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Cronache

I delitti familiari più orribili in Italia: una triste cronaca di violenza

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Negli ultimi decenni, l’Italia è stata scossa da una serie di crimini orribili all’interno delle famiglie, in cui figli hanno tolto la vita ai propri genitori, e in alcuni casi anche ai fratelli. Questi tragici eventi, spesso motivati da ragioni incomprensibili, hanno lasciato un segno indelebile nella cronaca nera del Paese. Di seguito, ripercorriamo alcuni dei casi più noti e sconvolgenti.

Delitto di Fano

L’ultimo caso in ordine di tempo è il duplice omicidio di Lucia Marconi, 70 anni, e Giuseppe Ricci, 75 anni, avvenuto a Fano, in provincia di Pesaro-Urbino. A ucciderli è stato il figlio 55enne, Luca Ricci, dopo un interrogatorio durato 16 ore. La tragica vicenda è stata motivata da questioni di denaro: i genitori avevano venduto la loro casa per aiutare economicamente il figlio, ma all’ennesima richiesta di soldi hanno detto di non poter più farlo. Luca Ricci, in un impeto di rabbia, ha soffocato la madre e colpito a martellate il padre, venendo poi arrestato con l’accusa di duplice omicidio aggravato.

Delitto di Reggio Emilia

Nel 2021, Marco Eletti ha ucciso entrambi i genitori nella villetta di famiglia a San Martino in Rio, vicino a Reggio Emilia. Il 33enne, appassionato di narrativa, ha colpito il padre, Paolo Eletti, 58 anni, con cinque martellate alla testa e ha tentato di uccidere anche la madre, Sabrina Guidetti, 54 anni. Eletti è stato condannato a 24 anni e due mesi di carcere.

Delitto di Novi Ligure

Uno dei casi più noti è quello di Novi Ligure, avvenuto il 22 febbraio 2001. Erika De Nardo, 16 anni, e il fidanzato Mauro Favaro, detto Omar, 17 anni, uccisero la madre di Erika, Susanna Cassini, 41 anni, e il fratellino Gianluca De Nardo, 11 anni, nella loro villetta. I due giovani, dopo aver sferrato 97 coltellate, tentarono di coprire il crimine accusando falsamente dei ladri albanesi. Le loro bugie furono smascherate, e nel 2003 la Cassazione confermò le condanne: 16 anni per Erika e 14 per Omar.

Strage di Sestri Levante

Il 20 luglio 1995, Carlo Nicolini uccise i genitori nella casa di famiglia a Sestri Levante (Genova) durante una discussione. Armato di un fucile e di una mannaia, infierì sui corpi dei genitori e poi si sedette a guardare la televisione. Dichiarato incapace di intendere e di volere, fu condannato all’ergastolo in un ospedale psichiatrico, dove rimane tuttora.

Delitto di San Michele Extra

Nadia Frigerio, 33 anni, uccise la madre Eleonora Perfranceschi, 57 anni, a San Michele Extra, Verona, nel novembre 1994. Insieme al fidanzato Marco Rancani, mise del sonnifero nel caffè della madre e poi la strangolò con il filo del telefono. La coppia inscenò un finto omicidio a sfondo sessuale per coprire il crimine, motivato dal desiderio di appropriarsi dell’appartamento della madre. Frigerio fu condannata a 22 anni di carcere, mentre Rancani a 16.

Delitto di Cerveteri

Giovanni Rozzi, nel 1992, uccise i genitori nella loro casa a Cerveteri, Roma, con l’aiuto di un amico tossicodipendente, Filippo Meli. Il delitto fu motivato dal desiderio di gestire liberamente il patrimonio familiare. Rozzi fu condannato all’ergastolo, mentre Meli, che morì nel 1995, fu condannato a 26 anni.

Caso di Pietro Maso

Nel 1991, Pietro Maso uccise i genitori Antonio Maso e Mariarosa Tessari a Montecchia di Crosara, Verona, con l’aiuto di tre amici. Il movente era l’eredità familiare. Condannato a 30 anni di carcere, Maso ottenne la semilibertà nel 2008.

Caso Carretta

Ferdinando Carretta, nell’agosto 1989, uccise i genitori e il fratello nella loro casa a Parma. Dopo aver nascosto i corpi, fuggì a Londra, dove fu arrestato solo nel 1998. Confessò i delitti durante un’intervista televisiva, e fu condannato a cinque anni di reclusione in un ospedale psichiatrico. Rilasciato nel 2015, visse in una comunità fino alla sua morte nel 2023.

Questi tragici eventi sono un terribile promemoria delle dinamiche distruttive che possono svilupparsi all’interno delle famiglie e dei drammi personali che spesso rimangono nascosti fino a quando non è troppo tardi.

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Cronache

Deteneva 12 kg droga, armi e munizioni, arrestato 32enne di Acerra a Lecce

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Più di dodici chili di droga, hashish, marijuana e cocaina, tre pistole pronte all’uso, centinaia di proiettili, una lanciarazzi e circa 5mila euro in contanti ritenuti il provento dello spaccio. È questo il bilancio del sequestro effettuato nel corso di una operazione messa a segno dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce, che hanno arrestato un pregiudicato 32enne della zona. L’uomo, Antonio Baldassarre 32enne di Acerra (Napoli) ma residente a Lecce, aveva nascosto l’ingente quantitativo di droga e le armi all’interno di due garage nella sua disponibilità. Il nervosismo mostrato durante il controllo ha insospettito i militari. Dopo aver consegnato ai carabinieri un sacchetto contenente 2 kg e mezzo di hashish occultato sotto il sellino della moto, i militari hanno fatto scattare la perquisizione nei due garage di pertinenza dove poi è stato scoperto l’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti.

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Cronache

Uccide la moglie e si presenta ai carabinieri

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Femminicidio a Sestri Levante questa mattina. Un uomo di 74 anni, Giampaolo Bregante, ha sparato alla moglie, Cristina Marini. Dopo l’omicidio si è presentato dai carabinieri e ha confessato. Secondo le prime informazioni l’uomo ha detto di avere ucciso la moglie per “porre fine alla sua depressione e visto che la moglie si rifiutava di prendere le medicine per le cure”. Sul posto sono arrivati i medici del 118 e i carabinieri del nucleo investigativo. I militari sono coordinati dal pm Stefano Puppo.

Comandante di lungo corso, Giampaolo Brigante è conosciuto come una persona tranquilla, amante del mare. Ieri era con alcuni suoi amici a giocare a pinnacolo, come tutti i giorni. “Amava raccontare le sue avventure per mare sui traghetti – raccontano gli amici – Era preoccupato solo per la depressione della moglie ma non faceva trapelare nulla”. Il primo ad accorrere sul luogo dell’omicidio è stato il figlio Righel avvisato dal padre dopo che aveva sparato alla moglie, assieme ai carabinieri che avevano ricevuto la telefonata da parte dell’omicida. Il corpo di Cristina Marini si trovava riverso in cucina. Giampaolo Bregante è stato quindi condotto nella caserma di via Val di Canepa a disposizione del magistrato di turno.

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Cronache

San Gennaro fa il miracolo e il Cardinale chiede giustizia sociale per Napoli

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Questa mattina, alle 10 in punto, il miracolo di San Gennaro si è ripetuto nel Duomo di Napoli, portando con sé un profondo significato religioso e sociale. Come da tradizione, l’annuncio della liquefazione del sangue del santo Patrono è stato dato dall’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, ai fedeli che gremivano la cattedrale. Il sangue, contenuto nella famosa ampolla, era già sciolto al momento in cui è stato portato sull’altare maggiore, trasportato dai seminaristi. La celebrazione eucaristica, come sempre, ha attirato numerosi fedeli e personalità illustri, tra cui il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il governatore Vincenzo De Luca, il principe Carlo di Borbone, il principe Emanuele Filiberto di Savoia e l’attrice Marisa Laurito.

La tradizione del miracolo di San Gennaro, atteso tre volte l’anno – il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre – è un momento di grande devozione per i napoletani, che vedono in questo evento un segno di protezione e speranza.

Durante la sua omelia, l’arcivescovo Battaglia ha collegato il miracolo del sangue con la sofferenza e le difficoltà vissute dalla città. “Questo sangue si mescola sempre con il sangue dei poveri, degli ultimi, con il sangue versato a causa della violenza e del degrado sociale”, ha dichiarato, ricordando tragedie recenti come il crollo di Scampia e l’esplosione di Forcella. Con queste parole, Battaglia ha voluto sottolineare la necessità di una risposta collettiva e solidale alle sfide che Napoli affronta quotidianamente.

L’arcivescovo ha proseguito il suo discorso ponendo l’accento sull’importanza di affrontare le emergenze sociali come opportunità per costruire un futuro di giustizia e pace. Ha menzionato l’emergenza educativa e abitativa come priorità che richiedono interventi immediati, ma che al tempo stesso offrono la possibilità di disegnare una nuova traiettoria per la città. “Occorre avere il coraggio di superare la logica della competizione ad oltranza per abbracciare quella della cooperazione”, ha esortato Battaglia, invitando la comunità a riscoprire il valore della solidarietà e della cura reciproca.

Napoli, città dalle profonde contraddizioni ma anche dalle grandi risorse umane, è stata al centro di un appello accorato a ripartire da quei gesti semplici ma fondamentali che la sorreggono ogni giorno: “Ricorda sempre di custodire con tutto te stessa e ripartire ogni giorno dalle poche cose che contano”, ha detto Battaglia, invitando i napoletani a non voltare mai lo sguardo di fronte alla sofferenza altrui e a lottare per una città più giusta e pacifica.

Il miracolo di San Gennaro, dunque, non è solo un evento religioso, ma un invito a riscoprire la dimensione della solidarietà, della cooperazione e della speranza, elementi essenziali per costruire una Napoli migliore e più equa. Concludendo, l’arcivescovo ha invocato la protezione del santo Patrono affinché il segno del suo sangue “ravvivi sempre in noi il desiderio di realizzare per la nostra terra e per il mondo intero il sogno di Dio”.

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