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Cronache

Sangiuliano 4 ore dai pm, chiariti aspetti denuncia a Maria Rosaria Boccia

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Oltre quattro ore davanti ai pm di Roma per illustrare e chiarire alcuni aspetti dell’esposto trasmesso a piazzale Clodio e che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia per minaccia a corpo politico e lesioni gravi. L’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, è stato convocato dai magistrati di piazzale Clodio per essere ascoltato su alcuni aspetti della denuncia, una dozzina di pagine, in cui ha ricostruito le varie fasi del rapporto avuto con la donna, conosciuta nel maggio del 2024, fornendo agli inquirenti anche una serie di documenti tra cui alcuni post pubblicati da Boccia sul suo profilo Instagram.

“Gli inquirenti ora con scrupolo vaglieranno quanto abbiamo messo a loro disposizione: abbiamo massima fiducia nell’autorità giudiziaria. L’ex ministro è scosso e sta cercando di recuperare la serenità ma adire alle vie legali era necessario altrimenti sarebbe rimasto il sospetto di un uomo ricattabile”, commenta l’avvocato Silverio Sica, legale dell’ex ministro, dopo l’atto istruttorio. Sangiuliano è stato sentito con l’assistenza del suo difensore in quanto è indagato in procedimento connesso, dopo la denuncia del parlamentare Bonelli, e la sua posizione è al vaglio del tribunale dei ministri.

Gli inquirenti convocheranno a breve anche Maria Rosaria Boccia anche se ci vorranno alcuni giorni per completare l’analisi dei device sequestrati nel corso della perquisizione domiciliari, nella abitazione di Pompei, effettuata dai carabinieri il 21 settembre. Al momento sono due i capi di imputazione che i magistrati contestano alla 41enne. Per quanto riguarda l’accusa di violenza e minacce a corpo politico, cristallizzato all’articolo 338 del codice penale e che prevede condanne fino a 7 anni di carcere, nel decreto di perquisizione si afferma che l’indagata ha esercitato minacce idonee a “compromettere la figura politica e istituzionale di Sangiuliano” in modo “da turbare l’attività e ottenere il conferimento della nomina a consulente per i Grandi Eventi, incarico di diretta collaborazione del ministro”.

Tra le iniziative elencate anche la pubblicazione “senza consenso, di foto private nonché immagini oggetto di manipolazione che la ritraevano all’interno del ministero” e la divulgazione “progressiva e in modo frammentario” ai media e sui social di notizie “attinenti alla sua relazione con il Sangiuliano, ai suoi rapporti con il ministero e all’accesso a documenti di informazioni riservate del ministero, ogni volta alludendo la disponibilità di altre notizie compromettenti per il ministro”. Infine il reato di di lesioni aggravate è legato a quanto avvenuto a Sanremo la notte tra il 16 e il 17 luglio quando Boccia, secondo la denuncia, avrebbe colpito Sangiuliano ferendolo alla testa.

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Resta in carcere il diciassettenne accusato dell’omicidio della 42enne Maria Campai

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Ha risposto a tutte le domande che il giudice gli ha fatto durante l’ora e mezzo di interrogatorio a cui è stato sottoposto. Il 17enne accusato di aver ucciso Maria Campai, 42 anni di nazionalità romena, nel suo garage dopo un rapporto intimo, ha confermato quanto aveva già detto agli investigatori al momento del fermo, venerdì scorso, dopo la scoperta, su sua indicazione, del luogo in cui aveva nascosto il corpo della donna, uccisa una settimana prima e per la cui scomparsa si erano mobilitati in tanti con ricerche sul campo e appelli televisivi. In che stato d’animo si sia trovato il ragazzo, sempre apparso molto sicuro di sé, con un fisico muscoloso scolpito con ore e ore di palestra, di fronte al magistrato che gli chiedeva conto del suo gesto, non è possibile saperlo.

All’uscita del Tribunale dei minori di Brescia dove si è svolto l’interrogatorio di garanzia, i suoi legali si sono trincerati dietro il più stretto riserbo: “Adesso la valutazione di quanto dichiarato spetta al giudice – ha detto uno di loro, Paolo Antonini – Abbiamo valutato di non rilasciare dichiarazioni a tutela del minorenne sufficientemente massacrato dal circuito mediatico in cui è finito”. Il Gip ha deciso e, dopo aver ascoltato la versione dei fatti resa dal giovane, non ha avuto dubbi: ha confermato le ipotesi accusatorie iniziali, e cioè l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e l’occultamento di cadavere.

E ne ha convalidato il fermo disponendo la misura cautelare della custodia in carcere all’istituto Beccaria di Milano dove si trova già da venerdì scorso. Il fatto che le ipotesi di reato non siano cambiate in quattro giorni di intensa attività investigativa, significa che il quadro accusatorio sta reggendo, supportato anche dai tanti elementi che gli investigatori stanno raccogliendo nel garage dove si è consumato il delitto, e nei dintorni (ancora non sarebbe passato sotto osservazione l’appartamento della famiglia del giovane, composta da padre, madre e due sorelle).

Tecnicamente, però, forse anche per la giovane età dell’accusato, non si parla di confessione, ma di collaborazione del ragazzo. Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Brescia, vanno avanti senza sosta. Anche oggi il personale del reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri di Parma ha effettuato accertamenti tecnico-scientifici nei luoghi dove si è consumato il femminicidio e ha raccolto tracce ematiche e altri reperti. Si sta ancora cercando il telefonino della vittima che sembra sparito nel nulla e da cui potrebbero uscire elementi decisivi circa il modo usato dal 17enne per contattare Maria su una chat di incontri a pagamento. Intanto, domani pomeriggio alle 15.30, all’ospedale Carlo Poma di Mantova, si svolgerà l’autopsia sul corpo della 42enne. L’incarico è stato affidato oggi e nelle prossime settimane si avranno i risultati sulle cause della morte e sulle modalità usate dal 17enne per uccidere Maria, colpita alla testa e poi strangolata, secondo i primi accertamenti, con ferocia e violenza. “Volevo vedere che effetto faceva…” aveva detto agli investigatori subito dopo il fermo. Un movente agghiacciante che, evidentemente, il magistrato nel faccia a faccia di oggi, ha ritenuto di tenere ancora in conto.

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Capolavoro di Picasso scoperto a Pompei: “Buste de Femme Dora Maar” confermato autentico

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Una storia incredibile che ha il sapore di una favola moderna: un quadro di Pablo Picasso, “Buste de Femme Dora Maar”, scoperto per caso in una villa di Capri da un rigattiere e appeso per oltre 50 anni nel salotto di una casa a Pompei, è stato ora ufficialmente riconosciuto come autentico.

La tela, che misura 53×39 cm e oggi ha un valore stimato di 6 milioni di euro, è stata al centro di una lunga e appassionata ricerca da parte della famiglia Lo Rosso, eredi del rigattiere che, ignaro del tesoro che aveva tra le mani, l’aveva portata a casa. Andrea Lo Rosso, uno dei figli del rigattiere, ha condiviso la gioia per la conferma ufficiale dell’autenticità dell’opera, attribuita a Picasso grazie a una perizia condotta da Cinzia Altiero, grafologa forense e dell’arte, nominata dal Tribunale di Milano.

Una scoperta casuale e una lunga battaglia per l’autenticità

La storia ha inizio quando Luigi Lo Rosso, padre di Andrea, trovò il quadro mentre lavorava come rigattiere a Capri. Per anni, il “Buste de Femme Dora Maar” è stato appeso alla parete del salotto di famiglia, senza che nessuno ne comprendesse appieno il valore. Solo dopo una lunga serie di ricerche e ostacoli incontrati lungo il cammino, la famiglia ha ottenuto l’attestazione che conferma l’autenticità dell’opera.

Andrea Lo Rosso ha raccontato di aver ricevuto numerosi consigli, tra cui quello di Vittorio Sgarbi, che lo spronò a non arrendersi. “In questo mondo ci si muove solo con i giusti contatti”, spiegava Sgarbi, suggerendo di chiedere sempre prove scritte qualora qualcuno avesse messo in dubbio l’autenticità dell’opera. La dedizione della famiglia alla ricerca della verità è stata finalmente premiata, con l’opera riconosciuta come un autentico Picasso.

Un pezzo della famiglia Lo Rosso: “Non lo vendiamo”

Nonostante il valore elevatissimo dell’opera, la famiglia Lo Rosso ha deciso di non venderla. “Questo quadro è un pezzo della nostra famiglia, non si vende”, ha affermato Andrea Lo Rosso, rispettando così la volontà del padre Luigi. La famiglia cerca solo una valutazione, ma ribadisce che l’opera non verrà messa sul mercato.

Il riconoscimento ufficiale del Tribunale di Milano

La grafologa forense Cinzia Altiero ha scritto che “la sottoscrizione dicente Picasso sul fronte del dipinto originale Buste de Femme ritratto di Dora Maar è autografa e riconducibile alla mano del maestro”, eliminando qualsiasi dubbio sulla sua autenticità. Adesso, la Fondazione Picasso dovrà rispondere ufficialmente alla perizia del Tribunale di Milano.

Un’opera contesa

La storia del “Buste de Femme Dora Maar” ha anche un lato oscuro. Secondo quanto dichiarato da Lo Rosso, vi sarebbero stati tentativi di impedire che l’opera entrasse nel catalogo ufficiale di Picasso, per proteggere il valore delle altre opere simili. Una battaglia che, finalmente, sembra aver trovato una conclusione positiva, a vantaggio della famiglia e del loro prezioso capolavoro.

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Morto Walter Brugiolo, il piccolo Popoff dello Zecchino d’Oro

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È morto all’età di 63 anni Water Brugiolo, noto soprattutto per aver partecipato, all’età di 6 anni, allo Zecchino d’Oro del 1967, in cui fu il bambino interprete di Popoff, la canzone vincitrice di quell’edizione. Malato da tempo, era stato ricoverato al Policlinico di Sant’Orsola a Bologna. Divenuto un personaggio popolare, partecipò come protagonista in diverse pubblicità di Carosello. Entrò quindi per alcuni anni, tra il 1967 e il 1970, come cantante e attore bambino anche nel circuito dei musicarelli accanto a cantanti famosi come Al Bano e Romina Power, Little Tony, e Mario Tessuto. Nato a San Venanzio di Galliera, nella panura bolognese, Brugiolo, che nel tempo non ha mai abbandonato le varie attività dell’Antoniano di Bologna, in età adulta è stato candidato dall’Udc per l’Emilia-Romagna alle elezioni politiche per la Camera dei Deputati. Direttore di una scuola elementare a Galliera intitolata a Mariele Ventre e legato da una grande amicizia con la famiglia dell’educatrice bolognese e della sua Fondazione, ‘Popoff’ ultimamente aveva ripreso l’attività canora con i ‘Vecchioni di Mariele’, un coro di adulti composto da ex bambini dello Zecchino d’Oro.

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