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Cronache

Emergenza in pronto soccorso ad Aversa, estratta una bottiglietta dall’intestino di un paziente

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Tra le numerose emergenze che un chirurgo di un grande pronto soccorso deve affrontare, una delle meno immaginate riguarda l’estrazione di corpi estranei introdotti nel tratto finale dell’intestino, attraverso l’ano. Si tratta di un fenomeno tutt’altro che raro: in strutture ospedaliere di grandi dimensioni, si stimano tre o quattro casi l’anno. Un recente episodio di questo tipo è stato gestito con successo all’ospedale Moscati di Aversa, il secondo pronto soccorso più frequentato della Campania, dopo il Cardarelli di Napoli.

L’intervento si è reso necessario per rimuovere una bottiglietta che, se non estratta in tempi rapidi, avrebbe potuto causare gravi complicazioni, fino a mettere a rischio la vita del paziente. Il caso è avvolto nel riserbo, come è giusto che sia per tutelare la privacy del soggetto coinvolto, ma è noto che l’operazione ha richiesto diverse ore e che le condizioni cliniche sono ora sotto monitoraggio costante.

Dal punto di vista clinico, l’inserimento di corpi estranei nell’intestino rappresenta una sfida complessa per chirurghi e proctologi. Questi specialisti devono affrontare situazioni delicate e potenzialmente pericolose. Secondo il professor Franco Corcione, presidente emerito della Società Italiana di Chirurgia, le linee guida delle principali associazioni mondiali di chirurgia d’urgenza includono specifiche raccomandazioni per la gestione delle emergenze legate ai corpi estranei intrarettali.

Nella maggior parte dei casi, i pazienti sono uomini che introducono oggetti a scopo autoerotico. Tuttavia, esistono anche casi accidentali, sebbene questi ultimi siano rari e spesso attribuiti a una spiegazione fornita per pudore. Dal punto di vista tecnico, se il paziente perde il controllo sull’oggetto, questo può essere “assorbito” dalla muscolatura dello sfintere, rendendo il recupero difficile.

Nella fase iniziale, il corpo estraneo di solito non provoca danni immediati, ma se non viene rimosso tempestivamente, può causare infezioni, lesioni alla parete intestinale e persino peritonite, una condizione che può risultare fatale.

Tra gli oggetti che i chirurghi si trovano a estrarre dall’intestino vi sono sex toys, bottiglie, verdure, bombolette e persino lampadine. Alcuni casi risultano particolarmente curiosi: alcuni anni fa, ad esempio, l’Ospedale del Mare di Napoli dovette affrontare un intervento per la rimozione di un telefonino, nascosto da un detenuto nell’intestino.

Uno dei casi più sorprendenti citati nella letteratura medica è riportato nel manuale di chirurgia “Bailey & Love’s Short Practice Of Surgery”, che descrive la storia di un veterano della Seconda Guerra Mondiale. Questo uomo usava una granata per alleviare il dolore causato da un prolasso emorroidario, finendo per richiedere un intervento chirurgico per rimuovere l’oggetto rimasto incastrato nel retto.

In situazioni di emergenza come queste, la prima azione è sempre l’esecuzione di indagini diagnostiche per immagini, come radiografie o TAC, per individuare con precisione il corpo estraneo, la sua posizione e le sue dimensioni. In molti casi, l’oggetto può essere rimosso attraverso un intervento endoscopico, ma se ciò non è possibile, si ricorre alla rimozione in sala operatoria, in anestesia spinale o generale. Nei casi più complessi, potrebbe essere necessario un intervento chirurgico vero e proprio, in laparoscopia o, in situazioni estreme, con l’asportazione di una parte del colon.

Infine, va considerato anche l’aspetto medico-legale. In alcuni casi, la presenza di corpi estranei e le lesioni associate possono essere indizio di abusi o violenze, che il personale medico deve essere in grado di riconoscere per garantire la tutela del paziente.

 

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Imprenditore campano arrestato in Gallura per frode fiscale

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Avrebbe occultato beni mobili e somme di denaro per oltre 450mila euro e trasferito la sua attività commerciale da Cava De’ Tirreni a Santa Teresa di Gallura per sottrarre i suoi averi al recupero forzoso: un affermato imprenditore campano di 60 anni, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta, frode fiscale e reati tributari. Firmato anche un decreto di sequestro preventivo dei beni finalizzato alla confisca. Le indagini che hanno portato all’applicazione della misura cautelare nei confronti dell’industriale, molto conosciuto nella provincia di Salerno, sono partite dalla Procura di Tempio Pausania e affidate alla tenenza della Guardia di Finanza di Palau e altri reparti. E’ stato così possibile ricostruire la vicenda fiscale dell’imprenditore attivo nel settore del commercio di abiti da cerimonia. A Santa Teresa di Gallura, attraverso il figlio, gestiva un bar ristorante, dichiarato poi fallito nel luglio del 2021.

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Napoli, sede Pd vandalizzata nella notte. Indagini in corso

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Questa mattina i carabinieri sono intervenuti in via Domenico Cirillo 30, in seguito a una segnalazione ricevuta al numero di emergenza 112. L’intervento si è reso necessario dopo che ignoti, probabilmente agendo durante le ore notturne, hanno fatto irruzione nella sede del Partito Democratico della Quarta Municipalità Napoli San Lorenzo.

All’interno del locale, i malintenzionati hanno provocato disordine, mettendo a soqquadro gli spazi. Nonostante i danni causati, dalle prime verifiche effettuate non sembrerebbe che siano stati sottratti oggetti di valore o documenti importanti.

Sul posto sono intervenuti gli specialisti del nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli, che hanno effettuato i rilievi tecnici necessari per raccogliere elementi utili all’identificazione dei responsabili. Le indagini sono attualmente in corso per risalire agli autori dell’atto vandalico e chiarire le motivazioni dietro l’accaduto.

Questo episodio si aggiunge a una serie di atti vandalici e intimidatori registrati negli ultimi tempi in diverse città italiane, sollevando interrogativi sulla necessità di maggiori misure di tutela per le sedi di partiti e associazioni sul territorio.

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Consulta, illegittima residenza nella Regione per taxi-Ncc

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La Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge della Regione Umbria del 1994 che prevedeva il requisito “di essere residente in uno dei Comuni della Regione Umbria” come necessario al fine dell’iscrizione nel ruolo dei conducenti per il servizio di taxi e per quello di noleggio di veicoli con conducente (Ncc).

Lo rende noto la Corte Costituzionale. La disposizione, antecedente alla riforma del Titolo V della Costituzione, era stata censurata dal Tar Umbria in quanto ritenuta lesiva del principio di ragionevolezza nonché dell’assetto concorrenziale del mercato degli autoservizi pubblici non di linea, giacché d’ostacolo al libero ingresso di lavoratori o imprese nel “bacino lavorativo” regionale.

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