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Politica

Violentano due minorenni, condannati a 10 anni

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Il Tribunale di Roma, al termine di un processo svolto con il rito abbreviato, ha condannato a 10 anni di carcere due imputati di 28 e 24 anni per violenza sessuale di gruppo commessa nei confronti di due ragazze minorenni di 15 e 16 anni e che versavano in stato di ubriachezza. Lo rende noto Differenza donna che ha assistito in giudizio con l’avvocata Marta Cigna una delle due vittime. L’episodio è avvenuto la notte tra il 14 e il 15 agosto 2023 in casa di uno degli imputati dove le ragazzine erano state portate per bere. “Si tratta di una sentenza – commenta Differenza donna – che mette a tacere le argomentazioni difensive stereotipate e frutto di una mentalità patriarcale del ‘te lo sei cercata’ e mette in chiaro la gravità di crimini come questi che ledono i diritti inviolabili della persona e cagionano danni con effetti che possono essere a lungo termine. La decisione dà voce a tutte le donne ed attiviste che oggi in maniera ancora più decisa chiedono sia messo al centro della libertà sessuale il consenso libero”.

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Economia

‘Rendite catastali, rischio violazione Carta e ricorsi’

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“L’eventuale misura di rivedere le rendite catastali per chi ha usufruito del Superbonus pone qualche dubbio di costituzionalità: in quel caso sarebbe violato ‘il principio di affidamento’, perché verrebbe tradita la garanzia che il cittadino aveva avuto dallo Stato sul beneficio di quel provvedimento edilizio, ancora previsto fino ad un anno fa”. È il parere di Antonio Baldassarre costituzionalista italiano e presidente emerito della Consulta. “La legislazione del ‘bonus 110’ era un incentivo a migliorare la propria abitazione – spiega -. Ma a fine pubblico, perché comportava un risparmio energetico o, ad esempio, nel caso del sisma bonus, una resistenza degli edifici alle calamità: insomma, c’era un interesse pubblico. Adesso, con una penalizzazione che può essere anche pesante perché può durare anni, tutto cambia”.

Per il costituzionalista, inoltre, “se lo Stato fornisce un incentivo al cittadino, poi non può penalizzarlo, questo farebbe apparire contraddittorio il fronte del legislatore”. Baldassarre cita poi un esempio per parlarne in concreto: “con la revisione delle rendite catastali, in alcuni casi sarebbe previsto un cambio di aliquota ma in altri il cambiamento di regime potrebbe essere molto più pesante, perché c’è chi rischia di passare da una classe all’altra, quindi con una differenza notevole rispetto a quella attuale”. Da qui il rischio di ricorsi alla Consulta: “il ragionamento che potrebbe essere fatto è: ‘se nel momento in cui ho partecipato al beneficio avessi saputo che l’anno successivo mi sarebbe stata data una penalizzazione, non ne avrei usufruito perché la penalizzazione è forte”.

Il riferimento del costituzionalista è all’articolo 3 della Carta, secondo cui, al comma 2, ‘è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese’. L’articolo, secondo diverse interpretazioni giuridiche, tutela quindi il valore del legittimo affidamento e impone al legislatore di non creare un regolamento irrazionale degli interessi e perciò suscettibile di frustrare l’affidamento dei cittadini nella sicurezza giuridica, elemento fondamentale dello Stato di diritto. In un caso del genere, dice dunque Baldassarre, “si manifesterebbe un legislatore contraddittorio, perché non si può cambiare politica l’anno successivo. E l’affidamento rimanda al principio di ragionevolezza che deve essere alla base della legislazione”.

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Economia

Da Imu e Tari all’imposta di registro, tutte le tasse sulla casa

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Imu e Tari, ma anche imposta di registro, catastale, Iva, cedolare secca. Sulle case degli italiani “gravita un lungo elenco di tasse e imposte a carico dei proprietari, una vera e propria giungla che ora rischia di diventare sempre più pesante”. A stilare l’elenco è il Codacons che dopo le parole di Giancarlo Giorgetti sulla rimodulazione delle rendite catastali teme un ulteriore aggravio.

– Le prime tasse arrivano già al momento della compravendita.

Chi compra un immobile va incontro infatti a imposta di registro, Iva, imposta ipotecaria e importa catastale. Chi compra casa da un privato (o da un’azienda che vende in esenzione Iva) deve versare un’imposta di registro del 2% (per un importo minimo di 1.000 euro) per la prima casa, del 9% sulla seconda casa, sul valore catastale dell’immobile. Le imposte ipotecaria e catastale sono entrambe di 50 euro.

Chi invece compra casa da un costruttore è tenuto a pagare l’Iva al 4% in caso di prima casa (10% sulla seconda casa, 22% su immobili di lusso), imposta di registro, ipotecaria e catastale, del valore fisso di 200 euro l’una. Alla cifra totale si sommano i costi di eventuali spese notarili.

– Le tasse non risparmiano nemmeno gli immobili donati o in eredità, anche se con un’importante franchigia. Nei trasferimenti per donazione o successione sono dovute le imposte indirette, in particolare l’imposta di successione e di donazione, che varia a seconda del rapporto di parentela o di coniugio tra il disponente e i beneficiari: dal 4% applicato per parenti in linea diretta o coniugi per il valore che eccede 1 milione di euro, fino all’8% senza franchigia per tutti gli altri soggetti. Andrà inoltre pagata l’imposta ipotecaria pari al 2% del valore dell’immobile e l’imposta catastale pari all’1% del valore dell’immobile (in misura fissa di 200 euro per entrambe le imposte nel caso in cui l’immobile donato diventi prima casa).

– I guadagni legati alla vendita di un immobile sono soggetti alla tassa sulle plusvalenze: quando si rivende una proprietà immobiliare entro 5 anni dal suo acquisto, il guadagno derivante dalla vendita (la plusvalenza) è soggetta a imposta sostitutiva del 26%.

– Sugli affitti si pagano poi Irpef o cedolare secca, bollo e imposta di registro. Nel caso si paghi l’Irpef i redditi degli immobili sono cumulati con gli altri redditi del proprietario e tassati secondo le aliquote previste. Per la cedolare secca, invece, è prevista una aliquota di tassazione del 21% del canone di affitto, che scende al 10% per i contratti a canone concordato. Prevista anche l’imposta di bollo (16 euro per ogni 100 righe e per ogni eventuale foglio allegato) e l’imposta di registro pari al 2% del canone annuo, con un minimo di 67 euro (per i contratti a canone concordato il 2% sul 70% del canone annuo).

– Infine Imu e Tari. La prima si paga solo sulle seconde case e sulle prime considerate di lusso. Il valore dell’imposta dipende proprio dalla rendita catastale su cui si è sollevata la polemica di questi giorni e dalle aliquote fissate dai Comuni. La tassa sui rifiuti viene invece calcolata con una quota fissa determinata sulla base della superficie dell’immobile ed una quota variabile in base al numero degli occupanti l’abitazione.

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Politica

Orban all’Eurocamera: non lascio l’Ue, voglio cambiarla

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Due ore per raccontare la sua versione prima del ring della Plenaria, per mostrare la faccia dialogante del sovranismo europeo e candidarsi a leader del popolo europeo contro “élite che difende lo status quo”. Viktor Orban ha scelto di anticipare di 24 ore l’intervento che, in occasione della presidenza di turno ungherese, è chiamato a svolgere all’Eurocamera. In una conferenza stampa fiume, segnata da una protesta solitaria subito sopita dagli agenti della scorta, Orban ha elencato le sue priorità dribblando abilmente gli attriti che, in quasi ogni settore della politica europea, ha creato finora Budapest. Il blitz di Orban appare essere parte di una vera e propria offensiva messa in campo dai Patrioti. Prima con il ricorso alla Corte di Giustizia Ue contro il cordone sanitario, poi con la foto di Pontida, infine con l’arrivo dell’ungherese a Strasburgo. Il Ppe, in vista di un dibattito che si preannuncia infuocato, ha già in mente una strategia: attaccare il premier ungherese perché la sua presidenza ha fallito e non focalizzarsi solo sul nodo dello Stato di diritto.

“Orban è una minaccia per l’Ue, ha reso l’Ungheria il Paese più corrotto d’Europa e lavora per gli interessi di russi e cinesi”, è stato l’attacco sferrato dai Socialisti. In Aula il rischio bagarre è dietro l’angolo. Orban stesso lo ha ammesso, motivando così l’incontro con i giornalisti europei. E rispondendo, punto per punto, a chi gli faceva notare le tante contraddizioni del suo rapporto con l’Ue. Competitività, hotspot per i migranti esterni all’Ue, una maggior protezione degli agricoltori e un allargamento effettivo ai Balcani Occidentali, con l’inclusione della Serbia: Orban ha elencato le priorità della presidenza ungherese strizzando l’occhio a Mario Draghi (“concordo al 100% con la sua diagnosi”) e assicurando che né lui né i Patrioti vogliono uscire dall’Unione. “Vogliamo cambiare l’Europa, non distruggerla”, ha sottolineato il capo del governo magiaro attaccando i partiti europeisti tradizionali.

“L’elite fatta dal centrosinistra, dai liberali e dal centrodestra deve decidere se continuare a difendere lo status quo o accettare il cambiamento”, ha scandito. Sulla guerra in Ucraina al premier sono arrivate una salva di domande. Lui ha risposto per le rime, sottolineando che “gran parte del mondo vuole il cessate il fuoco”, difendendo le sue missioni a Kiev, Mosca e Pechino e spiegando che, né la Russia né l’Ucraina vogliono una tregua e, per questo, è necessario che un insieme di Stati li convincano. L’Europa – ha sottolineato Orban – deve far presto perché in caso di vittoria Donald Trump non attenderà il suo insediamento ufficiale – in gennaio – per muoversi sul fronte ucraino. Quel Trump al quale Orban non ha fatto mistero di guardare con crescente speranza: “Se vince, apriremo una serie di bottiglie di champagne…”.

A pochi minuti dall’inizio della conferenza stampa in sala ha fatto irruzione un giovane. Ha gettato delle cartacce contro Orban, chiamandolo “disgraziato” e accusandolo di aver venduto il Paese alla Cina e alla Russia. Gli agenti della scorta del premier lo hanno immobilizzato in pochi secondi. Il leader ungherese ha continuato come se nulla fosse accaduto. In Aula al Pe lo attende un clima ben diverso. Avrà di fronte a sé l’italiana Ilaria Salis, che ha parlato dell’Ungheria come uno “Stato etnico e totalitario”. Tra i banchi del Ppe ci sarà Peter Magyar, il leader dell’opposizione a Fidesz. E in Aula ci sarà soprattutto Ursula von der Leyen il grande avversario che, in due ore di conferenza stampa, Orban non ha neanche nominato.

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