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Cronache

L’intelligenza artificiale rivoluziona la diagnosi genetica: basta una foto per individuare malattie rare

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L’intelligenza artificiale sta cambiando il modo in cui vengono diagnosticate le malattie genetiche. Secondo quanto emerso dal XXVII Congresso nazionale di genetica umana a Padova, è ora possibile rilevare indizi di malattie genetiche attraverso una semplice foto del paziente. Grazie a nuove applicazioni installabili su smartphone, i medici possono utilizzare questa tecnologia per analizzare le caratteristiche facciali e ottenere indicazioni utili per la diagnosi.

Diagnosi genetica con una foto: come funziona?

Il processo è semplice: puntando lo smartphone sulla foto del paziente o scattando direttamente una foto, l’algoritmo dell’intelligenza artificiale analizza i tratti facciali e fornisce al medico un elenco di possibili malattie genetiche. Questa innovazione risulta particolarmente utile per malattie rare, che spesso sono difficili da diagnosticare. Si stima infatti che circa un bambino su 200-250 possa essere affetto da una malattia genetica.

Un supporto prezioso per i genetisti clinici

Luigi Memo, pediatra e genetista dell’Irccs Burlo Garofolo di Trieste, ha evidenziato l’importanza di questo strumento nel supportare i medici. “Anche per le sindromi più rare e difficili da diagnosticare,” ha spiegato, “il genetista clinico può ora disporre di tecnologie avanzate come il cariotipo molecolare e il sequenziamento di nuova generazione, oltre a potenti motori di ricerca online. Questa app, inoltre, può essere utilizzata come una sorta di secondo parere per confermare una diagnosi o come punto di partenza nei casi più complessi.”

L’importanza della valutazione clinica

Nonostante il grande potenziale dell’intelligenza artificiale nella diagnosi genetica, i medici sottolineano che essa non può sostituire la valutazione clinica accurata del paziente. È infatti fondamentale che il genetista clinico continui a cercare quei segni diagnostici particolari, noti come “maniglie diagnostiche”, che indirizzano verso una diagnosi corretta.

Verso un futuro di diagnosi più rapide e precise

L’intelligenza artificiale è destinata a rivoluzionare il modo in cui vengono diagnosticate le malattie genetiche rare, offrendo ai medici strumenti preziosi per migliorare l’accuratezza delle diagnosi. Tuttavia, è essenziale che questa tecnologia venga utilizzata in combinazione con l’esperienza clinica per garantire i migliori risultati possibili.

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Cronache

Hacker arrestato a Napoli, le parziali ammissioni di Carmelo Miano che spiava i magistrati

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Carmelo Miano, giovane informatico siciliano, è stato arrestato a Napoli con l’accusa di aver utilizzato la password di un magistrato della Procura di Napoli per accedere a materiale investigativo riservato. Miano, 23 anni, ha ammesso parte delle accuse durante l’interrogatorio di garanzia, facendo emergere uno scenario complesso di accessi abusivi e violazioni di dati sensibili, che coinvolge anche magistrati di Roma e Brescia.

L’accusa principale riguarda l’uso della password di un pm della Procura di Napoli per accedere a documenti top secret. Questo filone è stato trasferito a Roma, come previsto dalle procedure quando un’indagine riguarda magistrati napoletani. Durante l’interrogatorio, Miano ha confessato di aver violato le email di diversi magistrati e di aver avuto accesso a documenti riservati.

Un altro aspetto dell’indagine riguarda il presunto collegamento tra Miano e il portale Russian Market99, un sito di e-commerce del crimine informatico dove vengono venduti illegalmente informazioni sensibili, password, e dati bancari. Gli inquirenti stanno indagando sul ruolo di Miano in questa rete criminale internazionale, con particolare attenzione alle sue attività illecite nel dark web.

Durante l’interrogatorio, Carmelo Miano ha ammesso di aver violato i sistemi informatici, negando però di aver causato danni al funzionamento dei target. Difeso dal noto penalista Gioacchino Genchi, Miano ha spiegato che la sua attività illecita è iniziata appena dopo essere diventato maggiorenne, e ha espresso la volontà di collaborare con i pubblici ministeri fornendo ulteriori dettagli sulle incursioni.

A seguito delle ammissioni di Miano, la difesa ha sollevato una questione di competenza, chiedendo il trasferimento del caso a Perugia, poiché coinvolge magistrati di Napoli e Roma. Sarà il giudice Enrico Campoli a decidere se il fascicolo sarà trasferito alla Procura di Perugia, che in questo periodo è già coinvolta in un’altra indagine delicata sulle segnalazioni di operazioni sospette (sos).

Un filone ancora aperto delle indagini riguarda i presunti contatti tra Miano e alcuni esponenti dei servizi segreti. Gli inquirenti della Procura di Napoli hanno intercettato alcuni di questi contatti grazie a una contromossa, in cui hanno inoculato un virus spia nei dispositivi dell’hacker, monitorando i suoi movimenti da remoto.

Il penalista Gioacchino Genchi ha elogiato il lavoro degli inquirenti: “Con 40 e passa anni di esperienza nelle indagini giudiziarie non ho mai visto un’indagine informatica fatta così bene. Miano ha ammesso le accuse e si è reso disponibile a fornire ulteriori dettagli”. Il legale ha inoltre sottolineato che Miano non ha causato alcun danneggiamento ai sistemi informatici presi di mira.

Il caso di Carmelo Miano si configura come uno dei più rilevanti in materia di accessi abusivi a sistemi informatici legati alla giustizia in Italia. L’indagine, condotta dai pm Ciro Capasso, Maria Sofia Cozza e Claudio Onorati, sotto la supervisione del procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e del procuratore di Napoli Nicola Gratteri, è ancora in corso e potrebbe portare a nuovi sviluppi significativi.

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Cronache

Interrogatori degli ultrà, si rompe il muro del silenzio

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Potrebbero essere una prima smagliatura della linea del silenzio scelto da tutti gli arrestati nell’indagine milanese che ha azzerato i vertici delle curve Nord e Sud, le ammissioni di Cristian Ferrario ritenuto prestanome dei leader ultrà nerazzurro Andrea Beretta e di Antonio Bellocco ucciso un mese fa a coltellate dallo stesso Beretta. Stamane infatti il gip Domenico Santoro ha concluso il giro degli interrogatori di garanzia. Si è recato nel carcere di Opera per il faccia a faccia con Gianfranco Ferdico, il padre di Marco, altro capo delle tifoserie nerazzurre, con Renato Bosetti e Giuseppe Caminiti. Quest’ultimo, come Bellocco legato alla ‘ndrangheta, è accusato anche dell’omicidio del 1992 di Fausto Borgioli, uomo della banda di Francis Turatello. I tre e altri due ai domiciliari, convocati a palazzo di giustizia, non hanno risposto alle domande.

Cristian Ferrario, anche lui ai domiciliari e assistito dall’avvocato Mirko Perlino – il quale ha chiesto la revoca della misura – ha invece chiarito ammettendo gli addebiiti: pur essendo un personaggio di secondo piano, è accusato di trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante di aver agevolato l’associazione mafiosa dei Bellocco, in quanto avrebbe incassato 40.000 euro “con causale fittizia: restituzione per cucina” al posto dei due capi ultrà – “che attraverso tale fittizia attribuzione eludevano le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale” a cui erano sottoposti – come compenso di una “protezione mafiosa da loro fornita” a un conoscente “che aveva effettuato investimenti in Sardegna, osteggiati attraverso atti vandalici”.

Mente si attende la decisione della Prefettura sulla richiesta di protezione avanzata dal Procuratore Marcello Viola per il pm Paolo Storari, titolare con la collega Sara Ombra (la quale da tempo ha la scorta) dell’indagine che ha squarciato il velo sugli affari illeciti e gli intrecci con la criminalità organizzata e non solo nel mondo delle tifoserie di San Siro, dagli atti dell’inchiesta spuntano nuovi paricolari. Si va dalla sete di ‘vendetta’ dalla suocera di Bellocco, che il giorno dopo l’omicidio del genero accoltellato un mese fa da Beretta, arrivata dalla Calabria a Cernusco sul Naviglio e intercettata, al fratello della vittima ha detto: “e dove ti rassegni, e dove?… che ho la rabbia per davvero, ti giuro…devi andare a combinare lo sai che?…devi combinare una strage, ce l’ha tolto davanti un giovane di figlio senza un perché…senza un perché”.

E poi, come emerge da una nelle molte carte depositate alle difese, sono stati documentati “contatti e incontri che appaiono essere prodromici a movimentazioni di partite di droga” . In più ci sono tante intercettazioni sugli interessi di Gherado Zaccagni, ai domiciliari, che, al telefono con Caminiti, puntava anche a mettere le mani sui parcheggi nei pressi dell’Olimpico di Roma cercando addirittura di avere un “endorsement”, mai concesso, per un “contatto” con il presidente della Lazio, Claudio Lotito e tentando di smuovere i vertici del Coni. Infine c’è anche Fedez. con la rissa al ‘The Club’ e l’aggressione, successiva al personal trainer dei vip Cristiano Iovino. Secondo le testimonianze raccolte dagli investigatori il rapper avrebbe detto: “Lasciatemi stare, lasciatemi stare che l’ammazzo che io sono di Rozzano”.

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Trump, Israele dovrebbe colpite i siti nucleari iraniani

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Israele dovrebbe colpire i siti nucleari iraniani. Lo afferma Donald Trump, nel corso di un comizio in North Carolina. “La risposta doveva essere: colpite il nucleare prima e preoccupatevi poi”, ha detto il tycoon a chi gli chiedeva cosa pensasse della risposta data dal presidente americano Joe Biden sulla possibilità che lo Stato ebraico colpisca gli impianti atomici di Teheran. Biden si è detto contrario e nelle ultime ore ha frenato anche sul colpire i giacimenti petroliferi. “Se lo faranno, lo faranno. Scopriremo quali sono i piani” di Israele, ha aggiunto Trump. Il governo israeliano, secondo quanto riferito da Biden, non ha ancora definito la sua risposta all’attacco dell’Iran.

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