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Cronache

I conti spiati, i clienti Intesa valutano risarcimenti

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Si muovono gli avvocati dei clienti di Intesa Sanpaolo spiati da Vincenzo Coviello per valutare la costituzione di parte civile (in un eventuale processo penale) o cause civili ai danni della banca, formalmente indagata dalla Procura di Bari per la violazione della legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti. In questi giorni, infatti, i legali hanno chiesto informazioni agli inquirenti annunciando azioni a tutela dei propri assistiti. Nei confronti dell’istituto, quindi, potrebbero arrivare potenzialmente migliaia di richieste risarcitorie: dal febbraio 2022 all’aprile 2024, infatti, il 52enne di Bitonto (Bari) ed ex dipendente della banca avrebbe effettuato 6.637 accessi abusivi ai dati dei conti correnti di 3.572 clienti sparsi in 679 filiali in tutta Italia.

L’istituto, rilevano i pm, non avrebbe tempestivamente segnalato agli inquirenti gli accessi abusivi. Intesa Sanpaolo ha replicato spiegando di non ha “ricevuto alcuna comunicazione dall’autorità giudiziaria” e sottolineando che la “banca ha potuto procedere con la notifica presso l’autorità per la privacy e la denuncia presso la Procura di Bari come parte lesa nei tempi resi possibili da un processo esteso e accurato, volto alla ricostruzione di quanto avvenuto”. “Il comportamento della banca – prosegue un portavoce di Intesa Sanpaolo – sarà come sempre basato sulla massima collaborazione con le autorità”.

Coviello – emerge dagli atti della banca acquisiti dalla Procura – avrebbe controllato posizioni contrattuali, movimentazioni dei conti correnti e delle carte di credito (soffermandosi sui dettagli di alcune operazioni) e le attività finanziarie detenute dai clienti, quindi mutui, azioni, obbligazioni e titoli di credito in generale. Per questo, la scorsa settimana, la Procura di Bari – che indaga nei confronti di Coviello per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato – ha disposto il sequestro di telefoni, computer, tablet e periferiche del 52enne, per capire se quei dati siano stati scaricati ed eventualmente condivisi con altri. Ad accertarlo saranno i consulenti informatici nominati dal procuratore Roberto Rossi e dall’aggiunto Giuseppe Maralfa, a cui spetterà il compito di analizzare i dispositivi. La Procura sospetta che Coviello abbia agito “verosimilmente in concorso e previo concerto con persona/e da identificare”, presunti mandanti degli accessi abusivi ai sistemi informatici di Intesa Sanpaolo.

Coviello, però, dopo aver ricevuto una contestazione bonaria dalla banca (prima del licenziamento datato 8 agosto) si è difeso: “Ho agito di mia iniziativa – ha detto ai suoi superiori – e non ho mai stampato né trattenuto copia delle informazioni sui conti, così come non ho divulgato a nessuno i dati visionati e ho smesso di accedere ai conti dei clienti dall’ottobre del 2023”, dopo un confronto con il suo responsabile che gli contestava gli accessi abusi scoperti dall’istituto di credito in sede di audit. In realtà, gli contesta la banca formalmente il 4 luglio, Coviello ha continuato a spiare i conti, come se nulla fosse accaduto. Emerge dagli atti della banca che dal novembre 2023 ad aprile 2024 ha eseguito 347 accessi abusivi interrogando i conti di 261 clienti da lui non gestiti.

Gli accessi sarebbero avvenuti dalla postazione di lavoro di Coviello, nella filiale di Bisceglie (Barletta-Andria-Trani) in cui il dipendente si trovava in distaccamento dalla sede Agribusiness di Barletta. Il 52enne avrebbe cercato, tra gli altri, i dati dei conti della premier Giorgia Meloni, della sorella Arianna, dell’ex compagno Andrea Giambruno, di vari ministri e parlamentari, oltre che di sette ex presidenti del Consiglio (tra cui Mario Draghi e Matteo Renzi) e di personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo. Ma anche di suoi colleghi e responsabili delle vari strutture della banca, talvolta anche interrogando i dati rilasciati dalla Centrale rischi di Bankitalia. Le indagini della Procura di Bari sono partite dopo la denuncia di un correntista di Bitonto, fatta lo scorso 22 luglio, al quale erano stati segnalati gli accessi abusivi al conto: i suoi dati sarebbero stati visionati da Coviello ben 230 volte.

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Cronache

Perquisizioni della Finanza negli uffici del consigliere regionale della Campania Luca Cascone

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La Guardia di Finanza, su delega della Procura di Salerno, ha eseguito perquisizioni negli uffici del consigliere regionale campano Luca Cascone, eletto nella circoscrizione di Salerno per la lista De Luca Presidente. Le indagini si concentrano su approfondimenti legati a vicende collegate, ma distinte, dall’inchiesta che ha coinvolto nelle scorse settimane Franco Alfieri, ex sindaco di Capaccio-Paestum e sospeso anche dalla carica di presidente della Provincia di Salerno.

Documenti acquisiti e indagini pregressa

Le fiamme gialle hanno avviato l’acquisizione di documenti negli uffici di Cascone per proseguire un’attività investigativa pregressa, che si estende anche agli uffici della Provincia di Salerno. Le indagini, pur separate, sono correlate al filone che ha visto Alfieri coinvolto in un caso giudiziario.

Dichiarazioni di Luca Cascone

Il consigliere regionale Luca Cascone ha commentato le perquisizioni con un post su Facebook, esprimendo fiducia nella magistratura e dichiarandosi disponibile a chiarire la propria posizione. “La migliore occasione non solo per spiegare nell’unica sede competente i miei comportamenti, ma anche per dimostrare il supporto fattivo spesso lontano dai riflettori”, ha affermato Cascone.

Nonostante l’attenzione mediatica, Cascone si è detto tranquillo: “Sono sereno, anzi serenissimo, io sono una persona perbene!”. Ha poi concluso con un pensiero rivolto alla sua famiglia, dichiarando di voler evitare ulteriori preoccupazioni.

Fiducia nella giustizia

Cascone ha ribadito la sua piena fiducia nel lavoro degli inquirenti e nella magistratura, auspicando che le indagini si concludano rapidamente per chiarire ogni aspetto della vicenda.

 

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Cronache

Favori in cambio di appalti, venti perquisizioni

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La guardia di finanza e la polizia stanno eseguendo 20 perquisizioni tra Genova, Roma e Benevento, nell’ambito di una operazione che vede coinvolti dirigenti pubblici e titolari di imprese per peculato, corruzione e truffa ai danni dello Stato. In particolare sono indagati sette dipendenti pubblici (un dirigente generale in pensione, un dirigente tecnico pro tempore del Provveditorato Opere pubbliche di Genova in pensione, un dirigente con incarichi presso la Prefettura e presso la Questura di Genova, un sovrintendente del ruolo tecnico della locale Questura, due impiegati del Provveditorato Interregionale per il Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta con sede a Genova nonché un funzionario dell’Agenzia del Demanio – Direzione Regionale Liguria).

Contestato anche il falso materiale, la frode e la rivelazione di segreto d’ufficio. Coinvolte anche 11 persone, tra imprenditori e dipendenti delle 8 imprese aggiudicatarie delle procedure di gara oggetto d’indagine, tutte con sede in provincia di Genova, indiziati a vario titolo e in concorso tra alcuni di loro dei di turbata libertà degli incanti, corruzione per atti contrati ai doveri di ufficio, truffa ai danni dello Stato o di un altro ente pubblico e frode nelle pubbliche forniture. Gli investigatori stanno provvedendo al sequestro di materiale presso i domicili degli indagati e le sedi delle rispettive società. Queste ultime formano un consorzio con sede a Genova, costituito appunto da 3 società per responsabilità amministrativa degli enti e delle società. I reati contestati sono stati commessi dal 2019 al 2024.

Sono in corso perquisizioni nei confronti di una società e un professionista, coinvolti nelle indagini in relazione ai rapporti avuti con gli indagati, ma allo stato non sottoposti ad indagine. Gli inquirenti stanno procedendo alla notifica di ordini di esibizione di documentazione detenuta presso la Prefettura, la Questura, l’Agenzia del Demanio – Direzione Regionale Liguria e il Provveditorato Interregionale per il Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta con sede a Genova.

In base alle indagini sinora svolte, alcuni dipendenti pubblici sono accusati di aver commesso irregolarità nell’aggiudicazione di forniture di beni e servizi nonché di lavori per la realizzazione, ristrutturazione, manutenzione, riqualificazione e risanamento di immobili in uso alla pubblica amministrazione, allo scopo di favorire alcune società esecutrici dei lavori, in cambio, per alcuni di loro, di utilità personali.

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Corruzione alla Sogei, tra gli indagati anche il referente di Musk in Italia

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C’è anche Andrea Stroppa, classe ’94, ritenuto, secondo quanto scrive la Gdf, il “referente di Elon Musk in Italia”, tra le persone indagate dalla Procura di Roma nel procedimento che ha portato all’arresto del dg di Sogei, Paolino Iorio, e in cui si procede per corruzione e turbativa d’asta. In particolare, secondo quanto scrive la Gdf in una informativa citata nel decreto di perquisizione, il militare della Marina indagato, “nell’apprendere del progetto volto all’acquisizione da parte del Governo del sistema satellitare (Starlink ndr) realizzato e fornito da un noto gruppo statunitense, approfitta dello svolgimento presso il VI reparto di cui fa parte di una riunione sul tema per agganciare e contattare successivamente il referente italiano del Gruppo, Andrea Stroppa”.

“Nel corso delle conversazioni – si legge – emerge che da un lato l’ufficiale di Marina programma con un altro indagato l’inserimento di Olidata Spa nell’affare e, dall’altro, lo svolgimento di una certamente illecita propalazione a beneficio dello Stroppa (e, suo tramite dei suoi referenti) di notizie riservate in ordine a decisione assunte nel corso di riunioni ministeriali. Vicenda sintomatica di un accordo concluso, o in corso di conclusione, al fine di far beneficiare Olidata Spa, e attraverso la stessa l’ufficiale di Marina e un altro indagato, degli affari che il gruppo statunitense potrà concludere con l’amministrazione italiana, grazie all’intervento illecito del pubblico ufficiale”.

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