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Economia

Bufera su Stellantis, giù consegne, nuovi stop produzione

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Consegne in discesa, nuovo stop alla produzione in alcuni impianti in Italia, outlook tagliato da stabile a negativo da Moody’s e un avvertimento anche dalla Casa Bianca a rispettare gli impegni: su Stellantis sembra si sia abbattuta la tempesta perfetta. Il presidente John Elkann, però, mette in guardia: “Con le polemiche e i rancori non si costruisce nulla”. Nel terzo trimestre le consegne consolidate di autoveicoli della multinazionale sono scese a 1,148 milioni di unità, in calo del 20% rispetto allo stesso periodo del 2023. Il calo è stato maggiore rispetto a quello delle vendite ai clienti finali, che si sono ridotte di circa il 15%, “scontando l’impatto temporaneo della transizione del portafoglio prodotti e delle iniziative di riduzione delle scorte presso la rete”, spiega il gruppo.

Il calo maggiore si è registrato nel Nord America, con una flessione del 36% delle consegne, a 299 mila unità, mentre nell’Europa allargata, primo mercato del gruppo, il calo è stato del 17% a 496 mila unità. Nell’Europa allargata, al calo di circa 100 mila unità, ha contribuito il posticipo del lancio dei modelli basati sulla piattaforma Smart Car, inclusa la Citroën C3, che ha iniziato ad essere consegnata alla rete in settembre, sottolinea Stellantis.

“Le prospettive per il lancio dei nuovi modelli in Europa sono robuste con ordini per 50 mila unità per la nuova Citroen C3 e di 80 mila unità per la nuova Peugeot 3008”, afferma il gruppo. Nel frattempo la casa automobilistica annuncia nuovi stop negli stabilimenti di Pomigliano D’Arco, Termoli e Pratola Serra per il mese di novembre. “Queste misure sono necessarie per adeguare la produzione alle attuali condizioni di mercato e per garantire una gestione efficiente delle risorse”, fa presente Stellantis. Ma davanti a questo scenario i sindacati non ci stanno e per venerdì hanno proclamato uno sciopero del settore auto. Sulla vicenda interviene il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. “C’è una piena convergenza del sistema Paese nel chiedere a questa multinazionale di investire laddove è nata e quindi di rafforzare il sistema produttivo del nostro paese”, dice.

“Ci devono presentare un piano altrimenti diamo senza avere certezza che quel che diamo serve al rilancio industriale e alla salvaguardia occupazionale,” sottolinea Urso alla Camera, dove si vota proprio una mozione su Stellantis e sull’automotive. “Il Parlamento ha dato una chiara indicazione nei confronti di Stellantis e nei confronti dell’Europa. È ora di cambiare, subito. Stellantis investa in Italia, l’Europa preservi l’industria,” commenta il ministro dopo l’approvazione della mozione. Nelle stesse ore anche da Oltreoceano arriva un avvertimento per Stellantis. “Rispetti gli impegni con il sindacato e le comunità locali”, dice la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, durante un briefing. In giornata si fa sentire il presidente Elkann, intervenendo al 50esimo anniversario del Gruppo Dirigenti Fiat.

“C’è chi in questi mesi, in questi giorni, sembra poco disposto a riconoscere i meriti di tutti coloro, dipendenti, collaboratori e anche voi, dirigenti, che hanno contribuito, sempre, a superare le sfide e a raggiungere straordinari risultati nei 125 anni di storia del nostro gruppo”, afferma. “Ma noi conosciamo, e voi più di tutti, quale è la realtà: con le polemiche strumentali, i rancori, i protagonismi non si risolve niente. Non si costruisce nulla”, ammonisce il presidente di Stellantis. “Diversi studi indicano che meno dell’1% delle aziende fondate all’inizio del Novecento risultano ancora in vita. Sopravvivono quelle che si sanno adattare meglio ai cambiamenti delle tecnologie, dei mercati, della domanda. Noi apparteniamo a questo 1% che ha superato 125 anni di cambiamenti,” conclude Elkann.

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Agenzia Entrate, al via il credito di imposta per il sud

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Aperto il canale per presentare le domande per la fruizione del credito d’imposta riservato alle imprese dei settori agricolo, della pesca e dell’acquacoltura che nel 2023 hanno acquistato beni strumentali da impiegare in strutture produttive del Mezzogiorno. Il modello di comunicazione potrà essere inviato esclusivamente in via telematica da oggi fino al 18 novembre 2024. Lo comunica l’Agenzia delle Entrate. II credito d’imposta è riservato alle imprese attive nei settori della produzione primaria di prodotti agricoli, della pesca e dell’acquacoltura che nel 2023 hanno effettuato investimenti in beni strumentali nuovi, destinati a strutture produttive situate nelle zone assistite delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise e nelle zone assistite della regione Abruzzo. Come specifica il provvedimento, l’accesso al credito è vincolato alla presentazione all’Agenzia delle Entrate di una comunicazione dove dovranno essere indicate alcune informazioni come, ad esempio, i dati dell’impresa beneficiaria e del progetto d’investimento.

La comunicazione può essere inviata, anche tramite un intermediario abilitato, esclusivamente attraverso il software “CIMAGRICOLTURA23” disponibile sul sito delle Entrate; nei cinque giorni successivi alla presentazione della comunicazione, sarà rilasciata una ricevuta che attesta la presa in carico o lo scarto, con l’indicazione delle relative motivazioni. Come specificato dal provvedimento, saranno considerate valide le comunicazioni trasmesse alla data del 18 novembre 2024 e nei quattro giorni precedenti ma scartate dal servizio telematico, purché ritrasmesse entro i cinque giorni solari successivi a tale termine. L’ammontare del credito fruibile è calcolato moltiplicando il credito richiesto per la percentuale ottenuta rapportando il limite di spesa (pari a 90 milioni di euro) all’ammontare complessivo dei crediti richiesti. Tale percentuale sarà resa nota con provvedimento dell’Agenzia, da emanare entro il 28 novembre 2024. Il credito è utilizzabile esclusivamente in compensazione tramite il modello F24.

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Economia

Accordo Unicredit-sindacati su 1.000 uscite e 500 assunzioni

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È stato firmato stanotte l’accordo tra Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin con Unicredit per ricambio generazionale, occupazione e formazione. La procedura di efficientamenti, inizialmente prevista per 1.600 unità, è stata ridimensionata a 1.000, con una riduzione del 38% rispetto all’avvio della trattativa. Previste anche 500 assunzioni. La Fabi ritiene raggiunto l’obiettivo per “un soddisfacente” equilibrio tra ricambio generazionale e bilanciamento occupazionale. Il risultato è stato possibile grazie all’inserimento di 600 lavoratori in percorsi di formazione finanziata (Fba), erogati dall’Academy del gruppo.

Tali percorsi prevedono una significativa componente di formazione in aula. Di questi 600 lavoratori, ben 200 – già nel corso del 2025 – saranno ricollocati in rete, rafforzando l’organico delle filiali. A fronte di 1.000 uscite volontarie e incentivate (di cui circa 270 sospesi relativi al precedente accordo) sono state concordate 500 nuove assunzioni, cui si aggiungono 250 assunzioni per il cosiddetto turn over, che unitamente ai percorsi di riqualificazione e formazione del personale, costituiscono la risposta positiva per affrontare le future sfide legate alla trasformazione digitale del settore bancario e all’emergere di nuovi modelli di business.

La centralità della formazione è stata ulteriormente rafforzata dall’estensione delle giornate di smart learning, portate da 5 a 7. Oltre ai risultati raggiunti dal punto di vista occupazionale, sono stati acquisiti importanti obiettivi sia in termini economici, che di welfare e di conciliazione tempi vita lavoro e valorizzazione professionale. Il buono pasto è stato aumentato a 8 euro (prima tranche 0,50 marzo 2025 e seconda tranche gennaio 2026).

E’ stata poi rinnovata la polizza sanitaria per il biennio 2026-2027 alle stesse condizioni economiche dell’accordo firmato il 4 dicembre 2023 (nella misura di 1.200 euro pro capite l’anno) ed è stata confermata per un biennio della polizza TCM per i mutui. È stato inoltre assunto l’impegno di definire entro il 28 febbraio 2025 un piano di valorizzazione del capitale umano (Vap) che tenga conto de l contributo dei lavoratori e dei risultati economici del gruppo nel 2024. Per quanto riguarda il welfare e la conciliazione vita-lavoro, è stato riconosciuto un permesso retribuito aggiuntivo di 3 giorni per l’assistenza ai familiari in difficoltà.

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Con farmaci no brand 6 miliardi di risparmi alla sanità dal 2012

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Grazie ai farmaci senza brevetto il Servizio Sanitario nazionale ha risparmiato oltre 6 miliardi in 12 anni. Solo per i farmaci di classe A, ovvero quelli interamente rimborsati, ipotizzando che tutte le confezioni di equivalenti dispensate nel 2023 fossero state vendute ai prezzi dei brand, la spesa farmaceutica sarebbe aumentata di 460 milioni di euro. E dal 2012 ad oggi la cifra avrebbe raggiunto i 6,25 miliardi. Il ruolo dei farmaci equivalenti per la sanità pubblica emerge dall’Osservatorio Nomisma 2024 sul “Sistema dei farmaci equivalenti in Italia” presentato a Roma, in un evento che ha visto la partecipazione delle istituzioni, dell’industria e degli operatori del mondo sanitario. Il rapporto mette in guardia dal rischio di ‘take for granted’, ovvero di dare per scontato questo comparto, che è oggi in sofferenza per l’impennata dei costi di produzione e gli oneri che pesano sulle imprese che producono i cosiddetti ‘generici’.

“Il quadro è più allarmante rispetto al passato – ha spiegato Lucio Poma, chief economist di Nomisma (nella foto Imagoeconomica in evidenza) – . Ci siamo chiesti cosa accadrebbe se i medicinali fuori brevetto scomparissero del tutto. La questione chiave è che gli equivalenti rappresentano un pilastro insostituibile del servizio sanitario del Paese, i cui benefici sono però sottostimati o ignorati”. E un indebolimento del sistema, ha proseguito Poma, “si tradurrebbe nell’aumento esponenziale del fenomeno delle carenze di farmaci, nella mancata accessibilità ai medicinali da parte delle classi meno abbienti e nell’impossibilità di sostenere le cure di alcune malattie croniche”. Per le aziende la prima vera sfida è quella della sostenibilità industriale. “In quest’ottica – ha commentato il presidente di Egualia, Stefano Collatina – è indispensabile che venga ripreso il confronto sulla governance farmaceutica, che è prioritaria e chiediamo che in questo ragionamento sia considerata centrale la sostenibilità di tutti i farmaci a basso costo di uso consolidato”.

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