Collegati con noi

Economia

Stellantis propone a operai in cig di andare in Polonia

Pubblicato

del

E’ scontro sulla proposta di Stellantis a dieci operai di Mirafiori in cassa integrazione di andare a lavorare per due settimane nello stabilimento di Thychy in Polonia, dove si producono la nuova 600, la nuova Avenger e l’Alfa Romeo Junior. A Torino intanto nell’impianto delle trasmissioni elettrificate del gruppo potrebbero arrivare lavoratori da Termoli o da altri siti italiani: le cose vanno bene e servono 200 dipendenti in più (oggi sono 518).

“E’ una prassi consolidata nel gruppo. Solo nell’ultimo anno e mezzo, il numero di operai italiani in trasferta volontaria presso altri stabilimenti è oscillato tra le 600 e le 2.600 unità”, spiega Stellantis rispondendo agli attacchi. “Sono state strumentalizzate decisioni aziendali assunte nell’interesse delle persone – precisa – in questa complessa fase di mercato e transizione. È una vera e propria fake news che i lavoratori di Stellantis siano ‘vittime’ di un ipotetico, addirittura ‘violento’, ricatto al fine di trasferirli a lavorare in Polonia. Si tratta di una proposta su base volontaria a una decina di colleghi della logistica, per una trasferta temporanea di massimo due settimane, adeguatamente remunerata”. Il tema delle trasferte apre comunque un nuovo fronte con i sindacati e non solo.

“E’ il segnale di un’azienda senza strategia e che intende disimpegnarsi dall’Italia. Occorre invertire la rotta per garantire occupazione, produzioni e rilanciare gli stabilimenti in Italia”, tuona Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom-Cgil e responsabile del settore mobilità, che chiede alla presidenza del consiglio di intervenire immediatamente convocando Stellantis e i sindacati. “Diecimila posti di lavoro persi negli ultimi anni non sono stati sufficienti ad arrestare questo declino. La strategia di Stellantis è fallimentare e non può continuare così. Siamo ancora in tempo per bloccare un disastro occupazionale e industriale” afferma Rocco Palombella, numero uno della Uilm. Il segretario generale della Fim Ferdinando Uliano sottolinea che “è aumentato il ricorso alla cassa integrazione in tutti gli stabilimenti Stellantis. La situazione più preoccupante perché inaspettata è quella della Sevel, dovuta al calo dei volumi dei veicoli commerciali”.

Uliano ricorda che nel 2025 si esauriranno gli ammortizzatori sociali e “senza questo salvagente circa 25.000 posti di lavoro sono a rischio tra Stellantis e l’indotto”, mentre la produzione quest’anno “sarà vicina alle 500.000 unità contro le 750.000 del 2023. La metà dell’obiettivo posto dal governo”. Attacca l’azienda anche la vicepresidente del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino che definisce la proposta delle trasferte in Polonia “una ennesima presa in giro che la dice lunga su quanto Stellantis creda nella produzione in Italia”. Il primo appuntamento tra governo, Stellantis e sindacati è fissato per il 17 settembre al ministero delle imprese e del Made in Italy: sul tavolo c’è il progetto per la gigafactory a Termoli, ma sarà un’occasione per affrontare anche le altre numerose questioni aperte.

Advertisement

Economia

Campari: ceo Fantacchiotti si dimette, interim a Marchesini e Di Fede

Pubblicato

del

Campari comunica che Matteo Fantacchiotti si è dimesso da amministratore Delegato e membro del Consiglio di amministrazione “per motivi personali” e che le dimissioni sono effettive da oggi. Il board del gruppo “ha deciso di nominare Paolo Marchesini (Chief Financial and Operating Officer) e Fabio Di Fede (General Generale e Business Development Officer) co-ceo ad interim e come membri esecutivi di un Leadership Transition Committee, che sarà presieduto da Bob Kunze-Concewitz (non-executive Director).

Continua a leggere

Economia

Firmato l’accordo di coesione: sbloccati 3,5 miliardi per la Campania, investimenti in sanità e infrastrutture

Pubblicato

del

È stato firmato l’atteso accordo di coesione che sblocca 3,5 miliardi di euro per la Regione Campania, segnando un momento di distensione tra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il commissario UE per il PNRR Raffaele Fitto e il presidente della Regione Vincenzo De Luca. Questo accordo arriva dopo mesi di discussioni e correzioni sulle proposte di investimento avanzate dalla Campania e si aggiunge ai 2 miliardi già destinati ad altre opere cruciali, tra cui la riqualificazione di Bagnoli.

Investimenti in sanità e ambiente

Una parte significativa dei fondi sarà destinata al settore sanitario, con 441 milioni di euro investiti in edilizia sanitaria. Tra gli interventi principali, 12 milioni andranno al nuovo ospedale pediatrico Santobono, 83 milioni al restauro degli Incurabili, 50 milioni alla ristrutturazione del Cardarelli, e oltre 3 milioni per il Polo socio-sanitario di Ponticelli.

Sul fronte ambientale, 356 milioni sono stati stanziati per la rimozione delle ecoballe di rifiuti e 250 milioni per la costruzione di biodigestori. Altri 72 milioni saranno destinati alle bonifiche delle discariche e fondi aggiuntivi andranno a ristrutturare le strade della regione.

Progetti per Napoli

Napoli sarà al centro di numerosi interventi infrastrutturali. Tra questi, 50 milioni andranno alla riqualificazione dello stadio Collana, mentre 20 milioni saranno destinati all’ampliamento del Museo Madre. Per la metropolitana Linea 1, 47 milioni saranno investiti nel tratto Piscinola-Capodichino e 73 milioni per la Galleria Poggioreale. Inoltre, 200 milioni saranno dedicati alla riqualificazione del nodo intermodale di Napoli Garibaldi e alla nuova sede della Regione Campania.

Le reazioni

La premier Giorgia Meloni ha sottolineato l’importanza dell’accordo, affermando che “gli interventi incideranno profondamente sulla qualità della vita dei cittadini campani” e che “l’obiettivo è accelerare il percorso di crescita e sviluppo della Regione”. Anche il presidente De Luca si è detto soddisfatto, riconoscendo che l’accordo arriva dopo un lungo anno di confronti duri, ma che permetterà finalmente di completare progetti sospesi e migliorare infrastrutture essenziali.

Sindacati e imprenditori hanno accolto positivamente la firma dell’accordo. Nicola Ricci, segretario campano della Cgil, ha evidenziato che “si tratta di una spinta importante per il piano di investimenti”, mentre Giovanni Sgambati della Uil ha parlato di “una svolta necessaria per avviare infrastrutture fondamentali”. Anche Doriana Buonavita della Cisl ha sottolineato la necessità di collaborazione istituzionale per ottimizzare gli interventi.

Confindustria, rappresentata da Costanzo Jannotti Pecci, ha apprezzato il clima di distensione tra Meloni e De Luca, auspicando una collaborazione costruttiva. Per le imprese edili, il presidente di Ance Campania, Luigi Della Gatta, ha espresso soddisfazione, dichiarando che “finalmente si possono avviare investimenti e grandi opere attesi da troppo tempo”.

Un passo decisivo per lo sviluppo della Campania

L’accordo, che prevede un totale di 6,5 miliardi programmati per la regione, rappresenta un’opportunità cruciale per migliorare infrastrutture, sanità e ambiente, garantendo un futuro di sviluppo e crescita per la Campania.

Continua a leggere

Economia

Davide Leone investe su Tim, compra 10% risparmio

Pubblicato

del

Davide Leone & Partners scommette su Tim. La società d’investimento con base a Londra, ha in portafoglio il 10% delle azioni di risparmio del gruppo guidato da Pietro Labriola. Da tempo per Tim si parla del progetto di conversione delle risparmio ma non c’è nulla all’orizzonte. Le risparmio di Tim nella prima seduta della settimana hanno chiuso in rialzo dell’1,4% a 0,279 euro e sono ai massimi da fine febbraio, con un picco di acquisti a metà della scorsa settimana. Dall’11 settembre sono infatti salite dell’11%. Le ordinarie hanno invece chiuso in aumento dell’1,3% a 0,249 euro.

Noto in Italia per il suo investimento in Banco Bpm, fonti vicine a Davide Leone sottolineano che dall’operazione su Tim c’è un buon margine per estrarre valore. Il gruppo di tlc è uno delle poche società quotate a Piazza Affari che ancora conservano le risparmio: questo tipo di titoli non danno diritto di voto ma dividendo. Dopo mesi di lunghe trattative, Tim a luglio ha portato a termine la vendita della sua rete fissa a Kkr, in un’operazione che ha valutato la rete 22 miliardi di euro. Vendendola Tim ha ridotto l’indebitamento snellendosi per competere in uno dei mercati più competitivi al mondo sulla telefonia. Di recente è emerso che il finanziere Davide Leone, con un’operazione datata 23 febbraio, si è riportato sopra la soglia del 5% in Banco Bpm, per quanto sia una partecipazione potenziale, costruita per il 3,251% su opzioni e per 2,223% riferibile ad azioni. In totale, emerge dagli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti, i diritti di voto sono al 5,474%, attraverso Dl Partners Opportunities Master Fund e Dl Partners A Fund.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto