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Cronache

Si muove la polizia Usa sul caso del piccolo Ethan

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Si muove la polizia americana sul caso del piccolo Ethan, il neonato la cui madre, Claudia Ciampa, ha denunciato esserle stato sottratto con l’inganno dall’ex compagno statunitense lo scorso 30 agosto durante una vacanza in Puglia e portato in America senza il suo assenso. Fonti della Farnesina confermano infatti che la polizia americana in California e Arizona sta perquisendo e ispezionando i luoghi in cui Ethan potrebbe essere stato portato dal padre. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sollecitato anche da un appello della signora Ciampa, ha chiesto il massimo impegno alle autorità consolari italiane negli Usa sul caso. L’attaché di polizia presso l’ambasciata a Washington, secondo quanto si apprende, ha segnalato con forza il caso attraverso i canali Interpol, doppiando la trasmissione delle comunicazioni da Interpol Roma e segnalando l’importanza e l’urgenza di localizzare al più presto il bambino.

Ethan è stato inserito dalle autorità americane nel sistema di ricerca/rintraccio nazionale, sia interno che di frontiera. Diplomatici dell’ambasciata il 4 ottobre, dopo l’emissione da parte di Interpol/Roma della blue notice a carico del padre, in connessione con l’avvio anche dell’azione penale a suo carico, hanno incontrato il sottosegretario al dipartimento di Giustizia Usa Bruce Swartz per sensibilizzarlo sulla vicenda. La madre del piccolo Ethan, nella lettera al ministro Tajani, ha scritto di essere “disperata ed esausta” e di aver bisogno “del suo aiuto e del supporto di tutto il governo per poter riabbracciare” il figlio “sottrattole con l’inganno dall’ex compagno statunitense. Si tratta di una situazione drammatica di non semplice risoluzione che ha bisogno anche di interventi in sedi diplomatiche internazionali” si legge in un altro stralcio della missiva in cui la mamma sottolinea che da 40 giorni, il suo bambino di 7 mesi, nato a Cincinnati ma residente a Piano di Sorrento (Napoli), quindi con la doppia cittadinanza italoamericana, “è tenuto in una località segreta, probabilmente statunitense”, lontano da lei che ancora lo allattava. Al massimo – ricorda Claudia Ciampa – il padre “effettua una videochiamata al giorno per far vedere per pochi istanti il bambino alla madre, “senza tradire in alcun modo la propria posizione”.

La vicenda legale è seguita costantemente dall’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti italiani, che ha attivato immediatamente tutte le procedure previste dalla convenzione internazionale dell’Aja del 1980 nell’ambito della cooperazione tra Stati. Con una serie di messaggi in tv l’avvocato Gassani “ha più volte cercato di ricondurre alla ragionevolezza il padre del bambino”, si sottolinea in una nota, chiedendo allo stesso tempo “anche l’intervento della Farnesina per una vicenda drammatica che si gioca non solo sul piano legale ma anche diplomatico tra due Stati”.

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‘Ndrangheta, il clan Briatico voleva uccidere carabiniere in mare

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Un carabiniere della Stazione di Briatico, nel Vibonese, era finito nel mirino del locale clan degli Accorinti-Melluso e la consorteria criminale aveva pianificato sin nei dettagli il suo omicidio. A svelarlo è stato oggi il collaboratore di giustizia, Antonio Accorinti, dell’omonimo clan di Briatico, deponendo dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia nel maxiprocesso nato dalle operazioni della Dda di Catanzaro denominate Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium.

Il militare dell’Arma, ad avviso del collaboratore, sarebbe stato inviso al clan poiché troppo ligio al proprio lavoro e doveva essere ucciso mentre era solito fare pesca subacquea in luoghi appartati della scogliera di Briatico. Un uomo del clan doveva immergersi in acqua ed eliminarlo, mentre successivamente un gommone con a bordo altri esponenti della consorteria criminale doveva prelevare il corpo e farlo sparire. “Ho poi riflettuto attentamente su tale programmato omicidio – ha dichiarato in aula il collaboratore Accorinti – e ho desistito poichè avendo già dei procedimenti penali in corso per aver offeso e minacciato in un’occasione tale carabiniere, in caso di un suo omicidio i sospetti delle forze dell’ordine sarebbero ricaduti subito su di me”.

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‘Truffa all’Inps’, arriva altra grana per Santanchè

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Potrebbe chiudersi nel giro di poco tempo l’udienza preliminare che si aprirà dopodomani a Milano in cui la ministra del Turismo Daniela Santanchè con altri due imputati, tra cui il compagno Dimitri Kunz, e due società rispondono di truffa aggravata all’Inps sul caso Visibilia. La procura contesta presunte irregolarità legate alla cassa integrazione ottenuta per 13 dipendenti durante il Covid con ingenti danni per l’istituto previdenziale che, in assenza di risarcimento, dovrebbe chiedere di essere parte civile e quindi presentare il conto.

Quello che prenderà il via tra due giorni è il secondo procedimento istruito dai pm milanesi Marina Gravina e Luigi Luzi e l’aggiunto Laura Pedio (ora procuratrice a Lodi) in cui la senatrice di Fdi rischia di finire a dibattimento. La scorsa settimana è cominciata l’udienza preliminare per false comunicazioni sociali a carico della parlamentare e altri 19 persone, anche giuridiche, e che pur procedendo spedita, dovrebbe terminare alla fine di novembre Il caso della presunta truffa, salvo imprevisti, avrà tempi più rapidi. Da quanto si è saputo la gup Tiziana Gueli, salvo particolari questioni o eccezioni, dovrebbe fissare un paio o forse tre udienze, essendo gli imputati in tutto cinque.

Quindi la decisione se accogliere o meno la richiesta di rinvio a giudizio della procura ed eventualmente, tramite il suo legale, di Inps non dovrebbe arrivare tra molto. Secondo la ricostruzione l’allora parlamentare di Fratelli d’Italia, Kunz e Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria – società del gruppo fondato dalla politica e dal quale nel 2022 è uscita – sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto “indebitamente” la cassa integrazione in deroga “a sostegno delle imprese colpite dagli effetti” della pandemia per 13 dipendenti. Le cui testimonianze, oltre agli esiti di una ispezione Inps e a una serie di accertamenti, sono state raccolte nel corso delle indagini: tutti, o quasi tutti, avrebbero confermato che la ministra sapeva.

Sarebbe stata a conoscenza del fatto che stavano continuando a lavorare mentre l’istituto previdenziale versava i fondi stanziati durante l’emergenza: oltre 126mila euro, per un totale di oltre 20mila ore. A Santanchè, così come agli altri due, viene quindi addebitato di aver “dichiarato falsamente” che quei dipendenti fossero in cassa “a zero ore”, quando invece svolgevano le “proprie mansioni” in “smart working”.

Nel mirino ci sono pure le integrazioni che sarebbero state date per compensare le minori entrate della Cig rispetto allo stipendio: una “differenza”, scrivono i pm, che sarebbe stata corrisposta con “finti rimborsi per ‘note spese e spese di viaggio'”. Ma non sono solo queste le grane che la ministra dovrà affrontare: la magistratura di Milano sta indagando, tra l’altro, sulle società ,sempre da lei create e che ha lasciato, del bio-food. In particolare Ki Group srl, fallita lo scorso gennaio. Per novembre è atteso il deposito della relazione del curatore fallimentare, dopo di che i pubblici ministeri decideranno come muoversi.

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Inchiesta corruzione Prato, processo immediato a ufficiale dei Carabinieri

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Giudizio immediato per il tenente colonnello Sergio Turini, ex comandante dei carabinieri di Prato, l’imprenditore pratese Riccardo Matteini Bresci, ad dell’azienda “Gruppo Colle”, e Roberto Moretti, titolare di un’agenzia investigativa a Torino. Per i tre, accusati, a vario titolo, di corruzione e accesso abusivo alla banca dati delle forze dell’ordine il processo si aprirà il prossimo 9 dicembre al tribunale di Prato, sede ritenuta competente dal gip perché nel Pratese sarebbero avvenuti i reati i reati più gravi contestati dalla procura di Firenze.

Il giudice ha accolto la richiesta della procura tuttavia gli imputati, che da giugno sono sottoposti alla misura cautelare attualmente degli arresti domiciliari, potranno chiedere di essere ammessi al patteggiamento o al rito abbreviato. Secondo l’accusa, Turini si sarebbe messo a disposizione di imprenditori amici, italiani e cinesi, accedendo abusivamente al sistema banca dati delle forze dell’ordine per fornire loro informazioni.

Almeno 99 gli accessi individuati, nel corso delle indagini. Avrebbe fornito a Matteini Bresci anche notizie su indagini, coperte da segreto, relative a dipendenti. In cambio, l’imprenditore avrebbe pagato un viaggio negli Usa al figlio del tenente colonnello e interceduto con il sottosegretario agli affari esteri Giorgio Silli (non indagato) perché si attivasse con il comando generale dell’Arma dei carabinieri per garantire la permanenza di Turini a Prato. Sempre il tenente colonello, secondo l’accusa, avrebbe procacciato clienti all’amico Roberto Moretti fornendogli informazioni ricavate abusivamente dalla banca dati in uso alle forze dell’ordine in cambio di vini pregiati.

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