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Tim Walz accetta nomination, abbiamo la squadra vincente

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Tim Walz è il candidato alla vicepresidenza americana. Evidentemente emozionato, il governatore del Minnesota ha accettato la nomination alla convention dem di Chicago, presentandosi agli americani nelle sue vesti di insegnante ma anche di coach (“Coach Waltz” recitavano i cartelli dei delegati). “Abbiamo la squadra vincente, dobbiamo giocare per 76 giorni e andremo a meta”, ha detto fra gli applausi. “Kamala Harris è pronta a guidare il Paese” ha aggiunto, senza risparmiare frecciate al suo rivale J.D. Vance. “Sono cresciuto in una piccola città del Nebraska, nella mia scuola c’erano 24 ragazzini e nessuno di loro è andato a Yale”, ha detto, conquistando la folla con un discorso combattivo.

A schierarsi senza se e senza ma e’ stata la regina del piccolo schermo Oprah Winfrey, con una apparizione a sorpresa. Ammettendo di essere registrata per votare come indipendente, Winfrey – al suo primo intervento a una convention – ha attaccato i repubblicani: “vogliono spaventarci, vogliono governarci, ci fanno credere che i libri sono pericolosi e che i fucili d’assalto sono sicuri, che esiste un modo giusto di adorare e un modo sbagliato di amare, persone che cercano prima di dividere e poi conquistare. Ma il punto è questo: quando stiamo insieme, è impossibile conquistarci”, ha detto fra gli applausi del pubblico. Winfrey ha quindi lanciato il suo appello agli indipendenti e agli indecisi a votare Harris e Walz. La strada verso la vittoria – ha avvertito Bill Clinton – non e’ facile e i democratici non devono mollare. “Ci siamo visti sfuggire diverse elezioni che pensavamo di aver vinto”, ha detto riferendosi anche alla sconfitta della moglie Hilary Clinton contro Donald Trump. Per l’ex presidente non ha usato parole lusinghiere: e’ un buon attore, scherza riferendosi alle sue bugie. “Continua a parlare di Hannibal Lecter. Non so cosa dire”, ha aggiunto.

“La prossima volta che lo sentite parlare non contate le sue bugie, contate quante volte dice io. Sempre io, io, io. Con Kamala invece e’ tu, tu, tu. Noi invece ‘We The People”, ha spiegato osservando come il voto sia proprio una scelta fra ‘We The People’ e ‘me e me stesso’. “Volete passare i prossimi quattro anni a far crescere l’economia o parlare di quanto sono grandi le folle ai suoi comizi?”, ha osservato l’ex presidente invitando gli americani a votare Harris, che ha “l’esperienza, il carattere e la gioia” per guidare. E’ “la presidente della gioia”. Clinton ha ricordato anche il grande lavoro svolto da Joe Biden e lo ho paragonato a George Washington per aver “fatto una cosa molto difficile per un politico: abbandonare volontariamente il potere”. Ha ringraziato Biden anche l’ex speaker della camera Nancy Pelosi, una delle figure chiave nel ritiro del presidente, che in un breve intervento definisce la sua amministrazione come “una delle più riuscite” della storia recente. Guardano avanti invece i due astri nascenti del partito Pete Buttigieg e il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro.Il ministro dei Trasporti ha attaccato Trump e il suo vice J.D. Vance.

“Mike Pence era almeno educato, lui è una persona che pensa che se non vivi la vita come dice lui non conti niente”, ha tuonato Buttigieg. L’ex presidente “non ci offre la libertà”: non ha “limiti e vuole portaci via i nostri diritti”, “Siamo noi il partito della libertà”, ha aggiunto Shapiro cavalcando il tema chiave della terza serata della convention democratica, quello su cui Kamala Harris scommette maggiormente per la sua corsa alla Casa Bianca. Tra i momenti salienti della serata la proiezione delle immagini dell’assalto al Capitol da parte dei fan di Trump e l’appello di Jon Polin e Rachel Goldberg, i genitori di Hersh Goldberg-Polin, rapito da Hamas il 7 ottobre durante il festival Nova: “la liberazione degli ostaggi non è politica, è una questione umanitaria”, ha detto il padre dell’ostaggio ringraziando Joe Biden e Kamala Harris per il lavoro sulla tregua a Gaza. “Serve un cessate il fuoco per liberare gli ostaggi e mettere fine alle sofferenze dei palestinesi”, ha aggiunto. La folla presente allo United Center ha iniziato a urlare “free them all!”, “liberati tutti”, e la madre del 23enne si è accasciata sul leggio.

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Attacco a Hezbollah, esplodono migliaia di cercapersone

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Poco dopo le tre del pomeriggio, uno spettacolare attacco simultaneo ha fatto esplodere migliaia di cercapersone in dotazione ai miliziani di Hezbollah a Beirut, in diverse altre regioni del Libano e a Damasco. I video pubblicati sui social mostrano uomini che fanno tranquillamente la spesa al mercato quando all’improvviso saltano in aria ricoperti di sangue. I dispositivi di ultima generazione, in dotazione ai miliziani sciiti filoiraniani solo da poco tempo, sono scoppiati tutti insieme provocando caos, terrore, almeno 3 mila feriti, di cui 200 gravi, 7 morti accertati nella capitale siriana e 9 in Libano. Tra cui una bambina di 9 anni, figlia di un membro del partito di Dio che si trovava in casa nel villaggio di Saraain quando la deflagrazione l’ha colpita. Tra le vittime risulta anche il figlio di un deputato del gruppo di Hassan Nasrallah, oltre a leader e alti comandanti del gruppo islamista. Ferito anche l’ambasciatore iraniano in Libano Mojtaba Amani.

Una fonte di Hezbollah ha dichiarato che Nasrallah non è rimasto ferito, inducendo a pensare che anche lui avesse il cercapersone hackerato. Decine di ospedali libanesi sono andati in crisi per l’arrivo di centinaia di persone, il subbuglio e la mancanza di sangue per i feriti. Mentre l’operazione era appena stata messa a segno, non rivendicata da alcuno ma immediatamente attribuita a Israele dal mondo intero, l’aeronautica dello Stato ebraico ha lanciato raid micidiali contro strutture terroristiche nell’area di Ayita al-Sha’ab e al-Khyam, nel sud del Libano, e in profondità nel Paese, a 100 chilometri dal confine.

Secondo gli esperti, chiunque abbia pianificato e messo a punto l’attacco l’ha preparato a monte, introducendo mini cariche esplosive all’interno dei cercapersone sviluppando al contempo la capacità di far deflagrare simultaneamente i dispositivi con un unico comando. Il portavoce del governo libanese ha affermato che l’esecutivo ritiene Israele responsabile dell’attacco coordinato e lo considera una violazione della sovranità del Paese. Il consigliere di Nasrallah, Hossein Khalil, ha dichiarato che ora “il nemico dovrà aspettarsi tutto dal Libano dopo i crimini che ha commesso”. L’ufficio del premier israeliano ha invece preso le distanze da un portavoce che sui social ha adombrato la responsabilità di Gerusalemme. Pochi minuti dopo Benyamin Netanyahu e il ministro della Difesa Gallant si sono riuniti nella fossa della Kyria, il bunker del ministero a Tel Aviv, per un incontro d’emergenza tra il governo e i vertici della sicurezza.

I media israeliani hanno riferito di colloqui ‘drammatici’, a cui hanno preso parte i direttori delle agenzie di intelligence riportando inusuali movimenti militari delle unità sciite. Sul tavolo, nel bunker, la risposta di Hezbollah alle esplosioni sincronizzate e le azioni dell’Idf per contrastarle. Soprattutto tenendo conto che nella mattinata di martedì lo Shin Bet (la sicurezza interna) ha rivelato di aver neutralizzato il piano per uccidere un ex alto funzionario della sicurezza israeliana pianificato dai miliziani di Nasrallah che intendevano far esplodere un ordigno a distanza dal Libano. La bomba è stata trovata, l’allarme è salito. E non è detto che ‘il mistero delle esplosioni in contemporanea’, come lo hanno definito nel Paese dei Cedri, non sia una ritorsione immediata, tecnologicamente anni luce più avanzata dei metodi di Hezbollah.

L’Onu in serata ha dichiarato che “gli sviluppi in Libano sono estremamente preoccupanti, considerando il contesto molto instabile” e ha deplorato le vittime civili. Ora l’establishment della sicurezza israeliana stima che l’escalation non sia lontana e prevede che Hezbollah si stia preparando a lanciare un’operazione militare. Netanyahu e Gallant si sono dovuti sedere faccia a faccia, dopo la repentina giravolta politica di Bibi che lo voleva estromettere dal governo nel giro di poche ore passando la sua poltrona al falco di destra Gideon Sa’ar. Il rientro a casa degli sfollati del nord è diventato un obiettivo di guerra israeliano, e per il momento Gallant resta al suo posto.

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Criptovalute: Trump lancia piattaforma World liberty financial

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Donald Trump, insieme ai suoi figli ha lanciato una nuova piattaforma di criptovaluta, che dovrebbe competere con le istituzioni finanziarie tradizionali. World Liberty Financial intende offrire diversi servizi basati sulla cosiddetta finanza decentralizzata, un meccanismo che non utilizza piu’ un intermediario come una banca per effettuare transazioni con terzi. La finanza decentralizzata o DeFi si basa sulla tecnologia “blockchain”, che mantiene un registro delle transazioni teoricamente inviolabile, visibile a tutti. World Liberty Financial consentira’ di prestare e prendere in prestito criptovalute da altri utenti, un servizio che gia’ offrono molte piattaforme, una delle piu’ conosciute e’ Aave. “Questo e’ l’inizio di una rivoluzione finanziaria”, ha detto su X Donald Trump Jr., il figlio maggiore del candidato repubblicano alle presidenziali. Zachary Folkman e Chase Herro, capi del progetto, imprenditori gia’ affermati nel settore delle criptovalute, hanno indicato che la piattaforma utilizzera’ principalmente “stablecoin”, che sono garantiti da una valuta tradizionale, molto spesso il dollaro. Di conseguenza, il loro valore e’ stabile e sono esenti dalle fluttuazioni a volte brutali sperimentate dalla maggior parte delle altre valute digitali.

World Liberty Financial cerca di attirare quante piu’ persone possibile verso le criptovalute, “non per correre molti rischi sul prossimo bitcoin, ma per utilizzare le stablecoin e generare interessi o ottenere liquidita’”, ha spiegato Zachary Folkman. Nel secondo caso, l’utente deposita criptovalute come garanzia per ottenere un prestito di importo maggiore. Il progetto prevede anche la vendita, in un secondo momento, di token, che daranno diritto a partecipare alla governance della piattaforma e non potranno essere rivenduti. “Il 63% circa sara’ messo in vendita al pubblico, ha spiegato Corey Caplan, consulente del progetto, anche se non e’ stato comunicato alcun programma di rilascio. Inizialmente molto critico nei confronti delle criptovalute, da lui definite addirittura una “truffa”, Donald Trump ora ha cambiato radicalmente la sua posizione, al punto da presentarsi ora come un paladino delle valute digitali. Durante un’importante conferenza di settore alla fine di luglio a Nashville (Tennessee), ha promesso che, se rieletto, sarebbe stato “il presidente pro-innovazione e pro-bitcoin di cui l’America ha bisogno”. Donald Trump si schiera quindi in posizione opposta rispetto al governo Biden, favorevole ad una regolamentazione severa del settore.

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Meta bandisce Rt e altri media russi dalle sue piattaforme

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Meta ha dichiarato di aver bandito Rt, Rossiya Segodnya e altre reti di media statali russe dalle sue piattaforme. “Dopo un’attenta riflessione, abbiamo ampliato la nostra applicazione in corso contro media statali russi: Rossiya Segodnya, Rt e altre entità correlate sono ora bandite dalle nostre app a livello globale per attività d’interferenza straniera”, ha affermato oggi in un comunicato la società proprietaria di Facebook e Instagram.

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