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Economia

Lavori del Pnrr ancora fermi, fondi a rischio

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Velocizzare i cantieri del Pnrr, che rischia altrimenti di non rispettare la scadenza del 2026 e di perdere i finanziamenti europei; sbloccare i pagamenti alle imprese, che troppo spesso finiscono per portare da sole sulle loro spalle i costi delle opere pubbliche; rivedere le soglie delle gare dei contratti pubblici previsti dal Codice degli appalti, che così com’è limita il libero mercato. E’ lungo il cahier de dolehances che l’Ance presenta al governo a nome del settore delle costruzioni alle prese con una “bulimia normativa” che in 30 anni ha prodotto ben 671 provvedimenti sulle opere pubbliche. Guardando al futuro del settore e a quello che accadrà non solo in questi anni caratterizzati dagli investimenti del Pnrr ma anche dopo il 2026, la presidente dell’associazione Federica Brancaccio ha innanzitutto richiamato gli enti pubblici alla puntualità nei pagamenti.

“La prima precondizione affinché le opere vengano fatte – ha spiegato – è che siano pagate a chi le realizza nei tempi previsti e con prezzi congrui. Le imprese devono essere pagate, – ha insistito – non si può lasciare sulle loro spalle il costo dell’opera. Se non ci sono abbastanza soldi per fare tutto, allora bisogna fare meno”. Un esempio su tutti è il ritardo nei pagamenti relativi al dl Aiuti, “ancora tragicamente arretrati”. Le imprese sono in attesa di almeno 1,1 miliardi perché le istruttorie sono lente e non c’è cassa disponibile, ha spiegato Brancaccio. I ritardi, ma questa volta dei cantieri, sono fonte di preoccupazione anche per il Pnrr. Molti appalti sono stati aggiudicati, ma i lavori, in molti casi, non risultano consegnati ed avviati, lamenta l’Ance. Il rischio serio è quindi quello di “non riuscire a collaudare le opere entro la scadenza imposta dall’Europa per il 2026, con il risultato di perdere il finanziamento”.

Ultimo capitolo, non secondario, è infine quello del nuovo Codice degli appalti da cui “emerge un problema di mercato”. Secondo il vicepresidente, Luigi Schiavo, i principi di concorrenza sono infatti messi a rischio dalla scelta di liberalizzare sino alla soglia comunitaria le procedure negoziate senza gara.

Per questo “le soglie andrebbero riviste al rialzo, garantendo al di sopra di determinati importi l’invito di tutti i soggetti potenzialmente interessati”. L’Ance è consapevole della chiusura del ministero delle Infrastrutture sulla questione, ma auspica comunque ancora “un parziale ripensamento”, motivato peraltro anche dalla preoccupazione espressa dalla Commissione Ue.

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Ambiente

Idrogeno verde in raffineria con Ip gruppo api

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La transizione energetica nel Nord-Ovest segna un passo avanti con un progetto di Ip gruppo api di produzione di idrogeno verde, da fonti rinnovabili. La raffineria Sarpom di Trecate, in provincia di Novara, entro il 2026 produrrà infatti idrogeno verde, che servirà alla raffineria stessa per decarbonizzare i propri processi industriali e per rifornire due aree di servizio Ip, una in Piemonte, a Casale Monferrato (Alessandria) e l’altra in Lombardia, a Cassano d’Adda (Milano), agevolando così la mobilità sostenibile. Il progetto, denominato Hydrogen Valley del Nord-Ovest, prevede un investimento totale di 30 milioni di euro tra fondi pubblici e privati.

Sarà sostenuto anche da due bandi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che Ip gruppo api si è aggiudicata: uno della Regione Piemonte e del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e uno del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. “Questo progetto – ha sottolineato Ugo Brachetti Peretti, presidente di Ip gruppo api – è strategico per il Nord-Ovest e per il Paese. Le raffinerie e la rete dei distributori di carburante sono essenziali per garantire la sicurezza energetica italiana e per accelerare su una transizione davvero efficace, che consenta all’industria e ai trasporti di non fermarsi.

Puntiamo sull’idrogeno – ha aggiunto – insieme a carburanti tradizionali di qualità, biocarburanti, elettrico, perché siamo convinti che il futuro dell’industria e dei trasporti è multi-energia. E perché crediamo che l’idrogeno in particolare sia una soluzione efficace per decarbonizzare i settori ad alta intensità energetica come le raffinerie e il trasporto pesante. La partnership tra pubblico e privato è importante per accelerare in questa direzione”.

“Grazie, perché la giornata di oggi, nel nome della competitività del nostro Paese, è fondamentale” ha detto il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, in un videomessaggio fatto arrivare alla presentazione mentre era impegnato nel Consiglio dei ministri. “Il progetto realizzato dal gruppo api a Trecate è fino ad oggi il più rilevante, in termini di investimenti e di produzione di idrogeno, tra i tre che la Regione Piemonte ha potuto finanziare nell’ambito del bando regionale per le Hydrogen Valley” hanno evidenziato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, con Elena Chiorino, vicepresidente, e l’assessore regionale all’ambiente e all’energia, Matteo Marnati.

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Economia

Ombre di crisi su industria, fatturato ancora in calo

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L’onda della recessione in Germania arriva in Italia dove la domanda interna ormai non riesce da tempo a contrastare il calo delle commesse estere. Dopo i dati negativi dei giorni scorsi sulla produzione industriale di luglio anche quelli sul fatturato confermano un quadro in progressivo peggioramento, anche se il minsitro del Made in Italy Adolfo Urso resta fiducioso nella “resilienza” del “sistema Italia”. Dopo il significativo calo della produzione industriale registrata a luglio (-0,9% rispetto a giugno e -3,3% sull’anno) arrivano dall’Istat i dati sulla caduta, sempre a luglio, dei fatturati dell’industria manifatturiera con un -0,4% in valore su giugno e un -4,7% su anno.

E’ il terzo calo consecutivo del dato congiunturale. A compensare il crollo dell’industria manifatturiera ci sono i servizi che hanno registrato a luglio un fatturato in crescita dell’1,9% rispetto a giugno e del 4,4% sull’anno. Pesa sul dato generale l’incidenza del calo dei fatturati realizzati all’estero con un -2,4% rispetto a giugno e un -4,6% rispetto a luglio 2023. “La caduta della produzione industriale e dei fatturati dell’industria manifatturiera sono la diretta conseguenza della stagnazione, anzi della recessione, della Germania, che è il nostro principale partner”, commenta Urso, ricordando che “sono in atto due guerre”. Il ministro si mostra quindi fiducioso della tenuta del sistema Paese: “Diversi indicatori dell’Italia sono migliori delle medie europee: la crescita del Pil, l’occupazione, l’export, l’inflazione sotto le medie. La resilienza dell’Italia sta stupendo tutti”.

Meno ottimisti del ministro Urso appaiono le organizzazioni dei consumatori che giudicano i dati “allarmanti” (Unione dei Consumatori) tanto più perché riguardano anche i beni di consumo (-1,4% su anno). “Ancora una volta i numeri sottolineano la crisi della nostra industria e la necessità di intervenire sul fronte del potere d’acquisto delle famiglie e dei consumi” dicono dal Codacons. Migliorano infine i prezzi alla produzione industriale che registrano ad agosto un aumento dello 0,7% rispetto al mese precedente e flettono dello 0,8% rispetto all’anno precedente, migliorando dal -1,1% di luglio. E dopo quasi un anno e mezzo di variazioni tendenziali negative, tornano a salire sul mercato interno, i prezzi della fornitura di energia elettrica e gas (+0,5% su anno).

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Economia

Crediti deteriorati salgono in Europa ma non in Italia

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Non si arresta la crescita dei crediti deteriorati in Europa, con un rialzo del 4,5% a 373 miliardi di euro allo scorso 30 giugno. Al contrario l’Italia si è mossa in controtendenza, riducendo lo stock dell’11% a 41 miliardi. Il dato è stato annunciato in apertura al 13/o ‘Npl Summit’ di Banca Ifis a Cernobbio, dove è stato fatto il punto su un settore che, come ha spiegato il presidente di Banca Ifis Ernesto Fürstenberg Fassio si trova nella necessità di “fare un salto in lungo nella sostenibilità sociale”. Non basta infatti essere i “migliori” a gestire il problema, come ha evidenziato il sottosegretario all’Economia Federico Freni, occorre andare oltre e compiere lo “Step Forward” indicato dal motto del convegno. Dal rapporto Ifis è emersa una crescita degli Npl in Germania superiore agli altri Paesi (+13,57% a 41 miliardi), anche se il primato degli stock spetta alla Francia, dove sono cresciuti del 7,8% a 121 miliardi, mentre la Spagna (+1% a 76 miliardi) è rimasta ferma a metà strada.

“Il sistema bancario italiano – ha spiegato Freni – è stato in grado di gestire le sofferenze in modo molto migliore rispetto a quello degli altri Paesi europei, anche grazie ai processi industriali dei crediti in sofferenza e alla loro gestione razionale”. Quello che per anni è stato considerato come un problema, ha scandito, deve essere visto oggi come “un’opportunità”. Un’opportunità da gestire in modo industriale ma, ha sottolineato il presidente di Banca Ifis, rafforzando l’approccio degli operatori al social banking per “favorire l’inclusione”. “L’industria degli Npl – ha argomentato Fürstenberg Fassio – ha fatto un cambio di passo prendendo piena consapevolezza del proprio ruolo” e dal 2015 ad oggi è riuscita a “costruire un sistema più sostenibile per tutti” favorendo la “re-inclusione finanziaria dei soggetti fragili attraverso modelli di recupero sostenibili”.

Ora la gestione delle sofferenze bancarie si deve muovere nella direzione del social banking, mettendo alla base del processo il “rispetto reciproco nel rapporto che le banche e gli operatori hanno con i clienti-debitori”. Si tratta di instaurare un dialogo che tenga conto delle esigenze delle persone per “definire piani di recupero sostenibili”. Secondo l’amministratore delegato di Banca Ifis Frederik Geertman grazie alle sofferenze liberate dall’industria degli Npl è stato possibile “generare nuovo credito”.

Oggi, davanti a un “contesto macroeconomico incerto”, il settore si deve adattare ai cambiamenti di contesto normativo e di mercato. In prospettiva Geertman vede “minori flussi di nuovo credito deteriorato”. A suo dire però “la reinterpretazione della strategia e il vivace mercato secondario stanno permettendo all’industria di continuare il proprio lavoro, aiutando le banche a mantenere il rapporto tra sofferenze e attivi intorno la soglia del 3% raggiunta lo scorso anno”.

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