Un Napoli fallito, la società in liquidazione, l’improvvisa morte del calcio a Napoli per una generazione che aveva vissuto gli anni di Maradona e ora non aveva più una squadra. Era questo lo scenario in cui a Napoli salì sul palco Aurelio De Laurentiis, storico imprenditore del cinema, che di calcio non sapeva nulla ma che decise di buttarsi in questa avventura semplicemente annusando l’odore di una città che aveva fame di riscatto. Ed ebbe ragione. Oggi compie infatti 20 anni il nuovo Napoli del produttore cinematografico, che nell’estate 2004 – infranto il sogno di Luciano Gaucci, che aveva provato a rilevare la squadra – cominciò a costruire il nuovo club, accontendandosi di ripartire dalla serie C1.
“Inizia una nuova era, una nuova società, e faremo in modo che questa società possa ricreare l’immagine brillante di un tempo, dia soddisfazione e divertimento”, dichiarò De Laurentiis alla stampa dopo aver investito 32 milioni di euro per un club tutto da inventare. L’obiettivo è riuscito: il Napolirisalì in serie B dopo due anni, poi in serie A e da allora ha messo in bacheca 3 Coppe Italia, 1 Supercoppa italiana, prima del trionfale scudetto del 2023 (il terzo della storia della squadra), in un club che è entrato tra i top italiani stabilmente, giocando 14 anni consecutivi in Europa di cui 9 in Champions League.
“E’ con orgoglio – dice oggi De Laurentiis sui social – che festeggio questi primi 20 anni di straordinario cammino, come presidente e proprietario del Napoli, che abbiamo tutti insieme portato a primeggiare in Italia e in Europa con un percorso vincente. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato a questo traguardo”. Con i tifosi sono stati venti anni di grande amore e di contestazioni, non sono mancate le polemiche con il presidente, ma gli sono stati anche grati per aver potuto vivere anni di grande calcio con le stelle che ADL ha portato al “San Paolo”, poi da lui ribattezzato “Maradona”.
L’avvio dell’era De Laurentiis è stato caratterizzato da un mercato cominciato in ritardo, ma il ds Pierpaolo Marino riuscì a costruire pezzo dopo pezzo la squadra, puntando su Calaiò, Pià e sull’argentino Roberto Sosa, prima punta del nuovo club. Poi il presidente capì che per essere finanziariamente in equilibrio bisognava puntare alla Champions e cominciò mercati di grandi investimenti, scoprendo il talento di Hamsik e di Lavezzi, pagando 17 milioni al Palermo per Cavani, che nella prima stagione segnò 26 gol e portò il Napoli in Champions.
Cominciano anni di primo piano con i piedi di calciatori di razza, da Insigne al recordman dei gol della storia azzurra Mertens, a Hguain, pagato 40 milioni al Real Madrid. Fino alla squadra perfetta allestita da Spalletti e Giuntoli per il terzo scudetto della storia azzurra, con i gol di Osimhen e le stelle di Di Lorenzo, Kim Min-Jae, Rrahmani, Olivera, Zielinski, Lobotka, Kvaratskhelia, Politano. La gioia per lo scudetto ha infiammato la città e contagiato in tutto il mondo i tifosi, che vengono a migliaia a Napoli vestendo le maglie della squadra. L’avventura di De Laurentiis ha però vissuto una stagione deludente successiva, che ha spinto il presidente a investire di nuovo: preso il nuovo ds, Giovanni Manna dalla Juventus e spendendo nel mercato 150 milioni, oltre ai 6,5 di ingaggio per Conte in panchina. L’era De Laurentiis, continua.