Carmelo Miano, giovane informatico siciliano, è stato arrestato a Napoli con l’accusa di aver utilizzato la password di un magistrato della Procura di Napoli per accedere a materiale investigativo riservato. Miano, 23 anni, ha ammesso parte delle accuse durante l’interrogatorio di garanzia, facendo emergere uno scenario complesso di accessi abusivi e violazioni di dati sensibili, che coinvolge anche magistrati di Roma e Brescia.
L’accusa principale riguarda l’uso della password di un pm della Procura di Napoli per accedere a documenti top secret. Questo filone è stato trasferito a Roma, come previsto dalle procedure quando un’indagine riguarda magistrati napoletani. Durante l’interrogatorio, Miano ha confessato di aver violato le email di diversi magistrati e di aver avuto accesso a documenti riservati.
Un altro aspetto dell’indagine riguarda il presunto collegamento tra Miano e il portale Russian Market99, un sito di e-commerce del crimine informatico dove vengono venduti illegalmente informazioni sensibili, password, e dati bancari. Gli inquirenti stanno indagando sul ruolo di Miano in questa rete criminale internazionale, con particolare attenzione alle sue attività illecite nel dark web.
Durante l’interrogatorio, Carmelo Miano ha ammesso di aver violato i sistemi informatici, negando però di aver causato danni al funzionamento dei target. Difeso dal noto penalista Gioacchino Genchi, Miano ha spiegato che la sua attività illecita è iniziata appena dopo essere diventato maggiorenne, e ha espresso la volontà di collaborare con i pubblici ministeri fornendo ulteriori dettagli sulle incursioni.
A seguito delle ammissioni di Miano, la difesa ha sollevato una questione di competenza, chiedendo il trasferimento del caso a Perugia, poiché coinvolge magistrati di Napoli e Roma. Sarà il giudice Enrico Campoli a decidere se il fascicolo sarà trasferito alla Procura di Perugia, che in questo periodo è già coinvolta in un’altra indagine delicata sulle segnalazioni di operazioni sospette (sos).
Un filone ancora aperto delle indagini riguarda i presunti contatti tra Miano e alcuni esponenti dei servizi segreti. Gli inquirenti della Procura di Napoli hanno intercettato alcuni di questi contatti grazie a una contromossa, in cui hanno inoculato un virus spia nei dispositivi dell’hacker, monitorando i suoi movimenti da remoto.
Il penalista Gioacchino Genchi ha elogiato il lavoro degli inquirenti: “Con 40 e passa anni di esperienza nelle indagini giudiziarie non ho mai visto un’indagine informatica fatta così bene. Miano ha ammesso le accuse e si è reso disponibile a fornire ulteriori dettagli”. Il legale ha inoltre sottolineato che Miano non ha causato alcun danneggiamento ai sistemi informatici presi di mira.
Il caso di Carmelo Miano si configura come uno dei più rilevanti in materia di accessi abusivi a sistemi informatici legati alla giustizia in Italia. L’indagine, condotta dai pm Ciro Capasso, Maria Sofia Cozza e Claudio Onorati, sotto la supervisione del procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e del procuratore di Napoli Nicola Gratteri, è ancora in corso e potrebbe portare a nuovi sviluppi significativi.