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Economia

Temu crolla in Borsa, timori sui consumi in Cina

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Una trimestrale sotto le attese ma soprattutto le previsioni di un futuro incerto offuscano l’astro di Pdd Holdings, il colosso cinese dell’e-commerce proprietario delle app Temu e Pinduoduo, e gettano una luce traballante sulle capacità di ripresa dell’economia cinese, a cui potrebbe venire a mancare la spinta decisiva dei consumi interni. Il titolo di Pdd Holdings ha chiuso la seduta di lunedì a Wall Street con un crollo del 28,5%, a 100 dollari, lasciando sul terreno 55 miliardi di capitalizzazione dopo una trimestrale che pure ha esibito un rialzo dei ricavi dell’86%, a 13,4 miliardi di dollari, e un utile di 4,4 miliardi, in crescita del 144% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La discesa è proseguita oggi, con le azioni in calo di oltre il 2% in avvio di contrattazioni a New York.

A farne le spese è stato anche il fondatore di Pdd Holdings, Colin Huang, il cui regno come uomo più ricco della Cina, sulle ali della corsa in Borsa di Pdd Holdings, è durato solo diciotto giorni: in una seduta il valore delle quote dell’ex ingegnere di Google, 44 anni e un talento nella matematica manifestato fin da bambino, si è ridotto di 14 miliardi, a 35 miliardi di dollari. La dinamica del fatturato, la più debole degli ultimi quattro trimestri, non è stata all’altezza delle attese del mercato. Ma è stato soprattutto un outlook allarmante a preoccupare gli analisti, con il ceo Chen Lei ha ripetuto a più riprese che i ricavi e gli utili di Pdd sono destinati “inevitabilmente” a ridursi in futuro per effetto di una crescita economica in rallentamento e di una concorrenza sempre più serrata da parte di gruppi come Alibaba, Shein, JD.com e TikTok. La frenata di Temu e Pinduoduo (l’equivalente di Temu per le vendite in Cina) rappresenta anche l’ennesimo segnale di un’economia, quella di Pechino, che fatica a rianimarsi e che rischia di perdere il sostegno non solo della domanda interna di fascia alta ma anche di quella di beni low-cost, appannaggio dei consumatori con poca capacità di spesa e attenti al portafoglio.

Indizi in questo senso sono arrivati recentemente anche da altri gruppi del largo consumo, come Starbucks, che ha visto le vendite in Cina diminuire del 14% nel secondo trimestre, o dalla catena di fast food Din Tai Fung, una delle più popolari del Paese, che questa settimana ha annunciato la chiusura di più di una dozzina di punti vendita. Le previsioni di Pdd Holdings hanno preoccupato gli investitori, contribuendo alla debolezza delle Borse cinesi, ai minimi dallo scorso febbraio. Shenzhen ha perso l’1,3%, Hong Kong lo 0,6% e Shanghai lo 0,2%, mentre concorrenti come Alibaba e JD.com hanno chiuso la seduta a Hong Kong con un calo, rispettivamente, del 4% e del 3,7%. Sulla redditività del gruppo di Huang peseranno anche gli investimenti per migliorare la sicurezza delle sue piattaforme, come pure l’affidabilità dei venditori, che recentemente hanno preso d’assalto gli uffici di Pdd Holdings a Guangzhou per protestare contro le dure politiche di Temu, che sanziona i suoi venditori in caso di resi e che non sempre chiede la restituzione dei prodotti non graditi. “Siamo impegnati nella transizione verso uno sviluppo di alta qualità e nella promozione della sostenibilità ecosistema. Investiremo in modo massiccio nella fiducia e nella sicurezza della piattaforma, supporteremo commercianti di alta qualità e miglioreremo incessantemente l’ecosistema del venditore” Siamo pronti ad accettare sacrifici a breve termine e un potenziale calo della redditività”, la promessa di Lei.

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Economia

Campari: ceo Fantacchiotti si dimette, interim a Marchesini e Di Fede

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Campari comunica che Matteo Fantacchiotti si è dimesso da amministratore Delegato e membro del Consiglio di amministrazione “per motivi personali” e che le dimissioni sono effettive da oggi. Il board del gruppo “ha deciso di nominare Paolo Marchesini (Chief Financial and Operating Officer) e Fabio Di Fede (General Generale e Business Development Officer) co-ceo ad interim e come membri esecutivi di un Leadership Transition Committee, che sarà presieduto da Bob Kunze-Concewitz (non-executive Director).

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Firmato l’accordo di coesione: sbloccati 3,5 miliardi per la Campania, investimenti in sanità e infrastrutture

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È stato firmato l’atteso accordo di coesione che sblocca 3,5 miliardi di euro per la Regione Campania, segnando un momento di distensione tra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il commissario UE per il PNRR Raffaele Fitto e il presidente della Regione Vincenzo De Luca. Questo accordo arriva dopo mesi di discussioni e correzioni sulle proposte di investimento avanzate dalla Campania e si aggiunge ai 2 miliardi già destinati ad altre opere cruciali, tra cui la riqualificazione di Bagnoli.

Investimenti in sanità e ambiente

Una parte significativa dei fondi sarà destinata al settore sanitario, con 441 milioni di euro investiti in edilizia sanitaria. Tra gli interventi principali, 12 milioni andranno al nuovo ospedale pediatrico Santobono, 83 milioni al restauro degli Incurabili, 50 milioni alla ristrutturazione del Cardarelli, e oltre 3 milioni per il Polo socio-sanitario di Ponticelli.

Sul fronte ambientale, 356 milioni sono stati stanziati per la rimozione delle ecoballe di rifiuti e 250 milioni per la costruzione di biodigestori. Altri 72 milioni saranno destinati alle bonifiche delle discariche e fondi aggiuntivi andranno a ristrutturare le strade della regione.

Progetti per Napoli

Napoli sarà al centro di numerosi interventi infrastrutturali. Tra questi, 50 milioni andranno alla riqualificazione dello stadio Collana, mentre 20 milioni saranno destinati all’ampliamento del Museo Madre. Per la metropolitana Linea 1, 47 milioni saranno investiti nel tratto Piscinola-Capodichino e 73 milioni per la Galleria Poggioreale. Inoltre, 200 milioni saranno dedicati alla riqualificazione del nodo intermodale di Napoli Garibaldi e alla nuova sede della Regione Campania.

Le reazioni

La premier Giorgia Meloni ha sottolineato l’importanza dell’accordo, affermando che “gli interventi incideranno profondamente sulla qualità della vita dei cittadini campani” e che “l’obiettivo è accelerare il percorso di crescita e sviluppo della Regione”. Anche il presidente De Luca si è detto soddisfatto, riconoscendo che l’accordo arriva dopo un lungo anno di confronti duri, ma che permetterà finalmente di completare progetti sospesi e migliorare infrastrutture essenziali.

Sindacati e imprenditori hanno accolto positivamente la firma dell’accordo. Nicola Ricci, segretario campano della Cgil, ha evidenziato che “si tratta di una spinta importante per il piano di investimenti”, mentre Giovanni Sgambati della Uil ha parlato di “una svolta necessaria per avviare infrastrutture fondamentali”. Anche Doriana Buonavita della Cisl ha sottolineato la necessità di collaborazione istituzionale per ottimizzare gli interventi.

Confindustria, rappresentata da Costanzo Jannotti Pecci, ha apprezzato il clima di distensione tra Meloni e De Luca, auspicando una collaborazione costruttiva. Per le imprese edili, il presidente di Ance Campania, Luigi Della Gatta, ha espresso soddisfazione, dichiarando che “finalmente si possono avviare investimenti e grandi opere attesi da troppo tempo”.

Un passo decisivo per lo sviluppo della Campania

L’accordo, che prevede un totale di 6,5 miliardi programmati per la regione, rappresenta un’opportunità cruciale per migliorare infrastrutture, sanità e ambiente, garantendo un futuro di sviluppo e crescita per la Campania.

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Davide Leone investe su Tim, compra 10% risparmio

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Davide Leone & Partners scommette su Tim. La società d’investimento con base a Londra, ha in portafoglio il 10% delle azioni di risparmio del gruppo guidato da Pietro Labriola. Da tempo per Tim si parla del progetto di conversione delle risparmio ma non c’è nulla all’orizzonte. Le risparmio di Tim nella prima seduta della settimana hanno chiuso in rialzo dell’1,4% a 0,279 euro e sono ai massimi da fine febbraio, con un picco di acquisti a metà della scorsa settimana. Dall’11 settembre sono infatti salite dell’11%. Le ordinarie hanno invece chiuso in aumento dell’1,3% a 0,249 euro.

Noto in Italia per il suo investimento in Banco Bpm, fonti vicine a Davide Leone sottolineano che dall’operazione su Tim c’è un buon margine per estrarre valore. Il gruppo di tlc è uno delle poche società quotate a Piazza Affari che ancora conservano le risparmio: questo tipo di titoli non danno diritto di voto ma dividendo. Dopo mesi di lunghe trattative, Tim a luglio ha portato a termine la vendita della sua rete fissa a Kkr, in un’operazione che ha valutato la rete 22 miliardi di euro. Vendendola Tim ha ridotto l’indebitamento snellendosi per competere in uno dei mercati più competitivi al mondo sulla telefonia. Di recente è emerso che il finanziere Davide Leone, con un’operazione datata 23 febbraio, si è riportato sopra la soglia del 5% in Banco Bpm, per quanto sia una partecipazione potenziale, costruita per il 3,251% su opzioni e per 2,223% riferibile ad azioni. In totale, emerge dagli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti, i diritti di voto sono al 5,474%, attraverso Dl Partners Opportunities Master Fund e Dl Partners A Fund.

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