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Il Milan torna grande e fa poker al Venezia in mezz’ora

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Finalmente il Milan: dopo tre partite da incubo, i rossoneri tornano a giocare da grande squadra e dominano il Venezia a San Siro, trovando la prima vittoria stagionale. In meno di mezz’ora, il Milan segna quattro gol. Non accadeva da quasi settant’anni. Dopo i record negativi dell’avvio deludente, il Diavolo torna a scrivere una pagina della sua storia, ma questa volta in positivo. Ci sono solo buone notizie per Paulo Fonseca (nella foto). Si sentiva sotto esame, come lo sono sempre tutti gli allenatori, sentiva il peso di essere obbligato a vincere e di non poter più fallire. Questa volta funziona tutto alla perfezione: nessun gesto controverso dei giocatori, finalmente un clean sheet dopo quasi cinque mesi, Abraham titolare non delude e firma il tabellino, Loftus Cheek mezz’ala sinistra è una scelta vincente, Gabbia al posto di Tomori ripaga la fiducia. Ma è tutto il Milan a reagire, a dare una risposta forte e corale, come chiesto dai tifosi prima della gara.

Il ‘caso’ Theo Hernandez-Leao è definitivamente archiviato. Il tecnico portoghese li ha schierati titolari rispettivamente da capitano e da vice-capitano e la reazione è stato il gol che ha sbloccato la partita dopo appena due giri di orologio. Duettano, triangolano con assist di tacco del portoghese, poi conclusione in porta di Theo e Joronen che se la fa passare in mezzo alle gambe. E’ il preludio alla goleada. L’esultanza rabbiosa e famelica del francese è l’immagine di questo Milan, stanco di essere criticato e deciso a conquistare la prima vittoria. Il Venezia nonostante cerchi la reazione con Oristanio e Nicolussi Caviglia, viene demoralizzato dal raddoppio firmato da Fofana su calcio d’angolo di Theo Hernandez, marcatore scelto dalla Lega Serie A dopo un’attenta valuzione di tutti i tocchi in area dei rossoneri.

Una manciata di minuti e anche Abraham vuole mettere lo zampino sulla partita; calcia Rejinders, Joronen non trattiene e sul pallone si avventa Abraham che poi viene agganciato in area dal portiere. L’arbitro assegna il rigore, sul dischetto va Pulisic che spiazza il portiere del Venezia. Poco dopo ancora Leao fa la differenza, affondo sulla sinistra, Schingtienne pesta in area il piede del portoghese e richiamato dalla Var, Di Marco opta per il rigore. Questa volta se ne incarica Abraham che spiazza calciando al rallentatore. La partita nella ripresa scivola via con molte meno emozioni, nonostante il Milan cerchi comunque la manita. Fonseca richiama Leao (che avrebbe preferito rimanere in campo) per concedere una frazione di gioco a Morata e fargli ritrovare il ritmo partita. A venti minuti dalla fine ci sarebbe anche il gol dell’orgoglio del Venezia ma la rete viene annullata da un fallaccio ad inizio azione di Nicolussi Caviglia che, già ammonito, viene espulso. Con un uomo in meno, la squadra di Di Francesco abbandona anche le ultime fielibi speranze.

E’ l’evoluzione perfetta per il Milan se si guarda al calendario. Con il Liverpool in arrivo a San Siro martedì sera e il derby domenica prossima, e non avendo fatto rotazioni in vista dei big match, aver giocato una partita ad un’unica direzione e dai ritmi blandi nella ripresa, è lo sviluppo che Fonseca ha sperato, se non addirittura sognato. Finalmente può sorridere, finalmente la fiducia di cui parlava viene ripagata dai risultati. Ma è solo una partita ed è ‘solo’ il Venezia. Con il Liverpool e l’Inter sarà tutt’altra storia. Ma è ancora da scrivere e sicuramente il Milan arriva alle due prove di fuoco rincuorato. Ora servono le risposte contro le big, per non vanificare tutto.

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Americas Cup, Luna Rossa batte American Magic e sfiderà Ineos per accedere alla finale contro New Zealand

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Luna Rossa si è qualificata per la finale della Louis Vuitton Cup, dove affronterà Ineos Britannia.

L’equipaggio italiano del team Prada Pirelli ha ottenuto il punto decisivo contro American Magic nell’ottava regata della semifinale, chiudendo la serie con un punteggio di 5-3. Nonostante un iniziale vantaggio di 4-0, Luna Rossa ha visto un parziale recupero da parte degli statunitensi, che si sono portati sul 4-3, prima della reazione decisiva degli italiani. La finale contro Ineos Britannia si giocherà al meglio delle 13 regate a partire dal 26 settembre, e decreterà chi sfiderà Team New Zealand nell’America’s Cup, che si terrà dal 12 ottobre.

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Attesa per Juve-Napoli, per Conte è un ritorno a casa: nessuno potrà cancellare mia storia

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Ritorno nella sua storia, quella che ha scritto prima in campo e poi in panchina e che “nessuno potrà mai cancellare”. Antonio Conte ha presentato, in conferenza stampa, la sfida che il suo Napoli giocherà contro la Juventus all’Allianz Stadium sabato. Gli azzurri arrivano al match dopo il sorpasso in classifica della settimana scorsa, un +1 che ha caricato l’ambiente partenopeo per quella che è sempre stata e sempre sarà la partita. Prima di ogni ragionamento, però, Conte ha voluto ricordare Totò Schillaci con cui ha condiviso i suoi primi passi proprio alla Juventus: “A soli 59 anni ci viene a mancare una persona che per noi del Sud è stato un emblema, una persona che ce l’aveva fatta. Sono veramente molto rattristato e dispiaciuto – ha detto Conte -. Un pensiero alla famiglia per la perdita di un’ottima persona”.

Schillaci nel cuore, la Juventus nella testa: “La mia storia parla di 13 anni trascorsi alla Juve da calciatore dove sono stato capitano e abbiamo vinto tutto. Ho avuto la possibilità di fare l’allenatore e di aprire un ciclo che è durato 9 nove anni. Faccio parte della storia della Juventus e nessuno me la potrà cancellare”, ha affermato Conte che non ha poi nascosto che per lui “sarà una grande emozione” tornare in uno ‘Stadium’ pieno. La prima volta che il tecnico salentino, infatti era tornato a Torino da allenatore, ai tempi dell’Inter, quando arrivò con lo scudetto appena conquistato sul petto, gli spalti erano vuoti a causa delle restrizioni imposte dal Covid: “Ci saranno i tifosi”, ha aggiunto Conte, che ha poi evidenziato che la partita arriva in una “fase di assestamento per le squadre”. Non un match scudetto, al momento, ma una partita da “tre punti”. Un test da affrontare “in modo serio”.

Per quanto riguarda l’avversario Conte si è detto sicuro: “Siamo su due piani diversi, ma credo che entrambe abbiamo voglia di rivalsa. La Juve non si può accontentare del terzo posto dell’anno scorso, noi dell’anno scorso”. Poi un pensiero su Thiago Motta: “È stato un mio calciatore, è un ragazzo molto serio, bravo – ha affermato Conte -. A Bologna ha fatto benissimo, gli auguro il meglio, ma non nelle partite contro di noi. L’eredità che raccoglie è un’eredità pesante, perché Allegri ha scritto parecchie pagine di storia. Allenare la Juve non è mai banale, perché la richiesta è sempre la vittoria”. Quella vittoria che è il centro del lavoro quotidiano di Conte, un lavoro che quest’anno può proseguire liscio perché non ci sono coppe europee. Un vantaggio? Conte ha analizzato le due facce della medaglia: “Non giocare le coppe dà il vantaggio di poter lavorare di più e quando arrivi in un nuovo club hai bisogno di tempo per lavorare sulle tue idee. Se avessimo dovuto giocare tante partite eravamo fregati – ha affermato Conte -. Lo svantaggio è che la rosa non è competitiva come quella di una squadra costruita per fare le coppe”.

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Champions: l’Inter argina il City, 0-0 all’Etihad Stadium

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L’avventura dell’Inter nella nuova Champions League inizia con un pareggio in casa del Manchester City. All’Etihad Stadium finisce 0-0 tra sofferenza e qualche potenziale occasione non sfruttata da parte dei nerazzurri, autori comunque di una bella prestazione a livello caratteriale.

Una gara quasi tutta d’attesa e ripartenze da parte degli uomini di Simone Inzaghi, costretti a serrare le linee per arginare nel miglior modo possibile i citizens, stranamente poco freddi sotto porta in diverse situazioni molto interessanti. Dopo le fatiche d’Europa ora l’Inter sara’ attesa dal delicato derby contro il Milan in campionato. In avvio gli inglesi provano subito a portare grande pressione nella meta’ campo avversaria, cercando il varco per far male ai nerazzurri. Gli uomini di Inzaghi serrano le linee, restano in attesa e appena recuperano palla tentano un paio di discese in contropiede potenzialmente pericolose, ma sempre innocue. Al 24′ la prima vera chance per il City capita sul mancino di Savinho dopo un cross da sinistra, ma il brasiliano impatta male e indirizza sul fondo.

Una decina di minuti piu’ tardi, invece, e’ Haaland a sfiorare il palo alla sinistra di Sommer con un diagonale strozzato dal limite dell’area. La risposta interista e’ affidata prima a Thuram, che al 42′ sbaglia la mira con un destro di prima intenzione su una palla messa al centro da sinistra, poi allo scadere del primo tempo e’ Carlos Augusto ad impegnare Ederson con un mancino da posizione ravvicinata.

Nella ripresa la squadra di Guardiola torna a fare la partita e al 69′ crea una palla gol gigante per il vantaggio: Grealish e Gundogan liberano Foden al tiro dopo un bellissimo scambio nello stretto, il giovane inglese pero’ non riesce ad angolare il destro e viene bloccato da Sommer. L’Inter soffre ma resta viva, tornando a farsi vedere in avanti al 76′ ancora grazie ad una ripartenza conclusa dai neo entrati Dumfries e Mkhitaryan: l’olandese scappa a destra e mette al centro dove arriva l’armeno che calcia alto da posizione invitante. Nel finale gli inglesi premono a caccia del gol vittoria, ma le due ultime chances capitate sulla testa di Gundogan non vanno a buon fine.

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