Collegati con noi

Esteri

Kamala Harris corre: raccolti 540 milioni in un mese

Pubblicato

del

Kamala Harris ha raccolto più di mezzo miliardo di dollari dall’addio di Joe Biden, di cui 82 milioni solo durante la convention democratica. La cifra record di 540 milioni conferma l’entusiasmo scatenato dalla candidatura della vicepresidente, alla quale torna a guardare anche la Silicon Valley. Scettici su Joe Biden, i donatori dell’industria tecnologica stanno infatti tornando ad aprire i portafogli per i democratici prendendo, almeno in parte, le distanze da Donald Trump. Harris infatti piace ai donatori di Big Tech, che negli ultimi giorni di luglio dall’addio di Joe Biden, le hanno donato complessivamente 12 milioni di dollari. Dal 21 al 31 luglio i dipendenti di Google le hanno donato 262.000 dollari, quelli di Apple 170.000. Cifre notevoli che lasciano ben sperare la campagna della candidata democratica per i prossime mesi, durante i quali Harris avrà bisogno di tutte le risorse a sua disposizione per cercare di battere Trump.

Uno sforzo per il quale la vicepresidente può contare anche su un esercito di 1,5 milioni di nuovi donatori, soprattutto giovani e donne. Molti di loro erano rimasti in disparte durante la campagna Biden ma ora hanno deciso di far sentire il loro peso. Popolare fra le donne, Harris incontra invece difficoltà fra gli uomini della generazione Z, che vedono Trump e J.D. Vance rappresentare quella mascolinità messa in dubbio dal #MeToo e dalla candidatura della vicepresidente. Se Harris corteggia gli uomini, Trump tende una mano alle donne cercando di spuntare l’arma chiave dei democratici, l’aborto. “La mia amministrazione sarà grande per le donne e i loro diritti riproduttivi”, ha detto l’ex presidente sul suo social Truth nei giorni scorsi, ammorbidendo il suo messaggio sull’aborto. In passato infatti Trump si era definito come colui che era stato in grado di “uccidere la Roe v. Wade”, la storica sentenza del 1973 che legalizzò le interruzioni di gravidanza negli Stati Uniti e che di recente è stata abolita dalla Corte Suprema a maggioranza conservatrice. In un’intervista a Nbc il suo candidato vice Vance ha poi precisato che l’ex presidente imporrà il suo veto sull’aborto a livello nazionale qualora il Congresso lo approvasse.

Trump è consapevole che il tema dell’aborto ha permesso ai democratici di vincere alle elezioni di metà mandato e teme che Harris, cavalcandolo, possa fare lo stesso invogliando le donne a votare. Donne con le quali il ticket repubblicano incontra difficoltà, complice anche le passate dichiarazioni di Vance che nel 2021 definì le donne senza figli gattare e sociopatiche. Affermazioni minimizzate dalla campagna di Trump, più concentrata a mettere a punto una nuova strategia per contrastare Harris. Lo staff dell’ex presidente è consapevole che la convention democratica appena conclusa darà una spinta di 2-3 punti alla vicepresidente nei sondaggi prolungando la sua luna di miele, alimentata dalla copertura positiva di Harris da parte dei media. “Dobbiamo concentrarci sui nostri stati target. Il nostro obiettivo sono i 270 voti del collegio elettorale e vincere in questi stati ci consente di raggiungerlo”, hanno detto i sondaggisti di Trump Tony Fabrizio e Travis Tunis. La partita, a loro avviso, è tutta aperta. E i sondaggi a livello nazionale lo confermano.

Advertisement

Esteri

Nuovi attacchi a Hezbollah, esplodono i walkie talkie: ancora morti e feriti

Pubblicato

del

Caos e rabbia in Libano dove per il secondo giorno consecutivo l’esplosione sincronizzata di dispositivi wireless in dotazione ai miliziani di Hezbollah e anche di pannelli solari ha fatto almeno 14 morti e 500 feriti. Dopo le migliaia di cercapersone scoppiate martedì alla stessa ora in tutto il Paese dei Cedri, a Damasco e nella Siria orientale (in un’operazione che anche il creatore di Fauda Avi Issacharoff ha definito “al di sopra di ogni immaginazione”), nel pomeriggio di oggi un’altra ondata di deflagrazioni ha scosso i cittadini libanesi. La situazione è tale che in serata il premier libanese Najib Mikati ha dichiarato che il suo governo si sta preparando a “possibili scenari” di una grande guerra con Israele. In molte città i residenti si sono riversati per strada protestando nel disorientamento più totale.

Un’auto dell’Unifil è stata assaltata con lanci di pietre a Tiro da un gruppo di civili. Walkie talkie militari e strumenti per rilevare le impronte digitali sono detonati in diverse località del Paese, tra cui il distretto di Dahiya a Beirut, roccaforte del gruppo sciita, e nel Libano meridionale. Le immagini rilanciate dai media locali mostrano appartamenti in fiamme dentro condomini, auto bruciate, denso fumo nero, gente che fugge e si dispera. Testimoni hanno riferito di numerose ambulanze che portavano i feriti in ospedale. Altre esplosioni sono state segnalate dai media sauditi in Iraq, nel quartier generale dell’organizzazione terroristica al Hashd al Shaabi a Mosul, nello stesso momento delle deflagrazioni in Libano. Alla periferia sud di Beirut, esplosioni di dispositivi sono avvenute mentre si svolgevano i funerali di membri di Hezbollah uccisi martedì negli attacchi con i cercapersone. In 1.600 sarebbero ancora ricoverati negli ospedali con ferite anche molto gravi. Cinquecento miliziani hanno perso la vista quando il loro pager è finito in mille pezzi.

E anche l’ambasciatore iraniano a Beirut avrebbe perso un occhio e 19 pasdaran sarebbero rimasti uccisi in Siria. Ma gli ayatollah negano. Alla vigilia del discorso pubblico del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, il cugino e presidente del Consiglio esecutivo del gruppo Hashem Safieddine è stato chiaro: “Questi attacchi saranno sicuramente puniti in modo unico, ci sarà una vendetta sanguinosa”, ha detto. Nel mentre Israele tace. Nonostante l’esecrazione di mezzo mondo, le istituzioni di Gerusalemme non hanno battuto ciglio sul ‘beeper affair’ per due giorni consecutivi. Teheran ha accusato l’intero Occidente di “ipocrisia” e Israele di “strage”. Mosca ha parlato di “guerra ibrida”, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha avvisato del “grave rischio di drammatica escalation in Libano”, con il Consiglio di sicurezza che ha fissato una riunione di emergenza per venerdì. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken, in visita al Cairo per i negoziati su Gaza che continuano sottotraccia, ha escluso che Washington fosse a conoscenza o coinvolta nel cyberattacco.

Ma l’operazione che ha letteralmente lasciato storditi i miliziani sciiti a quanto pare non poteva più essere rimandata. Secondo fonti Usa citate da Axios, ad innescarla sarebbe stato il timore che l’intelligence di Hezbollah stesse per scoprire il creativo raid informatico: “È stato un momento ‘use it or lose it'”, avrebbe comunicato Israele agli Stati Uniti sul timing dell’attacco. Un ex funzionario israeliano ha spiegato che i servizi avevano pianificato di usare i cercapersone con trappole esplosive come colpo di apertura in guerra per paralizzare i combattenti di Nasrallah. E per ridurre le vittime civili. Ma negli ultimi giorni sembrava che il segreto stesse per trapelare e Benyamin Netanyahu ha dato segnale verde. In serata dallo Stato ebraico si è alzata la voce del ministro della Difesa Yoav Gallant: “Il centro di gravità si sta spostando verso nord attraverso il trasferimento di risorse e forze. Siamo all’inizio di una nuova fase del conflitto”, ha detto alle truppe. Confermando le indiscrezioni del mattino secondo cui un’intera divisione ha lasciato il sud di Gaza per raggiungere il confine con il Libano. A rafforzare il timore di un’escalation a breve il fatto che il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha approvato i piani di attacco e difesa per la regione settentrionale: “Israele è pronto a utilizzare capacità militari non ancora impiegate. Hezbollah dovrà pagare un prezzo elevato se continuerà il conflitto”, ha avvertito.

Continua a leggere

Esteri

Libano, ora scoppiano i walkie-talkie tra le mani degli Hezbollah: almeno 3 morti

Pubblicato

del

Secondo l’agenzia di stampa statale libanese, almeno tre persone sono rimaste uccise in alcune esplosioni avvenute nella zona della Bekaa, mentre fonti della sicurezza hanno riferito alla Reuters che centinaia di persone sono rimaste ferite in una serie di nuove esplosioni in tutto il Libano. Le radio portatili utilizzate dal gruppo terroristico Hezbollah sono esplose nel tardo pomeriggio nel sud del Paese e nella periferia meridionale della capitale Beirut, hanno riferito una fonte della sicurezza e un testimone.

Almeno una delle esplosioni e’ avvenuta nei pressi di un funerale organizzato da Hezbollah, sostenuto dall’Iran, per le vittime del giorno prima, quando migliaia di cercapersone utilizzati dal gruppo sono esplosi in tutto il Paese. “Diversi walkie-talkie sono esplosi nella periferia sud di Beirut”, afferma la fonte, mentre i soccorritori affiliati a Hezbollah confermano che i dispositivi sono esplosi all’interno di due auto nella zona.

Tre persone sono state uccise nell’esplosione di “apparecchiature di trasmissione” a Sohmor, nel Libano orientale, ha riferito l’agenzia di stampa nazionale (ufficiale). Il ministero della Sanita’ ha riferito che “piu’ di cento persone sono rimaste ferite in una nuova ondata di esplosioni di walkie-talkie”.

I walkie-talkie sono esplosi contemporaneamente nella periferia meridionale di Beirut, proprio mentre si svolgevano i funerali di quattro membri di Hezbollah uccisi ieri in esplosioni di cercapersone, secondo una fonte vicina al movimento islamista libanese e ai soccorritori. Le esplosioni hanno scatenato il panico. Altre esplosioni sono state segnalate a Saida (sud) e Baalbeck (est), dove 15 persone sono rimaste ferite, ha riferito una fonte ospedaliera.

Continua a leggere

Esteri

New York Times: Israele dietro all’attacco con i cercapersone

Pubblicato

del

Israele ha messo l’esplosivo nei cercapersone venduti a Hezbollah. Lo riporta il New York Times, citando alcune fonti americane. L’esplosivo sarebbe stato posizionato vicino alla batteria di ogni dispositivo e attivato tramite un messaggino.

I cercapersone che Hezbollah aveva ordinato alla taiwanese Gold Apollo sarebbero stati manomessi prima di raggiungere il Libano, riporta il quotidiano americano. La maggior parte dei cercapersone era del modello AP924, anche se nella spedizione erano inclusi anche altri tre modelli. I dispositivi erano programmati per emettere un segnale acustico di diversi secondi prima di esplodere. Alla Gold Apollo sono stati ordinati più di 3.000 cercapersone. Non è chiaro né quando sono stati ordinati né quando sono arrivati in Libano.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto