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Cronache

Confedilizia, Cin per affitti brevi sia entro gennaio 2025

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La Confedilizia auspica che il termine per la richiesta del Cin, il codice identificativo nazionale, per le locazioni turistiche e per quelle brevi – attualmente variabile in funzione di specifici aspetti procedurali – venga per tutti disposto per il gennaio 2025. Lo si legge in una nota della Confedilizia sui chiarimenti del ministero del Turismo sugli affitti turistici e brevi. La nuova normativa introdotta dall’art. 13-ter del decreto-legge n. 145/2023 per le locazioni turistiche e per quelle brevi prevede una serie di adempimenti quali, ad esempio, la richiesta del Cin, con obbligo di esporlo all’esterno dello stabile dove è collocato l’appartamento nonché di indicarlo in ogni annuncio, e la dotazione di estintori e di rilevatori di gas combustibili e di monossido di carbonio.

La Confedilizia ha riportato i chiarimenti del ministero secondo i quali si ritiene sufficiente la presenza dei dispositivi di sicurezza all’interno della struttura (eventualmente rimovibili) come ad esempio gli estintori, non essendo necessaria la realizzazione di impianti destinati a tale scopo. Il Cin va esposto all’esterno dello stabile in cui è collocato l’appartamento o la struttura, assicurando il rispetto di eventuali vincoli urbanistici e paesaggistici. Considerati i limiti imposti da alcuni regolamenti condominiali in materia di affissioni, si ritiene possibile adempiere all’obbligo di esposizione anche mediante modalità alternative all’affissione di un cartello, purché sia assicurata idonea evidenza del Cin al pubblico . Non c’è infine obbligo di comunicazione all’autorità di pubblica sicurezza per una locazione turistica di durata superiore ai 30 giorni perché viene effettuata direttamente dall’Agenzia delle Entrate. Questo avviene tramite la registrazione del contratto di locazione, che assorbe l’obbligo di comunicazione.

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Ambiente

Capodichino, sequestrati coralli portati illegalmente dalla Turchia

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Nell’ambito delle attività di contrasto ai traffici illeciti, i finanzieri della Compagnia di Capodichino, in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – 1 SOT Napoli Capodichino, hanno intercettato un cittadino italiano proveniente da Istanbul che trasportava illegalmente 20 esemplari di corallo. Il materiale era privo della documentazione richiesta dalla Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione (CITES).

Durante i controlli, i coralli rinvenuti nel bagaglio del passeggero sono risultati appartenenti all’Ordine “Scleractinia Bourne”, classificazione nell’Appendice II della Convenzione CITES e nell’Allegato B del Regolamento CE 338/97. La mancanza di autorizzazioni valide per l’importazione ha portato al sequestro degli esemplari.

L’uomo è stato sanzionato con una multa che può variare da 3.000 a 15.000 euro, secondo quanto previsto dall’art. 2, comma 3, della Legge n. 150 del 07/02/1992. Il sequestro dei coralli è avvenuto in linea con le normative vigenti per la protezione delle specie a rischio di estinzione.

Le attività di controllo messe in atto dagli enti coinvolti mirano a garantire il rispetto delle regole internazionali per la tutela della fauna e della flora selvatiche, continuando a monitorare e reprimere i traffici illegali che minacciano gli ecosistemi.

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Cronache

Sparatoria a Crotone: un morto e un poliziotto ferito grave

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E’ di un morto e un ferito il bilancio di una sparatoria avvenuta intorno alle 15,30 di questo pomeriggio nel quartiere popolare di Lampanaro, alle periferia sud di Crotone. La vittima si chiamava Francesco Chimirri e faceva il pizzaiolo a Isola Capo Rizzuto. L’uomo e’ giunto cadavere al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio dove i soccorritori lo stavano trasportando. Ancora frammentarie le notizie sul tragico fatto di sangue, l’unica certezza finora emersa e’ che nella sparatoria e’ rimasto ferito in modo serie anche un poliziotto, la cui arma di ordinanza e’ rimasta a terra sul luogo della sparatoria mentre non sarebbe stata ancora trovata l’altra pistola. Sul posto ci sono Polizia, Carabinieri e soccorritori, le indagini sono affidate al Nucleo investigativo dei carabinieri di Crotone.

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Cronache

Hacker arrestato, a Gela la porta al server del ministero

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Una sequenza di comandi usati per aggiornare i computer grazie alla quale ha messo sotto scacco 56 delle 59 postazioni presenti negli uffici giudiziari di Gela, in provincia di Caltanissetta. Poi, sempre attraverso un account di super-administrator, ha esteso il suo controllo ai server del ministero della Giustizia dislocati a Napoli. Sono questi i cavalli di troia usati dall’hacker siciliano 24enne Carmelo Miano per assestare un duro colpo ai sistemi informativi del Ministero della Giustizia dai quali da operato furtivamente per carpire dati sensibili e coperti da segreto investigativo.

Il giovane ingegnere informatico, lo scorso 2 ottobre, è stato arrestato e messo in carcere dalla Polizia Postale al termine di indagini coordinate dai magistrati del pool reati informatici della Procura di Napoli (pm Onorati e Cozza, coordinatore Vincenzo Piscitelli). I reati contestati sono accesso abusivo aggravato a strutture informatiche e diffusione di malware e programmi software, commessi in concorso. Oltre che su Miano, infatti, l’attenzione della polizia giudiziaria si è anche focalizzata su altre sei persone, tra cui figurano il padre e un rappresentante delle forze dell’ordine con il quale si scambiavano info sulle cripto valute. Miano, detenuto a “Regina Coeli”, ha subito una serie di gravi atti di bullismo, a partire dal 2008, quando frequentava la terza elementare, ritenuti alla base di una sequela di problemi di salute che il suo legale, l’avvocato Gioacchino Genchi, ha voluto comunicare al gip di Napoli Enrico Campoli, per sostenerne la scarcerazione.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti “l’advanced and persistent threat”, ovvero l’attacco con minaccia persistente ai sistemi informatici del ministero è iniziato alle 11.15 del 6 giugno 2024: sfruttando una sequenza di comandi che viene eseguita all’avvio dai computer per effettuare aggiornamenti di vario tipo. In questa procedura è stata furtivamente aggiunta una sequenza di comandi grazie ai quali l’intruso è riuscito a catturare dati sensibili, coperti da segreto, che ha poi veicolato verso i server installati a Napoli. E lì li ha stoccati, prima di prelevarli, utilizzando la stessa tecnica usata a Gela, e condurli sulle sue unità di memorizzazione. Dopo il trasferimento i dati venivano preventivamente cancellati. Ma l’hacker ha lasciato una traccia, rilevata dagli esperti del Cnaipic del Servizio di Polizia Postale. Dagli identificativi dei computer presi di mira gli investigatori hanno dedotto la loro dislocazione e anche le utenze violate, un centinaio, di cui solo tre non risultavano essere di Gela. Tra quelle dalle quali l’hacker avrebbe carpito o tentato di carpire info figurano anche alcuni magistrati (di Gela, di Roma e di Napoli).

La quantità di dati trovata a Napoli, sebbene importante, per gli investigatori rappresenta solo una minima parte dei dati catturati dall’hacker che cancellava le informazioni dopo averle trasferite all’esterno del sistemi informativi del ministero. La scoperta dei particolari del metodo d’attacco utilizzato ha consentito di trovare importanti analogie con altri eventi simili che datano incursioni già nel gennaio del 2022. A seguito dalla scoperta del covo dell’hacker (da anni dipendente di una azienda informatica nipponica), nella zona della Garbatella (quartiere Ostiense) della Capitale, gli investigatori sono riusciti a installare una telecamera in quell’abitazione grazie alla quale hanno tenuto sotto controllo l’indagato e le sue attività al computer.

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