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Economia

Il pressing di Urso sulla gigafactory di Termoli

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Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy è in pressing per la riconversione dello stabilimento produttivo di Termoli in gigafactory di batterie per le auto elettriche. Il ministro Adolfo Urso ha convocato per il 17 settembre alle 11 una riunione per avere aggiornamenti da Automotive Cells Company (Acc), la joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies. Saranno presenti Acc, Stellantis, la Regione Molise e i sindacati. L’obiettivo è chiarire le tempistiche per la riconversione dello stabilimento e far emergere indicazioni chiare sul mantenimento dei livelli produttivi del sito di Termoli. Urso nei giorni scorsi ha minacciato di dirottare altrove le risorse del Pnrr destinate al progetto ricordando che ci sono discorsi aperti anche con alcune case automobilistiche cinesi.

La decisione di Acc di fare slittare la realizzazione della gigafactory, annunciata al ministero l’11 giugno, è stata motivata con il rallentamento della domanda di veicoli elettrici e la necessità di un aggiornamento tecnologico sulle batterie da produrre. Tra la fine 2024 e l’inizio del 2025 l’azienda indicherà il nuovo cronoprogramma che interesserà anche la fabbrica tedesca di Kaiserlautern, mentre va avanti al momento il solo impianto di Douvrin, in Francia. “La situazione deve essere chiarita definitivamente sia da Acc e Stellantis sia dal governo. Vogliamo che si rispettino gli impegni e ci siano garanzie solide su questo progetto. Non possiamo accettare il rischio di buttare al vento i 350 milioni di fondi europei previsti. Sono trascorsi tre anni dall’annuncio di Stellantis sulla gigafactory a Termoli. Questa situazione è anche frutto della totale confusione a livello europeo.

La gigafactory è un progetto essenziale non solo per Termoli, ma per tutta la filiera dell’auto in Italia”, afferma il segretario generale della UIlm, Rocco Palombella. “Il governo deve comunque trovare i fondi per sostenere il progetto della gigafactory che coinvolge duemila lavoratori. Chiederemo a Stellantis di garantire la fornitura dei motori tradizionali endotermici per assicurare livelli occupazionali e produttivi. La mancata realizzazione della fabbrica di batterie metterebbe a rischio gli stabilimenti del Sud Italia”, spiega Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim. “L’incontro del 17 settembre deve servire a garantire il presente e il futuro occupazionale di Stellantis in Italia a partire da Termoli. Le parole di Tavares devono tradursi in fatti. È ora di produrre batterie e auto, e investire in Italia. E il governo deve assicurare quelle risorse che già aveva previsto per la gigafactory, indipendentemente che siano del Pnrr o altro. Senza risposte agiremo con i lavoratori”, spiega Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom-Cgil.

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Campari: ceo Fantacchiotti si dimette, interim a Marchesini e Di Fede

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Campari comunica che Matteo Fantacchiotti si è dimesso da amministratore Delegato e membro del Consiglio di amministrazione “per motivi personali” e che le dimissioni sono effettive da oggi. Il board del gruppo “ha deciso di nominare Paolo Marchesini (Chief Financial and Operating Officer) e Fabio Di Fede (General Generale e Business Development Officer) co-ceo ad interim e come membri esecutivi di un Leadership Transition Committee, che sarà presieduto da Bob Kunze-Concewitz (non-executive Director).

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Firmato l’accordo di coesione: sbloccati 3,5 miliardi per la Campania, investimenti in sanità e infrastrutture

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È stato firmato l’atteso accordo di coesione che sblocca 3,5 miliardi di euro per la Regione Campania, segnando un momento di distensione tra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il commissario UE per il PNRR Raffaele Fitto e il presidente della Regione Vincenzo De Luca. Questo accordo arriva dopo mesi di discussioni e correzioni sulle proposte di investimento avanzate dalla Campania e si aggiunge ai 2 miliardi già destinati ad altre opere cruciali, tra cui la riqualificazione di Bagnoli.

Investimenti in sanità e ambiente

Una parte significativa dei fondi sarà destinata al settore sanitario, con 441 milioni di euro investiti in edilizia sanitaria. Tra gli interventi principali, 12 milioni andranno al nuovo ospedale pediatrico Santobono, 83 milioni al restauro degli Incurabili, 50 milioni alla ristrutturazione del Cardarelli, e oltre 3 milioni per il Polo socio-sanitario di Ponticelli.

Sul fronte ambientale, 356 milioni sono stati stanziati per la rimozione delle ecoballe di rifiuti e 250 milioni per la costruzione di biodigestori. Altri 72 milioni saranno destinati alle bonifiche delle discariche e fondi aggiuntivi andranno a ristrutturare le strade della regione.

Progetti per Napoli

Napoli sarà al centro di numerosi interventi infrastrutturali. Tra questi, 50 milioni andranno alla riqualificazione dello stadio Collana, mentre 20 milioni saranno destinati all’ampliamento del Museo Madre. Per la metropolitana Linea 1, 47 milioni saranno investiti nel tratto Piscinola-Capodichino e 73 milioni per la Galleria Poggioreale. Inoltre, 200 milioni saranno dedicati alla riqualificazione del nodo intermodale di Napoli Garibaldi e alla nuova sede della Regione Campania.

Le reazioni

La premier Giorgia Meloni ha sottolineato l’importanza dell’accordo, affermando che “gli interventi incideranno profondamente sulla qualità della vita dei cittadini campani” e che “l’obiettivo è accelerare il percorso di crescita e sviluppo della Regione”. Anche il presidente De Luca si è detto soddisfatto, riconoscendo che l’accordo arriva dopo un lungo anno di confronti duri, ma che permetterà finalmente di completare progetti sospesi e migliorare infrastrutture essenziali.

Sindacati e imprenditori hanno accolto positivamente la firma dell’accordo. Nicola Ricci, segretario campano della Cgil, ha evidenziato che “si tratta di una spinta importante per il piano di investimenti”, mentre Giovanni Sgambati della Uil ha parlato di “una svolta necessaria per avviare infrastrutture fondamentali”. Anche Doriana Buonavita della Cisl ha sottolineato la necessità di collaborazione istituzionale per ottimizzare gli interventi.

Confindustria, rappresentata da Costanzo Jannotti Pecci, ha apprezzato il clima di distensione tra Meloni e De Luca, auspicando una collaborazione costruttiva. Per le imprese edili, il presidente di Ance Campania, Luigi Della Gatta, ha espresso soddisfazione, dichiarando che “finalmente si possono avviare investimenti e grandi opere attesi da troppo tempo”.

Un passo decisivo per lo sviluppo della Campania

L’accordo, che prevede un totale di 6,5 miliardi programmati per la regione, rappresenta un’opportunità cruciale per migliorare infrastrutture, sanità e ambiente, garantendo un futuro di sviluppo e crescita per la Campania.

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Davide Leone investe su Tim, compra 10% risparmio

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Davide Leone & Partners scommette su Tim. La società d’investimento con base a Londra, ha in portafoglio il 10% delle azioni di risparmio del gruppo guidato da Pietro Labriola. Da tempo per Tim si parla del progetto di conversione delle risparmio ma non c’è nulla all’orizzonte. Le risparmio di Tim nella prima seduta della settimana hanno chiuso in rialzo dell’1,4% a 0,279 euro e sono ai massimi da fine febbraio, con un picco di acquisti a metà della scorsa settimana. Dall’11 settembre sono infatti salite dell’11%. Le ordinarie hanno invece chiuso in aumento dell’1,3% a 0,249 euro.

Noto in Italia per il suo investimento in Banco Bpm, fonti vicine a Davide Leone sottolineano che dall’operazione su Tim c’è un buon margine per estrarre valore. Il gruppo di tlc è uno delle poche società quotate a Piazza Affari che ancora conservano le risparmio: questo tipo di titoli non danno diritto di voto ma dividendo. Dopo mesi di lunghe trattative, Tim a luglio ha portato a termine la vendita della sua rete fissa a Kkr, in un’operazione che ha valutato la rete 22 miliardi di euro. Vendendola Tim ha ridotto l’indebitamento snellendosi per competere in uno dei mercati più competitivi al mondo sulla telefonia. Di recente è emerso che il finanziere Davide Leone, con un’operazione datata 23 febbraio, si è riportato sopra la soglia del 5% in Banco Bpm, per quanto sia una partecipazione potenziale, costruita per il 3,251% su opzioni e per 2,223% riferibile ad azioni. In totale, emerge dagli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti, i diritti di voto sono al 5,474%, attraverso Dl Partners Opportunities Master Fund e Dl Partners A Fund.

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