accaduto, dando risposte alla famiglia e alla comunità. Solo l’autopsia e l’esame approfondito della vicenda clinica potranno chiarire se ci siano state responsabilità mediche o se il decesso sia stato un tragico e inevitabile epilogo.

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Cronache

Truffa a correntisti con lettere false, Poste rimborsa tutto

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Poste Italiane ha rimborsato integralmente tre correntisti residenti tra Caserta e provincia, vittime di una truffa che ha visto i loro conti prosciugati mediante un sofisticato sistema di frode. La vicenda ha avuto inizio con l’invio di lettere false, apparentemente provenienti da Poste Italiane, contenenti un PIN per una nuova carta postale, mai effettivamente consegnata. Questo metodo di frode rappresenta una modalità del tutto nuova, segnalata al Centro Consumatori Italia di Caserta e successivamente denunciata ai Carabinieri.

La truffa: come è avvenuta

Il nuovo sistema fraudolento è stato descritto dal responsabile regionale dell’associazione dei consumatori, Fortunato Giaquinto, il quale ha evidenziato come le lettere false fossero particolarmente credibili. Queste lettere apparivano in prossimità della scadenza della carta postale e includevano un PIN per la nuova carta, con un sistema che invitava i destinatari a contattare un numero di telefono con prefisso 06 (Roma) o 02 (Milano) per l’attivazione. Successivamente, i correntisti venivano contattati da un falso operatore di Poste Italiane che li convinceva a fornire il PIN esistente, con la falsa promessa di abbinare il nuovo PIN alla carta per “motivi di sicurezza”. Una volta ottenuto il PIN, i truffatori hanno prosciugato i conti dei malcapitati nel giro di pochi giorni.

Intervento del Centro Consumatori e rimborso integrale

Inizialmente, Poste Italiane aveva proposto un rimborso del 50% dei fondi sottratti, sostenendo un concorso di colpa da parte dei correntisti. Tuttavia, l’intervento di Giaquinto e le sue obiezioni sulla capacità dei truffatori di conoscere le date di scadenza delle carte ha sollevato forti perplessità, portando Poste Italiane a riconoscere la responsabilità e a rimborsare per intero le somme sottratte.

Un precedente importante

Questo caso rappresenta un precedente importante per chiunque possa trovarsi in situazioni simili in futuro. Giaquinto ha sottolineato la necessità di migliorare i sistemi di recapito delle carte postali, criticando il ricorso alla posta ordinaria, che consente ai malintenzionati di intercettare la corrispondenza. “Poste Italiane deve adottare metodi di recapito più sicuri, come la raccomandata o l’assicurata, con firma alla consegna, per garantire che le carte vengano effettivamente consegnate ai legittimi destinatari”, ha dichiarato Giaquinto.

Conclusione

Questo episodio evidenzia l’importanza di rimanere vigili di fronte a possibili truffe e di rivolgersi prontamente alle autorità e alle associazioni di consumatori in caso di sospetti. Poste Italiane ha fatto un passo significativo verso la tutela dei propri clienti, ma l’episodio solleva la necessità di rivedere le procedure di sicurezza per evitare futuri casi di frode.

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Cronache

Dipendente ASIA di Napoli arrestato per appropriazione indebita: l’ennesimo caso di furto di gasolio

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Oggi, i Carabinieri della Compagnia Napoli Stella hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un 64enne napoletano, dipendente della società pubblica ASIA s.p.a., che si occupa della raccolta rifiuti a Napoli. L’uomo è accusato di appropriazione indebita aggravata di gasolio aziendale. Un caso che, purtroppo, si inserisce in un contesto di episodi simili che hanno già coinvolto altre volte dipendenti di enti pubblici e privati, culminando spesso con misure cautelari e licenziamenti.

Un furto sistematico

Secondo le indagini condotte dai Carabinieri della Stazione di Napoli – San Pietro a Patierno e coordinate dalla Procura di Napoli, il dipendente avrebbe sottratto illegalmente gasolio dai mezzi aziendali in almeno 47 occasioni, approfittando del suo ruolo di responsabile del rifornimento. Ogni volta, avrebbe prelevato circa 300 litri di gasolio per svuotamento, per un totale di migliaia di litri sottratti all’azienda.

Le modalità del furto

Il modus operandi dell’indagato prevedeva la sosta in zone appartate o al di fuori dei percorsi stabiliti dall’azienda. Qui, l’uomo avrebbe effettuato il travaso del carburante utilizzando pompe e taniche. Durante le operazioni di pedinamento, i Carabinieri hanno documentato diversi episodi in cui l’uomo copriva le manovre di furto. Le indagini hanno portato alla scoperta, presso una baracca utilizzata dall’indagato, di 29 taniche di benzina per un totale di 400 litri, confermando ulteriormente le accuse.

Un problema ricorrente

Il furto di carburante, specialmente da parte di dipendenti che hanno accesso a mezzi pubblici o aziendali, è un fenomeno che ha già colpito in passato diverse aziende pubbliche, come confermano altri episodi simili. Spesso, tali azioni sfociano in licenziamenti e procedimenti penali. L’azione della magistratura è decisa nel perseguire tali reati, specialmente quando vengono colpiti enti pubblici o servizi essenziali come la raccolta dei rifiuti.

Conclusione

Questo nuovo episodio getta un’ombra sull’integrità di alcuni settori pubblici, dove la fiducia riposta nei dipendenti è stata più volte tradita. Ora l’uomo dovrà rispondere alle gravi accuse davanti alla giustizia. Restano, tuttavia, aperte riflessioni sulla necessità di maggiori controlli per prevenire situazioni simili in futuro.

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Hacker arrestato:legale, a indagare su di lui saranno i pm spiati

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“Attendiamo il deposito delle motivazioni per valutare le ulteriori iniziative”. Così, l’avvocato Gioacchino Genchi, ha commentato la conferma della misura cautelare del carcere per il suo assistito, l’hacker 24enne Carmelo Miano, indagato a Napoli per avere violato il sistema informatico del Ministero della Giustizia. I giudici del tribunale del Riesame (presidente Antonio Pepe, giudici Maria Vittoria Foschini e Francesca Ferri) hanno anche confermato a Napoli la competenza territoriale dell’inchiesta. “Sono proprio curioso di leggere – ha aggiunto l’avvocato Genchi – come il Tribunale del riesame di Napoli ritenga legittimo che ad indagare su Miano siano gli stessi pubblici ministeri di cui l’indagato ha spiato e violato la corrispondenza elettronica personale per almeno due anni”. Il deposito delle motivazioni è previsto entro 45 giorni.

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