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De Rossi promuove il mercato, ‘patti rispettati’

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La gara con la Juventus chiude una settimana difficile in casa Roma tra colpi di mercato arrivati in extremis e tensioni, alcune vere e altre smentite, che hanno generato nervosismo a Trigoria. “Difficile preparare una gara in questo modo, ma non cerco alibi”, le parole di Daniele De Rossi che ora può concentrarsi su quello che “so fare meglio, allenare”. Prima, però, ha voluto far chiarezza, perché tante cose scritte “non erano vere”. Il riferimento è in particolare alle frizioni emerse con la Ceo, Lina Souloukou, e Gianluca Mancini. E se con la manager “non ci siamo nemmeno visti”, con “Mancio non c’è stato nemmeno un abbozzo di discussione”. L’unica verità, secondo l’allenatore, è la discussione con Cristante in allenamento, ma non nei termini nei quali se n’è parlato. “E’ durata dieci secondi – prova a spiegare De Rossi -. Non sono volate parole grosse ed è grave che si sia detto che gli abbia menato, perché qualcuno ha voluto dare una sfumatura diversa. Per questo mi toccherà querelare chi si inventa certe cose”.

Insomma, capitolo chiuso. Così come il mercato, nonostante il tecnico aspetti ancora un difensore dopo le trattative sfumate per Danso e Djalo. Si trattano i parametri zero Hermoso e Hummels, ma nel frattempo De Rossi si dice soddisfatto perché “la qualità è cresciuta, andando nella direzione che volevamo” e perché “i patti sono stati rispettati”. “Mi hanno supportato in ciò che avevo chiesto – prosegue – e paradossalmente per me abbiamo fatto un mercato migliore dell’Inter che aveva bisogno di due, tre colpi e basta. Ma la direzione che stiamo prendendo è per lavorare proprio come i nerazzurri, ovvero andare avanti e mettere dentro quei pochi innesti che servono. Per me entro poco tempo la Roma, se continuerà a lavorare come in questo mercato, non vedo problemi nel pensarla a lottare per lo scudetto. Tra un paio d’anni saremo fissi lì”.

Ma ora De Rossi deve pensare al presente e a smuovere una classifica che dopo due giornate vede la sua squadra aver guadagnato appena un punto contro Cagliari ed Empoli. Di fronte ci sarà l’amico e collega, Thiago Motta. Non uno di quelli con i quali ti senti quotidianamente, ma che quando incontri lo abbracci. Thiago è uno di loro, un allenatore “con il tocco magico”, dice il tecnico romanista, anche se per novanta minuti i sentimenti e le emozioni dovranno esser messe da parte. I nuovi, intanto, saranno convocati: da Abdulhamid a Saelemaekers, passando per Koné, ma nessuno di loro potrà cominciare dall’inizio. Balla anche l’ipotesi di difesa a tre con Angelino che andrebbe a fare il braccetto di sinistra ed El Shaarawy il ‘quinto’ di centrocampo. Una soluzione che, se avallata, tirerebbe fuori dalla formazione uno dei due ex della partita: Soulé o Dybala. Più facile che De Rossi rinunci al primo, ma solo nella riunione tecnica di domani a Torino verrà presa una decisione definitiva.

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Napoli ko, l’Inter è a-1. E l’Atalanta non si ferma più

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Troppa Atalanta per il Napoli. La capolista, dopo avere disposto del Milan, si inchina alla grande qualità del gruppo forgiato da Gasperini, e in classifica si prepara una sorta di ricongiungimento visto che tutte le altre big, in attesa di Inter e Lazio, vincono. Lookman e Retegui sovrastano Lukaku e Kvara, e l’Atalanta infila la quinta vittoria consecutiva. Al secondo posto, a una sola lunghezza dal Napoli, c’è l’Inger, che nel match serale domina contro il Venezia, in particolare nella ripresa, ma segna solo un gol, con Lautaro Martinez di testa su cross di Dimarco. Simone Inzaghi tira un sospiro di sollievo per la rete del pari dei lagunari al 97′, che viene annullata per un ‘mani’ dopo consulto fra l’arbitro Ferrieri Caputi e il Var.

Intanto con il successo al Maradona l’Atalanta è al terzo posto, con 22 punti, raggiunta dalla Fiorentina, che a volte maramaldeggia con le avversarie (Lecce e Roma), a volte conclude con vittorie di misura, che portano il totale a sette consecutive. A Torino decide Kean, su un errore della difesa, e per i granata i tempi si fanno cupi. La Roma continua ad annaspare e alla fine va a picco a Verona, dopo avere recuperato i primi due vantaggi dei veneti . E’ Harroui a regalare tre punti ai veneti nel recupero, che potrebbero preludere a un nuovo cambio di panchina fra i giallorossi. Per Juric e’ un colpo tremendo che allontana la zona Europa e potrebbe essere il capolinea della sua avventura romana. Per i veneti in crisi una poderosa boccata di ossigeno.

Quando il gioco si fa duro le grandi emergono contro avversarie di livello inferiori, a differenza delle prime giornate: ai successi di Bologna, Juve e Milan si aggiungono quelli di Atalanta e Fiorentina. La Juve ha convinto piu’ del Milan, che si e’ imposto tra le proteste del Monza per un gol annullato che ha creato perplessita’, e il gruppo che aspira all’Europa rimescola un po’ le carte. Juventus e Milan inseguono, oltre l’Atalanta (e in attesa del posticipo di domani della Lazio), avanza anche la lanciata Fiorentina che Palladino ha inquadrato con perizia mettendo al posto giusto le tessere di un mercato effervescente, perfino in assenza dell’acquisto piu’ atteso, Gudmundsson. Nessuna recriminazione invece per il Napoli.

Conte, che temeva la sfida, alla fine riconosce la superiorita’ avversaria, frutto di anni di lavoro di Gasperini. Il meccanismo della Dea e’ talmente oliato che, cambiando i titolari, il prodotto non cambia, anche con Scamacca e Scalvini in infermeria da tempo. Gasp toglie riferimenti con De Ketelaere a svariare, pronto a lasciare spazio per Pasalic e Lookman, che risulta devastante come nella finale di Europa League. L’1-2 del nigeriano sottrae certezza alla capolista, McTominay coglie un palo, Lukaku e Kavara non incidono. Alla fine entra Retegui che timbra l’11/o centro in 11 gare, bottino inimmaginabile, e che fa felice anche Spalletti. Per il Napoli il tonfo odierno puo’ essere una fase di crescita come quello iniziale col Verona. E alle porte c’e’ la sfida con l’Inter al Meazza.

Per il Torino e’ la quinta sconfitta in sei gare, un brusco ritorno alla realta’ per Vanoli, che aveva cominciato con ottimi risultati. La forza della Fiorentina e’ ora anche quella di vincere, come a Genova, le gare equilibrate. Un pari annunciato viene spazzato via da un errore di Maripan che tituba su una lunga rimessa di Ranieri, Kean non perdona il difensore e tocca in porta. I granata premono, prendono un clamoroso palo con Pedersen, ma i viola gestiscono il vantaggio e fanno sognare i propri tifosi. Emozioni a raffica al Bentegodi in un mix di errori e colpi a effetto. Tutto nasce da uno sbaglio grossolano di Zalewski che regala un pallone a Tengsted che lo finalizza da attaccante di razza. Il polacco si riscatta parzialmente servendo un assist per il pari di tacco di Soule’, che si sblocca. Ma il Verona di astuzia raddoppia: blocco sospetto di Kastanos a Svilar, su angolo spizzata vincente di Magnani. Nella ripresa la Roma ringhia e pareggia col quarto gol di Dovbyk su azione veloce di Kone e cross di Celik. In fase di recupero pero’ Harroui trova il colpo del ko, poi Montipo’ salva su Dybala. Roma a picco, rilancio per il Verona.

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Lautaro lancia l’Inter, Venezia ko e -1 dal Napoli

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L’Inter fatica più del dovuto, ma batte il Venezia e si porta a -1 dal Napoli in classifica grazie al gol decisivo di Lautaro Martinez e un finale thriller, portandosi a portata di sorpasso sui partenopei verso lo scontro diretto di domenica prossima. I nerazzurri creano occasioni, le sprecano, rischiano in un paio di occasioni ma poi si portano avanti con un gol del capitano argentino, che torna a segnare a San Siro dopo otto mesi. Una rete da tre punti, nonostante un finale da Pazza Inter, con Sverko che segna nell’ultimo dei sette minuti di recupero, gol però annullato dal Var per un tocco di mano del giocatore dei lagunari. Dopo i dubbi della vigilia sul turnover, Inzaghi alla fine sceglie di schierare tutti i suoi titolarissimi, a partire da capitan Lautaro Martinez.

L’Inter in avvio spinge e il primo a creare pericoli è proprio l’argentino, con un destro al volo su assist di Dumfries che si spegne a lato di poco. I nerazzurri continuano poi a creare occasioni, sprecandole a ripetizioni con Barella, Thuram (due volte) e Mkhitaryan. L’Inter però conferma la capacità non solo di creare pericoli, ma anche quella di distrarsi in fase difensiva. Così la difesa interista lascia Idzes indisturbato di percorrere 40 metri prima di servire Pohjanpalo che svirgola, la palla finisce a Oristanio che però da pochi passi calcia addosso a Sommer a porta sguarnita. Nella ripresa, Di Francesco lancia nella mischia Busio per un Venezia più offensivo. I lagunari alzano baricentro e ritmo, stappando di fatto la partita tanto che Oristanio dopo nemmeno un minuto è quasi in porta, venendo però fermato da Bastoni all’ultimo.

L’Inter trova spazi e in ripartenza infatti sblocca il risultato, con Dimarco che serve Mkhitaryan, mancino e Stankovic battuto: il Var, però, annulla per posizione di fuorigioco dell’esterno. Passato lo spavento, i veneti creano un’altra occasione clamorosa, ma Pohjanpalo calcia ancora addosso a Sommer a botta sicura da dentro l’area. Serve così il solito mancino vellutato di Dimarco ai padroni di casa sbloccare la partita, un cross al bacio che Lautaro deve solo appoggiare in porta di testa. Un gol che pesa, non solo perché sblocca il risultato ma perché sblocca l’argentino a San Siro, dove non segnava dal 28 febbraio scorso. Thuram ha subito la palla per il raddoppio, servito ancora da Dimarco, ma da solo davanti a Stankovic gli calcia addosso.

Lo stesso Thuram, poi, di testa, trova un’altra pronta risposta del portiere dei veneti, mentre sulla respinta l’Inter chiede un rigore per un tocco di mano di un difensore su tiro ravvicinato di Taremi, ma il Var annulla tutto per un fuorigioco a inizio azione. Inzaghi nel finale ritrova anche Calhanoglu, che sfiora il 2-0 con un gran destro dalla distanza ben parato da Stankovic. La partita sembra in ghiaccio per i nerazzurri, ma all’ultimo dei sette minuti di recupero Sverko salta sopra Bisseck e spinge in porta un cross di Haps: mentre tutto il Venezia è in campo per festeggiare il pareggio, il Var annulla per un tocco di mano del calciatore croato. I tre punti vanno all’Inter, che si prepara al meglio così per una settimana in cui dovrà sfidare l’Arsenal in Champions League prima dello scontro diretto contro il Napoli.

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F1, Gp del Brasile: irresistibile Verstappen, quinta la Ferrari di Leclerc

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Max Verstappen su Red Bull ha vinto il Gran Premio del Brasile. A Interlagos, sotto una pioggia incessante, il campione del mondo olandese e leader del Mondiale ha preceduto le due Alpine di Esteban Ocon, secondo, e Pierre Gasly. Quinta la Ferrari di Charles Leclerc, mentre è solo sesta la McLaren di Norris.

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