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Cronache

Matrimonio da favola a Villa Oliva: Ilaria D’Amico e Gianluigi Buffon uniscono le loro vite

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Era piena di fiori e di vip Villa Oliva, una delle più prestigiose ville storiche che dominano le colline di Lucca, per il tanto atteso matrimonio tra la conduttrice televisiva Ilaria D’Amico e l’ex portiere della Juventus e della Nazionale italiana Gianluigi Buffon. Una cerimonia emozionante e raffinata.

Accanto a Gianluigi Buffon, in questo giorno speciale,  suoi testimoni d’onore: Alessandro Nista, ex portiere della Serie A, Paolo Luchi e Gianluca Baccarini.  Ilaria D’Amico ha scelto invece tre donne iconiche per accompagnarla in questo momento unico: Monica Bellucci, recentemente avvistata in Versilia insieme al regista Tim Burton, Georgia Cavazzano e la giornalista Angela Pedrini.

Tra i circa 300 invitati, che arricchiscono la lista di personalità presenti, figura anche Marco Landucci, ex vice allenatore della Juventus e grande amico di Buffon. Tantissimi gli esponenti  del calcio e della televisione, nutrita la rappresentanza del mondo Juventus: Bonucci, Chiellini, Andrea Agnelli, ma anche Spalletti, tanti amici della coppia.

Lei, emozionantissima è arrivata al braccio di suo figlio, vestita da Luisa Beccaria in pizzo, con coroncina; Buffon e tutti i figli in Armani.

Il rito è stato celebrato da Francesca Fogar, una figura poliedrica nel mondo della cultura e della televisione italiana, nota per il suo lavoro come scrittrice, giornalista e conduttrice televisiva

Ma i festeggiamenti non si concluderanno oggi. Domani, domenica 29 settembre, è prevista un’ulteriore festa in Versilia, destinata a prolungare la magia di un weekend dedicato all’amore e alla celebrazione di una delle coppie più amate del panorama mediatico. La festa in riva al mare, nello stabilimento balneare di famiglia.

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Napoli: ex infermiere morto a causa dell’amianto, maxi risarcimento ai familiari

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Ex infermiere di un ospedale di Napoli morto a causa dell’amianto: arriva il maxi risarcimento per i familiari. Una sentenza del Tribunale di Napoli, confermata dalla Corte d’Appello, ha condannato l’Asl Napoli 1 Centro, in rappresentanza di un presidio ospedaliero, al pagamento di un risarcimento di 727mila euro in favore degli eredi di un ex infermiere del napoletano, deceduto per mesotelioma pleurico causato da esposizione all’amianto.

La consulenza medico-legale del dottor Nicola Maria Giorgio ha dimostrato ai giudici il nesso di causalità tra l’esposizione all’asbesto e il mesotelioma pleurico che ha colpito l’infermiere. Il dipendente sanitario, deceduto durante il processo di primo grado, aveva lavorato per anni in un presidio ospedaliero di Napoli, dove era frequentemente esposto all’amianto, presente in un locale caldaia adiacente alla sala sterilizzazione. Grazie alla perizia dettagliata del medico legale è stato possibile stabilire in modo inconfutabile che l’esposizione a questa sostanza tossica ha causato la patologia, poi risultata fatale. “Questo caso rappresenta un punto di svolta non solo per la giurisprudenza, ma anche per la consapevolezza di dover garantire la salute nei luoghi di lavoro, specialmente in ambito sanitario” afferma il dottor Giorgio. La famiglia era assistita dall’avvocato Luca Maria Maranca.

“La nostra analisi medico-legale ha evidenziato in modo inconfutabile – ha aggiunto il dottor Giorgio – il legame diretto tra l’esposizione prolungata all’amianto e lo sviluppo del mesotelioma pleurico”. L’amianto, utilizzato in passato per le sue proprietà isolanti, è stato successivamente riconosciuto come estremamente pericoloso per la salute ed il suo utilizzo è stato vietato in molti Paesi, compresa l’Italia, dal 1992. Tuttavia, la sua presenza in strutture più datate continua a rappresentare una minaccia e questo caso mette in luce l’importanza della vigilanza e della manutenzione continua negli edifici pubblici.

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Cronache

Segre-Seymandi, il garante per la privacy assolve il finanziere per il video-scandalo

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Non è punibile il finanziere torinese Massimo Segre per il video che nell’estate del 2023 fece realizzare nel corso di una festa in cui annunciò, a sorpresa, la rottura del fidanzamento con l’imprenditrice Cristina Seymandi. Lo ha stabilito il Garante della Privacy al termine di un’istruttoria. In base a quanto riportato da alcuni quotidiani locali, Segre aveva assegnato a un investigatore privato l’incarico di filmare il suo discorso, nel quale spiegava di voler troncare la relazione con la donna. L’intenzione, a quanto pare, era utilizzare il video soltanto in caso di strascichi legali. E siccome si trattava di un party privato non aperto al pubblico e tanto meno ai giornalisti, secondo il Garante non sono state commesse violazioni delle norme sul trattamento dei dati personali. La notizia dell’esistenza del video si diffuse nella cerchia dei conoscenti della coppia, quindi trapelò sugli organi di informazione.

La coppia e l’annuncio delle corna on line, la causa civile su 700mila euro aggiornata a settembre

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‘Volevo sapere cosa si prova a uccidere’, choc a Viadana

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Freddo, quasi distaccato dalla sua realtà che da tre giorni si è trasformata in dolore e morte. Così è apparso agli investigatori, nel primo interrogatorio subito dopo il fermo, lo studente 17enne accusato di aver ucciso, a Viadana nel mantovano, in modo volontario e premeditato, per poi occultarne il cadavere, la 42enne romena Maria Campai, che aveva contattato su una chat di incontri e sulla quale ha scatenato tutta la sua furia. Durante quel primo interrogatorio avrebbe pronunciato, come riporta la Gazzetta di Mantova in edicola oggi, una frase che avrebbe lasciato senza parole gli stessi investigatori: “Volevo scoprire che cosa si prova ad uccidere una persona”.

Una frase che il giorno dopo viene lasciata come sospesa nell’aria da chi sta cercando di far luce su quell’omicidio, quasi fosse un macigno difficile da rimuovere; una frase che, però, trova supporto in quello che i carabinieri hanno riscontrato nei dispositivi in uso al ragazzo, solito frequentare siti di arti marziali, di cui è appassionato e cultore. Lo studente, infatti, pratica la disciplina Mma, le arti marziali miste, e le sue ricerche in Rete incrociavano i siti in cui si spiegava come neutralizzare una persona a mani nude. Una tecnica che avrebbe usato per uccidere la donna, colpita al volto e alla testa e poi strangolata, dopo un rapporto sessuale.

Dai suoi account sui social sarebbero emersi anche altri particolari inquietanti, come foto di Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin, a cui pare inneggiasse in un impeto di ammirazione. E anche durante i giorni in cui si cercava Maria Campai il ragazzo aveva mantenuto una vita pressoché normale frequentando la scuola, un istituto tecnico, e la palestra come se niente fosse, raccontano alcuni amici. Il 17enne era uno sportivo e in quella palestra di Viadana aveva sviluppato un fisico molto muscoloso; non avrebbe, dunque, faticato ad aver ragione di una donna di corporatura esile come la vittima. In paese la svolta che ha preso la vicenda ha sorpreso un pò tutti: il ragazzo non risulta inserito in estesi giri di amicizia, ma chi lo conosce lo descrive come una persona tranquilla.

Il sindaco di Viadana Nicola Cavatorta punta il dito sulla fragilità delle famiglie, “il primo contesto sociale ed economico”: “A Viadana – dice – per i giovani ci sono più opportunità rispetto a 30 anni fa, basti pensare che ci sono trenta società sportive, tre biblioteche e le attività integrative offerte dalle scuole. I cosiddetti casi sociali, però, sono aumentati. Forse nel tempo le famiglie sono diventate più fragili”. Le indagini dei carabinieri proseguono a tamburo battente perché bisogna fare chiarezza su quanto avvenuto, visto che i punti da chiarire rimangono ancora molti.

Le uniche certezze sono la scomparsa per sette giorni di Maria Campai dopo aver incontrato il ragazzo (riconosciuto dalla sorella della vittima come la persona con cui si era incontrata giovedì 19 settembre) e la scoperta del corpo nel giardino della villetta disabitata accanto al condominio dove abita il ragazzo, luogo peraltro indicato da lui stesso che, per questo, viene definito “collaborativo” dai militari.

Poi bisogna capire che cosa sia successo di preciso nel garage del condominio dove i due si sono appartati, in cui il giovane aveva ricavato una piccola palestra con tanto di attrezzi ginnici. Garage che si trova sul lato opposto dell’appartamento abitato dalla famiglia dello studente, che non si sarebbe accorta di quanto stava succedendo a pochi metri di distanza. Intanto, il 17enne si trova nel carcere Beccaria di Milano in attesa dell’udienza di convalida del fermo da parte del Gup, in programma lunedì; lo stesso giorno la Procura per i minori di Brescia affiderà l’incarico per l’autopsia sulla donna che, probabilmente, verrà eseguita il giorno dopo all’ospedale Carlo Poma di Mantova.

Sempre lunedì i carabinieri del Ris eseguiranno altri accertamenti nel garage dove si è consumato l’omicidio e da dove il ragazzo, sembra da solo, ha spostato il cadavere per nasconderlo sotto al fogliame, nel giardino della villetta abbandonata che confina con il condominio.

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