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Barbara Berlusconi, amareggia la scelta di Sala su Malpensa

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“È un tentativo di spostare l’attenzione dalle sue difficoltà”. “Da figlia sono amareggiata che il sindaco della città così tanto amata da mio padre usi la figura di Silvio Berlusconi per spostare l’attenzione mediatica dalle proprie difficoltà amministrative. Dall’incredibile vicenda dello stadio, alla sicurezza, alla viabilità, al totale immobilismo del settore edilizio dovuto agli scontri con la procura”.

Lo dichiara Barbara Berlusconi, commentando la decisione della giunta del Comune di Milano sul ricorso contro l’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa all’ex premier. “Capisco che il sindaco tenti di accreditarsi come leader politico nazionale entro la fine del suo mandato, anche con iniziative di mera propaganda ideologica. Credo, però – conclude Barbara Berlusconi -, che farebbe meglio a concentrarsi di più sui problemi veri dei milanesi”.

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Fino a cinque anni di carcere per aggressioni ai medici

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Arresto obbligatorio in flagranza o in differita per chi compie atti di violenza contro i sanitari o danneggia beni destinati all’assistenza. Il governo corre ai ripari con un decreto legge contro l’escalation di violenze negli ospedali, che ha visto negli ultimi mesi un aumento delle aggressioni fisiche contro il personale dei nosocomi. Il testo approvato in Consiglio dei ministri prevede la reclusione fino a cinque anni e multe fino a diecimila euro. L’arresto in differita, ma non oltre le 48 ore, è invece previsto laddove ci siano filmati o altre prove che attestino il reato. Non a caso nella prossima legge di bilancio l’Esecutivo annuncia fondi per l’installazione di sistemi di videosorveglianza nelle strutture.

“Questi provvedimenti hanno un forte effetto deterrente. È intollerabile che chi lavora con grande sacrificio in ambulatori e pronto soccorso venga malmenato e che ambienti essenziali come quelli ospedalieri vengano devastati”, commenta il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a proposito del decreto. Uno degli ultimi casi a far discutere in questo senso si era verificato al pronto soccorso di Prato, dove di notte un quindicenne aveva tenuto in ostaggio medici, pazienti in attesa e guardie giurate.

Una serie di episodi gravi si sono verificati anche a Foggia e a Manduria, dove i soccorritori del 118 erano stati presi a calci e pugni: solo in Puglia nell’ultimo anno – secondo i sindacati – le segnalazioni parlano di una aggressione ogni tre giorni, triplicate rispetto al 2023. E in Calabria, a Vibo Valentia, per contrastare il fenomeno, il prefetto ha stabilito che l’esercito vigilerà sull’ospedale della città. Tutto questo nonostante l’aumento dei posti di polizia negli ospedali nell’ultimo anno, passati da 120 a 196 mentre i poliziotti negli ospedali sono passati da 299 a 432. Intanto i sindacati dei medici esultano per la nuova stretta.

“L’approvazione del decreto legge è la risposta concreta e immediata ad una emergenza nazionale, plaudiamo e sosteniamo l’operato del ministro Orazio Schillaci”, commenta la Federazione Cimo-Fesmed. A parlare di “primo passo importante” è anche la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, che prosegue: “Crediamo che il governo ora debba dare delle precise indicazioni alle aziende sanitarie e alle Regioni perché adottino sistemi di videosorveglianza, utilizzando eventualmente anche i fondi del Pnrr, per poter consentire a questa norma di diventare realmente efficace”.

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Autonomia, i quesiti delle cinque Regioni in Cassazione

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Dopo le firme per il referendum contro l’autonomia differenziata depositate ieri alla Corte di Cassazione, oggi è toccato ai rappresentanti di cinque Regioni di centrosinistra salire le scale a Piazza Cavour per presentare i due quesiti votati dai consigli di Campania, Emilia Romagna, Puglia, Sardegna e Toscana. Uno per la cancellazione totale della norma e un altro parziale, come “strumento di riserva”. Intanto la Consulta ha anticipato a novembre il pronunciamento sui ricorsi diretti, giudizio che potrebbe, di fatto, anticipare il referendum e la sua ammissibilità.

Il presidente del Consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, auspica di andare rapidamente al voto referendario per abrogare una legge che definisce “iniqua contro il Mezzogiorno”. Autonomia che, per il presidente del Consiglio regionale sardo, Piero Comandini, rischia di creare “disparità tra i cittadini”.

Dopo che l’Italia “attraverso la Costituzione ha garantito oltre 70 anni di unità e gli stessi diritti per tutti”. A commentare la legge, davanti alla Cassazione, è anche la consigliera pugliese Grazia Di Bari secondo cui l’autonomia differenziata “andrà a spacchettare l’Italia in tanti piccoli staterelli” creando così “un divario ancora più grande”.

Proprio di unità parla, infatti, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, a Salerno, che ribadisce come nessuno sia per una “guerra Nord-Sud”. “Noi siamo per unire questo Paese – ha sottolineato – per unire le forze dinamiche, produttive, sane dell’Italia. L’Italia o si salva tutta insieme o va a fuoco”. Di “una grande opportunità per tutti” parla al contrario il presidente del Veneto, Luca Zaia, secondo cui con i fatti verrà dimostrato che “non è la secessione dei ricchi” né la volontà “di valorizzare solo alcune parti del Paese”.

Ma ancora prima che sul referendum, una prima risposta è attesa quindi a novembre quando la Corte Costituzionale dovrà esprimersi sul ricorso diretto contro la legge Calderoli presentato da quattro delle cinque regioni che hanno depositato i quesiti referendari: Campania, Puglia, Sardegna e Toscana. nel caso di ammissibilità dei ricorsi e la conseguente incostituzionalità (totale) dell’autonomia differenziata non si andrebbe alle urne.

“Speriamo bene”, è la risposta del presidente del consiglio regionale campano, mentre per Comandini, “qualunque strada porti al risultato finale di creare una pietra tombale su questa legge va benissimo”. Il governo però va avanti. Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie fa sapere che quattro Regioni – Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto, tutte a trazione centrodestra – hanno presentato la richiesta di avvio dei negoziati per le materie che non riguardano i livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Zaia guarda, quindi, al 3 ottobre, una data in cui immagina “si andrà a incardinare quello che è il cronoprogramma dei lavori per l’Autonomia”.

Quanto ai Lep ieri Calderoli ha ricordato che la definizione spetta “alla politica e non al comitato di Cassese”, riferendosi al gruppo di lavoro presieduto dal costituzionalista che, secondo indiscrezioni, tra le varie ipotesi avrebbe avanzato anche quella di un indicatore del “costo della vita” nei vari territori del Paese che potrebbe differenziare i finanziamenti delle regioni su sanità, trasporti e scuola.

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Nasce Agenzia sicurezza subacquea, norme e controlli

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Un’agenzia si occuperà del mondo subacqueo perchè “per ora la regolamentazione si ferma a 40 metri e tutto il resto aspetta di essere regolamentato”. Il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare Nello Musumeci ha presentato un ddl approvato dal Consiglio dei ministri composto da 35 articoli che disciplina i temi della dimensione subacquea. “Una proposta che fa dell’Italia uno dei primi paesi membri dell’Ue a dotarsi di regole” ha commentato il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare Nello Musumeci. Le attività sono affidate al controllo dell’Agenzia per la sicurezza delle attività subacquee, l’Asas, che “viene collocata, per la sua importanza e portata, nella presidenza del Consiglio dei ministri – ha spiegato Musumeci – con un direttore generale che viene scelto sulla scorta di comprovate competenze proposto dal ministro della Difesa”.

La nuova Agenzia, 40 persone, compreso il direttore generale e il personale dirigenziale, ha il potere di: 1) gestire le interferenze per evitare incidenti che espongano a pericolo persone, mezzi e strutture. Si prevede l’obbligo per chi svolga attività subacquea in zone sottoposte alla giurisdizione nazionale di comunicare con un preavviso di 15 giorni la data di immersione 2) autorizzare il passaggio inoffensivo di sommergibili in immersione nelle acque territoriali 3) definire standard minimi di sicurezza, con riferimento in particolare ai sistemi di estrazione di emergenza di persone da mezzi pilotati, nonché all’installazione di un trasponder e di sistemi di localizzazione subacquea, che devono possedere i mezzi subacquei non militari, operanti nelle acque interne, nel mare territoriale, nella piattaforma continentale e nella zona economica esclusiva.

Sono in ogni caso ammessi mezzi che rispettano standard compatibili con quelli definiti dall’Agenzia. Ciò, per consentire le operazioni di estrazione di emergenza: 4) definire regole tecniche per il comando e la conduzione dei mezzi subacquei 5) promuovere lo sviluppo della capacità nazionale di soccorso e estrazione di persone da mezzi subacquei civili incidentati 6) adottare linee guida per lo sviluppo di tecnologie subacquee 7) definire il percorso di formazione e i requisiti di idoneità psico-fisica dei lavoratori professionali, che, se italiani dipendenti di imprese italiane o se operanti nel mare territoriale, devono iscriversi in apposito registro tenuto dalle Capitanerie e essere muniti di libretto personale che attesta i presupposti per li svolgimento delle attività professionali subacquee.

Il potere di vigilanza e sanzionatorio in relazione alle nuove norme introdotte è stato invece confermato in capo agli organi di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza. I soli fondali marini terrestri si estendono su una superficie di circa 361 milioni di km quadrati con una profondità media di circa 3.800 metri. Ad oggi, solo il 20% dei fondali marini è mappato con tecniche moderne e la cartografia è aggiornata per appena il 2%. Sono oltre 1,4 milioni i chilometri di cavi sottomarini e 1,2 milioni i chilometri di condotte offshore che si estendono lungo i fondali del Globo, mentre 43 Paesi si sono dotati di mezzi subacquei, con 505 sottomarini schierati all’inizio del 2023. L’80% del commercio globale avviene via mare.

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