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Louis Vuitton Cup, Luna Rossa perde poi risorge: è 3-3 con Ineos

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Entusiasmante: non c’è altro modo per definire la battaglia di classe e posizioni fra Luna Rossa e Ineos Britannia nell’ agguerrita finale della Louis Vuitton Cup, che deciderà al meglio dei 13 confronti lo sfidante del Defender team New Zealand alla 37/ma America’s Cup. Nella giornata di recupero odierna, dopo la calma piatta che aveva determinato sabato un nulla di fatto, ed il 2-2 di ieri a causa della penalizzazione di Luna per un incidente alla randa, il bel mare di Barcellona con vento teso sui 17-18 nodi ha offerto uno spettacolo appassionante, con i due bolidi lanciati sulle ali. Il team di sir Ben Ainslie e Dylan Fletcher ha conquistato la quinta regata portandosi su un vantaggio di 3-2. Con uno scatto d’orgoglio e nervi d’acciaio il team Prada Pirelli di Checco Bruni e Jimmy Spithill ha riportato il confronto in perfetto equilibrio sul 3-3 nella sesta regata, dove l’equipaggio italiano ha dettato legge.

“E’ un pareggio importante. Bravi ragazzi!”, il commento a caldo del ‘mastino’ Spithill, che ha evidenziato il “grande merito” degli azzurri per “aver ripetuto perfettamente la manovra in partenza” e aver eseguito le altre “molto pulite”, conquistando il vantaggio sugli avversari. “La barca ha navigato bene”, gli ha fatto eco Bruni. “Abbiamo commesso un piccolo errore in partenza nella prima regata. Ma nel complesso è andata molto bene, le condizioni erano ideali per regatare. Dobbiamo continuare così e provare a schiacciarli”, ha aggiunto. Il primo match era cominciato con l’ingaggio alla partenza favorevole alla barca di sir Ainslie che si è portata sotto vento e si è staccata da Luna Rossa ma poi una breve caduta dal foil è risultata fatale. Al primo cancello, il distacco era di 5 secondi. Sul lato di poppa – il primo degli 8 lati complessivi della regata – gli azzurri sono riusciti a recuperare e a portarsi nella scia di Britannia.

Luna Rossa Prada Pirelli (Foto Imagoeconomica) 

Al gate 2 Prada Pirelli era sempre a 6 secondi di ritardo; sul secondo lato di bolina Ineos ha allungato ancora. Al terzo gate Luna Rossa puntava ancora Al sorpasso, ma gli inglesi hanno saputo amministrare bene il vantaggio, a metà regata salito a 11 secondi. E a nulla sono valse le strambate sul terzo lato di poppa del team Prada, imitate da Ineos, riuscita a mantenere il controllo davanti agli azzurri. Un errore di Ineos nel campo sette ha ridotto il distacco a 70 metri e fatto sperare. Ma neanche la veloce bolina del ragazzi dello skipper Max Sirena è riuscita a placcare il Britannia, riuscito a tagliare il traguardo con 12 secondi di distacco su Luna Rossa. Senza perdersi d’animo, gli azzurri di Prada Pirelli si sono preparati alla pre partenza per il secondo match race, decisi a ripetere la strategia ma questa volta senza commettere errori.

Dopo uno start pressoché alla pari, Luna Rossa è riuscita a essere più veloce, a virare in prima posizione con una manovra perfetta e a chiudere il primo lato con un vantaggio di 4 secondi. Entrambi i bolidi a vela hanno passato la boa sul lato destro, ma gli azzurri sono riusciti ad allungare e conquistare un centinaio di metri nel lato di poppa, rosicchiando un altro paio di secondi. Poi il magistrale lato di bolina, con il duello delle virate che ha testimoniato un dominio assoluto sul team di sir Ainslie e compagni, distaccati di 200 metri. A metà regata il vantaggio di Luna Rossa era di 13 secondi, che nel quinto lato sono diventati 17, con l’AC75 che volava a oltre 51 nodi di velocità. Al settimo cancello, il vantaggio sui rivali di Britannia era di 400 metri e il team Prada Pirelli si è avviato alla linea di traguardo con 17 secondi di distacco e in tasca il 3-3 del riscatto. Si ricomincia domani per la settima e ottava regata del serratissimo confronto che, visto il livello di competitività, potrebbe finire allo spareggio.

(la foto della battaglia fra Luna Rossa e Ineos Britannia in evidenza è di Imagoeconomica)

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Economia

Stellantis taglia le stime, il titolo crolla in Borsa

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Il mondo delle auto fa tremare le Borse. Le ultime cattive notizie arrivano da Stellantis, che taglia le stime dei risultati del 2024 con una riduzione delle consegne alla rete di più di 200.000 veicoli nel secondo semestre, il doppio della stima precedente. Il titolo crolla, e chiude in calo del 14,72% a Milano e del 14,74% a Parigi, in una brutta giornata per l’intero settore automotive. A Piazza Affari perde anche Iveco (-4,04%), mentre limita i danni Ferrari (-1,2%). Ma la maglia nera della giornata va al marchio Aston Martin che, dopo la revisione al ribasso della guidance, crolla a Londra perdendo il 24,51%. A Parigi poi lo scivolone di Renault (-5,57%), indicata da recenti indiscrezioni di stampa come possibile protagonista di un’eventuale fusione proprio con Stellantis. Lunedì nero per l’auto anche a Wall Street, con General Motors e Ford che perdono rispettivamente il 3,4% e il 2,9%. Stellantis ha aperto la giornata annunciando la decisione di rivedere al ribasso i target indicati, soprattutto a causa dei “problemi di performance in Nord America e del deterioramento nelle dinamiche globali del settore”.

Il margine del risultato operativo adjusted è atteso tra il 5,5% ed il 7% per l’intero 2024, in calo rispetto al precedente “double digit”, mentre il free cash flow industriale, prima positivo, è previsto in rosso tra 5 e10 miliardi di euro. Non è il primo gruppo Stellantis a rivedere i target: lo hanno già fatto le tedesche Bmw e Mercedes, la svedese Volvo, mentre Volkswagen ha ipotizzato anche la chiusura di uno stabilimento e la riduzione dei dipendenti. Lo stesso annuncio lo ha dato lo storico brand inglese dell’Aston Martin, che produrrà circa 1.000 auto in meno rispetto a quanto aveva pianificato con una riduzione delle vendite di circa il 10%. Tra le principali cause della decisione del gruppo guidato da Carlos Tavares c’è l’andamento delle vendite negli Usa, dovuto anche al fatto che per paura degli scioperi l’azienda ha prodotto un numero di auto molto più alto di quello che il mercato ha poi assorbito. “Il gruppo – spiega Stellantis – ha accelerato il piano di normalizzazione dei livelli di stock negli Stati Uniti con l’obiettivo di non più di 330.000 unità in giacenza presso la rete entro la fine del 2024 rispetto al precedente termine del primo trimestre 2025”. L’azienda spiega che continuerà “a far leva ed espandere i propri differenziatori competitivi ed è convinta che le azioni di recupero poste in essere si tradurranno in performance operative e finanziarie più robuste nel 2025 e oltre”.

Molti i commenti negativi all’annuncio di Stellantis. “Penso che abbiano fatto il peggio che si potesse fare da tutti i punti di vista”, dice il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. “Mi preoccupo di salvare i posti di lavoro rimasti, affrettando la revisione della messa al bando delle auto a benzina e diesel e quindi pressando la commissione europea perché il riesame avvenga già nel 2025, cosa che ormai anche già la Germania e altri Paesi chiedono, perché pensare di mettere fuori legge le auto a benzina e diesel tra 10 anni è una follia, un suicidio”.

Il segretario di Azione, Carlo Calenda, parla di “una gestione arrogante e disastrosa quella di Stellantis caratterizzata da perdite, mancanza di trasparenza, impianti chiusi e pochi investimenti di prodotto” e ribadisce la necessità che i vertici vadano “in Parlamento a spiegare cosa sta accadendo in Italia”. Sono preoccupati anche i sindacati che hanno dichiarato uno sciopero di tutto il gruppo Stellantis e dell’indotto di otto ore per il 18 ottobre. E’ da 40 anni che non si fanno otto ore di sciopero unitario nel mondo ex Fiat. A rischio, secondo Fim, Fiom e Uilm, 25 mila posti di lavoro. Intanto Leapmotor International, il brand cinese di Stellantis, apre gli ordini per la city car T03 e il suv C10, modelli elettrici, nei rivenditori autorizzati del gruppo in Europa.

(La foto in evidenza di un sito produttivo Stellantis negli Usa è di Imagoeconomica) 

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Esteri

Truppe israeliane in Libano, inizia la battaglia di terra

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Le truppe israeliane sono entrate in Libano, coperte da raid aerei. Al momento per un’operazione “limitata” e volta a distruggere le infrastrutture militari di Hezbollah. Ad annunciare ufficialmente il passo avanti dell’Idf che tutti si aspettavano è stato il Dipartimento di Stato Usa dopo che Israele ha informato Washington delle sue intenzioni. Poco dopo i media libanesi, tra cui la tv al Manar vicina al partito di Dio, hanno riferito di colpi di artiglieria vicino ai villaggi frontalieri di Wazzani, Khiyam, Alma el Chaab e Naqura. L’uccisione di Hassan Nasrallah “è un passo importante, ma non sarà l’ultimo”, la prossima mossa nella guerra contro Hezbollah “comincerà presto”, aveva avvertito poco prima il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, mentre sul terreno si moltiplicavano i segnali di un’operazione “imminente”.

In serata l’Idf ha dichiarato “zona militare chiusa” le aree al confine di Metula, Misgav Am e Kfar Giladi, mentre sull’altro versante della Linea blu i peacekeeper dell’Unifil, tra cui ci sono un migliaio di italiani, sono stati “costretti” a fermare le attività di pattugliamento, come hanno annunciato le Nazioni Unite. L’esercito regolare di Beirut ha lasciato le postazioni vicino al confine sud, ritirandosi per 5 km. Il governo di Benyamin Netanyahu ha assicurato all’alleato americano che si tratterà di un’azione “più contenuta” di quanto inizialmente previsto (e di quella del 2006), destinata a eliminare la minaccia di Hezbollah che continua a lanciare razzi e missili verso il nord di Israele. A Washington tuttavia l’idea delle truppe di Netanyahu in Libano, seppure per un’operazione limitata, non sembra essere stata accolta di buon grado.

“Sono al corrente ma vorrei che si fermassero”, aveva detto il presidente Joe Biden appena poche ore prima, rilanciando un appello al cessate il fuoco. Il Pentagono ha deciso l’invio di alcune migliaia di truppe in Medio Oriente, per lo più aerei da caccia, per rafforzare la sicurezza delle forze americane nell’area. Anche la Francia – con il neo ministro degli Esteri Jean-Noel Barrot in visita a Beirut per incontrare il premier Najib Mikati e gli altri vertici dello Stato – aveva invitato Israele “ad astenersi da qualsiasi incursione terrestre” e a cessare le ostilità, ed “Hezbollah a fare lo stesso”, ricordando che la proposta franco-americana lanciata all’Onu per 21 giorni di tregua “è ancora sul tavolo”. Ma, aveva avvertito Barrot, “resta poco tempo”.

L’operazione terrestre è stata infatti preparata da tempo: stando a fonti israeliane citate dal Wall Street Journal e da Nbc News, le forze speciali dell’Idf hanno già condotto, sia di recente che nei mesi scorsi, azioni lampo in territorio libanese, fino a entrare nei tunnel lungo al confine, con l’obiettivo di raccogliere informazioni sulle posizioni e le capacità di Hezbollah in vista di un attacco di terra. Orfano di Nasrallah e alle prese con la successione del leader e la delicata organizzazione dei suoi funerali, Hezbollah intanto ha ostentato sicurezza: “Siamo pronti al corpo a corpo con i soldati israeliani se dovessero invadere il Libano”, ha avvertito il numero due del partito di Dio, Naim Qassem, assicurando che “Israele non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi”. Anche l’Iran ha giurato vendetta: “Il sangue del martire Nasrallah accelererà la caduta del regime di Israele e dei suoi leader”, ha minacciato il generale Abdolrahim Mousavi, comandante in capo dell’esercito della Repubblica islamica.

Ma il regime degli ayatollah – da mesi messo alla prova da azioni più o meno dirette di Israele senza tuttavia contrattacchi significativi – ha già anticipato che non invierà suoi militari in Libano né a Gaza: “Le nazioni della regione, così come la resistenza in Libano e Palestina, hanno forza e capacità sufficienti per difendersi”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Nasser Kanani, smentendo al tempo stesso che Teheran sia il manovratore delle milizie sciite nell’area, dagli Hezbollah in Libano, all’Iraq, allo Yemen con gli Houthi, che dopo i raid aerei di domenica su Hodeida hanno annunciato di voler intensificare i loro attacchi contro Israele. E’ proprio ai civili iraniani che Netanyahu si è rivolto in un inconsueto video messaggio “al nobile popolo persiano”, promettendo loro che il Paese sarà “libero prima di quanto la gente pensi” e che quel giorno “i nostri due popoli antichi, il popolo ebraico e il popolo persiano, saranno finalmente in pace”. “In ogni momento, il regime vi avvicina all’abisso”, ha aggiunto il premier israeliano assicurando ancora una volta che “non esiste un luogo in Medio Oriente che Israele non può raggiungere”.

I jet dell’Idf continuano intanto a martellare il Paese dei Cedri, non più solo nel sud del Libano o nella periferia di Beirut roccaforte dei miliziani sciiti: nella notte tra domenica e lunedì un raid ha colpito per la prima volta dall’8 ottobre il centro della capitale, distruggendo due piani di un edificio nel quartiere di Kola e uccidendo – ha rivendicato l’esercito – il leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Nadal Abdel-Alel, insieme ad altri due dirigenti della formazione. In un attacco nel sud è invece stato ucciso il leader di Hamas in Libano, Fateh Sherif Abu el-Amin.

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Ed Sheeran e Chris Martin insieme al Global Citizen Festival 2024: performance al Central Park di New York

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Al Global Citizen Festival 2024, tenutosi al Central Park di New York, il pubblico ha assistito a una performance indimenticabile grazie a Ed Sheeran e Chris Martin, frontman dei Coldplay. I due celebri musicisti hanno sorpreso i fan con un’esibizione acustica, regalando momenti magici e un mix di alcuni dei loro brani più iconici.

Durante la serata, Ed Sheeran ha aperto la performance con una versione acustica di “Yellow” dei Coldplay, uno dei brani più amati della band britannica. Successivamente, Sheeran e Martin hanno eseguito insieme il celebre brano “Shape Of You”, con un arrangiamento speciale per l’occasione.

Il pubblico ha accolto con entusiasmo anche l’interpretazione della hit del 2008, “Viva La Vida”, un classico dei Coldplay che ha fatto cantare a squarciagola i fan presenti al Central Park. La performance si è poi conclusa con la toccante “Thinking Of You” di Ed Sheeran, chiudendo così una serata memorabile.

L’esibizione dei due artisti è stata uno dei momenti clou del festival, che ogni anno raccoglie star internazionali per sensibilizzare il pubblico su tematiche globali come la povertà, il cambiamento climatico e l’uguaglianza.

Guarda il video completo della straordinaria esibizione qui sotto e lasciati emozionare dalla musica e dall’impegno per un mondo migliore.

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