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Conte è già deluso: al Napoli siamo quasi all’anno zero

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“Non dico che siamo all’anno zero del Napoli, ma in una situazione molto vicina allo zero. Non mi spaventa ma è meglio essere chiari anche con i tifosi che devono sapere bene la situazione, me l’aspettavo migliore”. Antonio Conte è già deluso: alla vigilia dell’esordio del suo Napoli nel campionato, con un mercato che ha dato risposte sulla difesa ma nessuna sulla ricostruzione del centrocampo e dell’attacco azzurro, il tecnico lancia l’allarme. Il mercato è del tutto bloccato in particolare sulla prima punta, con Osimhen che attende, il Napoli che pensava di poter spendere 130 milioni derivanti dalla sua cessione e Lukaku che si annoia a Londra mentre il tecnico lo aspetta.

Una situazione che Conte come tutti i tifosi del Napoli è costretto a sopportare e così il tecnico si rivolge proprio ai supporters del Napoli, che sanno già di dover soffrire a guardare la partita in tv visto il divieto di sostenitori azzurri a Verona, ma che hanno visto il Napoli contro il Modena in Coppa Italia, incapace di segnare un gol contro la neopromossa in serie B. Il tecnico si dice pronto alla sfida ma parla sinceramente ai partenopei: “Sulla difficile situazione che stiamo vivendo – spiega Conte – chiedo anche grande unità e compattezza per riportare il Napoli competitivo. Ci vorranno tre mesi, sei, un anno, non lo so. Per ora so di sicuro che incontreremo forti difficoltà”.

La prima difficoltà a Verona è quella del centravanti, con Conte ancora pronto a puntare su Raspadori anche se tentato da giocare dal 1′ la carta Simeone, con alle spalle la coppia Kvrataskhelia-Politano. Un attacco da ricostruire, il tecnico aspetta David Neres, fantasiosa seconda punta brasiliana che arriverà a inizio settimana dal Benfica con l’accordo chiuso a 28 milioni per i portoghesi e contratto da 3 milioni l’anno per il talento cresciuto nell’Ajax, prima dei portoghesi. Poi resta da attendere Lukaku, ma anche i nuovi centrocampisti visto che Cajuste va verso l’Ipswich Town, Ngonge verso il Bologna e Folorunsho super bocciato dal tecnico. “Siamo – spiega Conte – all’inizio della ricostruzione della rosa. Mi aspettavo una situazione migliore di quella che ho trovato, pensavo a sorprese positive, ma invece ho avuto difficoltà a trovarne.

Ora partiamo da 9-10 uscite, situazione molto diversa dalle altre squadre che cedono due giocatori ma hanno una formazione base a cui aggiungono un paio di elementi”. Il ds Manna sta per chiudere anche su Billy Gilmour, 23nne scozzese di talento del Brighton, ma intanto tutto è in contrattazione, per un Napoli che parte con la rosa al minimo e anche con il dubbio su Bongiorno, che ha subito in allenamento una distorsione alla caviglia “è migliorato – spiega Conte – e faremo valutazioni se può giocare”. Il tecnico azzurro però vuole risposte in campo: “le forti difficoltà che abbiamo – spiega – significa dover avere più voglia in campo, io sono pieno di cazzutaggine e cerco di trasmettere questa percezione alla squadra. In allenamento la squadra ha voglia di lavorare e crescere anche singolarmente. Il mantra nostro ora è dare il 200%, bisogna capire che si deve andare oltre nostri limiti in un momento molto critico per il Napoli”. Da Verona le prime risposte.

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“Sviluppo della Filiera Professionale e il Modello 4+2”, la Campania protagonista al Senato

L’Assessore Regionale Armida Filippelli: “La nostra Regione è un esempio nazionale per l’innovazione nella formazione professionale”

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Questa mattina, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, si è svolto il seminario “Lo Sviluppo della Filiera Professionale e il Modello 4+2”, promosso in collaborazione con le fondazioni CNOS-FAP e PTSCLAS. L’evento ha riunito rappresentanti istituzionali, esperti del settore e operatori della formazione professionale per discutere delle nuove prospettive dell’istruzione e della formazione tecnico-professionale, in un contesto di trasformazione del mercato del lavoro.

L’incontro ha sottolineato i risultati della formazione professionale e la sua crescente rilevanza all’interno delle politiche attive del lavoro. Si evidenzia, infatti, che su un totale di investimenti pari a 2,1 miliardi di euro, nel 2023 il 70% delle risorse è stato destinato alla formazione professionale e il 30% alle politiche attive del lavoro, con l’obiettivo di rispondere alle sfide di un’economia sempre più digitalizzata e alle necessità del Piano Nazionale “Industria 4.0”.

La riforma, introdotta dalla Legge n. 121/2024, prevede il modello “4+2”, volto a colmare il divario tra le competenze tradizionali e quelle richieste dal mercato del lavoro contemporaneo. La Regione Campania è stata invitata come esempio di best practice nazionale nella formazione, e l’assessore al ramo, Armida Filippelli, nel suo intervento, ha evidenziato il ruolo strategico della Campania nella sperimentazione del modello “4+2” e ha riaffermato l’impegno della Regione nel rafforzamento del sistema di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP). “La Campania ha investito significativamente nella IeFP, offrendo ai giovani tra i 14 e i 18 anni percorsi formativi che rispondono alle esigenze delle aziende e del territorio. Riconosciamo l’importanza di una formazione professionale continua e mirata, che non solo supporta l’occupabilità dei giovani, ma promuove anche un’inclusione sociale concreta”, ha dichiarato la Filippelli.

Il modello “4+2”, già adottato in numerosi istituti tecnici e professionali della Campania, consente agli studenti di ottenere un diploma tecnico-professionale in tempi ridotti, per poi accedere rapidamente agli ITS Academy e completare la loro formazione in settori strategici come meccanica, ICT, energia e tecnologie alimentari. Questa formula ha contribuito a far crescere le iscrizioni ai percorsi IeFP del 15% nel 2023 e ha generato risultati tangibili in termini di occupabilità: un recente studio della SVIMEZ ha rivelato che il tasso di occupazione dei diplomati ITS in Campania ha raggiunto il 75% entro sei mesi dal diploma, superando la media nazionale. Durante il seminario, gli operatori del sistema hanno ribadito l’importanza della collaborazione tra istituzioni, enti di formazione e aziende per creare una filiera professionale solida, capace di adattarsi alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.

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Gaetz alla Giustizia, il ministro vendicatore di Trump

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Donald Trump affida il Dipartimento di Giustizia a un fedelissimo, il deputato della Florida Matt Gaetz. “E’ un legale talentuoso e tenace”: metterà fine all’uso della “giustizia come arma e proteggerà i nostri confini”, ha annunciato il presidente-eletto sul suo social Truth. Trumpiano di ferro, fervente anti-abortista e cresciuto nella casa in cui e’ stato girato il film ‘The Truman Show’, Gaetz ha orchestrato lo scorso anno il siluramento dell’ex speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy, ‘colpevole’ – a suo avviso – di aver raggiunto un accordo con i democratici per evitare uno shutdown del governo.

Con la nomina a sorpresa, Trump occupa una casella cruciale nella sua amministrazione, quella che gli ha creato problemi durante il suo primo mandato e che lo ha ‘perseguitato’ una volta uscito dalla Casa Bianca. Nei suoi primi quattro anni alla Casa Bianca il presidente-eletto ha avuto rapporti molto tesi con i sui ministri della giustizia Jeff Sessions e Bill Barr, accusati di essere un ostacolo.

Dopo la sconfitta del 2020 Trump si è sentito invece perseguitato dal dipartimento di giustizia dell’amministrazione Biden, che ha nominato il procuratore speciale Jack Smith per indagare sul tycoon. Inchieste dalle quali sono scaturite due incriminazioni, una per il 6 gennaio e l’altra per le carte segrete a Mar-a-Lago. Con il fedelissimo Gaetz Trump punta, come ha promesso, a cambiare radicalmente il dipartimento di Giustizia e, probabilmente, a ‘vendicarsi’ sui suoi nemici dei torti subiti.

Il deputato della Florida è stato accanto al presidente-eletto nei suoi momenti più bui degli impeachment e delle incriminazioni e, prima che uscisse dalla Casa Bianca nel 2020, pensò anche di chiedergli la grazia preventiva per una indagine nei suoi confronti per rapporti sessuali a pagamento con varie donne e con minorenni, per l’assunzione di droghe e per l’aver ricevuto regali in cambio di favori. Accuse che ha sempre negato e che alla fine sono state archiviate per la “scarsa affidabilità dei testimoni”.

Lo scorso giugno però la commissione etica della Camera ha deciso di riaprire alcuni filoni dell’indagine per ulteriori provvedimenti. Una mossa che, con i repubblicani che controllano l’intero Congresso e Gaetz nominato alla Giustizia, probabilmente non andrà lontano.

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Biden riceve Trump: non abbandonare l’Ucraina a Putin

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Un incontro nella tradizione americana, eppure straordinario. Joe Biden ha ricevuto Donald Trump alla Casa Bianca dopo mesi, anni perfino, di attacchi reciproci senza esclusione di colpi perché ha voluto rassicurare il popolo degli Stati Uniti che ci sarà una transizione pacifica. Un gesto in totale contrapposizione con il caos, la violenza e i morti che il tycoon si è lasciato alle spalle dopo la sconfitta nel 2020. Sorridenti e rilassati, i due ex avversari seduti davanti al caminetto acceso dello Studio Ovale si sono scambiati una cordiale stretta di mano e parole gentili. Toni e atmosfere completamente diversi dal loro ultimo incontro diretto, il dibattito televisivo dello scorso giugno che ha segnato la fine della corsa di Biden. “Bentornato presidente eletto Donald”, ha esordito il commander-in-chief che quattro anni fa non ha ricevuto la stessa cortesia dal Trump uscente.

“La politica è dura, spesso non è un mondo piacevole. Ma oggi è una bella giornata e sono grato per questa transizione così tranquilla”, ha risposto The Donald, promettendo che il passaggio di potere sarà “il più liscio possibile” e ringraziando ancora una volta il presidente per l’invito “molto apprezzato”. I due leader sono poi stati tempestati dalle domande dei giornalisti presenti alle quali però non hanno risposto, rimanendo seduti sulle rispettive poltrone: Biden sorridente, Trump più concentrato. A parte i convenevoli e il forte valore simbolico, il colloquio di circa due ore è stato per lo più incentrato su uno dei tempi più a cuore dell’anziano commander-in-chief in uscita: la guerra in Ucraina. Mentre lo speaker della Camera Mike Johnson ha già avvertito che non saranno più inviati soldi a Kiev e Trump sta pensando di nominare un inviato “per la pace”, Biden ha chiarito al suo successore che aiutare le forze di Volodymyr Zelensky “è necessario per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e la stabilità dell’Europa” e, in ultima analisi, per contenere la Cina, mantenendo l’equilibrio nell’Indo-pacifico.

Anche la first lady Jill ha voluto salutare il tycoon per consegnargli una lettera scritta a mano di congratulazioni per Melania, un altro schiaffo morale dei Biden ai Trump dopo che l’ex first lady ha snobbato l’invito per il tè con una scusa piuttosto banale. Prima del colloquio alla Casa Bianca il presidente eletto ha incontrato all’hotel Hyatt di Washington i deputati repubblicani, accompagnato dall’ormai onnipresente Elon Musk. Il tycoon ha dato il suo endorsement a Johnson per un secondo mandato da speaker, visto che il Grand old party ha mantenuto il controllo della House, e ha ringraziato i suoi per la vittoria in tutti i sette Stati in bilico: “Non potevamo fare meglio di così”. Trump, accolto in trionfo, ha anche scherzato su un suo eventuale terzo mandato, vietato dalla Costituzione: “Non credo che lo farò, a meno che non ci inventiamo qualcosa…”, ha ironizzato.

Intanto, il Senato ha eletto il suo leader, non Rick Scott che era stato pubblicamente appoggiato da Musk e dal movimento Maga, ma John Thune, vice dell’uscente Mitch McConnell, in passato spesso critico nei confronti di Trump. La vittoria del senatore del South Dakota potrebbe essere il segnale che la Camera Alta di Capitol Hill vuole mantenere il suo potere e mettere un argine allo tsunami guidato dal patron di Tesla. Con la sua nomina al Dipartimento per l’efficienza governativa assieme a Vivek Ramaswamy, infatti, – ‘il progetto Manhattan’ dei nostri tempi’, nelle parole del tycoon – il milionario avrà un ruolo sempre più ingombrante nella nuova amministrazione. Nelle ultime ore Trump ha riempito altre caselle cruciali della sua squadra.

Intanto il fondamentale dipartimento di Giustizia a capo del quale il presidente eletto ha messo uno dei suoi alleati più fedeli il controverso Matt Gaetz che dovrà svolgere la missione di vendicatore nei confronti dei tanti procedimenti che hanno colpito il tycoon. La nomina più inaspettata è stata quella del veterano ed ex anchor di Fox news Pete Hegseth, alla guida del Pentagono, poi ha confermato le voci che davano il senatore della Florida Marco Rubio come segretario di Stato, Kristi Noem segretaria alla Sicurezza interna, Mike Waltz consigliere per la sicurezza nazionale, John Ratcliffe alla Cia e Tulsi Gabbard, ex deputata democratica diventata sostenitrice di Trump come direttrice dell’intelligence nazionale. Questi si vanno ad unire al chief of staff Susan Wiles, lo zar per i confini Thomas Homan, l’ambasciatrice all’Onu Elise Stefanik, il direttore dell’agenzia per l’Ambiente Lee Zeldin.

Dan Scavino tornerà alla Casa Bianca come assistente del presidente e vice capo di gabinetto. Stephen Miller tornerà alla West Wing come assistente del presidente, vice capo di gabinetto e consigliere per la sicurezza interna. L’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee è stato designato nuovo ambasciatore in Israele, mentre l’inviato speciale per il Medio Oriente sarà il magnate dell’immobiliare Steven C. Witkoff. Per il Tesoro quelle dell’hedge fund manager Scott Bessent, uno dei maggiori racimolatori di fondi per il tycoon e suo ex consigliere economico.

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