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Economia

Musk svela il futuro di Tesla, presenta il robotaxi

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Per il futuro di Tesla Elon Musk scommette sul robotaxi. Dopo aver promesso per anni un’auto completamente autonoma, il miliardario è ora al test finale: alzare il velo su una vettura senza guidatore che, a suo avviso, aprirà una nuova era per il trasporto pubblico. L’appuntamento nella nottata italiana a Los Angeles: “Ritengo che sia il più importante che Tesla abbia mai avuto. Fra cinque o dieci anni sarà visto come il lancio dell’iPhone per Apple”, ha detto Dan Ives, analista di Wedbush Securities.

“Una piattaforma di taxi senza guidatore aprirà un mercato che vale miliardi di dollari”, ha osservato invece Tasha Keeney di ARK Invest. Non tutti gli osservatori però condividono l’ottimismo. Per un taxi autonomo “ci vorranno anni. Sarà necessario superare ostacoli tecnologici, test di sicurezza e ottenere le autorizzazioni dalle autorità”, ha messo in evidenza Garrett nelson di CFRA Research. Il successo dell’evento dipenderà molto dal prototipo che Musk presenterà, se sarà in grado di mostrare il funzionamento della tecnologia e soprattutto se fornirà dettagli sul modello che Tesla vuole seguire per il suo servizio di taxi.

Non è chiaro se saranno usate solo vetture di cui Tesla è titolare o anche quelle dei clienti, che potrebbero affittare le loro auto quando sono non utilizzate, in un modello simile a quello che Airbnb usa per le case. In quest’ultimo caso i passeggeri si troverebbero seduti in una vettura senza autista, mentre il proprietario del veicolo è al lavoro o impegnato in altre attività.

Per i fan di Musk il robotaxi è un’occasione da non perdere e aiuterà Tesla a superare le recenti difficoltà sul mercato in seguito al rallentamento delle vendite delle auto elettriche. Il miliardario ha investito molto nel progetto del robotaxi: ha sacrificato l’attesa auto elettrica economica e ha spostato team di ingegneri penalizzando altre iniziative. Il test dal Warner Bros Studio è quindi un evento cruciale, che mette alla prova la strategia di Tesla e quella del miliardario, molto occupato di recente con la politica americana a fianco sul suo alleato Donald Trump. Nel corso dell’appuntamento, intitolato ‘We, Robot’, Musk potrebbe anche offrire aggiornamenti su Model 2, l’auto economica che dovrebbe costare sui 25.000 dollari e che dovrebbe esordire nel 2025, e sulla quale sembrava girare il futuro di Tesla prima del robotaxi.

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Economia

Le piccole imprese pagano più tasse dei giganti del web: un confronto sconcertante

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Il mondo delle piccole e medie imprese (Pmi) e quello dei giganti del web non potrebbero essere più diversi, soprattutto quando si parla di tasse. Lo conferma un’analisi della Cgia di Mestre, che ha messo in luce le profonde disparità nel trattamento fiscale riservato a questi due mondi. Se da un lato le Pmi italiane pagano ogni anno miliardi di euro in imposte, dall’altro le principali multinazionali del web contribuiscono molto meno, sfruttando pratiche fiscali elusive.

I numeri che fanno riflettere: Pmi vs Big Tech

Secondo i dati dell’indagine, le piccole imprese italiane versano complessivamente 24,6 miliardi di euro all’erario. Un contributo ben superiore a quello delle 25 principali multinazionali del web, che pagano soltanto 206 milioni di euro. Questa disparità è sorprendente se si considera che le Pmi producono un fatturato 90 volte superiore a quello delle Big Tech, ma versano 120 volte più imposte.

Elusione fiscale e Global Minimum Tax

La questione diventa ancora più rilevante con l’introduzione della Global Minimum Tax, una misura che dovrebbe contrastare l’elusione fiscale praticata dalle multinazionali. Tuttavia, gli effetti di questa tassa, che prevede un’aliquota minima del 15%, potrebbero essere limitati. Si stima che l’erario italiano incasserà solo 381,3 milioni di euro nel 2025 e 432,5 milioni di euro nel 2027.

Il trattamento fiscale differente tra Pmi e multinazionali

Il trattamento fiscale riservato alle piccole imprese italiane è molto diverso rispetto a quello dei giganti del web. Se le Pmi affrontano un tax rate effettivo che sfiora il 50%, le grandi aziende tecnologiche pagano soltanto il 36%. Questo divario, sottolinea la Cgia, è il risultato di pratiche elusive che consentono alle multinazionali di trasferire utili nei Paesi a fiscalità agevolata.

Le prospettive future per le Pmi

Nonostante l’entrata in vigore della Global Minimum Tax e le nuove misure fiscali, le piccole imprese continuano a essere svantaggiate rispetto alle multinazionali. In molte regioni italiane, come il Molise e la Valle d’Aosta, le Big Tech pagano meno tasse rispetto alle imprese locali, un fenomeno che alimenta ulteriormente le disuguaglianze fiscali nel nostro Paese.

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Economia

I giovani industriali a Capri: cambiare l’Italia alla radice

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“Come giovani abbiamo il dovere di scuoterlo, questo nostro Paese”: ad affermarlo gli industriali under 40 di Confindustria che, a Capri per il tradizionale convegno di autunno, mettono al centro del confronto opportunità e criticità del Piano Mattei. Ma è forte l’accento su piano strutturale di bilancio, manovra, sfide dell’economia.

“L’Italia ha bisogno di cambiare alla radice”, avverte il presidente dei Giovani Imprenditori, (Riccardo Di Stefano nella foto in evidenza). “Non vogliamo essere duri per il gusto di fare polemica”, sottolinea. Usa toni cauti, riflessioni pacate, ma tra le righe non fa sconti. E’ una “scelta giusta” aver agganciato il piano strutturale di bilancio alle riforme, ma “il quadro riformatore delineato nel piano non è sufficientemente chiaro per un Paese che ha bisogno di più capacità progettuale.

Un Paese che fatica a trasformare i soldi in progetti concreti. Un Paese che, per troppo tempo, ha confuso la quantità con la qualità della spesa pubblica”. E sullo sfondo c’è anche la partita del Pnrr. La manovra? Nessun riferimento esplicito al dibattito sulle scelte all’esame del ministero dell’Economia per reperire risorse, che potrebbero avere un impatto sulle imprese che fanno più utili, ma non manca una stoccata: “Speriamo non inizi l’era dei ‘contributi volontari'”. “L’impianto di finanza pubblica – dice Di Stefano della manovra – si basa sul rigore dei conti, ed è certamente un bene. Rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale, le politiche abitative e la sperimentazione sui mini-reattori, sono elementi positivi. Lo è anche la semplificazione”.

“Nella prossima legge di bilancio servirà un sostegno a specifici investimenti. Ma con la massima urgenza serve semplificare Transizione 5.0”. Sulla riforme per le autonomie Confindustria ha lavorato per una sintesi interna, per non dividersi tra posizioni diverse, come aveva spiegato il presidente Emanuele Orsini, ma su un fronte la posizione è netta, l’energia: “Mentre lottiamo in Europa per avere un mercato unico con un prezzo unico dell’energia per le imprese, rischiamo di avere un’Italia con 20 bollette diverse”. Sugli impatti che potrà avere la riforma “siamo perplessi e preoccupati”, avverte Di Stefano: “Mentre cerchiamo di evitare la concorrenza tra gli Stati membri in Europa, non possiamo permetterci di farcela in casa”.

Anche sulla concorrenza parole chiare: “L’Italia ha perso terreno, purtroppo, fiaccata dall’assalto delle piccole corporazioni. E’ assolutamente positiva la previsione di una legge annuale sulla concorrenza, ma questi provvedimenti devono essere più ambiziosi. La concorrenza non si può limitare ai dehors di bar e ristoranti. Ci vuole più coraggio”. Di Stefano tocca anche il tema della cittadinanza che divide la maggioranza di Governo.

“In un Paese di culle vuote, di classi vuote, è solo un bene che un ragazzo desideri essere cittadino italiano”, sottolinea il leader dei Giovani di Confindustria: “Non ci interessa entrare nel dibattito politico, ma auspichiamo che su questo tema si trovi un meccanismo condiviso. Perché riflettere sul legame tra apprendimento della lingua, scuola e cittadinanza è importante e potrebbe rafforzare la coesione sociale. Sarebbe un modo per dire, a questi giovani, che sono parte di noi. E per ricordarlo ai loro genitori, che hanno scelto di vivere in questo Paese e che lavorano con noi”.

A sottolineare prospettive e opportunità del Piano Mattei è, con un videomessaggio, la premier Giorgia Meloni: “Un progetto che questo Governo ha lanciato ma che appartiene all’Italia nel suo complesso, è nel nostro interesse nazionale”. I giovani industriali ne riconoscono e chiedono più spazi e strumenti per le imprese private, a partire da una voce permanente “in cabina di regia”. Del piano “è necessario accelerare le fasi di implementazione”, dice Di Stefano che, tra diversi punti, sottolinea che “quello delle risorse è un nodo fondamentale. Ha una dotazione di 5 miliardi e mezzo. Pechino, ha promesso investimenti per 50 miliardi di dollari in tre anni che si sommano a quelli già in corso. Davanti a questi numeri, serve una dose massiccia di capitale politico e privato per rendere appetibile il piano a quei Paesi”.

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Economia

Crescita economica moderata per l’Italia: previsioni Banca d’Italia per il triennio 2024-2026

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Il 2024 è avviato verso una crescita dello 0,8%, inferiore alla soglia dell’1%. Tuttavia, grazie a una serie di misure espansive e al calo dei tassi, la Banca d’Italia prevede una ripresa dell’economia italiana nel biennio 2025-2026, con una crescita complessiva del 2,2%. Il bollettino economico di Via Nazionale fornisce una panoramica sulle sfide e le opportunità che l’economia del Paese affronterà nei prossimi anni.

Le incertezze geopolitiche e il rallentamento dell’economia cinese

Nonostante le proiezioni per una ripresa economica, l’elevata incertezza dovuta alle turbolenze geopolitiche, come la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente, rimane un fattore di rischio. Anche la debolezza dell’economia cineseincide sul quadro generale, alimentando preoccupazioni per il futuro. Le stime iniziali dell’esecutivo hanno subito una correzione al ribasso, con un taglio del PIL dello 0,2% per il 2023, secondo l’Istat.

Consumi e mercato del lavoro: segnali di stagnazione

Uno degli aspetti più critici evidenziati nel bollettino riguarda i consumi delle famiglie, che mostrano una crescita stagnante. Tuttavia, si prevede un’accelerazione nei prossimi anni grazie al raffreddamento dell’inflazione. Sul fronte del lavoro, il numero di occupati è in crescita, ma le ore lavorate sono diminuite, soprattutto nel settore industriale. Il tasso di disoccupazione, attualmente al 7,7%, è previsto in calo al 6,7% nel 2024 e al 6,3% nel biennio successivo.

Prestiti e investimenti: prospettive poco incoraggianti

Le imprese continuano a mostrare segnali di debolezza, con una domanda di credito contenuta, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti. Nonostante il calo dei tassi di interesse, il costo dei finanziamenti rimane elevato, influenzando negativamente le prospettive di crescita per i prossimi mesi. Inoltre, il ridimensionamento degli incentivi legati al settore edilizio ha un impatto significativo, mitigato solo parzialmente dalle misure previste dal Pnrr.

Stipendi e inflazione: crescita moderata senza spirale prezzi-salari

Buone notizie arrivano dal fronte delle retribuzioni, che continueranno a crescere grazie agli accordi recenti, anche se rimarranno inferiori ai livelli del 2021 in termini reali. La Banca d’Italia prevede che l’inflazione chiuderà all’1,1% nel 2024, salendo leggermente all’1,6% nel 2025, rimanendo quindi sotto il target della BCE. Non si prevede una spirale prezzi-salari, un timore precedentemente espresso dai banchieri centrali.

Conclusioni e prospettive per il futuro

Il quadro economico italiano per il triennio 2024-2026 presenta luci e ombre. Se da un lato si prospetta una ripresa moderata nel prossimo biennio, dall’altro permangono incertezze significative dovute a fattori esterni come le crisi geopolitiche e la debolezza economica globale. Il governo italiano, insieme alla Banca d’Italia, dovrà affrontare queste sfide con politiche adeguate per garantire una crescita sostenibile.

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