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Autunno caldo, medici base in trincea e sciopero privati

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I medici di famiglia sono sul piede di guerra reclamando più investimenti sul territorio ed annunciando uno sciopero nazionale se non ci saranno segnali di un’inversione di rotta, mentre la sanità privata accreditata e convenzionata è scesa oggi in piazza per chiedere il rinnovo del contratto scaduto da anni. E’ scattato l’autunno caldo dei sanitari, che ora attendono risposte concrete dalla prossima manovra, il vero “banco di prova”. Ma che la crisi sia ormai a 360 gradi è evidente: dagli stipendi inadeguati alla troppa burocrazia, dalle carenze di personale al fenomeno delle aggressioni. Un quadro critico che spinge il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, a chiedere al governo un tavolo urgente di confronto.

Ad aprire quella che si preannuncia una stagione calda sul fronte delle proteste, sono state oggi le organizzazioni della sanità privata con uno sciopero nazionale per chiedere il rinnovo del contratto: quello delle Rsa è scaduto da 12 anni e quello della Sanità privata è scaduto nel 2018. A Roma, operatori degli ospedali privati, delle Rsa e delle strutture residenziali hanno manifestato di fronte alla Regione Lazio. Circa 20.000 manifestanti si sono radunati nelle piazze di tutta Italia per chiedere “dignità e giusto riconoscimento contrattuale”, affermano le segreterie di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. “Nonostante le precettazioni imposte dai datori di lavoro, che includono anche servizi non essenziali e che saranno prontamente contestate alla Commissione di Garanzia, abbiamo registrato una partecipazione dell’80% del personale, a testimonianza della forza delle nostre ragioni”, spiegano.

“È inaccettabile che, da troppi anni, questa grande schiera di professionisti si trovi senza contratto. Rischiano di essere dei lavoratori di serie B con stipendi da fame e condizioni lavorative critiche”, denuncia il sindacato Ugl. Il rinnovo dei contratti della sanità privata è “una priorità” e per questo è stata chiesta al ministro della Salute l’apertura di un tavolo di confronto, annuncia Gabriele Pelissero, presidente nazionale di Aiop (Associazione italiana ospedalità privata), che chiede “la giusta remunerazione per questi operatori sanitari che da anni lavorano per il Sistema sanitario nazionale, esattamente come i loro colleghi del pubblico”. Da parte sua, il ministro della Salute Orazio Schillaci assicura “supporto”: “Non dipende ovviamente da noi, ma è una situazione che conosciamo”, ha affermato.

A margine del presìdio di Roma, una delegazione sindacale è stata poi ricevuta dal capo segreteria del ministro della Salute: “Abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che a breve verranno convocate tutte le parti per un tavolo tecnico di confronto tra sindacati, conferenza delle Regioni, le parti datoriali e il ministero della Salute. Questo è un primo segnale di apertura, ma non basta”, fanno sapere Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. Non solo la sanità privata. Anche i medici di famiglia denunciano un disagio profondo.

Silvestro Scotti, segretario della Federazione dei medici di Medicina generale (Fimmg), parla di “intollerabile situazione che attanaglia la medicina generale in tutto il Paese. Situazione fatta di burocrazia, violenze e inaccettabili ritardi sul rinnovo contrattuale; insieme all’esigenza di avere chiarezza rispetto agli investimenti per il territorio in Legge di bilancio”. E’ la premessa di uno stato di agitazione e poi di uno sciopero che durante il congresso nazionale di ottobre i medici di famiglia sono pronti a dichiarare “se non saranno arrivate risposte”.

Ed il 25 settembre si terrà a Roma anche la manifestazione organizzata dall’Uap (Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata), a tutela delle 95mila strutture sanitarie private, insieme al Coordinamento intersindacale medicina specialistica di territorio (Cimest). Netto l’allarme lanciato da Anelli: “Il disagio dei medici è sempre più forte, trasversale alle diverse declinazioni della professione. Rinnoviamo l’invito al governo e al ministro della Salute ad aprire un tavolo di confronto permanente, prima che la situazione diventi insostenibile”.

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Esteri

Zelensky in pressing in Usa, Biden indeciso sulle armi

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Un viaggio “cruciale” per il futuro della sua Ucraina. Volodymyr Zelensky è sbarcato negli Stati Uniti con in tasca il suo “piano per la vittoria”, che Joe Biden sarà il primo a vedere giovedì alla Casa Bianca. Con il presidente americano, Zelensky continuerà il suo pressing per ottenere il via libera all’uso delle armi occidentali in profondità nel territorio russo.

“Non ho ancora deciso sui missili a lungo raggio americani in territorio russo”, ha detto nelle ultime ore Biden. Una mancata presa di posizione di fronte alla quale il leader ucraino però non molla: Zelensky punta a rafforzare la posizione di Kiev negli ultimi mesi della presidenza Biden, mentre gli Stati Uniti stanno lavorano a un nuovo pacchetto di aiuti da 375 milioni di dollari. Alla Casa Bianca giovedì il presidente ucraino incontrerà anche la vicepresidente e candidata alla presidenza Kamala Harris: anche a lei presenterà il piano, che sarà poi oggetto pure del previsto incontro con Donald Trump, che si annuncia molto meno facile per il presidente ucraino.

La prima tappa della missione americana di Zelensky è stata una fabbrica di munizioni in Pennsylvania, nella Scranton dove è nato Biden. Poi New York per l’Assemblea dell’Onu, dove Zelensky ha presentato la situazione dell’Ucraina, parlando anche ai Paesi più vicini alla Russia. La guerra contro Kiev è stata al centro del G7+Energia, co-presieduto dal vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani e dal segretario di Stato Antony Blinken.

“Voglio esprimere la nostra solidarietà all’Ucraina per gli intensi attacchi della Russia sulle infrastrutture energetiche. Siamo molti preoccupati per la situazione e riaffermiamo il nostro sostegno a Kiev e al suo settore energetico”, ha detto Tajani, sottolineando che l’Italia e le aziende italiane sono pronte a fare la loro parte. “È chiaro che la Russia cercherà di piegare l’Ucraina puntando sulla situazione meteorologica, sul gran freddo – ha osservato il ministro -. Dobbiamo invece aiutare Kiev a difendere le proprie infrastrutture energetiche e a ricostruire quelle che i russi hanno distrutto”. Tajani non ha poi nascosto le preoccupazioni per la situazione di Zaporizhzhia.

“L’Italia ha già investito duecentoquindici milioni di euro con un accordo che ho approvato e ho firmato con il ministro degli Esteri a Monaco all’inizio dell’anno. Quindi stiamo facendo la nostra parte”, ha messo in evidenza il titolare della Farnesina, ricordando come a margine dell’Onu si riunirà anche il G7 dei ministri degli Esteri, che avrà come temi le due grandi crisi, dall’Ucraina alle tensioni in Medio Oriente.

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Ipotesi sugli extraprofitti, le banche giù in Borsa

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Il governo sta lavorando ad un “contributo” per il Paese. Magari non proprio “spontaneamente e felicemente” come prevede Matteo Salvini. Il sistema bancario ha dato la sua disponibilità a sedersi al tavolo ma non si esprime sulle ipotesi in circolazione. L’ipotesi di una misura una tantum di “solidarietà”, anche per evitare blitz come quello dello scorso anno, poi completamente rivisto, o proposte che poi sono inattuabili, circola d’altronde da tempo. Niente a che vedere, comunque, almeno nella narrazione della maggioranza, con la tassa sugli extraprofitti propagandata nel 2023 invisa soprattutto a Forza Italia. Anche se le sole voci piegano i titoli bancari a Piazza Affari, unico listino in rosso in Europa (-0,24%).

Il leitmotiv è “collaborazione e dialogo” perché per banche e assicurazioni, sottolinea il sottosegretario leghista al Mef Federico Freni, “serve rispetto” e una “collaborazione concordata, nell’interesse generale”. Se si farà – perché che alla luce degli aggiornamenti Istat, osservano in maggioranza, potrebbe non essere così dirimente per i conti pubblici – nell’operazione potrebbero peraltro essere coinvolti che altri settori, dall’energia al farmaceutico, che negli ultimi anni hanno avuto trend positivi nonostante le crisi, dalla pandemia alle guerre. E la misura potrebbe arrivare con il decreto legge (fisco-anticipi) che tradizionalmente accompagna il varo della manovra.

“I grandi attori devono essere coinvolti su un disegno più generale che si chiama per me azienda Italia”, dice anche il nuovo dg dell’Abi Marco Elio Rottigni, chiarendo però che non ci sono “piani” degli istituti bancari da sottoporre all’esecutivo dell’associazione, che si riunisce mercoledì. Si aspetta, insomma, una proposta concreta e più tecnica rispetto a un brutale prelievo o tassa che avrebbe, si ragiona in ambienti finanziari, effetti distorsivi magari proprio su quelle banche più legate ai territori e che sostengono maggiormente le Pmi. I contatti, sottotraccia, vanno avanti da settimane. L’ordine di grandezza dell’intervento non dovrebbe puntare a quei 4 miliardi che si sperava di raccogliere con la tassa sugli extraprofitti, ma si starebbe ragionando attorno alla metà: secondo i calcoli degli analisti, sulla base di una ipotesi di prelievo del 2% stimano introiti tra 900 milioni e 1,7 miliardi dalle banche e tra 700 milioni e 1,4 miliardi dalle assicurazioni.

Le ipotesi sul tavolo, stando ai bene informati, sarebbero ancora le più varie. Uno schema guarderebbe a una percentuale da applicare sull’eccedente e non sul totale, calcolato sulla media degli utili ottenuti in un certo periodo di anni, fino a 10 anni: tutto ciò che eccede la media sarebbe tramutato in contributo di solidarietà. Un’altra proposta punterebbe ad agire invece sugli ammortamenti delle perdite, allungando i tempi per portarle in deduzione (diventando in sostanza una sorta di prestito, o di anticipo, di risorse comunque dovute allo Stato). E si starebbe ragionando anche attorno a un aumento, ma solo dello 0,5%, dell’addizionale Ires. Altra alternativa – sempre tra le tante ipotesi sul tappeto – per le imprese che non accettino di versare il contributo di solidarietà potrebbe essere l’obbligo di accantonare a riserva o al patrimonio una somma pari anche a 2,5 volte e mezzo i profitti extra (sulla falsariga della misura rivista e corretta dello scorso anno).

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Cronache

Incidente mortale a Frattamaggiore: un giovane perde la vita, un altro in gravi condizioni

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Tragico incidente stradale a Frattamaggiore: nella notte, i carabinieri della sezione radiomobile della compagnia di Caivano sono intervenuti in via Roma, a Frattamaggiore, per un grave incidente stradale che ha causato la morte di un giovane di 17 anni e il ferimento grave di un 16enne. L’incidente è avvenuto intorno alle 02:30, quando una jeep Avenger, guidata da un 20enne, si è scontrata con uno scooter su cui viaggiavano i due ragazzi.

Le dinamiche precise dell’incidente sono ancora in corso di accertamento da parte delle autorità. Subito dopo l’impatto, il 17enne è stato trasportato d’urgenza in codice rosso presso l’ospedale di Frattamaggiore, dove è purtroppo deceduto a causa delle gravi ferite riportate. Il 16enne, suo compagno di viaggio, si trova attualmente in terapia intensiva, in pericolo di vita.

Su disposizione dell’Autorità giudiziaria, la salma del giovane deceduto è stata sequestrata per l’esecuzione dell’esame autoptico, mentre i mezzi coinvolti nel tragico impatto sono stati anch’essi sequestrati per ulteriori indagini.

La comunità è sotto shock per quanto accaduto, mentre le forze dell’ordine continuano a lavorare per ricostruire i dettagli di questo tragico evento.

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