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Derby di Milano ai Rossoneri: Milan trionfa 2-1 sull’Inter con Gabbia: Fonseca salvo

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Dopo sei derby consecutivi vinti dall’Inter, il Milan torna a vincere la stracittadina grazie a un colpo di testa nel finale di Matteo Gabbia. Un gol che non solo regala tre punti preziosi ai rossoneri, ma salva anche la panchina di Paulo Fonseca, tecnico portoghese che sembrava sull’orlo dell’esonero dopo un periodo difficile.

Fonseca ha stupito tutti schierando dall’inizio un audace 4-2-4, con Leao, Morata, Abraham e Pulisic in campo contemporaneamente. Una mossa rischiosa, ma che si è rivelata vincente, gettando le basi per una prestazione solida e convincente da parte del Milan. Se è vero che il colpo di testa di Gabbia è stato decisivo per il risultato, i rossoneri hanno meritato la vittoria nei 90 minuti, dimostrando maggiore compattezza e pericolosità rispetto ai cugini nerazzurri.

Il Milan è partito meglio, trovando il vantaggio dopo appena 10 minuti grazie a un gol di Christian Pulisic. L’americano ha rubato palla a Mkhitaryan a metà campo, scattando verso la porta senza che nessuno riuscisse a fermarlo, battendo Sommer con un tocco di punta.

Il gol subito ha svegliato l’Inter, che ha cercato di alzare il ritmo senza però trovare continuità nelle azioni. Tuttavia, alla prima disattenzione difensiva del Milan, l’Inter ha pareggiato: Lautaro Martinez ha trovato Dimarco libero in area, e il suo diagonale mancino ha riportato il risultato in parità.

Nel secondo tempo, il Milan è partito nuovamente forte, sfiorando il gol con Leao e Abraham, mentre l’Inter ha faticato a creare pericoli concreti. Quando il pareggio sembrava ormai il risultato definitivo, è arrivato il colpo di scena. Su una punizione dalla destra battuta da Reijnders, Gabbia è saltato completamente indisturbato, trovando la zuccata vincente che ha battuto Sommer e regalato al Milan il 2-1.

Nei minuti finali, l’Inter ha provato una reazione, ma senza convinzione. È stato invece il Milan ad andare vicino al terzo gol con Okafor, che ha calciato alto a tu per tu con Sommer. Al fischio finale, San Siro è esploso di gioia, con i tifosi rossoneri in festa e la squadra che ha celebrato sotto la curva, mentre l’Inter ha lasciato il campo a testa bassa.

Dopo sei derby a tinte nerazzurre, il Milan torna a colorare di rossonero la città e raggiunge i cugini in classifica, entrambi a -3 dal Torino, solitario capolista. Una vittoria che potrebbe rappresentare una svolta nella stagione del Diavolo e che rilancia le ambizioni di Fonseca sulla panchina milanista.

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Spalletti entra nella Hall of Fame, un’altra emozione

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“Nessuno sa quello che ho sofferto per averle a disposizione, quelle scarpe lì”: e ora i vecchi scarpini di Luciano Spalletti sono uno dei cimeli patrimonio della Hall of Fame del calcio italiano, di cui il ct della Nazionale è entrato ufficialmente a far parte oggi. Un riconoscimento conferito, al centro tecnico federale di Coverciano, anche a Daniele De Rossi, Andriy Shevchenko, Valentina Giacinti, Roberto Boninsegna e Ariedo Braida. “Mi emoziona avere un riconoscimento di questo livello, pensando a tutti quelli che mi hanno preceduto, e a quelli seduti vicino a me stasera”, ha detto Spalletti ai cronisti.

“Ho visto i più brutti campi sportivi e poi ho visto gli stadi più belli del mondo da allenatore”, ha osservato, spiegando che “anche se sembrano mondi apparentemente distanti poi invece sono vicinissimi, perché quelle che fanno da traino sono le emozioni: io mi sono sempre emozionato in tutte queste situazioni molto differenti fra loro”. Per Gabriele Gravina, presidente della Figc, Spalletti e tutti gli altri “rappresentano dei modelli da seguire”, e per questo “nessuno li dimenticherà mai”.

Premi alla memoria per Agostino Di Bartolomei e Vincenzo D’Amico, storiche bandiere di Roma e Lazio, e Manlio Scopigno, allenatore del Cagliari dello scudetto, mentre il premio ‘Davide Astori’ per il fair play è andato al medico psichiatra Santo Rullo per il progetto ‘Crazy for Football’, la nazionale di calcio a 5 per persone con problemi di salute mentale. Tra i presenti De Rossi, sul palco, ha ricordato l’avventura del Mondiale 2006 e il rigore segnato ala Francia: e a chi gli chiedeva della frase “Qui non ci torno più”, che secondo alcune ricostruzioni avrebbe detto il giorno dell’esonero a Trigoria, ha risposto precisando di non averlo mai detto, perché lì “sono di casa”, e “come torno a Coverciano, tornerò anche a Trigoria”.

Shevchenko ha letto una lettera al calcio italiano, piena di affetto per gli anni al Milan, e con un appello agli Azzurri di oggi: “Il calcio italiano è amatissimo in tutto il mondo, difendetelo e onoratelo”. Braida, che portò il campione ucraino in Italia da dirigente rossonero, si è commosso: “Si parla sempre di algoritmi, e sono utili – ha detto – ma i calciatori hanno gli occhi e il cuore che l’algoritmo non ha. Vedere Sheva mi emoziona: ho fatto l’impossibile per portarlo al Milan, e sono orgoglioso”.

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Sinner incoronato, è il re del tennis nel 2024

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Non poteva esserci un luogo migliore delle Atp Finals di Torino per incoronare Jannik Sinner come re del tennis mondiale nel 2024. L’investitura ha avuto come scenario la Inalpi Arena, sede del ‘torneo dei maestri’. Il tennista altoatesino è stato premiato per aver chiuso l’anno al numero 1 del ranking: succede nell’albo d’oro a Nole Djokovic e Carlos Alcaraz. Un anno che ha dominato, con la vittoria di due slam (Australian Open e Us Open) e di tre Atp Masters 1000. A consegnargli il prestigioso riconoscimento è stato Boris Becker, indimenticato campione degli anni ’80 e ’90. “Non c’è posto più bello per festeggiare questo trofeo. Torino è sempre stata importante per me, festeggiare con tutti voi è davvero speciale” ha detto un emozionato Sinner, aggiungendo: “Questo è un club molto molto esclusivo, ne fanno parte solo 29 persone. Quando ero giovane non pensavo di arrivare a questo punto, ma piano piano e con tanto lavoro ci sono arrivato”.

Domani l’azzurro sfiderà lo statunitense Taylor Fritz, numero 5 del ranking mondiale, reduce dal convincente successo su Daniil Medvedev. L’ultima volta che i due si sono affrontati è stato l’8 settembre scorso alla finale degli Us Open: nell’occasione finì con un largo successo dell’altoatesino, 6-3, 6-4, 7-5 in due ore e 15 minuti di gioco. Sinner ha preparato il match con la solita, maniacale, attenzione: due ore di allenamento tra campo e palestra (Fritz ha preferito conservare le energie e ha svolto una sessione più leggera, di circa un’ora).

Allo Sporting di Torino, sotto gli occhi attenti di Simone Vagnozzi e Darren Cahill, l’azzurro nel pomeriggio ha svolto una sessione completa: prima un’ora con lo sparring partner e poi un’ora con il team. Esercizi sulle diagonali, sulle volée, sugli smash, sui servizi e sulle risposte. Hanno studiato la strategia migliore per affrontare Fritz. E’ scattato l’applauso quando Jannik ha cambiato il campo e si è piazzato sotto la tribuna. Sugli spalti dalla parte opposta i familiari – mamma, papà, fratello e zio – hanno seguito l’allenamento. Una pallina dietro l’altra, colpi piatti alternati a colpi ‘arrotati’. Sinner “sul pezzo”, Vagnozzi non ha avuto bisogno di stimolarlo. Solo a metà allenamento il team si è fermato per qualche minuto e in panchina l’atmosfera si è sciolta.

Ormai è tutto pronto per l’ennesima sfida di un anno esaltante. Domani alle 20.30 l’atmosfera sarà bollente all’Inalpi Arena, sempre gremita in questi giorni. Ed è proprio sull’entusiasmo della piazza che si punta per avere la conferma di Torino come sede della prestigiosa manifestazione anche per il quinquennio 2026-2030. Nell’ambiente sportivo si dà per scontato che le Nitto Atp Finals resteranno in Italia: per la destinazione sono in ballo Torino e Milano – anche con un possibile ticket – con quest’ultima preferita da alcuni sponsor. La decisione si conoscerà solo domenica prossima, il giorno della finale. A livello sportivo è inutile fare pronostici per ora, le soprese sono dietro l’angolo: dopo la sconfitta di Medvedev con Fritz è arrivata anche quella di Alcaraz con Ruud. Troppo falloso lo spagnolo (frenato da un’indisposizione), che ha perso in due set 6-1, 7-5.

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Salernitana, esonerato Martusciello: il tecnico paga per una gestione sportiva complessa e difficoltosa

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La Salernitana ha ufficializzato l’esonero di Giovanni Martusciello dalla guida tecnica della prima squadra. La società campana ha comunicato la decisione, ringraziando l’allenatore per la dedizione e la professionalità dimostrate fin dall’inizio dell’incarico. Nonostante l’impegno del tecnico, la direzione ha scelto di interrompere il rapporto e ora il nome più accreditato per la sostituzione sembra essere quello di Stefano Colantuono, già responsabile del settore giovanile granata, che potrebbe tornare a guidare la squadra per la quarta volta.

L’allontanamento di Martusciello non è però una questione di sola responsabilità tecnica. Il tecnico paga infatti una gestione sportiva complessa e difficoltosa, segnata da una campagna acquisti poco efficace e da numerose cessioni di calciatori validi. Nonostante queste difficoltà, Martusciello era riuscito a costruire una squadra competitiva, capace di esprimere un ottimo gioco in molti incontri. Tuttavia, il reparto offensivo è stato il punto debole: dopo la cessione di Boulaye Dia alla Lazio, una punta di riferimento non è stata degnamente sostituita, lasciando un vuoto che ha pesato notevolmente sulle prestazioni offensive.

Inoltre, il tecnico ha dovuto fare i conti con una rosa segnata da infortuni e problemi fisici, costringendolo a schierare frequentemente giocatori fuori condizione o non in perfetta forma fisica. Nonostante queste difficoltà, la squadra ha mostrato buone qualità in difesa e centrocampo, ma la mancanza di incisività in attacco ha limitato fortemente i risultati.

Ora si guarda al futuro: con Colantuono in pole position per la panchina, la Salernitana avrà la possibilità di ripensare una strategia di mercato che supporti adeguatamente la guida tecnica. L’obiettivo sarà offrire al prossimo allenatore una rosa ben equilibrata, priva di debolezze che, come nel caso di Martusciello, hanno pesato non solo sui risultati, ma anche sulla carriera di un tecnico che ha sempre lavorato con grande dedizione per il club.

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